17 Maggio 2014

Perfettamente normale

el sunto È la giornata mondiale contro l’omo, bi- e transfobia: una piccola riflessione per cominciare a cambiare le cose.

Immaginate una scena normale: un insegnante sposato e con prole (o un’insegnante sposata e con prole) entra nella sua classe, e dopo aver ottenuto il silenzio, guardando gli alunni uno per uno dice “Volevo dirvi una cosa. Siete in venti. Secondo le statistiche, è probabile che due di voi non siano eterosessuali. E ve ne dico un’altra: non c’è niente di cui avere paura, che siate tra gli etero o no”. Continuate a immaginare voi: gli sguardi imbarazzati, i sudori freddi, le battutine o le battutacce che volano, fischi, quant’altro.

Ecco, nella giornata contro l’omofobia, la bi- e la transfobia io vi invito a continuare a immaginare questo scenario, le reazioni e i perché delle reazioni alla frase del(la) prof. E quelle dei genitori, e degli altri insegnanti e del preside. Non ci vuole tanto per rendersi conto che la nostra società non solo ha dei forti pregiudizi verso chi non è eterosessuale, ma che mette automaticamente in atto dei “meccanismi di difesa” contro quelli percepiti come diversi.

La cosa tragica (sarebbe buffa, se non ci fosse un lato violento nella questione) è che questi meccanismi di difesa scattano anche se di fatto l’esistenza di persone non eterosessuali non porta nessun attacco all’identità etero. È per questo che l’insegnante sposat@ e con prole che vi ho chiesto di immaginare aggiunge “non c’è niente di cui avere paura, che siate tra gli etero o no”: perché il diniego è una brutta bestia, e non ci fa vivere bene.

Ieri sera al Cinema dei Fabbri, su iniziativa del circolo Arcobaleno Arcigay e Arcilesbica, è stato proiettato il documentario 2 volte genitori, che racconta il percorso che compiono i genitori per accettare il fatto che i loro figli hanno un orientamento sessuale diverso dalla maggioranza. Quando lo scoprono, molto spesso, le immagini ideali che hanno dei loro figli si infrangono. Vedono il percorso di lotte e sofferenze che essi avranno davanti. Devono accettare un punto di vista al quale non sono stati preparati, e che la società intera osteggia. Ma l’alternativa è peggiore: non accettarlo significa perdere l’amore della creatura che hanno cresciuta, lasciarla senza appoggi ad affrontare un mondo crudele.

LOCANDINA-300x225Al film è seguito un dibattito. A un certo punto, il conduttore Davide Zotti si è chiesto quanti in sala fossero “pubblico generico”, cioè né omosessuali, né genitori di omosessuali: eravamo pochissimi. Ecco, io credo che agli eterosessuali spetti una buona fetta della battaglia politica, sociale e culturale perché tutte le persone possano essere accettate per quelle che sono, anche rispetto all’orientamento sessuale: tocca a noi per primi allargare il concetto di “normalità” minando i pregiudizi e smontando le paure, ospitando nel concetto di “normale” anche persone che siamo abituati a escludere.

E credo che questo lavoro culturale possa compiersi a partire da gesti anche semplici, come quello dell’insegnante immaginato prima, ma da ripetere nel quotidiano. Mi auguro che questa giornata ci serva per riflettere, ma che il nostro impegno non si esaurisca qui.

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13 commenti a Perfettamente normale

  1. michela ha detto:

    Mi sarebbe piaciuto essere là a rimpinguare il “pubblico generico”. Non sono madre di omosessuali né omosessuale, ma per tutta la vita ho avuto amici gay, ne ho tutt’ora una mezza dozzina, ho assistito al lento cambiamento della loro posizione in mezzo ai “normali”. E posso dire una cosa, oggi come oggi si sentono continue lamentele, ma sono rose e fiori confronto a quello che succedeva ai gay negli anni Settanta. Rose e fiori! A parte ciò, vorrei fare un’osservazione limitata al discorso “genitori”: secondo me non bisogna assolutamente badare a quello che pensano e dicono mamma e papà, perché a loro ben raramente vanno a genio le scelte dei figli anche quando sono fatte nell’ambito della più assoluta eterosessualità. Ho saputo di scene terribili perché il figlio frequentava una donna più vecchia, una ragazza ancora minorenne, una figlia di gente povera, una figlia di divorziati, una donna di altra religione e una ragazza-madre. Allo stesso modo ci sono state lotte familiari spaventose quando la figlia sedicenne trescava con l’amico del padre, oppure se si metteva con un uomo sposato, o se restava incinta di un disoccupato, o se frequentava uno zingaro dei carrozzoni. Ho visto tre o quattro volte mettere in mezzo alla strada una figlia perché faceva qualcuna di queste scelte. E allora? ai genitori, ripeto, non va mai bene niente o quasi. Non è questione che il figlio sia gay!

  2. cinzia villa ha detto:

    È vero purtroppo quello che dici. Negli anni 70 mio padre mi raccomandava sempre di non portargli a casa ne’ un negro, ne’ un ebreo ne’ un terrone. Questo mi ha determinata a NON essere come lui quando sarei diventata madre. L’unica aspettativa che i genitori devono avere nei confronti dei figli è la loro serenità.
    Sono madre di un omosessuale e madre di una eterosessuale ma sono comunque e solo madre. Il problema non è e non deve essere l’orientamento sessuale. Infatti non è un problema!
    Quanti genitori sono insoddisfatti dei loro figli solo perché sono magari un po’ grassottelli onon si vestono ne’ si atteggiano come loro stessi avrebbero voluto essere!
    I figli sono persone singole non il mezzo per esaudire i propri sogni di quando si era giovani.
    Non è una cosa scontata essere genitori. Essere genitori è amore e rispetto. Essere genitori è magia. Diventare genitori significa voler crescere e imparare insieme al figlio che si è deciso di mettere al mondo. I genitori non devono accettare, i figli non si devono accettare i figli li si deve osservare e capire e rispettare e amare.

  3. John Remada ha detto:

    Ma dipende chi era il negro,l’ebreo o il terrone! Se erano dei banditi,tuo padre aveva ragione;se volevi rischiare di persona,io ti avrei lasciato fare,ma se sbagliavi rimanevi là con il boy prescelto;bisogna dire che dalla parte opposta i comunisti ragionavano alla stessa maniera con i loro bersagli,fascisti o presunti tali,figli di papà o clericali di vario stampo.

  4. cinzia villa ha detto:

    E se il perfetto bianco in giacca e cravatta di buona famiglia mi avrebbe poi riempito di botte? Papà avrebbe detto “te le sei cercate”.
    I genitori devono permettere ai figli di fare le proprie scelte. I genitori devono sempre essere pronti a tendere la mano per aiutarli a rialzarsi. Sbagliando si impara. proibendo non si permette di crescere.

  5. John Remada ha detto:

    Giusto,ma molte di voi se le cercano sul serio,credendo di poter ribaltare la realtà su certi individui;perchè devono tendere la mano? Si può fare,ma anche non fare,dipende dai casi;di solito il “Te le sei cercate”risulta a fatti evidenti,indizi che fanno una prova,non a casi non intuibili.Che poi il vecchio regime patriarcale era idiota,quanto malato di mitomania è cosa vera,certuni genitori reircarnavano loro persecutori o liberatori di identica fattura,trasportando la dittatura in famiglia,questo a cavallo delle guerre;in tempi recenti dovrebbe essere diverso.

  6. Paolo Stanese ha detto:

    John Remada, solo una piccola questione di logica. La frase “Ma dipende chi era il negro,l’ebreo o il terrone! Se erano dei banditi,tuo padre aveva ragione” non funziona 😉

  7. Jasna ha detto:

    Non credo che la valutazione negativa ricevuta dalla 16enne che esce con l’amico del padre o dal ragazzo che si mette con la ragazza madre sia comparabile al rifiuto che riceve un figlio in quanto omosessuale: mi sembrano due presupposti distinti, da cui scaturiscono giudizi entrambi negativi, ma per ragioni diverse. Inoltre il giudizio verso le ragazze madri, o i disoccupati e alcuni degli esempi fatti più sopra si è ammorbidito nel tempo, mentre la cosa ha interessato molto meno gli omosessuali (basta leggere questo blog).

  8. John Remada ha detto:

    @7 E perchè mai? Si discorreva di questi,se poi tu vuoi metterci anche tutti gli altri è uguale.

  9. Clara Comelli ha detto:

    Paolo Stanese, leggendo l’articolo mi ha colpito che usi ” non è eterosessuale, ha un orientamento sessuale diverso ” invece di scrivere chiaramente omosessuale o bisessuale…. insomma alla fine la parola più inflazionata nell’articolo risulta eterosessuale.. e non omosessuale o bisessuale. Le parole ci sono e vanno usate con estrema tranquillità. Le persone omosessuali non sono la negazione di quelle eterosessuali. Siamo tutti sulla stessa barca.

  10. striref ha detto:

    Jasna, non vedo nessun attacco o strani commenti agli omo o bisex, se qst intendevi, in qst blog. Nn iniziamo a stravedere, a esagerare, a far e vittime, a fare classifiche tra difficoltà esclusioni varie !

  11. eduard ha detto:

    poi bisogna vedere di quali statistiche si sta parlando, non sono mica tutte serie e realistiche

  12. Jasna ha detto:

    @striref Con il termine “blog” non si intende questa singola discussione, ma l’intero sito di Bora.la con i suoi archivi di vecchie discussioni, dove le cose che ho nominato ci sono eccome.
    Non ho fatto classifiche, ho distinto, oltretutto sforzandomi di usare la punteggiatura in modo non irritante.

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