La ciclovia del Sile, ancora un viaggio per i Bisiachinbici.
17.11.2013
Ore 6.15. Bip Bip Bip Bip. E’ domenica mattina ma la sveglia suona implacabile per l’ avventuriero. Dopo un secondo di smarrimento comincio a ripetermi “mi piace la bici mi piace la bici mi piace la bici” e con questo mantra trovo la forza di uscire dalle coperte calde. Poi solito rituale. Colazione in silenzio ed ultimissimi preparativi alle borse (preparate ieri sera al volo a tarda ora dopo una cena da amici…tanto ormai..).Poi con Luca (assonnato pure lui) al seguito pedalata fino in stazione di Monfalcone, stavolta senza corse folli, per prendere il treno delle 7.19 per Treviso. Stavolta siamo fortunati…ci aspetta un solo cambio fino a Castelfranco Veneto, nostro punto di partenza per affrontare la ciclabile del fiume Sile.
Dopo esserci sistemati in treno riesco a godermi lo spettacolo che mi offre il finestrino: il sole sta sorgendo da dietro le alture carsiche e la sua luce si insinua tra le brume del mattino che ancora impregnano il terreno umido, colorando tutto di una magica tonalità dorata. Più lontano, all’ orizzonte anche il monte Canin , già incapucciato di neve, si sta colorando di questa luce spettacolare. Varrebbe la pena esserci alzati presto anche solo per questo spettacolo!
Passiamo Udine…ormai la bellissima zona collinare che circonda Gorizia e Cormons, con i suoi vigneti in abito autunnale ed i castelletti arroccati sulle colline ha ceduto il posto alla pianura dritta, semplificata al massimo da enormi campi di mais ormai già arati che fanno intravedere un infinito reticolato di canaletti.. man mano che il treno prosegue e passa stazioni i vagoni si riempiono tutti. Il silenzio dell’ alba ormai è solo un ricordo ed un fastidioso chiacchiericcio ormai pervade il vagone: friulano, veneto, dialetti africani, rumeno e perfino spagnolo…ma quanta gente c’è che usa il treno la domenica mattina???Ed io che speravo di trovarlo deserto..
Unica consolazione restante è ammirare l’ altopiano del Piancavallo in lontananza che inizia a coprirsi di neve e cominciare a sognare giornate di sci di fondo e ciaspolate sulla neve..
Quando arriviamo a Castelfranco veneto il treno ormai è stracolmo: la gente seduta anche sugli scalini ci osserva mentre facciamo scendere le nostre bici. Dopo le solite rampe di scale nelle quali ci tocca portare le bici a mano (Grazie F.S.!!) usciamo dalla stazione e ci dirigiamo verso il centro.
Il centro città è costituito dal castello col suo borgo, circondato da mura medioevali e da un canale. Giretto veloce all’ interno del borgo alla ricerca di un bar per un caffè, ma ne usciamo sconfitti e quindi ripieghiamo su una pasticceria vicino alla stazione e di fronte ad una chiesa. All’ interno gente abbastanza deludente, tra cui una tipica famiglia moderno-borghese. Mamma, papà e due figlioletti griffati da capo a piedi e pronti per il “giretto” in montagna a bordo del loro Suv. No comment. Almeno però la torta di cioccolato e fichi era molto buona!!!
Pedalati i primi km, siamo arrivati ad Albaredo, il paesino dove inizia ufficialmente il parco del Sile e la pista ciclabile, chiamata GiraSile. Poco prima del pese abbiamo fatto una piccola deviazione per andare a vedere l’area naturalistica “Bosco del pettirosso” dove sono esposte varie piante aromatiche, igrofile ed autoctone.
Dal paese abbiamo poi cominciato a seguire la ciclabile, passando per la Porta dell’ acqua, dove ci sono le sorgenti del fiume. Si correva su sentieri campestri, a volte molto fangosi, circondati da campi arati di terra umida e nera, campi di mais ormai arati e pioppeti le cui foglie gialle avevano creato un pavimento dorato.
Passati per Badoere, nella cui piazza con le sue barchesse (un continuo di portici coperti) abbiamo incrociato un mercatino natalizio di prodotti artigianali, abbiamo continuato per Morgano, un borgo di quattro case ed una chiesa dal campanile slanciatissimo verso il cielo e senza l’ ombra di una panchina. Visto che era ora di pranzo ci siamo quindi accomodati sugli scalini del sagrato per mangiare in pace i nostri panini. La sosta è stata veloce, per non raffreddarci troppo e per sfruttare al meglio le ore di luce restanti…e poi via verso santa Cristina dove abbiamo imboccato la strada dei mulini, bel sentiero ciclopedonale tra boschetti di acacie che poi si fonde con la ciclabile Ostiglia-Treviso, ricavata da una vecchia ferrovia di cui si vedono ancora i recinti e le strutture di alcune stazioni. La pista ci ha accompagnato quasi fino al centro di Treviso, poi abbiamo fatto un giretto per la ciclabile cittadina attorno alle mura che si collega infine con la Restera, la pista che corre sempre sull’ argine del Sile e che porta fuori città. Lì si corre per un bel pezzetto su passerelle di legno sull’ acqua per ammirare il cimitero dei burci, i vecchi barconi ormai marci che una volta venivano usati per portare merci e persone fino in città. Noi poi abbiamo scelto di fare una piccola deviazione per ammirare anche il Sile Morto, braccio molto tranquillo del fiume ed immerso ancora di più nel verde. Giunti a Casier abbiamo proseguito sempre lungo l’ acqua ammirando alcune splendide ville signorili con giardini enormi e ben curati e con persino un molo privato sul fiume. Un paio di km ancora e accompagnati dalla luce del tramonto arriviamo a casale sul Sile, e come le navi con i fari costieri, ne seguiamo l’ alto campanile merlato per arrivare in centro paese. Aperitivo in bar mentre contattiamo il gestore del B&B dove dormiremo. Ultima pedalata nel freddo pungente della sera verso “La Restera” il nostro alloggio in cui scopriamo con nostra sorpresa di essere soli. Per tutta la notte noi due soli con il gestore, in un casale sul fiume in mezzo ai campi. Inquietudine!
La mia idea era quella di metter giù le borse in stanza, cambiarci ed uscire di nuovo per trovare un posticino per cenare. Ma il gestore ci da la bella notizia che tutti gli agriturismi della zona la domenica sera sono chiusi per prassi! Risolviamo il problema con due pizze a domicilio che mangiamo nel silenzioso bar del B&B….anche il gestore è sparito e noi ci sentiamo proprio soli soletti…tanto che alle 19.30 abbiamo già finito tutto e siamo in camera già pronti per fare la nanna!!!
18.11.2013
Questa mattina ci siamo svegliati miracolosamente vivi ( con questa ambientazione da Shining nell’albergo deserto ieri sera avevamo avuto dei dubbi in proposito).Colazione pantagruelica con torta fatta in casa e ottimo ed abbondante pane burro e marmellata, mentre chiacchieravamo con il gestore, miracolosamente riapparso stamattina. Comunque la luce rosea del mattino dipinge questo posto in tutto un altro modo: il bel casale è circondato da vigneti silenziosi e dal un’ ansa del fiume che scorre lento ed ancora avvolto dalla foschia mattutina. Fatte le borse abbiamo ripreso la ciclovia che scorre proprio fuori il casale, sull’argine del fiume. Questo è uno dei tratti più belli fatti finora: si corre proprio sul argine in riva al fiume, in mezzo ad alberi e campi, accompagnati solo dal fruscio delle foglie e dal cinguettio degli uccelli. Passiamo anche vicino ad una fornace che produce mattoni ancora in funzione e poco dopo riprendiamo la strada asfaltata in direzione di Musestre. Un cantiere per la costruzione della terza corsia dell’ A4 però ci sbarra la strada e per arrivare al paese dobbiamo fare una deviazione per sentieri campestri tra casali abbandonati e fagiani che ci guardano perplessi. Musestre è praticamente attaccata a Quarto d’Altino e da li proseguiamo direttamente per Portegrandi, paesino affacciato sulla laguna veneta. Qui ci siamo fermati un attimo per fare la spesa per il pranzo in una strana bottega : sopra la cassa avevano incorniciate alcune frasi di Mussolini e la commessa quando ho comprato due etti di prosciutto mi ha regalato uno strofinaccio..mah!
Dopo aver attraversato la passerella sul fiume abbiamo imboccato il sentiero naturalistico del taglio del Sile: 8 km dritti dritti davanti a noi da percorrere su uno strerrato sconnesso e fangoso avendo alla nostra sinistra il Sile e a destra la laguna con le sue barene, le valli da pesca e tutte le vecchie barche dei pescatori legate a vecchi pali di legno. A spezzare la monotonia del tratto però ad un certo punto la nostra pista Girasile è diventata Guadasile: in mezzo al sentiero scorreva un torrente fangoso che dal fiume defluiva alla laguna. Non ci è restato altro che toglierci le scarpe, arrotolarci i pantaloni al ginocchio e guadarlo a piedi nudi cercando di non farci andare i piedi in ipotermia visto la poco gradevole temperatura dell’ acqua!
Finito questo tratto abbastanza stancante siamo arrivati al paese di Caposile ma non abbiamo imboccato il ponticello di barche che porta verso il centro , ma abbiamo piegato verso sud-est in direzione di Jesolo sempre seguendo il fiume (che qui scorre ormai nel alveo del Piave Vecchio). La bella strada asfaltata (molto apprezzata dopo 8 km di sentiero fangoso) che corre tra campi coltivati e laguna ci ha portato a Jesolo in un’ oretta. Lì pausa per caffè e dolcetto in un bar del centro e , dopo aver detto addio al Sile che ci ha fatto compagnia per due giorni, abbiamo girato le bici e ci siamo avviati per la strada del ritorno. Abbiamo zigzagato su stradine secondarie fino a Cà Pirami per arrivare poi fino al fiume Piave. Da li abbiamo seguito il suo letto controcorrente, su una bella pista sterrata fino a san Donà di Piave dove abbiamo preso il treno per casa alle 13.45.
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