3 Aprile 2014

Prosecco – Patrimonio del NordEst

el sunto Prosecco patrimonio del Nordest, scritto da Fulvio Colombo, è il primo racconto completo dell’appassionante vicenda del prosecco.

In occasione del Vinitaly esce il nuovo libro di Fulvio Colombo, Prosecco patrimonio del Nordest, Luglio Editore. È Il primo racconto completo dell’appassionante vicenda del prosecco, scritto da un profondo conoscitore della storia del territorio. Il volume è accompagnato dai contributi di Stelio Smotlak, estetologo ed esperto assaggiatore.

Tutto inizia cinque secoli fa nei vigneti della Riviera triestina, nei pressi dell’allora Castello di Prosecco. Per quanto sembri singolare, nella Trieste dell’epoca si viveva di viticoltura e del commercio del vino, oltre che delle saline. Nei terreni della Riviera si produceva un vino eccellente, autentico cru. Tanto apprezzato all’estero da essere oggetto di imitazione.

Con intuizione geniale si pensò di proteggere il vino associandolo all’origine geografica. Dal Seicento assunse così la denominazione definitiva del toponimo di origine, Prosecco appunto. Poi la storia si sposta in Veneto dove le “uve prosecche” giungono al seguito dei friulani picolit e tocai. Il prosecco conosce quindi un graduale ma progressivo sviluppo. Oggi è il vino italiano più venduto e conosciuto in tutto il mondo.

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Nel 2009 viene istituita la nuova Doc Prosecco, organizzata sui territori di nove province, compresa Trieste. Come secoli fa, la tutela è garantita dalla caratterizzazione geografica: il vino prende il nome dalla località dove è nato. Citando un editoriale di Piero Pittaro, il prosciutto si può fare in tutto il mondo, ma quello di San Daniele si fa solo a San Daniele.

Il libro, riccamente documentato, rappresenta e conferma la continuità storica di un’eccellenza dell’intero Nordest. Dimostra l’oggettivo valore di un patrimonio comune, dando ragione di opportunità e vantaggi ancora tutti da cogliere e godere.

 

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6 commenti a Prosecco – Patrimonio del NordEst

  1. Pier Alberto Possati ha detto:

    Non so chi ha in mano la difesa di questo marchio così prestigioso , perchè non conosco i termini di registrazione , ma suggerisco solo di migliorare le procedure a difesa , perchè purtroppo , come tutte le cose di valore , è scopiazzato in maniera indegna e grave , all’estero specialmente .
    Buon cin cin al Vinitaly di Verona con il Prosecco .

  2. capitano ha detto:

    Non buttate mai mai e poi mai le Pez in una bottiglia di prosecco! 😉

  3. Pier Alberto Possati ha detto:

    Con il mio spot , sto cercando di difendere centinaia di aziende vinicole e migliaia di lavoratori del settore . Si vede che una parte politica li sta dimenticando e fa uno spirito fuori luogo.
    Se si perdono i mercati esteri per le imitazioni , sono guai seri .

  4. Pier Alberto Possati ha detto:

    Che il problema delle imitazioni fosse serio , mi viene dalla conferma che ai primi di Gennaio 2014 hanno creato una Società ad hoc che avrà il compito di salvaguardare i marchi doc e docg del Prosecco.
    A tutt’oggi sono state impostate registrazioni dei marchi in 80 Nazioni in tutto il mondo .
    Complimenti , avanti così .

  5. Kaiokasin ha detto:

    Per conto mio – da profano e semplice consumatore – il Prosecco è legato al territorio della Valdobbiadene, che peraltro non mi pare costituisca un esempio positivo per il nostro Carso (http://tribunatreviso.gelocal.it/cronaca/2013/09/24/news/pesticidi-con-l-elicottero-indaga-la-ue-1.7801900). Per conto mio i viticoltori del Carso farebbero meglio ad insistere con i vitigni più tipici, come la Vitovska, la Malvasia, la Glera (che se non sbaglio è lo stesso prosecco, solo fermo), che si stanno facendo conoscere sui mercati importanti. Un Prosecco in Carso sarebbe sempre visto come un prodotto di serie “b” rispetto a quello della Valdobbiadene, magari avrà mercato perchè in questo momento va di gran moda, ma mi sembra una strategia di corto respiro.

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