17 Febbraio 2014

Le notizie possono far male, parliamone. Media e minori, ma non solo

Esiste un confine sottile tra il dare una notizia e non darla. Alle volte le dinamiche che spingono un giornale cartaceo o online a dare una notizia, ed il modo in cui si scrive vanno al di là di scelte etiche. A volte conoscere o meno il giornalista è la variante che, per qualcuno che ha a che fare la giustizia, fa si che si mettano le iniziali o il nome completo. Tutto ciò, entro certi limiti sta  nella libertà di una testata, sono scelte discutibili ma lecite.
Esiste però un campo un ambito nel quale i giornalisti si sono dati delle regole precise, con la Carta di Treviso, sin dal 1990, per tutelare i minori nel dare le notizie.
Alla carta di Treviso fa riferimento una mail dell’ordine dei giornalisti del 14 febbraio che ne richiama alcuni punti fondamentali. L’ordine premette che   “La recente, drammatica vicenda di cronaca che ha coinvolto a Trieste un minore ci impone di ricordare a tutti i colleghi le regole deontologiche contenute nella Carta di Treviso“. In particolare vengono ricordati  tre punti fondamentali:
– va garantito l’anonimato del minore coinvolto in fatti di cronaca
– va evitata la pubblicazione di tutti gli elementi che possano con facilità portare alla sua identificazione, quali le generalità dei genitori, l’indirizzo dell’abitazione o della residenza, la scuola, la parrocchia o il sodalizio frequentati, e qualsiasi altra indicazione o elemento
– nel caso di comportamenti lesivi o autolesivi, fermo restando il diritto di cronaca, occorre non enfatizzare quei particolari che possano provocare effetti di suggestione o emulazione

L’invito a rispettare le regole “per non incorrere nelle sanzioni previste dalla legge istitutiva dell’Ordine” vien fatto assieme alla Direzione Sanitaria dell’Ospedale Infantile Burlo Garofalo di Trieste, d’accordo con la famiglia del minore coinvolto nella vicenda. Siccome appare evidente che  la precisazione dell’Ordine si riferisca a episodi ben precisi viene da chiedersi perché non apra un procedimento e si limiti ad un buffetto che preannuncia anche “l’impegno a organizzare, tra i primi appuntamenti della formazione professionale permanente, proprio un seminario dedicato alla Carta di Treviso e quindi alla tutela dei minori“.

Sui suicidi e tentati suicidi di adolescenti un esperto, Oscar Dionis, psicologo che si occupa di adolescenti per la azienda sanitaria, ha detto che occorre  “mantenere quel giusto riserbo per evitare di fare da cassa di risonanza per azioni simili. Il rischio di emulazione c’è sempre“.   Ciò avveniva  sul Piccolo il giorno dopo in cui il suicidio tragico di una ragazzina era stato enfatizzato, il giorno prima, sulle locandine dello stesso giornale, e la notizia data con dovizia di particolari.
Dall’esperienza però evidentemente non si impara perché nel recente caso la notizia è finita nuovamente sulle locandine e nel darla sono stati forniti elementi per poter risalire al ragazzo.  Come la volta precedente poi la notizia è finita su facebook, dando adito a commenti nei quali, improvvisati psicologi o investigatori dicono per esempio “Ma come fa un a precipitar zo de una finestra?????“, a cui un’ altra “esperta” risponde “e el pensa de esser el più furbo…“. Altri ipotizzano subito episodi di bullismo, oppure mancanze degli insegnanti o dei genitori. Discorsi a ruota libera che poi, occorre ricordarlo, resteranno per sempre in rete. Forse l’Ordine dei Giornalisti dovrebbe occuparsi anche di questo, visto che i commenti possono, e dovrebbero, essere moderati, oppure bloccati in certi casi.

In tutto questo c’è stato anche un comportamento virtuoso, con una testata online, triesteprima.it, che si occupa anche di cronaca e che non ha dato la notizia. Ha dovuto, il giorno, dopo spiegare ai lettori che avevano chiesto il motivo  della scelta (vedi articolo). Fa riflettere anche il fatto che ci sia richiesta di queste notizie, e probabilmente spiega anche la scelta del quotidiano locale di andare su facebook. La notizia porta click, condivisioni e commenti. Vale insomma, che dall’altra parte ci sia un minore importa solo marginalmente.

Da qui, per finire, mi permetto, a nome di bora.la, di lanciare una proposta. Esistono oramai diverse testate online che hanno mostrato probabilmente più sensibilità di alcuni organi tradizionali.  Potrebbe essere utile discutere e darsi delle minime regole. La gestione delle notizie sui minori è solo una delle questioni delicate, ci sono una miriade di altri argomenti delicati. Ad esempio la corsa a chi da per primo la notizia di un incidente mortale con foto della macchina ha portato a che alcuni, anche parenti, venissero a sapere del fatto attraverso Internet prima che dalle forze dell’ordine. Oppure, esempio di questi giorni, una testata on linee, kanal.net che pubblica in una inchiesta  i nomi di malati di tumore, qualcuno deceduto.
Forse è tempo di parlarne.

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4 commenti a Le notizie possono far male, parliamone. Media e minori, ma non solo

  1. Fiora ha detto:

    giusto e condivisibile al 100% Fulvio e non esclusivamente in casi di coinvolgimento di minori nei fatti di cronaca nera.
    Non riesco tuttora a superare la nausea che mi è derivata dal piglio con il quale sul “quotidiano locale” è stato trattato il delitto di Gretta.Vittima Giovanni Novacco.Assassini Console e Cavalli.

  2. agapanthi blue ha detto:

    Grazie Fulvio, non sapevo dell’esistenza della Carta di Treviso. Mi sembra, come dici e proponi, un buon punto di incontro e confronto per tutti coloro che a vario titolo professionale, e non, si trovano a scrivere su cartaceo o on line. Bello sarebbe se tra i molti che si sperticano in commenti fantasiosi e senza rispetto, soprattutto celati da una tastiera si dessero delle regole per creare momenti di confronto anche aspro certo, ma rispettoso. A maggior ragione come direbbe la nostra Presidente della Camera quando si parla di deboli e quando già esistono delle regole di protezione dell’anonimato. Leggerò la Carta da utente e lettrice mi auguro che tanti giornalisti la studino invece e la adottino come strumento di lavoro!!

  3. sfsn ha detto:

    mi personalmente credo che i giornalisti dovessi stender un pietoso e rispettoso velo non solo sulle notizie che riguarda i minori, ma sui suicidi in genere. Xe un atto privato e dolorosissimo per i parenti e i conoscenti. Leger articoli sul suicidio del proprio caro xe qualcosa che pol aumentar el dolor, e adiritura sentir giornalisti che ghe specula sora o fa gossip pol diventar oltragioso.
    Concludo con due casi che me ga tocà: una ventina de anni fa una persona che conossevo se ga copà. Sicome el fio iera mio amico, go telefonà a Tele4 e go pregà un giornalista che conossevo de non dar la notizia per rispetto ai parenti. E tele4 no ga dito niente. El mio amico (fio della persona che se gaveva ciolto la vita) ga ciamà el piccolo per far la stessa roba con un giornalista che conosseva lui e el tipo ghe ga promesso de no scriver. Due giorni dopo iera un articolo con el suicidio descrito in longo e in largo e el nome e cognome del morto!
    Idem per un mio amico un quindici ani fa: el iera fortemente depresso, e due giornalisti ga fato una serie de articoli inventandose che el iera strafato de coca (cosa che inveze l’autopsia gaveva dimostrà no esser vera). Quando la famiglia ga chiesto e otenù che i retifichi iera 5 righe a fondo pagina.
    Me sembrassi sai più civile che i giornalisti se dessi un regolamento di condotta per cui le notizie riguardanti suicidi comunque sia passade soto silenzio.

  4. Fiora ha detto:

    …e manco le querele li fermano, sfsn.
    evidentemente il bizniz è preminente. Da quella volta è raro che io lo incentivi con il mio euro e venti.
    protesto così nel mio…piccolo!

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