6 Febbraio 2014

Italiani all’estero: misfatti quotidiani

Qualche tempo fa su Il Fatto Quotidiano e’ uscito un articolo a firma di Matteo Cavezzali sugli italiani all’estero e su quello che dovrebbe essere il modo in cui passerebbero le giornate. Da qualche tempo vivo a Londra in Inghilterra dove ho completato un master post laurea presso la London School of Journalism e dove poi ho trovato un lavoro che per il momento mi permette di campare.

Per La Voce del Popolo di Fiume da anni curo uno spazio dedicato agli italiani in Gran Bretagna, cercando il più possibile di intercettare le loro esperienze e le motivazioni, in tempo d’emigrazione come quello che stiamo vivendo, che spingono i giovani ad andarsene. Ho sviluppato una buona rete di contatti ed essendo Londra un mostro che ingloba e risucchia migliaia di italiani da tutte le parti della penisola, diciamo che tutto mi e’ più facile.

Dopo aver letto online l’articolo sugli italiani ( ho letto anche la risposta del giorno dopo ) sono stato pervaso da un senso di rabbia e di delusione. Dalla scrivania di casa ( il giornalista/blogger/qualunquista probabilmente collabora e quindi difficilmente ne possiede una in redazione – al contrario mi scuso ) ha tentato banalmente di dipingere la dinamica dell’emigrazione riducendo il tutto a qualche cartella. Scrive di aver contattato tantissime persone ( non chiederò la lista dei nomi perché farne riporta indietro a tempi bui che il grande capo del M5S ultimamente ha anacronisticamente rispolverato ed in maniera del tutto incline alla sua politica ), i quali ridurrebbero la loro difficoltà  nell’aver lasciato il paese in giornate passate solo con italiani, in lavori dove pulire cessi diventerebbe la luce ( maleodorante ) in fondo al tunnel della disoccupazione, dove volare Ryanair una volta al mese sarebbe incline alla malinconia tutta mediterranea per la domus dove qualche giorno di calore materno riscalderebbe il freddo/gelido/pungente distacco forzato da un paese che non li vuole più e che, sempre nella sua operazione giustizialista ( qual e’ Il Fatto ), perde i figli migliori.

Partiamo da zero.

Gli italiani non stanno “solo” con altri italiani. Tanti lo fanno. Io lo faccio. L’ho fatto dall’inizio. Sto con gli inglesi e con gli scozzesi, pensate ho conosciuto anche gente dell’Essex ( stereotipo middle class stolta ed ignorante inglese, famosi i treni che dall’est arrivano a Londra il giovedì, venerdì e sabato sera pieni di piccole Victoria Beckham crescono in cerca di calciatori/ personaggi dello spettacolo, magari per strappare un famoso “kiss and tell” ). A Londra trovi di tutto. Vivo in un quartiere turco ( Harringey ) dove fino a qualche anno fa la malavita gestiva il traffico di eroina di buona parte della capitale ( e che probabilmente negli ultimi anni ha deciso di riciclare i proventi nella ristorazione o investimenti immobiliari ), ho un coinquilino messicano, e persone su cui posso contare che provengono dai quattro angoli del pianeta.
Stare con gli italiani significa parlare la stessa lingua. E per quanto tu possa aver un livello di inglese ottimo, la tua madre lingua sarà sempre ciò che ti farà esprimere meglio e con meno difficoltà, con più immediatezza, trovando una comprensione ( nell’ ascolto ) maggiore che con qualsiasi altra lingua. Quindi si sta “anche” con gli italiani, non “solo”.

I lavori plurimi che gli italiani fanno dovrebbero essere fonte di rispetto e di dignità sempre, a meno che non siano legati a criminalità organizzata ( ce ne sono, qualche mese fa Il Sole 24 Ore ha pubblicato un’inchiesta dove Mafia, Camorra e ’Ndrangheta venivano dipinte come presenti a Londra in tantissimi settori, dall’edilizia alla ristorazione, al gioco d’azzardo etc etc ). Ci sono tantissimi posti di lavoro gestiti da italiani che pagano in nero, poco e male. Ma ci sono posti inglesi che pagano male e poco e in nero. So what? A Trieste si usa l’espressione “lavor xe lavor” ad indicare proprio la natura del lavoro, quella sfera da rispettare proprio per perché fonte di soddisfazione, di guadagno, di sacrificio volto alla costruzione di quello che ognuno ha in mente come il proprio disegno, la propria strada. Che uno faccia all’estero il lavapiatti, il giornalista, la ricercatrice o il dottorando, il barista, il copywriter, il grafico o il concierge, il commesso in supermercato o qualsiasi altra professione, va bene così. E penso nessuno, nemmeno un blogger dell’apprezzato FQ, possa permettersi di sparare a zero. Se ha una ricetta per dare lavoro a migliaia di giovani allora che scenda, si elevi in politica e spieghi a tutti questi ragazzi e ragazze la strategia. Ma fino a quel momento, facessi il redattore al FQ, la sua penna non scriverebbe più.

Tornare in Italia a vantarsi della propria esperienza all’estero rasenta un qualunquismo pari alla Bignardi. E non me ne voglia poverina in questi giorni duri. Sono andato via dall’Italia, sento un gap sempre piu’ profondo tra la realtà che vivo ogni giorno e ciò che resta oltre le Alpi e di questo ne soffro, così  non ho nient’altro da fare che sottotitolare il mio arrivo con un bel “voi non siete un cazzo, io vivo all’estero e fa figo”? Per favore, pensavo avessero al FQ un correttore di bozze, un redattore che controlla i pezzi dei collaboratori. La verità è che l’emigrazione crea distacco e congela il momento in cui si è partiti. Intervistando Ricky Russo che da un po’ di tempo vive a New York, si discuteva su come in tanti italiani dall’altra parte dell’oceano sia rimasta questa immagine dell’Italia leggermente impressa sul rullino datato qualche decennio fa. Ed il tempo, quando oggi il suo concetto è cambiato nel rapporto che si ha con esso, materializza il distacco, un solco profondo che non si appiana subito. Si crea distacco, si crea sdoppiamento ( per chi vive in Europa dove in meno di due ore si è a casa )  si crea difficoltà nell’ accettare i due mondi. Quindi tornare a casa per le vacanze estive esibendo la cresta non mi sembra sia il modo più adatto per far cambiare idea anche al più esuberante e passionale tifoso di Mario Balotelli.

L’articolo chiudeva con un’invidia verso gli amici, i contatti e verso ciò che è il mondo fuori. Scherzando, forse no. Siamo alle solite, direi. Concentrarsi su un’idea, portarla avanti strenuamente, sì, proprio fedele nei secoli, battersi affinché la propria idea sia quella giusta, ammettere di aver sbagliato ma mai rinnegare ciò che si e’ stati sembra non essere proprio lo sport preferito nel mediterraneo. Winston Churchill commentando la realtà italiana nel dopoguerra disse che gli italiani fascisti prima della guerra erano 40 milioni e che essendone 40 di antifascisti subito dopo la fine del conflitto era rimasto stupito perché non sapeva l’Italia avesse 80 milioni di abitanti. Questi ragazzi fuori dalla penisola fanno un lavoro sporco ogni giorno. Difendono, sono le sentinelle, sono quelli che postano su fb le notizie che il Corriere o Repubblica riprenderà qualche giorno dopo. Sono quelli che leggono, sono quelli che si incazzano quando si parla male. Si incazzano quando parli bene. E gente con le palle, perché non e facile andarsene. Come non lo è rimanere.  E’ una questione di scelte.

Mio nonno Bortolo e mia nonna Nina da Sicciole hanno lasciato tutto laggiù. Nell’estate de 1955 con mio padre all’eta di cinque anni. Quando ho chiesto perché sono venuti via mi hanno risposto “nessuno ci ha cacciato. Semplicemente se n’erano andati via tutti e siamo andati via anche noi”. E’ questione di scelte che oggi comprendo e che nessuno me le porterà via. Così, tu, blogger del FQ, oggi non sei che lo specchio di un paese che non vuole cambiare. Sei il conservatorismo più puro, sei l’immagine sedimentata di un paese. Farti un giretto all’estero, credimi, non ti farebbe male.

Con affetto.

N.B Mi permetto di darti un consiglio. Forse bisognerebbe ripartire dai classici, da ciò che quel mare ha prodotto nel corso dei millenni. Esiste un progetto, caro X, si chiama Mediterannea ed e gestito da Simone Perotti, uno che si e stufato di lavorare per il sistema e che oggi ha fatto una scelta di vita. Per capire qualcosa di più da dove ripartire, se hai tempo, posso passarti il contatto ma non credo tu ne abbia bisogno, visto che cura un blog proprio sullo stesso giornale per cui lavori anche tu.

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43 commenti a Italiani all’estero: misfatti quotidiani

  1. Michele Maschio ha detto:

    Ottimo post, davvero. Un altro italiano a Londra 🙂

  2. Michele Maschio ha detto:

    Ottimo post, davvero. Un altro italiano a Londra 🙂

  3. capitano ha detto:

    Ma che cazzo di polemica è?
    Mi pare che il blogger viva a Bruxelles quindi che cavolo di giretto all’estero dovrebbe farsi? Operazioni giustizialiste? Mah

  4. Erika ha detto:

    Ho letto l’articolo sul FQ quando è uscito tempo fa e l’ho trovato un pessimo tentativo di provocazione, tanto che dopo l’imbarazzo (e un po’ di pietà) per quello che stavo leggendo non ho ritenuto di perderci più di tanto tempo a scrivere qualcosa…ma fa piacere leggere che qualcuno si sia preso la briga di prender spunti da qualcosa di patetico per scrivere qualcosa di interessante che in fondo in molti pensiamo. Io vivo all’estero da un po’ di anni, ho vissuto in diversi posti e condivido gran parte di quello che ha scritto e già descritto bene. Quindi qua sotto mi sfogo un po’ “a spanne” 😛
    Di italiani deficienti ce ne sono a palate, quindi, nel flusso migratorio sempre più abbondante, è normale che anche molti deficienti siano usciti, come è normale che tanti deficienti siano rimasti. Quelli che se ne vanno per poi sfottere quelli che rimangono fanno parte della stessa categoria di quelli che rimangono e trovano un modo per sfottere quelli che se ne vanno (sfottere, si, quella cosa che il mediocre italiano fa di continuo e che spaccia per “allegria”). Sono gli stessi che per qualunque argomento si discuta non sono capaci di farlo in modo costruttivo, cercando di capire l’altro. Non ammettono di aver torto (mai!), le loro conoscenze del mondo sono limitate agli stereotipi e per questo non crescono (vale anche per quelli che vivono all’estero, anche se vivono all’estero da 10 anni!), non sono obbiettivi, non si tolgono quell’arroganza fastidiosa, quel qualunquismo deprimente e quella spocchia da sberle. Devono sempre spiegarti come è meglio vivere e per questo con capiscono le scelte degli altri e, soprattutto, non sono minimamente interessati ai motivi degli altri. Io, se posso (cosa a volte molto difficile data la facilità che richiede l’essere deficienti), li evito come la peste e scelgo di stare con quelli con cui posso crescere (ce ne sono).

  5. Giuly TS ha detto:

    No, no, Capitano, il blogger del Fatto vive in Italia, stando a quanto si evince dal suo pezzo (leggilo!).

    Ottimo articolo, questo, privo di falsi stereotipi e qualunquismi sugli italiani all’estero!

  6. capitano ha detto:

    Se ho capito è un discorso che riguarda le persone che ci tengono al giudizio degli altri (rimasti o partiti che siano). None of my business.

  7. hobo ha detto:

    what the fuck is that all about?!

  8. Tergestin ha detto:

    Tante robe xe vere, ma questo xe un poco un classico de tuti quei che emigra.
    Anni fa go parlado con un senegalese che el me ga piu’ o meno contado che co’ el torna a casa el se vergogna de veder quanti sui connazionali fa i cagoni, i paga de bever, i va a babe, i nolegia auto e i ostenta co’ i xe in vacanza contando dele vagonade de bori che i fa in Italia co’ inveze magari i vendi colanine o i xe in fabrica.
    E si’ che -opinion mia- i senegalesi xe ‘bastanza piu’ sobri in linea de massima dei ‘taliani.

    Per cui all’estero te trovi un poco de tuto, da quel che vivi sparagnando el centesimo a quel che scialacqua tuto, dal studente che se senti figo perche’ xe da do’ stimane a Londra e ala terza ga el magon per la pasta al forno de nona, al quarantenne ciarlatan che te conta dei sui mega successi imprenditoriali e dopo te lo ritrovi a vender pacotiglia in bancarela tipo Alberto Sordi in Germania nei anni cinquanta (tante robe no xe cambiade).

    Dopo te trovi anca i boni, ma percular i mone ogni tanto ghe sta’.

  9. Daniele ha detto:

    Articolo polemico e che oltretutto de concreto comunica poco.

    Go vissu qualche anno a Londra e me son ben varda de girar coi Talgliani…

    P.S Dubito la che Bignardi e il capo del M5S leggano la bora…

  10. Pier Alberto Possati ha detto:

    Ha ragione Daniele , gli Italiani a Londra puzzano ed hanno la peste , compreso mio figlio ,i suoi amici d’Universita , compreso un goriziano ed un triestino che hanno fatto l’Università con lui .
    Stanno tuuti insieme in una villetta a 3 piani , alla sera il triestino passa a dare il flit in tutte le stanze .

  11. sfsn ha detto:

    Possati, ma perchè se te dà tanto fastidio i triestini te andavi a zigar viva trieste italiana?

  12. Pier Alberto Possati ha detto:

    sta sorgendo solo ora questa anti-italianità così esasperata . Forse la crisi della città,
    una risposta inadeguata dello Stato , della Regione e del Comune .
    Certamente qualcuno sta soffiando sul fuoco ,
    questa è la mia preoccupazione .
    Pensieri come Daniele mi fanno rabbia e paura per la libera convivenza .
    E poi dite che sono io il provocatore .

  13. Alessandro ha detto:

    e comunque el post 8 no lo go capido gnanche mi

  14. ikom ha detto:

    Daniele l’umiltà questa sconosciuta. E per dirla tutta se gira in due…..

  15. Erika ha detto:

    …per fortuna che gavemo persone attente che ne vezi i oci e ne fa un’attenta analisi de quel che nassi a trieste..cossa nassi?!?…veramente noi no se ierimo accorti de niente eh!….ma daiii. Per favor, no ricreemo el stesso circo che gavemo fato per l’altro articolo.

  16. sfsn ha detto:

    mi go capì cossa nassi a Trieste grazie a Possati. I 45 ani prima xe stai del tuto inutili

  17. Erika ha detto:

    orca! E mi che pensavo che 35 ani iera inutili!…go deciso che me meto in busta, dormo per 10 ani e spero de sveiarme con un per de post illuminanti. Poi poso tornar a dormir…ahhh, che pacchia! 🙂

  18. Erika ha detto:

    ah, comunque, per ritornar vagamente sul tema: ve xe mai capità all’estero de far finta de non eser italiani?

  19. El baziloto ha detto:

    @ Erika

    La risposta è no.

  20. El baziloto ha detto:

    Però posso dirti che alcune volte – anni fa – girando con mio fratello alto, biondo pannocchia e occhi azzurrissimi, è capitato che gli venisse rivolta la parola direttamente in tedesco o in inglese.

    Grande stupore alla risposta “sono italiano”.

  21. gianni ha detto:

    SOLO chi ga viagià e viagia riva capir che piu te viaggi piu te se vergogni de esser italian…no sempre ma molto molto spesso

  22. John Remada ha detto:

    21@Opinione tutta tua,te ieri anche su Marte?A mi un marzian me ga dito robe diverse,male i terestri,nesun aceno a italiani.Quindi dovresti per lo meno aggiornarti.

  23. Si tratta di una opinione del blogger e nulla più. Ogniuno ha le sue esperienze ed elabora il distacco dalle proprie radici in modo differente e personale. Magari l’unica pecca dell’articolo è stata il tentare di far passare una propria opinione come la verità su un fenomeno complesso che presenta molte sfaccettature.
    Sara

  24. sfsn ha detto:

    @ erika 18:
    Sempre.
    E quando che i me domanda de dove che vegno ghe rispondo “indovina!”: de solito i disi “olanda”, ma (prima del 91) me capita spesso che i me disessi “Jugoslavia”!

  25. Daniele ha detto:

    boh i mie nonni no iera taliani, mio pare no vol saver de Italia, e no ghe vedo niente de sbaia a sceglier de star per le mie.

    Lo stereotipo Italico no ga niente a che far con le vecchie provincie (anche se purtroppo l’imbarbarimento ormai se nota anche de noi).

    Personalmente me trovo invece molto ben in Slovenia che i xe ancora domaci e a Londra go avu piu’ amici Sloveni e Croati (gente che no crolla dopo due bicieri de vin) che Italiani.

    E devo dir che appena te bechi un Istrian o un Sloven e te ghe disi de dove te son, una volta rotte le diffidenze se fa amicizia subito, i Italiani no sa neanche dove xe Trieste e quando i capissi dove xe i pensa che te son slavo…

    @ Erika

    Mio pare a Londra a un che ghe se ga avvicina e ghe ga di “scusate siete Italiani’ ghe ga di “ne resumem”

  26. ikom ha detto:

    d torna bever bicieri

  27. ufo ha detto:

    @18 come sarìa dir ‘far finta’?

  28. John Remada ha detto:

    Na certo…con l’istrian se te paghi sempre ti,l’amicizia diventa perpetua,come i veci calendari!Nel caso mio,quando se me taca o se vol tacar gente estranea,stacco subito la spina;in ogni caso discorso vuoto e senza senso;meio che te se bevi un 15 biceri,daniele,forse dopo te la vedi meio.

  29. Kaiokasin ha detto:

    Analisi sociologica dell’italiano all’estero (un po’ d’annata…)

    https://www.youtube.com/watch?v=2Lmu7M9-Fq8

  30. daniele ha detto:

    25 Tornero a bever bicieri ma mi a Londra ghe go vissu’ e go vissu’ anche con Italiani. Mai piu’.

    27 Se te gavessi vissu’ all’estero te dovessi saver che le monade de confin le resta qua; condivider lo stesso dialetto invece conta molto

    Saria curioso de senti l’opinion de chi all’estero ghe ga magari vissu…

    Comunque come disi Erika xe tanti Italiani che fa finta de essere Spagnoli o Greci.

    Per far finta se intendi – “Where are you from ? I’m from Spain’. Andava molto de moda durante l’ultimo governo Berlusconi per evitar battude e commenti vari a feste e simili…

    Umiliazioni tutte da provar miei cari compatrioti.

  31. John Remada ha detto:

    Perchè gente come blair o aznar/zapatero porta in alto il paese? Stesse risme in fin dei conti;mi vado dove voio,e non me scondo drio nisun;se poi le batude xè giuste,bisogna acetarle….in fin dei conti,al di là dei 3 balini de ieri,el Diavolo non paga mai al sabato….neanche al silvio!

  32. fmustar ha detto:

    Grande Guccini !!

  33. fmustar ha detto:

    Una cosa da considerare quando si guardano le storie di successo di persone che vanno all’estero e’ che inevitabilmente le persone che hanno successo restano mentre quelli che non combinano molto se ne tornano a casa, quindi cio’ che si osserva non fornisce una visione delle opportunita’ di un paese, ma semplicemente si osserva la capacita’ di queste persone di avere successo in un contesto che si presuppone semplificato rispetto all’Italia…queste persone con buona probabilita’ avrebbero avuto successo anche in Italia.

  34. hobo ha detto:

    buh, quando stavo in germania frequentavo chi mi andava di frequentare. visto che la maggiorparte degli abitanti della germania sono tedeschi, la gente che frequentavo era soprattutto tedesca. non capisco il senso di questa discussione, francamente.

  35. Alessandro ha detto:

    vivo all’estero. Per affinità linguistica e per la libertà che te dà parlar la tua madrelingua stago spesso con italiani. ma anche con polacchi, cechi, argentini e spagnoli. daniele, el schifo che te nutri per l’italia me par “ideologico”. sta sereno. ps: mai fatto finta de no esse italian e se iera de discuter de berlusconi che rispondevo che anche lori i gaveva le sue scovaze nel frontyard

  36. michela ha detto:

    @18: non ho avuto bisogno di far finta di non essere italiana, il mio aspetto è tale per cui non sono mai stata scambiata per italiana (come il fratello di Baziloto). quando mi veniva rivolta una domanda diretta, ovviamente rispondevo di sì perché mi sembrerebbe tutt’ora piuttosto ridicolo mentire su una cosa così. invece, più volte mi sono vergognata del comportamento dei compatrioti e ho fatto finta di non capirli quando urlavano e sbraitavano e si coprivano di ridicolo per le più svariate ragioni.

  37. Alessandro ha detto:

    ma solo a Dublino le più svariate etnie e razze se copri de ridicolo senza distinzioni de sorta? ieri due irlandesi imbriaghi me saltava sul tetto della macchina. pensavo che iera taliani ma no, iera proprio irlandesi. l’altro giorno iera due che spaccava bottiglie il pearse street. pensavo che iera taliani ma no, son abbastanza sicuro che iera spagnoli o i parlava una lingua simile… forsi che no xe tanto de vergognarse della propria nazionalità… a mi nissun me ga mai escluso per via della mia provenienza

  38. michela ha detto:

    alessandro, certamente il fare casino è qualcosa di trasversale: ma quando lo vedevo fare da italiani, mi imbarazzava in modo particolare soprattutto se era per sciocchezze (classico, rimproverare i bambini urlando)
    tutto qui.
    le piazzate e le zingarate fatte da altra gente, inglesi ubriachi o russi ubriachi (mitici a Praga dopo la caduta del muro, i primi che mi vengono in mente) non mi tangevano affatto.

  39. Alessandro ha detto:

    capisso e rispetto el tuo punto de vista ma a mi no me tangi. son responsabile solo per quel che fazo mi…

  40. Adriatico ha detto:

    Quello del Fatto era un articoletto ironico…Alcuni di questi giovani italiani residenti all’estero si dicono tanto intelligenti e cosmopoliti, ma poi non riescono a distinguere un articolo serio da una facezia (pubblicata sul Fatto quotidiano, poi: vivi a Londra e non trovate un modo migliore per passare il tempo libero?)

  41. Erika ha detto:

    @27 Ufo, haha, te ga ragion! …ma cussì no val!! ti te son vantagiado! 😉
    @36 Michela,ho avuto le stesse esperienze.
    In effetti, come dice Alessandro, non dovremmo sentirci responsabili per il comportamento degli altri, ma personalmente non riesco a non infastidirmi per gli strilli e i rimproveri ai bambini per ogni scemenza. Le spiagge sono un incubo, se non riesco a scappare mi copro con l’asciugamano 😀

    Se vedè un sugaman a forma de bala, son mi. Si, so, xe patetico, go el karma debole. Ma per fortuna me piasi i scoi e no frequento tanto le spiage!

  42. ufo ha detto:

    Bon, prosimo giro che vedo un sugaman a forma de bala ghe porto un ghiaciolo per consolarlo 🙂

  43. Erika ha detto:

    Che Cocolo!!…son quasi comossa! 🙂 (calippo al limon ;))

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