14 Gennaio 2014

Scampoli di storia. Rudy Rosso: dall’ antifascismo all’ adesione al comunismo

Rubrica a cura di Paolo Geri

Sul web trovate una testimonianza autobiografica del triestino Rodolfo Flego, detto “Rudy Rosso”, figura notissima di comunista triestino anche perchè fu per oltre vent’ anni autista e guardia del corpo di Vittorio Vidali da quando il dirigente comunista fu eletto deputato alla fine degli anni Cinquanta (e poi senatore nel 1963) e sino alla sua morte, avvenuta nel 1983.

Ho conosciuto “Rudy Rosso” nella seconda metà degli anni Settanta e non ho mai capito se il suo soprannome, “Rosso”, che usò anche come nome di battaglia nella clandestinità, fosse dovuto alle sue idee politiche o ai capelli rossi che aveva quando era giovane.

Taciturno, dalla figura imponente, trasmetteva un senso di sicurezza ma incuteva insieme anche timore. Presente – ma sempre un po’ defilato – in tutti i momenti di tensione che vi furono in quegli anni in città. Si diceva che girasse per Trieste – con regolare porto d’ armi – sempre armato e che fosse un ottimo tiratore.

Non mi interessava avere delle cariche, a me interessava la lotta”: così si presenta “Rudy Rosso” nei suoi ricordi. “Sono nato in una famiglia proletaria: mio padre era portuale e mia madre casalinga. Non c’ era da stare allegri, abbiamo passato i nostri periodi di fame e di miseria. A scuola ho fatto poche classi perchè sono dovuto andare a lavorare per bisogno.
Non ho mai voluto iscrivermi ai “Balilla” e per questo i maestri mi consideravano un tipo sospetto sin dalle elementari. Lasciata la scuola sono andato a lavorare: prima come garzone in una macelleria e dopo come fonditore. Io in realtà sognavo di fare il meccanico. Ho lavorato qualche anno in “Fabbrica Macchine” a Trieste. Ho iniziato nel 1935 poi sono stato licenziato.
Dopo mi hanno preso in una piccola fonderia, la “Kozman”. Io intanto crescevo. Un giorno il direttore mi ha mandato a chiamare e mi ha chiesto se ero iscritto al partito fascista. Ho ribattuto che non mi occupavo di politica. Mi ha risposto: “O ti iscrivi o dobbiamo licenziarti”. Dopo otto giorni mi sono trovato in strada.
Allora sono andato a lavorare in porto con mio padre. I portuali avevano altre regole. Là nessuno ti chiedeva niente: potevi essere anche un ladro o un assassino ma se lavoravi ti guadagnavi la giornata”. Va ricordato che i lavoratori portuali triestini all’ epoca si caratterizzavano per la loro tradizione socialista e antifascista. La stessa tipologia del lavoro portuale con i suoi caratteri di reclutamento occasionale favoriva il mantenimento della libertà personale che, nel contesto del regime fascista, si traduceva anche sul piano della libertà politica.

A diciannove anni Roberto Flego viene chiamato sotto le armi e rimane quattro anni in un’ isola greca. Nel 1943 è rimpatriato e viene mandato a La Spezia.
Sopraggiunge l’ 8 settembre e Flego torna un po’ in treno e un po’ a piedi a Trieste. “In quel periodo – continuano i suoi ricordi – avevo conosciuto un certo Attilio Bari. Era un vecchio comunista: per le sue idee aveva passato quasi dieci anni al confino. Lo ammiravo per la sua coerenza di uomo. Iniziò a parlarmi di politica. Le idee e le cose che mi spiegava, il comunismo, la lotta per la libertà, io le avevo già dentro solo che non sapevo di averle e così sapevo solo ribellarmi, ma non capivo ancora”.
All’ epoca “Rudy Rosso” aveva una fidanzata, Luigia Cattaruzzi, che fu poi uccisa dai nazisti alla Risiera di San Sabba: Luigina faceva parte dei G.A.P. (Gruppi Azione Partigiana) di Trieste che erano comandati dal comunista Sergio Cermeli caduto in uno scontro a fuoco con i fascisti nel marzo 1944. Ai G.A.P. aderì anche Rodolfo Flego: le azioni dei G.A.P. erano limitate alla fine di quel 1943 ad azioni di volantinaggio clandestino e scritte antifasciste sui muri della città ed erano organizzati in gruppi rigidamente compartimentali. Flego divenne rapidamente capogruppo.
Traditi da un delatore, tutti i componenti del suo gruppo vennero, una alla volta, arrestati dall’ Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza fra la fine del 1943 e i primi mesi del 1944. “Quello che è stato più duro da sopportare – ricorda Rudy Flego – è stato che di notte quei maledetti bastonavano la mia fidanzata e me lo facevano sapere. Di giorno, poi, bastonavano me in piena regola. “Noi cerchiamo il “Rosso” ! mi urlavano senza capire che ero proprio io il “Rosso” che cercavano.
Un mattino ci svegliano all’ alba e ci portano in stazione: destinazione: Dachau. Ci buttavano fuori dalle baracche alle quattro del mattino in pieno inverno, ma eravamo praticamente nudi come vermi, ricoperti da qualche schifoso straccio. Sono arrivato nel lager che avevo 85, 87 chili: sono tornato che ne avevo 47. Nel sottocampo di concentramento di Blaika era ancora peggio. Con venti gradi sotto zero ci mandavano fuori dalle baracche che era notte pesta; ci bagnavano in lungo e in largo con le pompe e con gli idranti per poi tenerci all’ aperto per quattro ore. Sui nostri stracci si formava un velo di ghiaccio. Era un modo per risparmiare pallottole. Quando sono tornato speravo di ritrovare la mia fidanzata invece era stata bruciata in Risiera. Mi ero lasciato andare: ero distrutto fisicamente e moralmente. Poi con l’ impegno nel sindacato e con il Partito Comunista ho recuperato piano piano”.

Rudy “Rosso” è nato nel 1914. Che io sappia la sua ultima uscita pubblica è stata il 27 gennaio 2012 quando partecipò al “Giorno della Memoria” al Teatro Miela di Trieste. La sua casacca di prigioniero è esposta al Museo dei Deportati di Carpi.

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13 commenti a Scampoli di storia. Rudy Rosso: dall’ antifascismo all’ adesione al comunismo

  1. aldo ha detto:

    In tema di antifascismo e partigiani…

    …ieri sulla pagina facebook di Trieste Libera è comparso un post – magari qualchedun dirà che ghe stago violando la privacy – col vitz trito e ritrito del ponte Trento-Trieste. A un certo punto c’è scritto a proposito del ponte:”E’ finanziato in buona parte dall’Unione Europea, dalla Provincia Autonoma di Trento e dall’Associazione dei Reduci Combattenti Partigiani.”
    Visto che le associazioni partigiane non possono finanziare opere pubbliche e quindi non hanno nessun senso nel vitz è evidente lo scopo “serio” di deriderle.
    Trieste Libera sa dare un’altra spiegazione di questo inserimento?

  2. Chi che no capissi un witz per alleggerir – peraltro in un link, nianche ideado da noi – e magari se la ciapa o lo dopra come scusa per comentar in blog in giro per internet, no capissi niente nianche del spirito de Trieste stessa.

    Gente, ste diventando paranoici fora misura, da un certo punto de vista xe anca divertente, da un altro però vien de pensar che forsi no gavè veramente de meio de far durante el giorno… e xe un poco triste.

  3. p.s. questo al di là del contenuto dell’articolo (non è colpa nostra, se ci mettete in mezzo a tutto), che è un punto di vista davvero interessante.

  4. aldo ha detto:

    El vitz sul ponte Trento-Trieste xe vecio come el cuco e per capirlo no servi un master in morbin, ma el punto no xe el vitz ma proprio el contrario e cioè che dentro el vitz xe stà messa una roba sui partigiani che col vitz no c’entra un klintz perchè i partigiani no pol finanziar opere publiche a diferenza dei enti citadi prima de lori.
    Dunque, perchè i partigiani nel witz visto che noi c’entra un curaz col vitz?
    Come al solito, fè i furbi e no rispondè ala domanda, ma parlè de altro come fa i trapoleri. Fora del spirito triestin, morbinaro ma direto nel’afrontar le robe, sè proprio voi. Continuè pur a far i volpini che tanto finirè in peliceria.

  5. Tergestin ha detto:

    Si’ bon, Aldo, ma se ti te ieri de destra e lori i parlava de un’asociazion nazionale iredentista te li gavessi acusadi de esaltar le foibe e Goli Otok.
    A Trieste certe pippe mentali xe tanto “bipartisan”.
    E naturalmente saria de riderghe sora se no le gavessi contribuido come copertura fumogena al disastro dela cita’.

  6. aldo ha detto:

    @5 Tergestin

    “se ti te ieri…e lori i parlava…”

    mai una risposta in tema, sempre e solo “pippe mentali” per voltar la fritaja

    un dovessi gaver i cojoni de dir “me piasi sai che i ciol pel cool i partigiani aprofitando del vitz dul ponte Trento-Trieste” opur “xe stada scrita una cazada che no c’entrava gnente col vitz” e inveze sempre a girarla e a voltarla come in Totò e Peppino

  7. Tergestin ha detto:

    Ahahah ma cossa xe de girar la fritaia?
    Ma te se legi? A deliri paranoici simili NO SE POL dar una risposta a tema e te lo disi un che reputa la guera partigiana un dei pochi e piu’ alti momenti che ga avudo l’Italietta…

  8. aldo ha detto:

    ‘ndemo dei Tergestin, no te son mai bon de risponder a gnente e a nissun e l’unica roba che te sa dir xe che tuti quei che fa domande a mtl xe paranoici quando qua i unici che delira sè voi co’ sto segon coletivo del tlt

  9. Valerio Fiandra ha detto:

    Bel ritratto, Geri. Grazie

  10. Tergestin ha detto:

    @ Aldo

    Mi xe da almeno tre anni se no quatro che rispondo su s’to blog, go portado dati, fonti e quanto altro co’ se parlava de diversi temi.
    Da ben prima del MTL. Ti inveze te son spuntado magicamente in un periodo in cui un fraco de utenti, ti in testa, ga iniziado a dar bordade ala question del TLT.

    Su questo no go de risponderte. Su altre robe, NON so risponderte poiche’ mi go in simpatia in muli del MTL ma no son ne un militante ne un coordinator. Con lori condivido una certa vision dela cita’, che per mi in un momento come questo devi esser l’unica roba de gaver metendo no in secondo pian ma in sgabuzin le solite menade taliani/slavi tito/duce e quanto altro. No xe tempi, no lo iera venti anni fa, ogi tanto de meno.

    Dopo ognidun ga la sua vision dela storia e dei fatti e xe palese che tra gli indipendentisti te ne trovi quei pochi che lo iera anca prima del MTL come mi e tanti che grazie al MTL ga scoperto certe robe.

    Dopo tra gli indipendentisti ghe sara’ quei piu’ conservatori e quei piu’ progressisti e questo lo iera anca nei anni cinquanta dove iera Fronte dell’ Indipendenza e Blocco Triestino, rispettivamente un parecchio piu’ a sinistra -benche’ spesso in attrito coi comunisti- e un piu’ a destra, che racoglieva consensi piu’ tra la borghesia austriacante che tra i operai e picoli comercianti.

    Tutavia, mia opinion, un indipendentista dovaria no gaver dubbi sull’antifascismo abbracciandone gli ideali dato che iredentismo prima e fassismo dopo xe stadi indiscutibilmente i piu’ grandi danni per ‘ste terre. Esauriente?

  11. El baziloto ha detto:

    A capodano so sta a Napoli. ‘Na cita’ cusi’ no te lassa indiferente: la xe fantasticamente contraditoria. Bon.

    Quando che me parlava dei problemi de sta metropoli, e me domandava de esser indulgente, mi ghe rispondevo che conosso ‘na cita’ che xe un disastro total. Cioe’: un bel gruppon de domaci la considera disastrada al massimo.

    Trieste.

    Ve giuro che nissun me credeva. Me vardava come un macaco o come se ghe fussi un seguito al witz. Ma no era un witz.

    Fra un mese go da andar in Spagna par lavoro, in una zona dove la disoccupazion giovanile supera el 70%. Provaro’ a spiegar anca a lori che Trst xe a la cana del gas. Dopo ve contaro’ cossa che me rispondara’.

  12. emma peel ha detto:

    Il giorno in cui Putin liberò #Trieste. Dietro la nostalgia del Kaiser, gli affari dello Zar

    Su giap.

    http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=15595

  13. aldo ha detto:

    @10 Tergestin

    spuntado magicamente? mi comento qua de ben prima che mtl esistessi e scrivevo qua za de tempo quando nel 2011 el sior Ferluga se ga presentà ale elezioni cola Lega Nord e il sior Gombac con la lista de Fogar e qua se fazeva i vitz su “Se vinzi Cosolini…”

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