4 Dicembre 2013

La Trieste inquinata

In questi giorni è esploso nuovamente il caso Ferriera, una caso che trova la sua causalità nella cattiva industrializzazione e pessima politica di Trieste, in strutture obsolete e che evidenziano il fatto che questa città non può più essere la pattumiera industriale d’Italia e non può essere compatibile con processi di industrializzazione invasivi e pesanti come quello della Ferriera.
Una struttura vecchia che deve essere semplicemente chiusa.
Il diritto alla salute, alla vita, viene prima di ogni altra cosa. Non si può e non si deve lavorare in siti pericolosi ed altamente rischiosi per la propria salute oltre che per quella della collettività. Lo Stato deve assumersi la responsabilità sociale del disastro potenziale e forse anche reale che ha favorito chiudendo sempre gli occhi. Occhi che la cruda e nuda realtà ti costringe ad aprire con l’urlo del dolore e della sofferenza umana.
Trieste è altamente inquinata.
Lo diceva e lo scriveva l’ARPA nel progetto di adeguamento della rete di misura alla zonizzazione ed alla connessa classificazione del 2012. Un progetto che prevede, in relazione all’introduzione da parte del Legislatore Nazionale di nuovi criteri per il monitoraggio della qualità dell’aria ambiente a recepimento della Direttiva Europea 2008/50/CE, l’adeguamento della rete di riferimento regionale gestita da ARPA FVG. Entro il 2014 sarà completata laricollocazione delle stazioni di misura in modo da garantire una miglior distribuzione sul territorio ed una maggiore rappresentatività di quelli che sono i livelli medi di inquinamento dell’aria. E’ importante evidenziare che nel periodo di transizione alcuni dati potrebbero non risultare utilizzabili ai fini della valutazione della qualità dell’aria ambiente per la protezione della salute umana e della vegetazione. L’ARPA rende noto che nell’ambito del progetto di riorganizzazione della rete di rilevamento della qualità dell’aria è previsto l’adeguamento delle stazioni di misura alle richieste del D. Lgs. 155/2010. I lavori di adeguamento coinvolgono gran parte delle stazioni di misura esistenti (ristrutturazione, spostamenti o dismissioni) e prevedono l’installazione di nuove centraline.

Le nuove installazioni previste sono:
Via San Daniele (Udine): stazione di traffico urbano che sostituirà la postazione attualmente sita in p.le Osoppo e non conforme ai criteri imposti dalla normativa vigente.
Via Marconi (Pordenone): stazione di traffico urbano. Anche in questo caso la stazione di misura sarà ricollocata in una posizione che risponde ai criteri imposti dal D. Lgs. 155/2010.
Sacile (Pordenone): stazione di traffico suburbano. La stazione attualmente è posizionata in luogo non conforme alle norme vigenti e verrà riposizionata in un sito idoneo.
Piazza Carlo Alberto (Trieste): stazione di fondo urbano che sostituirà la postazione di via Tor Bandena, mal posizionata.
Piazzale Rosmini (Trieste): stazione di fondo urbano, contribuirà, insieme alla postazione di P.za Carlo Alberto, a dare informazioni sullo stato generale della qualità dell’aria nella città di Trieste.
Piazza Volontari Giuliani (Trieste): stazione di traffico urbano che sostituirà l’attuale postazione di p.za Libertà, non idonea.
Basovizza, pressi Sincrotrone (Trieste): stazione di fondo rurale che darà informazioni sulla qualità dell’aria dell’area della provincia di Trieste esterna ai limiti della città.
Morsano al Tagliamento (Pordenone): stazione di fondo suburbano destinata a dare informazioni su un’ampia area della regione su cui fino ad ora non si hanno informazioni esaustive.
Punta Sdobba (Grado – Gorizia): stazione di fondo rurale che ha lo scopo di approfondire le conoscenze sui livelli di ozono nella fascia costiera della regione, già oggetto di indagini effettuate con campionatori passivi.
Ugovizza (Malborghetto Valbruna – Udine): stazione di fondo suburbano, destinata a dare maggiore informazioni sulla qualità dell’aria in area montana.
Ma la zona triestina, che è grande e comprende il territorio della provincia di Trieste ha un’estensione pari al 3% del territorio regionale, e comprende una fascia costiera ed il carso che si estende, con caratteristiche morfologiche omogenee, in territorio sloveno. La zona di pianura e la zona triestina sono classificate al di sopra della soglia di valutazione superiore anche per le polveri e gli ossidi di azoto per la protezione della salute umana. La zona triestina inoltre è classificata al di spora della soglia di valutazione superiore per il benzene. Il carico emissivo per tutti gli inquinanti è sostenuto. Per la città di Trieste le emissioni sono quelle tipiche dei centri urbani, anche se vi è evidenza dell’impatto dovuto alle emissioni del porto (fonte principale per polveri, ossidi di zolfo) e dell’area industriale incorporata nella città stessa (ossidi di azoto, metalli, IPA). Il trasporto su strada è significativo per CO e precursori dell’ozono. Le concentrazioni di CO, benzene ed SO2 sono maggiori alla media solo nell’area della città di Trieste. I valori di ozono sono significativi in tutta la zona. Mentre per la classificazione per il PM2.5, Pb, As, Cd, Ni, B(a)P, che riguardano quasi in via prevalente la combustione nell’industria, si rileva che questa è ottenuta con metodi di stima obiettiva o con l’utilizzo dei modelli e deve essere verificata mediante l’utilizzo di campagne di misura. La classificazione per l’SO2 deve essere confermata mediante l’utilizzo di campagne di misura a causa di discordanze riscontrate tra la simulazione modellistica ed i dati misurati.
Insomma, Trieste è inquinata, i dati sono pubblici e morire di inquinamento è un grave delitto sociale.
Trieste non è città che può vivere in armonia con l’industria pesante, Trieste è una città che deve mirare ad una riconversione globale, deve investire nel turismo, nella cultura, nel sociale, nella ricerca, nell’arte.

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