27 Novembre 2013

La poesia invade gli autobus

        

« (…) Ho bisogno di poesia 

questa magia che brucia

la pesantezza delle parole

che risveglia le emozioni e dà colori nuovi».

Alda Merini

 

Lunedì 25 novembre mi è capitata una cosa davvero insolita: poco dopo le 18 e 30 sono salite in autobus, precisamente sulla linea 9 verso San Giovanni, cinque giovani donne, accumunate da un rossetto rosso e da una così allegra leggerezza. Il loro ingresso ha spezzato la pesante monotonia delle persone presenti all’interno di quel mezzo. La maggior parte era taciturna, eccetto un gruppo di signore anziane che stava parlando dell’arrivo del freddo. E c’era un gruppo di adolescenti, aspiranti sordi dato il volume, che ascoltava musica con gli auricolari. Io facevo parte dei silenziosi: sola, riflettevo sulla mia giornata con gli occhi chiusi.

A dire il vero all’inizio le ho sentite arrivare: colpita da queste voci che stavano pronunciando parole in coro, e solo dopo ho aperto gli occhi e le ho viste. Erano così armoniche, ma allo stesso tempo così diverse: la prima si riconosceva per un vistoso mantello rosso e nero, la seconda era molto slanciata e composta, la terza aveva un paio di occhiali importanti e una folta chioma rossa, la quarta era molto giovane e timidamente sfogliava il suo diario e infine l’ultima mostrava con fierezza un ginocchio sbucciato.

Ero attratta da loro, mi sono chiesta cosa stessero leggendo, recitando e cantando con tutta quell’enfasi. Non ero la sola a guardarle. Persino quei ragazzi, che prima sembravano incuranti di tutto, si erano voltati e, con tono di sfida, hanno cominciato a rispondere ai loro versi. Le ragazze sembravano felici di questi interventi. Mi pareva che andassero pronunciando parole alle persone per offrire dei nuovi colori attraverso cui ridipingere i propri mondi e rappresentare diversamente le proprie sensazioni. Ero sempre più rapita.

Una di loro, prima di scendere per seguire le altre, ha gridato: «Oggi inizia il Festival Internazionale della Poesia di Trieste e abbiamo pensato di farlo cominciare portando un po’ di poesia all’interno degli autobus!» Ho subito pensato che fosse stata davvero un’idea carina, quella di travolgere così delicatamente la nostra quotidianità. Se non fossero entrate, tutti si sarebbero comportati al solito modo nel tentativo di riempire quell’attesa data dallo spostamento da un luogo a un altro. Invece loro sono riuscite a donare della vita a questo spazio morto.

Il giorno seguente ho scoperto che non erano state le uniche e che il nostro autobus non era stato il solo a essere stato invaso dall’onda poetica che in questi giorni sta travolgendo la città per mezzo di altri incisivi eventi. Tuttavia questo resterà il più particolare, in quanto è stata la stessa poesia che ha rincorso la gente per donarle quella via di fuga dall’ordinario di cui, a mio avviso, ha bisogno.

 

Il programma del Festival Internazionale di Poesia

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