Qua i diari dei precedenti viaggi
31.10.2013
Questa volta la ce la siamo presa un po’ comoda… pranzo lucculliano (tipo tre paste creme a testa come dessert) tanto eravamo tranquilli… ci aspettavano 10 semplici minuti di pedalata fino in stazione, dove alle 13.09 avremmo preso il treno. Ma scesi in parcheggio abbiamo trovato la mia bici con la ruota dietro a terra! Dopo una bella sfilza di imprecazioni sono seguiti dieci minuti di furore in cui siamo riusciti a cambiare la camera d’aria in super velocità.. nonostante la mia pompetta mal funzionante e le bombolette di CO2 di Luca mezze scariche.. Poi corsa rocambolesca fino in stazione dove per fortuna siamo arrivati in orario (anche se mezzi morti). Nonostante sembrasse che stessimo per sputare un polmone direttamente lì, sulla banchina del treno, neanche stavolta il capotreno ci ha dato una mano a caricare le bici sui scomodissimi vagoni…
Il nostro viaggio prevedeva 3 cambi: Portogruaro, Castelfranco veneto e Bassano del Grappa, da dove avremmo raggiunto la nostra meta: Levico, in Trentino, il cui lago è sorgente del fiume Brenta che noi volevamo percorrere dalle sorgenti alla foce.
Sistemate le bici in treno, ci siamo seduti anche noi per riprendere un po’ di fiato. Dopo il cambio a Portogruaro hanno cominciato ad apparire dal finestrino stazioni di paesi mai sentiti come ad esempio Paese o Fagarè mentre tutto attorno scorreva la pianura veneta che però è diversa dalla bassa pianura (quella che si osserva andando verso Venezia per intenderci). Laggiù regnano le monoculture di soia, mais o i pioppeti per chilometri e chilometri, mentre qui i terreni sono divisi in appezzamenti più piccoli e ci sono più siepi ed alberi a spezzare la linea del paesaggio. Ogni tanto in lontananza poi vedi la sagoma slanciata di qualche campanile. Anche questi sono diversi: da noi hanno una struttura piuttosto tozza e grossa, con il tetto basso. Qui invece sono molto più snelli e slanciati verso l’alto, con il tetto molto a punta, che sembra quasi protendersi il più possibile verso l’alto, come se volesse segnalare a tutti la presenza del paese sottostante o fungere da faro di riferimento in assenza di montagne e circostanti.
A Bassano abbiamo preso un Minuetto di proprietà della provincia autonoma di Trento e con esso siamo entrati nella Valsugana. Il paesaggio è cambiato quasi immediatamente: alte montagne con ampie pareti di roccia nuda delimitano la stretta valle, che man mano si popola di casette basse dai comignoli fumosi mentre la vegetazione di pianura lascia lentamente il passo ad abeti, salici e distese di meleti.
La nostra stazione di arrivo è stata quindi quella di Levico, famoso paesino per le terme ed il lago. La stazione è piccola ed ordinata, con perfino l’ascensore per le biciclette! Oltre a qualche dettaglio architettonico questo è uno dei segnali che siamo vicini all’ Austria!
Siamo subito andati alla ricerca di un negozio di biciclette per risolvere il problema della mia ruota (che reggeva miracolosamente con un gonfiaggio di emergenza) e poi di un negozio per fare la spesa per il pranzo dell’indomani. Arrivati al nostro B&B che si chiama “La vecchia Fattoria” ci ha accolti Alessandro, un ragazzo molto gentile e chiacchierone. Lasciate le borse in stanza siamo usciti subito per fare un giretto per il centro città e berci un aperitivo. Le due vie centrali sono carine e quella sera erano particolarmente movimentate grazie soprattutto a mandrie di bambini mascherati che giravano per il paese a fare “dolcetto o scherzetto” Alla fine cena in B&B con pizza e dolcetto, conditi da due buone birre weizen.
1.11.2013
Oggi sveglia presto, alle 7.30 con l’intento di sfruttare più ore di luce possibili… però nonostante tutta la voglia di pedalare sarei rimasto un altro paio d’ore al caldo sotto le coperte!! Colazione in albergo, ultimati i bagagli e poi via… Partenza!! Per scaldare i muscoli abbiamo fatto una piccola deviazione per vedere da vicino i laghi di Levico e Caldonazzo e poi ci siamo immessi sulla ciclabile che segue il fiume. Il Brenta scorreva accanto a noi, ancora delle dimensioni di un rigagnolo spumeggiante mentre attorno a noi la foschia grigia della notte si alzava dalle campagne per lasciarci intravedere meleti, campi di mais e foreste che si arrampicavano sulle pendici dei monti, le cui vette erano ancora nascoste. Non faceva ancora tanto caldo e pedalavamo ancora imbacuccati con sciarpe, k way e guanti. Ad un tratto nei pressi di Novaledo ci siamo dovuti fermare ed accostare con le bici al bordo della pista perché abbiamo incrociato dei pastori in transumanza: tre ragazzi giovani con i loro cani guidavano una mandria di un migliaio di pecore, montoni ed agnelli a cui facevano compagnia anche un cavallo ed alcuni asini. Che spettacolo… era la prima volta che mi capitava di trovarmi di fronte (o quasi immerso) ad una cosa del genere! Poi prima tappa caffè a borgo Valsugana con giretto ciclabile sotto i portici cittadini che costeggiano il fiume. La ciclabile poi continua sempre sulle sue rive tra prati e boschetti di salice, mentre ogni tanto si stacca da esso per arrampicarsi in qualche bosco di abeti più sul versante della montagna. Nei pressi di Grigno ci eravamo fermati un attimo per consultare la mappa e, alzando gli occhi abbiamo potuto osservare tre camosci che zompettavano felici sul versante del monte alla nostra destra. A mezzogiorno spaccato sosta veloce per il pranzo a base di panini col crudo e formaggio crucolo e naturalmente strudel di mele!!
La ciclabile poi attraversa il confine regionale: non si pedalava più in Trentino ma in Veneto.. e la differenza si è vista subito!!! A parte due tratti interessanti sotto delle reti anti frana, la ciclabile era meno curata. La pista finiva a Primolano dove ci siamo fermati in una birreria che doveva essere bike-friendly.. ma che di friendly non aveva proprio niente! Proseguendo poi per strade secondarie abbiamo attraversato Valstagna, il paese delle zattere, dove ci siamo fermati ad osservare un kayaker che si esercitava tra le rapide del Brenta. Leggendo alcune informazioni abbiamo scoperto che nel 1966 il paese era stato praticamente raso al suolo da una “brentana”, termine locale per indicare una piena distruttiva del fiume. Proseguendo poi, quasi all’improvviso la ValSugana si apre sulla pianura veneta, il sole riesce a toccarti il viso e dopo pochi km si arriva a Bassano del Grappa. Abbiamo percorso un bel sentierino proprio lungo la riva del fiume, che ci ha regalato un bellissimo scorcio alternativo della città e visto che eravamo presto abbiam deciso di concederci un bel giretto per il centro storico. Bassano si presenta subito bene, con il suo ponte di legno coperto che ci fa attraversare il Brenta e che porta direttamente nella parte vecchia. Nonostante tutta la ressa di gente in giro per lo shopping del sabato pomeriggio siamo riusciti a fare un giretto nella piazza del Municipio, passare accanto all’Ossario e prendere una birra nella piazza del Castello.
Per uscire dalla città invece ce ne abbiamo messo un pochino (entrare è sempre facile… ma uscire da una città in bici è una cosa spesso impossibile!).
Dopo Bassano il Brenta perde il suo carattere di fiume montano: il suo alveo si allarga, le sue acque ormai scorrono placide tra estesi depositi di ghiaia e grandi distese di piante pioniere tra cui salici, erbe e giunchi.
Usciti dalla città ci siamo messi a pedalare sull’argine sinistro del fiume su un bel sterrato poco curato ma ben segnalato. Attraversato poi un ponte, ora sulla sponda destra del fiume abbiamo ripreso l’argine e, su consiglio di una signora in bici, abbiamo imboccato un sentierino stretto stretto. La signora però non doveva essere molto pratica dei sentieri della zona perché ad un certo punto siamo finiti su dei sentieri da cross proprio sul greto del fiume…. Trovata poi una stradina che risaliva in cima all’argine abbiamo riguadagnato l’asfalto e la civiltà, giungendo qualche km dopo a Scaldaferro, minuscolo paesino dove avevamo prenotato una camera nell’unico albergo del paese.
Personalmente il posto non mi è piaciuto granchè, mi sembrava un po’ inquietante… ma pazienza!
Doccia calda di rito e cambio di vestiti e poi aperitivo al bar dell’albergo, ingannando il tempo che ci divideva dalla cena scrivendo sul diario il resoconto della giornata. Pensavamo di essere gli unici a cena in sala ed invece con nostra sorpresa la sala era piena! Cenato bene e bevuto altrettanto, siamo andati a nanna satolli e contenti.
2.11.2013
Oggi di nuovo sveglia alle 7.00, anche stavolta con il recondito desiderio di restarcene a ronfare sotto le coperte.. Colazione nella sala d’albergo in maniera “massiccia”: tipo 3 brioches a testa, yogurt, paninetti con affettati e cappuccino.. ma d’altronde toccava fare provvista per la giornata!
Dopa aver sistemato i bagagli e caricato le bici eravamo pronti a partire. Io intanto ho avuto la conferma che quel posto era inquietante dopo aver trovato 2 strutture di bare nel seminterrato.. mah.
La partenza poi è stata un po’ triste e sottotono per via del cielo grigio e pesante che grondava ancora umidità sui campi e sulle strade che ci circondavano. La prima parte del percorso l’abbiamo pedalata su una strada asfaltata che correva su un argine in mezzo ai campi mentre poi siamo scesi nell’area golenale del Brenta pedalando su una bella stradina di ghiaia tra boschetti di salici, pioppeti e canali (e cacciatori).
Sosta per caffè a Piazzola su Brenta seduti in un bar costruito nel porticato della Villa Contarini costruita nel 1300. Spesa veloce in un supermercato per la cena e poi ripartenza attraversando un viale alberato da splendide ed imponenti magnolie. Da lì abbiamo alternato pezzi di strade secondarie a segmenti di piste ciclabili fino a che siamo giunti su un sentiero ciclabile (l’anello ciclabile del Brenta) che ci ha fatto saltare tutta la zona urbana di Padova. Molto bello, tutto in riva al fiume e circondato dal verde, ma un po’ impegnativo per il fondale sconnesso e bagnato. Giunti a Stra abbiamo abbandonato l’anello e così anche il fiume Brenta, per entrare in paese alla ricerca di una trattoria. Dopo alcuni tentativi a vuoto abbiamo continuato fino a Paluello, paesino poco prima di Dolo dove ci siamo rifocillati all’osteria Da Caronte. Ottimo il pasticcio alla venata (con piselli, funghi e radicchio) ed il pane fatto in casa.
Saziati e ripartiti ci siamo poi messi a seguire il Naviglio Brenta in direzione di Dolo e poi di Mira. Zona abbastanza bruttina ed anonima ma per fortuna poi la strada per Fusina ci ha risollevato il morale, visto che si pedalava in aperta campagna affiancati dal canale e da file di vecchi pioppi in tenuta ormai autunnale.
Alla fine della strada simo arrivati a Fusina, meta finale del nostro viaggio e luogo dove uno dei canali del Brenta sfocia in mare. La località è abbastanza trascurata e squallida ma noi ci siamo comunque goduti il lungomare e la vista del profilo di Venezia ce spuntava dalla nebbia in mezzo alla laguna.
Poi ultimi dieci km orribilmente interessanti pedalando tra zone industriali, container, prostitute di colore e auto dei magnaccia per arrivare alla stazione di Mestre, dove abbiamo preso il treno che ci riportava a casa.
diario cicloturistico interessante.
Commenti iniziali dopo aver passato le “colonne d’Ercole” di Portogruaro e la parte finale di Mestre tipiche del gorizian/bisiaco che se va oltre Villesse ga paura dover portarse drio el passaporto.