28 Ottobre 2013

Il consigliere Gratton (SEL) in visita al carcere di Gorizia

Sabato scorso il consigliere regionale eletto nella circoscrizione di Gorizia Alessio Gratton si è recato in visita al carcere di via Barzellini.
“Quella che ho visitato è una struttura obsoleta, che letteralmente cade a pezzi, anche se dopo anni di tribolazioni è partita la ristrutturazione (ancora parziale e che vedrà la conclusione del primo lotto la prossima primavera). Ma a mio modo di vedere questo non può essere sufficiente. Una struttura pensata agli inizi del 900 non può ancora essere funzionale agli scopi che si prefigge di rieducazione e reinserimento nella società dei detenuti”.
” Anche dalle parole degli stessi operatori di sicurezza mi è emersa chiaramente una sensazione di disagio, come se quel luogo potesse limitare quella che dovrebbe essere l’attività di recupero del detenuto. Ciononostante essi svolgono egregiamente il loro lavoro pur tra mille difficoltà”

“La verità è che il problema sta a monte, a livello legislativo, se le carceri sono sovraffollate e non più funzionali: o si comincia a rivedere la classificazione dei reati, e quindi la depenalizzazione dei reati minori, o la situazione peggiorerà inevitabilmente”
Gratton su quello che la regione può fare al momento “Abbiamo già presentato una mozione che verrà discussa la prossima settimana in Consiglio Regionale la quale chiede innanzitutto di far tornare in capo alla sanità regionale la gestione del servizio sanitario penitenziario, come hanno già peraltro fatto molte altre regioni, in modo da avere un controllo diretto. Questo passo rappresenta un primo atto di civiltà al quale ne dovranno seguire altri a livello nazionale”

Gratton si è soffermato poi sul colloquio avuto con uno dei detenuti” mi ha toccato il cuore conoscere la storia di quel ragazzo di 28 anni, e da sei in Italia. Un ragazzo che ha sempre lavorato, vittima della crisi economica si è ritrovato senza lavoro e conseguentemente senza permesso di soggiorno, quindi dichiarato clandestino e trattenuto nel CIE di Gradisca. Accusato di danneggiamento (in attesa di giudizio), senza nessuno al mondo, si ritrova relegato in carcere. Senza mai aver fatto nulla di male a nessuno. Chi come lui ha perso il lavoro ha commesso un reato per lo stato italiano: quello di clandestinità. È evidente che la Bossi-Fini presenta grosse lacune in termini di diritti umani, per usare un eufemismo”

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