11 Ottobre 2013

1/Consorzio universitario, chiusura si o no? L’opinione di Federico Portelli.

“Il concetto della chiusura del Consorzio universitario di Gorizia non esprime la volontà di abdicare gli scopi per cui esso è nato. Significa invece predisporre una diversa e più efficace assunzione di responsabilità nel campo delle politiche universitarie”: lo dichiara l’assessore provinciale Federico Portelli ( nella foto), che ha la delega all’università, e che è disposto ad assumere il ruolo di mediatore tra le posizioni contrapposte di questi giorni,  consorzio si e consorzio no, attorno a un bilancio che oltrepassa il milione di euro, tra conferimenti dei soci , finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio e  intervento della Regione.
Ne abbiamo parlato  proprio il giorno in cui è si è insediata, a Villa Ritter,  la Scuola superiore per mediatori linguistici, sezione staccata della padovana  e privata CIELS, attraverso la quale un centinaio di giovani
iscritti otterranno un diploma equipollente alla laurea triennale in Scienze della mediazione linguistica.
Un’operazione del Comune di Gorizia (che oltretutto frutterà  alle casse dell’ente un importante canone di locazione annuale  pagato da CIELS ), sviluppata da un progetto inizialmente targato Isig, e che vede nominato quale direttore scientifico il prof. Domenico Coccopalmerio, già preside della Facoltà di scienze internazionali e diplomatiche.  Ma è anche una novità che all’assessore Portelli piace perché “ per un verso spezza la situazione di monopolio universitario condiviso tra Udine e Trieste, e per l’altro introduce a Gorizia un’esperienza che le è affine storicamente e geograficamente, promettente quindi di sbocchi professionali in loco.”
L’arrivo a Gorizia della CIELS però non è stato pilotato dal Consorzio universitario: già,  l’istituzione da almeno 6 mesi langue in attesa che il Comune – uno dei soci, assieme a Provincia e CCIAA – sblocchi la nomina del proprio rappresentante in Consiglio di amministrazione ( le ragioni riguardano l’inconferibilità dell’incarico al candidato gradito al Comune).
E inoltre perché il Comune non  ritiene di utilizzare il Consorzio, di cui pure fa parte e a cui destina dei soldi, quale luogo dove si elaborano e si concertano le politiche universitarie.
La Provincia, ci spiega Portelli, ha invece  fatto propria questa impostazione: ad esempio è stato coinvolgendo il Consorzio che ha realizzato l’insediamento a Palazzo Alvarez della Facoltà di arti digitali dell’Università di Ljubljana.
Per farla breve: “ Nonostante il precedente presidente, Rodolfo Ziberna, avesse rinunciato al suo compenso, e altrettanto abbia fatto l’attuale vice presidente, Marco Grusovin ( che riceve solo i gettoni di presenza del CdA), i costi di gestione non sono irrilevanti .”
L’assessore Portelli fa una serie di conti, tra le diverse voci  c’è anche l’affitto della sede consortile, in un immobile dell’ente camerale, pagato quindi ad uno degli stessi  soci finanziatori.
La Provincia di suo ci mette 90 mila euro. E in pratica, il contributo dei soci – circa il 20 per cento del bilancio complessivo – copre le spese di gestione, dai dipendenti alle pulizie delle sedi universitarie.
“ Vogliamo ridurre gli enti intermedi, vogliamo abolire le poltrone che affollano un sottobosco da ripulire e le relative prebende: questo è lo sfondo, giusto? Allora, per queste ragioni,  da un po’ stiamo lavorando, di concerto anche con il Comune, a progettare la revisione del Consorzio. Ci siamo anche proposti di assumerne le competenze. In prospettiva è perfetto: faremmo lo stesso mestiere che fa il Consorzio, siamo un ente elettivo, rispondiamo ai cittadini e siamo controllati”. I soldi risparmiati potrebbero essere girati agli Atenei, o essere utilizzati per altri progetti culturali.
Come si fa, visto che adesso c’è un tono di agro nei rapporti istituzionali tra Comune  e Provincia?
“ E’ possibile pensare ad un percorso di mediazione. Ne parliamo – spiega Portelli –  vediamo di trovare un accordo tra i soci, passiamo a nominare nell’attuale  CdA  funzionari e dirigenti degli enti, in modo che tutti i nominati siano già remunerati per il loro lavoro; tutti gli aspetti finanziari e contabili possono essere trasferiti agli uffici delle Amministrazioni, la Provincia è disponibile; la sede si può spostare a palazzo Alvarez. Prosegue  l’attività, e non vedo perché dovrebbe perdere di qualità : bandi di gara, appalti, borse di studio, master, pubblicazioni e altre iniziative.”
E i dipendenti? “ La direzione è coperta attraverso un rapporto di consulenza, basterebbe affidarne il ruolo ad un funzionario; ci sono poi due posti di lavoro, uno è un part time, che si potrebbe cercare di assorbire in Provincia. Certamente noi non vogliamo lasciare a casa nessuno. Non è la nostra politica.”
“L’idea di un Consorzio universitario  – conclude l’assessore – deve  contenere elementi di flessibilità  e doti di inclusività – sempre a proposito dei monopoli – deve orientare a sviluppare la capacità di generare progetti sul territorio. Quindi metterci le mani non significa privare la città e la provincia di uno strumento importante, ma  perseguire gli scopi statutari con risparmi ingenti. Oltre 50.000 euro, che di questi tempi…”

 

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