9 Ottobre 2013

Fondazione Coronini: perché tanto riserbo sulla gestione?

Si toccano nervi scoperti, a Gorizia, quando si chiedono lumi sulla gestione della Fondazione Coronini.
Partendo da un presupposto: la presenza nel curatorio – in parole povere, nel consiglio di amministrazione – delle più importanti istituzioni statali, dalla Regione al Comune alla Soprintendenza ai beni culturali, non è stata sufficiente ad assicurare la necessaria trasparenza alla Fondazione che avrebbe dovuto rappresentare, secondo le intenzioni dello scomparso conte Guglielmo, un bene
collettivo della cittadinanza. Bene che è costituito dall’enorme complesso della Villa Coronini, dalla Villa Louise, che cade a pezzi, e dall’abbandonato parco della Villa Frommer.
L’ha fatto, alcuni giorni fa, il consigliere comunale Livio Bianchini ( Sel)
che nello specifico  ha chiesto contezza al sindaco Romoli ( che è anche presidente della Fondazione) sulla composizione dell’organico dell’ente, sul fatto che vien chiesto il pagamento di un biglietto d’ingresso alla sede museale della Villa Cornini, sull’attività e le iniziative del curatorio della Fondazione, sul collegio dei Revisori dei conti.
E sul perché Villa Louise sia nelle condizioni di assoluto degrado in cui
possiamo contemplarla, tristemente stupenda, sullo sfondo di Largo Culiat ( e della quale riparleremo con più ampiezza).
La reazione del Sindaco a questa iniziativa è stata, come apprendiamo dalla
stampa, di ammettere l’esistenza di alcuni problemi in seno alla  Fondazione e assicurare risposta scritta a Bianchini.
Poi è apparsa su Il Piccolo una lettera non firmata, ma con tutta probabilità, insinuiamo noi, proveniente dall’interno della Fondazione, in cui l’iniziativa di SEL viene etichettata quale “oscenità” e in cui si sancisce il fatto che un  ente privato ha tutti i diritti di comportarsi come tale e non è tenuto a rendicontare la propria attività.
Il coordinatore di Sel Gorizia, Paolo Del Ponte, non incassa la reprimenda e scrive a sua volta, chiarendo innanzitutto che lo scopo della Fondazione è quello “di pubblico godimento ed educazione culturale della collettività”, com’era intenzione del filantropo conte Gugliemo,
dell’inestimabile patrimonio della famiglia Coronini.
“Perché – si legge in una nota –  sarà pur vero che, dal punto di vista formale, la Fondazione Coronini è una fondazione di diritto privato, ma è molto probabile che più di qualche goriziano si sia già chiesto se possa definirsi privata, in senso stretto, una fondazione della quale fanno parte il soprintendente per i beni culturali regionale, l’assessore regionale alla cultura, il direttore dei musei provinciali, il direttore della biblioteca statale e lo stesso sindaco della città;
e ancora,  che ha ottenuto il formale riconoscimento di personalità giuridica e, quindi, in quanto tale, è soggetta al controllo pubblico
regionale;  e infine che  tra le fonti di finanziamento dispone di risorse proprie soltanto per il 20%, perché (con riferimento all’anno 2011) per coprire le restanti spese le risorse provengono da contributi dello Stato 60%, Regione 30%, Enti locali 10%?
Oltre a tutto ciò, chiede Del Ponte, è  accettabile che un  “ente privato” (ma allora che senso ha il riconoscimento da parte della regione?), con finalità statutarie di “pubblico godimento” possa astenersi da un comportamento di assoluta  apertura alla città  nella propria gestione?
Se chiedere chiarezza e trasparenza sull’utilizzo dei fondi pubblici è considerato poco opportuno, probabilmente c’è qualcosa che non quadra. E allora ben vengano i controlli da qualsiasi parte essi provengano.

2 commenti a Fondazione Coronini: perché tanto riserbo sulla gestione?

  1. Marilisa ha detto:

    Ho letto la lettera sul Piccolo e, a dire il vero, sono rimasta piuttosto sorpresa dal tono usato. Sopratutto in relazione al fatto che l’interrogazione di Bianchini, da quanto avevo letto sul Piccolo, mi era sembrata molto serena. E’ il giornale che, invece, ha fatto intravedere ombre.
    Per quanto mi riguarda, da cittadina goriziana, un po’ di curiosità ce l’ho anch’io. Anche se sono certa che il Sindaco Romoli farà chiarezza su ogni aspetto. Non posso nemmeno immaginare che chi opera all’interno della Fondazione non sappia che esiste il reato di malversazione e che pertanto, privata o pubblica, una fondazione deve poter rendere conto di come ha speso il denaro che le è stato erogato.
    Attendiamo, quindi, fiduciosi ….

  2. Rosi ha detto:

    La Fondazione è fortemente carente su due cose:
    – gestione immobiliare;
    – politica culturale.
    Infatti gli edifici si stanno sbriciolando e per incuria amministrativa un fondo di gorgo Castello è stato usucapito da privati, mentre le mostre non decollano, come le visite, nemmeno tra i goriziani perché anche a loro viene chiesto il biglietto e così non ci vanno mai.

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