2 Ottobre 2013

“Le condizioni di vita dei trattenuti del CIE sono una vergogna per il Friuli Venezia Giulia e per l’Italia”

“Ieri nello stretto di Scicli sono morte minimo 13 persone, tentando di arrivare in Italia. Erano tra le 50 e le 200 persone: i sopravvissuti sono “clandestini” per la legge italiana e, in quanto tali, diversi di loro finiranno prima o poi in un CIE anche se fuggono da una guerra o cercano condizioni di vita migliori come hanno fatto gli stessi emigranti giuliani e friulani all’estero nella loro storia.”
“Il CIE di Gradisca d’Isonzo è da molti riconosciuto come il peggiore fra quelli presenti in Italia. La maggior parte di coloro che sono trattenuti in quel luogo, e sottoposti a condizioni ben più dure e degradanti di quelle degli stessi carceri, lo sono per diretta conseguenza dell’introduzione del reato di clandestinità e gli ex-detenuti, che sono una minoranza, nonostante abbiano già scontato la pena e quindi regolato i conti con la giustizia italiana.” Lo ha dichiarato Giulio Lauri, capogruppo di SEL in Consiglio regionale in occasione della discussione della mozione sul CIE di Gradisca.
“I CIE vanno chiusi, tutti, ma se c’è uno da cui bisogna cominciare, così come ha chiesto anche la Presidente Serracchiani, è quello di Gradisca. Nel frattempo, la Regione, in quanto soggetto responsabile della salute di tutte le persone che si trovano sul suo territorio, ha il potere e il dovere di intervenire concretamente tutelare la salute dei trattenuti, cosa che oggi non avviene appieno come dimostra anche il consumo massiccio di psicofarmaci.
“In particolare pongo l’accento su tre aspetti:” – chiude Lauri – “mettere in atto misure di costante monitoraggio e tutela dei diritti sanitari dei trattenuti; farsi carico dell’adeguamento architettonico delle strutture e garantire il libero e rapido accesso dei consiglieri regionali all’interno del centro.

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