19 Settembre 2013

Da Trieste a Venezia passando per la Lombardia i nuovi fronti per l’indipendentismo

Ricordate quel 15 settembre 1996 quando dal palco di Venezia venne proclamata l’indipendenza della Padania?

Nel corso di questi anni il principale partito secessionista, la Lega Nord, è stato caratterizzato da diverse turbolenze.
Ma non è finita la voglia di secessione né di indipendenza.
Si è passati dall’idea astratta della Padania a situazioni locali, di stampo nazionalistico, che certamente sono più sentite, più vissute e più partecipate dalle persone. In questo tempo dalla perdurante crisi economica e sociale l’idea di chiudersi in un recinto più piccolo, ove maggiore è il senso di protezione, alletta, alletta talmente tanto, che concetti trasversali, che ben possono unire una moltitudine di soggettività, fungono da catena, una catena che vuol liberare queste persone dalla Sovranità dello Stato italiano ma legarle alla Sovranità di una piccola nazione che dovrà, a detta loro, venire. I diritti civili i temi etici non sono all’ordine del giorno, non si capisce cosa pensano sull’immigrazione, sull’omosessualità , sull’aborto, sul divorzio, sulla laicità, sull’eutanasia, sul matrimonio, nulla di tutto ciò viene affrontato, ma si parla esclusivamente di burocrazia e tasse e lavoro.
A Trieste il 15 settembre si è svolta la manifestazione più rilevante,ad oggi, di questo nuovo secolo. Circa 5000 persone, numeri impressionanti per una realtà come Trieste, sono scesi in piazza per rivendicare l’applicazione parziale del Trattato di Pace del 1947 che vuole la realizzazione piena ed incondizionata del Territorio libero di Trieste. Tantissimi giovani, anche studenti, famiglie hanno sfilato per le strade triestine all’urlo di Trieste libera.
Ma l’Italia continua ad ignorare quello che non è un fenomeno tutto triestino, ma una situazione che deve essere necessariamente collegata a quello che accade in altre realtà.
A Venezia il 17 settembre si è svolta una importante manifestazione per “invitare” il Consiglio Regionale a votare positivamente l’indizione del Plebiscito per l’indipendenza del Veneto. Su 60 consiglieri, 55 erano presenti in aula  e  dei presenti, 29 hanno votato per rimandare il progetto di legge referendario in Commissione Affari Istituzionali ed essere rivalutato, 25 hanno votato per prendere una decisione pro o contro subito, e solo uno si è astenuto.

E’ il caso di ricordare che una iniziativa simile in Sardegna non è andata a buon fine perché ovviamente l’articolo 5 della Costituzione blocca iniziative secessioniste.

Esiste un sito internet ed una pagina facebook con oltre 14 mila piace Ason fiero de esar Veneto che semplicemente vuole il Veneto indipendente, benestante come l’Austria e la Svizzera.
Riferimenti casuali?
Sarà la storia e forse altro a spiegarlo.
Anzi a tal proposito sarebbe interessante capire come i capitali austriaci o svizzeri, per esempio, guardano a queste vicende interne italiane.
Il movimento Veneto si richiama al principio di autodeterminazione dei popoli , una norma di diritto internazionale generale ed inderogabile che produce effetti giuridici (diritti ed obblighi) per tutta la Comunità degli Stati. Scrivono, sulla loro pagina che “Esso è entrato in vigore da noi con Legge statale n. 881 del 25 ottobre 1977 (ratifica ed esecuzione del patto di New York), secondo cui “Tutti i popoli hanno il diritto di autodeterminazione. In virtù di questo diritto, essi decidono liberamente del loro statuto politico e perseguono liberamente il loro sviluppo economico, sociale e culturale”. Il Popolo Veneto trova poi definizione legale secondo l’art. 2 della Legge statale n. 340 del 22 maggio 1971, che recita “L’autogoverno del popolo veneto si attua in forme rispondenti alle caratteristiche e tradizioni della sua storia”.
Decine e decine di Comune veneti hanno approvato l’ordine del giorno a favore dell’indipendenza veneta, come Castellavazzo (BL), Segusino (TV), Gallio (VI), Trissino (VI), Cassola (VI), Longare (VI), Abano Terme (PD), (VR)Verona, Noale (VE), Rosà (VI), Rivoli Veronese (VR), Nogarole Vicentino (VI), Altavilla Vicentina (VI), Concamarise (VR), Isola Rizza (VR) ecc.
Un movimento simile è nato in Lombardia che, come quello veneto, si richiama integralmente al principio dell’autodeterminazione dei popoli, ed attua le medesime strategie, Color 44 ma è da segnalare anche il fronte indipendentista Lombardia o pro Lombardia Indipendenza ed anche il fatto che i simboli di queste realtà indipendentiste venete e lombarde erano presenti durante il corteo del 15 settembre a Trieste.
Ed in Friuli Venezia Giulia, oltre al Movimento Trieste Libera, si deve segnalare anche il “FRONTE PER L’INDIPENDENZA”, nato dalla fusione di tre movimenti Indipendentisti (Fronte Giuliano, Fronte Friuli Indipendente e Volontari Verdi-Le ronde padane di Trieste) che ha come scopo, quello di avanzare una proposta di legge, come in Veneto ed in Lombardia, per l’indizione di un referendum sui seguenti quesiti:
1) costituzione dello Stato libero del Friuli;
2) costituzione Città-Stato del territorio libero di Trieste;
3) costituire, in entrambi i territori, la forma di governo, Federalista, su modello Svizzero;
4) la confederazione degli Stati Uniti d’Europa.
Insomma se la Lega Nord è morta, nascono, guarda caso proprio nel momento della fine politica di quel partito, una serie di movimenti o realtà che mirano alla realizzazione di varie indipendenze territoriali.
Nascerà un coordinamento tra queste realtà neo-indipendentiste?
Quando non conseguiranno alcuna risposta positiva dalla politica istituzionale, dalle aule dei tribunali, sia nazionali che internazionali, cosa pensano di fare queste realtà? Come pensano di portare avanti le loro istanze?
Il vecchio leghismo a parer mio si è riciclato in queste situazioni, ha cambiato forma, ma la sostanza no.
E’ mutata la strategia d’attacco, certamente fertile in questa fase storica, ma lo scopo sarà sempre quello, arrivare alla Padania libera, salvaguardando specifiche particolarità, tipo quella di Trieste.
Il tempo mi darà ragione o torto, una cosa è certa, a livello nazionale non si può non vedere quello che accade, queste realtà devono essere assolutamente lette in connessione, da Trieste a Venezia alla Lombardia. Cresce la voglia di indipendentismo anche nell’Italia meridionale. Ciò riporta a vecchie strategie, che nei primi anni 90 hanno segnato in modo negativo la situazione politica e sociale italiana.

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