Affinché il messaggio arrivi a più persone possibile, pubblichiamo anche noi la lettera che Paolo Rumiz ha scritto al vicepresidente della Commissione europea e responsabile per la Giustizia, i Diritti fondamentali e la Cittadinanza Viviane Reding, già apparsa oggi su Il Piccolo.
Signora vicepresidente Reding,
le scrivo nella sua carica di alto rappresentante dell’Ue per spiegarle in quale infelice contesto – politico, demografico e ambientale – si avanza l’ipotesi di costruire nel cuore di Trieste un grande terminal di rigassificazione on shore, candidato al ruolo di impianto strategico in ambito comunitario.
Trieste è un porto europeo e non ci sembra possibile che l’Europa ignori il parere negativo espresso su questo tema (con fondate motivazioni scientifiche) dall’Autorità Portuale, dal Comune, dalla Provincia, dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e dalla stragrande maggioranza dei cittadini.
Pressato dai giganti degli idrocarburi e distratto da altre priorità, il governo italiano non pare aver valutato la gravità della situazione, almeno stando alle più recenti dichiarazioni del premier Enrico Letta. Ma non è verosimile che lo faccia Bruxelles, tanto più alla luce dell’opposizione manifestata infinite volte dalla Slovenia, che condivide con l’Italia questo braccio di mare.
I motivi dell’opposizione non nascono da spinte populiste ma da analisi accurate della comunità scientifica internazionale triestina, ed è grave che le obiezioni espresse non abbiano mai avuto risposta credibile dalla società costruttrice.
Eppure ciascuno di questi motivi sarebbe, da solo, sufficiente a bocciare l’operazione. Glieli elenco in modo schematico.
1) Esistenza di un golfo chiuso e conseguente vulnerabilità dell’ambiente marino a un’alterazione che lo renderebbe sterile.
2) Difficoltà di coesistenza con il traffico commerciale che ne uscirebbe dimezzato, con conseguenza blocco delle ipotesi di sviluppo di un porto indispensabile al Centro Europa.
3) Presenza di venti tra i forti del Mediterraneo – punte a duecento chilometri orari – che minaccerebbero la sicurezza degli attracchi.
4) Impressionante vicinanza della parte più popolosa della città (massima densità abitativa nazionale dopo Napoli, Milano e Monza).
5) Contiguità di un terminal petrolifero che aumenterebbe l’effetto domino in caso di incidente o attentato (fu lì che colpì Settembre Nero nell’agosto del ’72!).
6) Esistenza di un altro rigassificatore a ciclo aperto (con acqua di mare) alle foci del Po, in uno spazio di mare (l’Alto Adriatico) che per scarsità di fondali contiene appena lo 0,4 per cento dell’acqua dell’intero Adriatico.
Sono considerazioni che dicono come sia insensato insistere nel voler martoriare questo remoto francobollo di mare.
Nel Novecento Trieste ha risentito come poche altre città i danni dei due conflitti e della guerra fredda. Oggi finalmente, essa ha la possibilità di ritrovare il suo ruolo nel quadro dell’Europa unita. Un rigassificatore la penalizzerebbe in modo irrimediabile.
Per queste ragioni, la preghiamo, gentile signora Reding, di porre la questione ai competenti organi decisori di Bruxelles, dopo aver verificato la fondatezza dell’opposizione espressa compattamente dalle istituzioni locali.
Se un terminal nel Nord Adriatico è davvero necessario (stando agli ultimi dati sui consumi e sui gasdotti in costruzione c’è da dubitarne), questo deve essere a ciclo assolutamente chiuso, e collocato off shore a una ragionevole distanza dalle città.
Come vede non si tratta di un’opposizione “nimby”, quella di chi protegge ottusamente il proprio orticello. Anche perché esiste “yard” e “yard”, orticello e orticello.
E il nostro, gentile vicepresidente, è davvero un orto minimale.
Cordiali saluti
Paolo Rumiz
Grande Rumiz come sempre!
doveroso un ringraziamento verso Paolo Rumiz che si batte sempre per Trieste contro le ingiustizie , ci vorrebbero più persone che dovrebbero occuparsi di più nei riguardi di questa città disgraziata che manca di politici seri, politici che ci hanno portato in queste condizioni, grazie e ancora grazie,
D’accordo con quanto espresso dal sig. Zerial. Il rigassificatore a Trieste è semplicemente fuori da ogni logica!!!!
bravo Rumiz!
….per spiegarle in quale infelice contesto – politico, demografico e ambientale – si avanza l’ipotesi di costruire nel cuore di Trieste un grande terminal di rigassificazione on shore, candidato al ruolo di impianto strategico in ambito comunitario.
Trieste è un porto europeo….
…
2) Difficoltà di coesistenza con il traffico commerciale che ne uscirebbe dimezzato, con conseguenza blocco delle ipotesi di sviluppo di un porto indispensabile al Centro Europa.
…
Nel Novecento Trieste ha risentito come poche altre città i danni dei due conflitti e della guerra fredda. Oggi finalmente, essa ha la possibilità di ritrovare il suo ruolo nel quadro dell’Europa unita.
commento: a parte el punto 2) che Trieste xe porto per l’Europa centrale ed orientale, del resto xe semplicemente perfetto nella sua semplicitá esplicativa.
(Europa e/o Europa unita no vol dir UE…. speremo ben)
se la baba no la capisi alora no la vol capir!