11 settembre 2001 – 11 settembre 1683 e 1697

Coincidenze e fantapolitica per riscoprire un vecchio bel
libro di Arduino Cremonesi: La sfida turca contro gli Asburgo e Venezia. Arti
Grafiche Friulane, Udine 1976.

11 settembre 2001. Gli Stati Uniti ricordano, tutto il mondo riflette, soprattutto sullo sfondo della questione siriana. Sulla specifica data
dell’attentato alle torri gemelli si sono sprecati fiumi di inchiostro, a cercare coincidenze, ricorrenze, simbologie, numerologie e così via: la storia
dell’uomo è colma di 11 settembre significativi.
Ce ne appropriamo di due in particolare: l’ 11 settembre 1683, le truppe ottomane furono fermate alle porte di Vienna, e con questa celebre sconfitta  iniziò a venir meno l’impeto che sosteneva l’espansione dell’Impero turco. Ma di nuovo un  11 settembre, del 1697, Eugenio di Savoia a Zenta, sul Tibisco, in Ungheria sbaragliò definitivamente il temibile esercito  turco pronto ad invadere l’Ungheria:  la sconfitta portò alla Pace di Carlowitz  e alla perdita per gli Ottomani dell’Ungheria e dei territori nord balcanici. Se un progetto di riconquista del mondo cristiano-occidentale da parte del mondo musulmano avesse dovuto scegliere un punto da cui “ ricominciare” ufficialmente, la data dell’11 settembre in chiave fantapolitica potremmo considerarla perfetta.

Tutto questo per introdurre un vecchio bel libro ( del 1976) di Arduino Cremonesi, fiumano classe 1912, insegnante, studioso vissuto a Udine fino alla scomparsa, nel 1983: La sfida turca contro gli Asburgo e Venezia, edito da Arti Grafiche Friulane.
Cremonesi , che acutamente precedette con il suo molti e più recenti studi sull’argomento  parte da un concetto: l’impero dei Turchi Osmani fu, grazie al suo eccezionale esercito, uno stato dinamico che per circa due secoli tentò di impadronirsi dell’Europa centrale e di una parte dell’Italia,
con lo scopo di distruggere Papato e Sacro Romano Impero e islamizzare le terre cristiane. Se ciò non avvenne fu per una serie di circostanze fortuite piuttosto che per lo sforzo concorde degli europei, impegnati a sbranarsi tra loro.
Venezia ben ricorda che le guerre contro i Turchi la sfiancarono e le svuotarono i forzieri, e noi stessi, in Friuli Venezia Giulia e in Slovenia, ricordiamo truci storie di aggressioni e violenze sopra le quali ondeggiavano gli stendardi della Sublime Porta. Però non abbiamo in verità una conoscenza articolata ( ma forse nemmeno sintetizzata) del peso con cui l’impero ottomano gravò sull’Europa e sulla sua
stessa civiltà : una battaglia di Lepanto qua, un eroico re polacco Giovanni III  con le sua invincibile cavalleria là, qualcosa di Giorgio Castriota Scanderbeg, qualcosa di meno ancora del Cavaliere Bianco János Hunyadi…e la terribile morte di Marcantonio Bragadin dopo la sconfitta di Famagosta ? E le missioni diplomatiche “impossibili” di Marco d’Aviano?
Il motivo per cui questo enorme teatro storico non ci è molto familiare, secondo Cremonesi, ha radici profonde e va ricondotto al lungo predominio culturale della Francia su tutto il continente: e la Francia era un tradizionale alleato dell’Impero Osmano, diplomaticamente non aveva dunque ragione a diffondere  controproducenti verità storiche .
Se volete approfondire:  “L’ultima crociata – Quando gli ottomani arrivarono alle porte dell’Europa”, Arrigo Petacco, Mondadori e “ Il Turco a Vienna”, Franco Cardini , Laterza.