31 Agosto 2013

L’insostenibile pesantezza dello sviluppo

Oggi, alle 18.30,  al Festival vegetariano di Gorizia, Tozzi parla di Impatti,  quelli causati dallo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali. E stasera, al cinema, Trashed.
Mario Tozzi, divulgatore scientifico che si è conquistato la fiducia incondizionata del pubblico italiano, geologo, scrittore, giornalista, interviene oggi al Festival vegetariano, nel Padiglione cultura, alle ore 18.30, parlando di “Impatti”. Ovvero gli aspetti di insostenibilità di un sistema economico e sociale – l’attuale purtroppo – che sfrutta molto velocemente le risorse naturali. Tema che non è un’esercitazione astratta:  ad esempio basta guardarsi attorno nella nostra piccola provinca per  avere occasioni di riflessione, e preoccupazione, e molto spesso di indignazione per l’uso irresponsabile di suolo e acqua.
L’occasione di rivolgergli alcune domande ci ha permesso di accennare alla questione della diga sull’Isonzo: dibattito di questi giorni, da un lato arroccati gli ambientalisti che difendono l’ecosistema ( fiume e sponde) a monte dell’ipotetica infrastruttura, dall’altro schierati quanti sostengono la necessità di risolvere i problemi della portata del fiume, della carenza d’acqua, delle aumentate esigenze d’acqua per usi agricoli.
Le dighe non si fanno – è stato categorico Tozzi – non conosco la situazione specifica, ma ormai queste opere non hanno più senso. Situazioni in tutto il mondo lo hanno ampiamente dimostrato”.
Perché producono più danni che benefici:  “ Basta pensare che sclerotizzano i corsi dei fiumi, creano ambienti poco adattabili,  invece di difenderci dalle piene le aggravano, trattengono i sedimenti e quindi poi con i soldi dei cittadini bisogna rifare le spiagge alla foce, non producono reali vantaggi per l’agricoltura.”
“ Noi giustamente ci preoccupiamo, nel quotidiano, di risparmiare l’acqua: ma il 60 per cento dei consumi d’acqua è per usi agricoli, ed è acqua che va in gran parte sprecata”.
Ma come , l’acqua è un bene oltreché indispensabile anche costoso…  “Certo – ribatte Tozzi – ma l’agricoltura beneficia di sovvenzioni, e quindi l’acqua viene a costare poco, molto meno di quello che la paghiamo noi.  Così irrighiamo come facevano gli antichi romani, sprecando enormi quantità.
Secondo Tozzi, i politici hanno scarsa capacità di comprendere il valore anche economico dell’ambiente, della sua tutela, e delle risorse e del relativo sostenibile utilizzo. E la politica agraria non tiene conto né della sostenibilità di determinate colture – ad esempio coltivare frumento, spiega Tozzi, richiede molta meno acqua che coltivare mais – né dei cambiamenti climatici. Di conseguenza non c’è nemmeno il tentativo di penalizzare le coltivazioni a forte impatto ambientale.

In serata, alle 19, al Kinemax, proiezione di Trashed: un insolito Jeremy Irons ci conduce, con la regia di Candida Brady, a vedere cosa rifiuti e inquinamento sanno causando ovunque nel mondo, portando il nostro pianeta al collasso e mettendo in pericolo la vita e la salute dell’uomo. Il film, super premiato nei principali festival internazionali,  è un feroce atto d’accusa nei confronti della grande economia mondiale, ma anche un forte incitamento alla lotta e al cambiamento.

 

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2 commenti a L’insostenibile pesantezza dello sviluppo

  1. Fabrizio ha detto:

    Troppo giusto, oltretutto esistono sistemi per irrigare molto più efficenti che non quelli adottati generalmente. E poi direi che non si può coltivare il mais sui sassi pue di fare materiale per biomassa. Purtroppo i nostri politici sia di destra che sinistra pensano con mentalità antiquata. Anche se a parole dicono affermano il contrario, non hanno ancora capito che è davvero cambiato il mondo.

  2. Kaiokasin ha detto:

    Bravo Tozzi. Peccato che le parole di buon senso e buon governo del territorio devono sempre arrivare da fuori. Puntare su colture meno idroesigenti, recuperare le produzioni tradizionali di questi territorio (con benefici anche per il paesaggio, il turismo, ecc.), non pretendere di irrigare tutti i vigneti, ecc.ecc.

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