19 Agosto 2013

CIE di Gradisca, quelle lacrime di coccodrillo della politica sinistrata

La legge 6 marzo 1998, n. 40, nota come Turco-Napolitano, ha aperto la via prima ai CPT e poi con le modifiche avvenute nel tempo agli attuali CIE. E’ da una certa sinistra, appunto sinistra in questo caso, quelli che oramai sono conosciuti come Lager di Stato. E sarà proprio il Ministro Bianco, sotto il Governo Amato II, dove l’Ulivo di allora, ora PD, aveva ben 22 ministri e 53 sottosegretari, con una visita a Gorizia nel 2000 a lanciare la realizzazione del CPT, attuale CIE. La destra berlusconiana ha trovato il campo fertile e non ha fatto altro che attuare quanto già determinato dall’Ulivo di allora. Il progetto della realizzazione del polo accademico internazionale da edificare proprio nell’ex caserma Polonio salterà. Oggi 2013, il PD, piange, scopre gli aspetti non umanitari ed assolutamente degradanti di quei luoghi. Ma vogliamo veramente credere che le ragioni politiche che porteranno alla chiusura di quel luogo saranno di carattere umanitario? Si poteva intervenire in qualsiasi momento per sanare, almeno in via temporanea, certe situazioni a dir poco disumane. Quante denunce sono state realizzate da parte di organizzazioni umanitarie?
Perché, per esempio, non è stata creata la figura del garante nazionale per i diritti dei detenuti da estendere anche a questi luoghi? In Italia esistono solo garanti locali, che non hanno strumenti idonei per operare.
La politica e la sinistra al governo poteva creare, per rendere più aperti quei luoghi, nell’attesa della loro chiusura, subito tale figura nazionale, conferendo pieni poteri reali , come poter accedere a tutti gli istituti penitenziari ed ai CIE senza preavviso alcuno ed autorizzazione, effettuare colloqui con tutti i reclusi. Poteva essere creato un numero verde d’emergenza funzionante 24 ore su 24 ed avere figure di riferimento specializzate in ogni provincia, una sorta di team per i diritti umani come medici, avvocati, psicologi, soggettività indipendenti, non come quello speciale di sorveglianza esistente oggi a Barcellona che si occupassero esclusivamente delle segnalazioni e denunce dei migranti trattenuti nei detti centri. Oppure semplicemente chiudere quelle strutture e pensare ad altre soluzioni. Invece nulla. Ne chiusura, né soluzione intermedia. Una sinistra complice e responsabile della situazione esistente.
Quanto sono credibili quelle lacrime? No, io non ci credo. E’ da anni che i migranti lì reclusi si ribellano, sono anni che si effettuano manifestazioni e presidi, ma il CPT, ora CIE, è sempre là, fermo ed immobile. Cosa è cambiato in questo lungo arco di tempo? Quali interessi economici sono in gioco? Cosa si vuole costruire in quell’area? Ben venga la chiusura di quel lager, ma per questione di intelligenza umana, non raccontateci frottole. I motivi reali, se mai quel lager verrà chiuso, saranno altri e questo altro si chiama in via prevalente profitto.
Intanto a Gradisca si è svolto un buon presidio nella giornata di sabato 17 agosto. Sono giorni che i fari mediatici sono puntati sul CIE di Gradisca , servizi nei telegiornali, articoli sulla principale stampa regionale ma anche su qualche giornale nazionale, oltre che su importanti siti internet sia locali che nazionali.
I presupposti per un buon presidio per la giornata di sabato 17 agosto vi erano tutti e più o meno le aspettative sono state confermate. Più di un centinaio di manifestanti, la quasi totalità legata a strutture politiche sociali organizzate, alcuni venuti anche dal vicino Veneto, la maggior parte invece da Trieste e Gorizia e provincia. Si è fatta vedere anche la politica rappresentativa istituzionale, vi erano bandiere di SEL e del Movimento Cinque Stelle , e sulla questione cinque stelle è il caso di annotare che probabilmente sussistono dei problemi di comunicazione o di visione della problematica immigrazione al loro interno, poiché le recenti e gravissime parole della consigliera regionale Dal Zovo, lì ove afferma,sul Piccolo di Trieste del 17 agosto, in merito al Centro di accoglienza di Gradisca che sussiste «il rischio che in regione arrivino almeno 500 immigrati al mese, destinati ad aumentare a dismisura il numero dei clandestini presenti in Fvg», sono una chiara dimostrazione che qualcosa non va, poiché tali dichiarazioni sono degne del miglior leghista e difficilmente un leghista scenderebbe in piazza in una manifestazione ove sono presenti centri sociali per dire no ai CIE.
Tra opportunismi evidenti, per la grande attenzione mediatica, che hanno creato diversi malumori fra diversi manifestanti, tra visite all’interno del CIE bloccate dalla burocrazia, tra cortei non autorizzati, i migranti reclusi all’interno del CIE hanno risposto con passione al presidio. Sono saliti sui tetti ed alcuni di loro son lì rimasti fino al giorno seguente. Alcune scritte sui muri, chiudere i CIE o libertà, diversi striscioni dei centri sociali del nord est, e bandiere, molte quelle anarchiche, da sempre presenti con costanza ad ogni iniziativa contro i CIE, qualcuna di rifondazione comunista, una della pace e poi quelle dei citati partiti. Ma alla gente reclusa nei CIE poco può interessare degli eventuali problemi politici che sussistono all’esterno di quelle mura, ed i problemi e le divisioni sussistono, ma certamente deve loro interessare la non presenza di immigrati e della cittadinanza di Gradisca e dei comuni limitrofi, i così detti cittadini comuni, non legati alle organizzazioni politiche e sociali che si occupano della questione CIE. Tutti devono chiedersi il perché dell’assenza, ancora una volta, dei cittadini . Non è solo una questione di estate. E’ già accaduto altre volte, eppure per una questione di civiltà e senso di libertà, viste le sofferenze che hanno martoriato nel corso della storia quel pezzo di territorio, ciò dovrebbe incitare la cittadinanza complessiva ad attivarsi concretamente contro quel centro di gravità anti-libertà lì presente.
Ma così non è. Si delega, spesso per comodità o non assunzione diretta di responsabilità, il tutto alla politica rappresentativa istituzionale, ma è  una parte importante della politica ad essere responsabile della edificazione di quei muri e se verrà quello di Gradisca chiuso, cosa in ogni caso auspicabile, si deve capire, nell’ottica del sistema vigente, che sarà per ragioni non esclusivamente umanitarie.
Alcune foto dal presidio di Sabato 17 agosto 2013

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2 commenti a CIE di Gradisca, quelle lacrime di coccodrillo della politica sinistrata

  1. John Remada ha detto:

    Barone,hai intenzione di proporci una ciesty?Ovvero una serie interminabile di puntate,tipo Dallas o simile?Ora vedremo se letta si toglierà di torno,e non è detto che chi subentrerà non usi la mano pesante con questi figuri….quindi,magari direte “Come si stava bene nei cie….altresì potrebbero anche liberare tutti,e in questo caso,la vostra soddisfazione sarà totale,almeno fino a che non subirete qualche danno da questi cerberi senza nome.

  2. El baziloto ha detto:

    Fammi capire, Barone: tu dici quindi che se chiudono il CIE di Gradisca è perché su quell’area devono fare una speculazione edilizia?

    E’ una tua idea o hai sentito in giro qualcosa? Perché francamente a me pare fantascienza allo stato brado.

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