15 Agosto 2013

Gabrovec (Ssk): ” Sull’emergenza cinghiali intervenga la Regione”

Sull’emergenza cinghiali che si sta aggravando di anno in anno, ogni intervento per un loro contenimento si è, purtroppo, dimostrato assolutamente inadeguato. Lo sostiene l’esponente regionale del PD-Ssk, Igor Gabrovec. 

Stante la normativa attuale – riflette il consigliere espressione della Slovenska skupnost – le Province da sole non sono in grado di affrontare il problema, così come risulta decisamente insufficiente, seppur negli anni incrementato, il numero di capi abbattuti nelle singole riserve di caccia. Tutto il Carso triestino e il Collio goriziano sembrano trasformati in un vero e proprio allevamento di cinghiali allo stato brado, con incrementi della popolazione nell’ordine del 300% annuo. Nemmeno le barriere meccaniche (recinzioni metalliche ed elettriche) risolvono adeguatamente il problema, anche in considerazione degli alti costi per la loro apposizione e manutenzione e per il fatto che gli appezzamenti fondiari in queste zone sono molto frazionati e spesso di piccole dimensioni.

L’entità degli indennizzi previsti è irrisoria e soprattutto non può risolvere il problema alla radice – prosegue Gabrovec -. Dobbiamo sostenere gli agricoltori nel loro fondamentale diritto al lavoro e nella soddisfazione di poter arrivare a un raccolto dopo mesi di sforzi e investimenti. Già a luglio del 2011 il Consiglio regionale, su mia iniziativa, impegnava la Giunta Tondo a predisporre una proposta di modifica della normativa. Prendendo a esempio la legislazione in materia nella vicina Slovenia, che viene considerata sotto molti aspetti maggiormente efficace nel perseguire l’obiettivo del contenimento della fauna degli ungulati, e onsiderando le proposte che sono emerse nel corso dei “tavoli verdi” convocati dalle amministrazioni provinciali di Trieste e Gorizia, il documento proponeva di ampliare per legge i periodi e gli orari di caccia e quindi controllare con maggior efficacia l’esplosione demografica degli ungulati.

Avevamo chiesto all’Esecutivo regionale di sostenere la creazione di un macello, ovvero di un centro lavorazione carni dedicato alla selvaggina. Tale struttura potrebbe essere organizzata e gestita in comune tra le due province di Trieste e Gorizia e permetterebbe innanzitutto di non gettare ai grifoni o nell’inceneritore (con relativi costi) le carcasse dei cinghiali abbattuti nei pressi dei centri abitati dalla polizia provinciale. Tale centro – sostiene il vicepresidente del Consiglio regionale – sarebbe ovviamente utile anche ai cacciatori per la lavorazione delle carni dei capi di selvaggina abbattuti, favorendo lo sviluppo e le diffusione di prodotti alimentari locali derivanti dalla lavorazione delle carni
selvatiche. Sono proposte, tutte inevase, che intendo avanzare al nuovo assessore competente, Sergio Bolzonello, dopo Ferragosto.

Da non dimenticare nemmeno che il Friuli Venezia Giulia è ancora privo del Piano faunistico previsto dalla legge regionale n. 6 del 2008 e che andrebbe a normare la tutela, la conservazione e il miglioramento della fauna selvatica, della biodiversità e la gestione del patrimonio faunistico e del prelievo venatorio.

Spetta, poi, a una modifica legislativa prevedere la possibilità di uniformare la gestione della fauna stanziale (oltre al cinghiale, si fa sentire anche l’incremento dei cervi) nelle aree situate lungo i confini di Stato, nel rispetto delle norme comunitarie e degli accordi internazionali, tanto da permettere al piano regionale pluriennale di gestione faunistica di prevedere discipline particolari di prelievo venatorio anche in deroga alla vigente normativa – conclude Gabrovec.

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