6 Agosto 2013

Movida riding 3. Fighetti e altri animali

Ci siamo lasciati la scorsa settimana parlando di aperitivi e concentrandoci in modo particolare sulla categoria che potremmo anche definire “fighetti”. Del resto, va riconosciuto che questi soggetti danno il meglio di sé proprio in fase aperitivo, e che la fascia oraria di riferimento, per quanto potenzialmente (e di fatto) popolata pure da altre tipologie di avventori, è prevalentemente dominio del fighetto. In tempo di aperitivo, quindi, potrete trovare in città anche l’alternativo incallito o il gruppetto di amici blandissimi (“legere”, secondo un autorevole e dotta classificazione locale), ma difficilmente li vedrete nei locali del Centro, visto che preferiscono i baretti low cost, dove le bottiglie servite in eleganti secchielli pieni di ghiaccio lasciano il posto a caraffe di vinazza a basso prezzo ed alto impatto emotivo: la sera il portamonete ringrazia, la mattina la testa vi maledice; non a caso, non è infrequente parlare di questa bevanda con la locuzione “mal di testa liquido”.

In questi locali, il finger food (visto? ve l’avevamo detto che l’espressione ormai è sdoganata) di riferimento non sono le tartine o le celeberrime olive ascolane, ma panini cottosenapekren (tutto attaccato: chi lo ordina non ha tempo da perdere perchè le pause tra una parola e l’altra sono tempo perso e – soprattutto – tempo sottratto a sorseggiare la vinazza) e polpette il cui colore varia a seconda di quante volte sia stato usato l’olio di frittura, ma quando la sbronza sale, si passa ampiamente sopra queste sottigliezze cromatiche: tutto fa fondo, no? Se poi si arriva abbastanza presto, o se la serata non è da tutto esaurito, è possibile trovare al banco anche qualche melanzana, rigorosamente fritta e strafritta, che i più affamati addentano con morsi che ricordano i leoni africani a digiuno da giorni.

Un aperitivo un po’ borderline, direbbe qualcuno storcendo il naso. Però, fidatevi, a volte è in questo tipo di contesti che si celano alcuni tra i personaggi più interessanti del panorama serale triestino, o comunque questi sono gli ambienti in cui è più facile assistere a certi siparietti gustosi quasi quanto le polpette.

Come quando un signore di una certa età, aspetto curato, parlata priva di inflessioni dialettali, modi educati e baffo indicatore di una certa esperienza alle spalle, inizialmente assopitosi dopo abbondanti libagioni (occhietto chiuso, testa cascante, forte rischio di caduta), si ripiglia improvvisamente e, alzatosi dal tavolino, si mette a fare il latin lover con un gruppetto di ragazzine palesemente imbarazzate: “lo sai”, dice rivolgendosi a quella che a suo avviso è la più meritevole di attenzioni, “io sono un esteta, mi piace il bello, e quindi posso dire che sei carina”. Sardoni, direte voi, e pure plateali, ma all’insegna dell’estetica. Ed ovviamente è sempre la passione per l’estetica a spingere lo stesso Casanova, un paio di giorni dopo, a provarci con un’altra giovincella dicendole “guardati, sei proprio un’opera d’arte, sai… vorrei poterti ammirare”. Un esteta che trova spesso fonti di ispirazione, insomma. Peccato che – a quanto ci risulta – i suoi progetti “artistici” rimangano fermi alla teoria e non prendano forma.

Altri auto-proclamatisi esteti, invece, preferiscono trascorrere piacevoli (a loro dire) momenti in locali che stanno agli antipodi rispetto a quelli appena menzionati. Dai fiumi di vinazza alle dosi centellinate, dalle legere incallite agli pseudo-sommelier del weekend. Posa plastica e sguardo attento, tengono in mano calici scintillanti, contenenti ricercato – e quindi centellinato – vino da sorseggiare con lentezza, nettare attentamente selezionato dopo una scrupolosa lettura dei nomi scritti su una lavagna che ricorda quelle su cui i bookmakers scrivono le loro quotazioni. I numeri che si leggono, peraltro, non son certo di poco conto: bere bene (o credere di farlo) costa, e se si vuol passare per intenditori è bene foderare il portafoglio.

La infatuazione collettiva per il vino e il buon bere, fenomeno cresciuto a ritmi esponenziali negli ultimi anni, ha portato molte persone a scoprirsi improvvisamente amanti dell’enologia, profondamente interessati ad arricchire il proprio bagaglio culturale in materia, se possibile elargendo perle di saggezza ai compagni di bevute. Intendiamoci: c’è sicuramente in giro chi di vino se ne intende e ci capisce, ma molti sono quanti, preso in mano un calice, si credono Maradona con un pallone tra i piedi, e cominciano a dar sfoggio di presunte conoscenze, spacciandosi per degustatori. Inutile negare che questo atteggiamento è quasi sempre finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo perseguito dall’uomo fin dalla notte dei tempi: dall’uso della clava all’ostentazione del calice, cosa non ha fatto l’essere umano nei millenni pur di tornare nella caverna (o nel loft) con una signorina appena sedotta!

Ogni compagnia, tra quelle che frequentano le enoteche, annovera tra i suoi componenti almeno un sedicente esperto in materia, che – neanche avesse ricevuto un incarico divino – si sente in dovere di fare in modo che gli amici possano essere da lui istruiti e avviati al culto dell’enologia. Molto spesso, ma la cosa è ovvia, si tratta di uno sbruffone di prim’ordine, che millanta chissà quali conoscenze e si approfitta del fatto che i presenti non possono (o non vogliono) contraddirlo… insomma, un gran paraculo. E’ lui che sceglie il posto, solitamente l’enoteca chic appena aperta (le altre sono già passate di moda), riconoscibile dal nome volutamente low profile, dall’ambientazione apparentemente trascurata (in realtà si tratta di scelte estetiche studiatissime) e magari dall’arredamento vintage, che tanto piace al cliente-tipo. Giunti in loco, il prode condottiero invita tutti a leggere la lavagna dove sono scritti i vini (quella dei bookmakers, per capirci), da dove lui riesce ad individuare quale sia il vino giusto per la serata.

Ecco quindi che il vinello viene prima ammirato nel suo calice scintillante, viene fatto ondeggiare, in modo che le pareti del calice si bagnino e gli aromi possano sprigionarsi. A questo punto il nostro esperto avvicina il prezioso nettare al naso, inspira chiudendo gli occhi e quindi, finalmente, porta il calice alla bocca: nel tempo trascorso, John Belushi in Animal House si sarebbe già scolato una bottiglia di Jack Daniels e in una qualsiasi osmiza un qualsiasi avventore avrebbe già seccato il suo bicchiere. I presenti attendono con trepidazione il sospirato giudizio, non dopo che il nostro eroe se l’è tirata un po’ pensando bene a cosa dire (in realtà sta pensando se la bionda in sua compagnia ci sta o meno, ma finge indifferenza al riguardo, assumendo un’aria distaccata).

Il verdetto, per buona parte, è una serie incredibile di castronerie inventate sul momento, ma dette con stile, il che consente al simpatico sbruffone di migliorare il suo status di “uno che sa” con gli amici e – se è fortunato – di guadagnarsi una chances con la bionda di prima, che ascoltato rapita le scemenze su aromi, sentori, retrogusti e chissà che altro. Questa occasione verrà sfruttata bene? Di certo, coerentemente con la sua indole, il nostro eroe il giorno dopo si vanterà di brutto, raccontando grandi numeri… se poi sia vero, beh, è un’altra storia e non approfondiamo: qui si parla di movida , chiaro?

 

Lappo El Can

9 commenti a Movida riding 3. Fighetti e altri animali

  1. valentina ha detto:

    che uno sia esperto di vini – vero o finto – a me e alle ragazze che conosco io frega zero..anzi meno di zero perchè sti discorsi sui vini sono noiosi da sbadiglio..e comunque all’aperitivo beviamo sprizaperol..per far colpo serve ben altro

    gli aperitivi più fighetti sono di mercoledì e giovedì..di mercoledì happy hour da masè e poi avanti in portizza..ma il top è l’aperitivo lungo del giovedì sulla terrazza della marina san giusto..è organizzato da luca antonini e altri..stuzzichini offerti e si va avanti fino all’una e mezza

    giovedì scorso sono andata in marina san giusto..dj simon adams e serata con tema jap..verso le 11 sono anche state lanciate le barchette volanti con la candela che illuminano il cielo..terrazza pienissima con bella gente e tante modelle..anche la bellissima modella bionda straniera – brasiliana? spagnola? – che in sto periodo si vede in giro con un uomo triestino

    gli aperitivi fighetti del venerdì e del sabato sono meno interessanti perchè in quei giorni si cala tutto il mondo..anche se adesso meno perchè tanti vanno in weekend a lignano o jesolo

  2. capitano ha detto:

    Soluzione: dite al wannabe di turno che esistono 4 tipi di vino: bianco, rosso, buono e cattivo.

    https://www.youtube.com/watch?v=uExSadep42k&t=111

  3. Paolo Stanese ha detto:

    Grande Valentina.
    Il giorno in cui incontrerai Lappo El Can, voleranno scintille… o esploderanno fuochi d’artificio?

  4. Giovanni Par ha detto:

    Ormai il Lappo si sta rilevando un giornalista mondano di culto. E’ pronto per il jet set internazionale. Basta triestinismi. La movida di Trieste alla fine è una noia!Mi piacerebbe sa morire un reportage sulla dolce vita di Portoroze, Grado, Lipiza, Furlania…fate voi

  5. ufo ha detto:

    El spriz aperol un aperitivo? Al masimo pol eser un surogato dela Laško, de bever de tiro dopo gaver fato una sudada (sia per lavor che per sport). Ma cossa nianche perdo tempo parlar a chi no xe in grado de capir. Come per la musica, chi che no xe in grado de distinguer no solo se perdi el meio, ma nianca no sa de perderselo.

    Comunque el iera ssai bon el Pinela fresco che lunedì ne ga tirado fora Milan, el gestor del castel de Socerb.

  6. Lappo El Can ha detto:

    Caro Paolo, quel giorno probabilmente verranno lanciate barchette volanti in cielo!
    Ad ogni modo, visto che nei vostri interventi si parla di spritz aperol e di volare oltre le Colonne d’Ercole del Lisert per guardare come viaggia la movida altrove, posso dirvi, per ora, che nella vicina Austria, ad esempio, il drink giusto per le serate glamour è questo:

    http://www.youtube.com/watch?v=h6pWADKaO9M

    Se Trieste fosse sotto l’Impero, come a qualcuno piacerebbe, le serate comincerebbero stappando una fresca lattina di Sprizzerol, il mix già pronto per l’aperitivo trendy. Solitamente, sono delle ragazze immagine a girare nei locali a proporre di gustarvene uno. Non so se Franz Josef approverebbe, ma certamente anche alla sua corte, nelle feste che contano, lo Sprizzerol scorrerebbe a fiumi, tra playboy, modelle dalla dubbia nazionalità (ma dalla indiscussa bellezza) e cicisbei impomatati. Really fancy, capizzi?

  7. ufo ha detto:

    Me sa ssai de borghese retrò… Semo nel 21° secolo, ghe xe de meio.

  8. sara ha detto:

    Mia sorella che è più giovane e più viveur di me, conferma le dritte di Valentina.
    Accanto alla Trieste dei pensionati, dei dipendenti pubblici, dei commercianti c’è anche una insospettabile Trieste di playboy e modelle?

  9. ufo ha detto:

    Ma sul serio me ste disendo che cotosenapecren xe tre parole distinte? Sta qua me vien dificile crederghe, no pol eser. Gavè mai visto qualchidun ciamar un cotosenapeebasta?

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