12 Luglio 2013

Movida riding 1. L’arrivo e (poi) la partenza

Dopo l’introduzione della scorsa settimana, riceviamo e volentieri pubblichiamo i consigli di  Lappo El Can per godersi appieno la movida triestina – che esista o meno. Buona lettura!

Cominciamo con una indicazione geografica: la Movida a Trieste, quella più vitale, più animata, più accesa, insomma quella che provoca le segnalazioni su “il Piccolo”, la trovate principalmente in Centro città, ovvero in quella zona che circonda Piazza Unità, punto di riferimento privilegiato per chi deve muoversi nella città dell’Alabarda. Se siete in vena di provare emozioni, il consiglio è quello di usare l’auto, proprio come fanno tantissimi triestini ogni weekend. La prima emozione è ovviamente data dal brivido del parcheggio: ci sono serate in cui non se ne trova uno nemmeno a pagarlo (e in effetti questa penuria è forse dovuta al fatto che i parcheggi la sera sono gratis, ma non fatelo notare se no in Comune ci fanno un pensierino con una variante al nuovo piano del traffico).

Eppure, il triestino medio non dispera: più o meno pazientemente, inanella una sequenza mostruosa di giri attorno alle Rive (manca solo il conteggio in sovraimpressione tipo Gran Premio), entra ed esce sgommando dalle aree di sosta davanti a Piazza Unità e davanti alla Stazione Marittima, dove alcuni solerti extracomunitari hanno preso l’abitudine di fare i parcheggiatori, nella migliore tradizione italica, per assicurare agli automobilisti un servizio curato. Va detto, però, che questo servizio è svolto con una certa discrezione e forse anche un po’ di timidezza (dopo tutto, siamo a Trieste, mica a Palermo: ci si muove in sordina insomma), quindi non si può dire che l’ausilio fornito sia particolarmente significativo.

In almeno una circostanza la presenza del parcheggiatore potrebbe in effetti tornare utile, ed è quando l’automobilista, dopo aver passato in rassegna la fila di auto posteggiate a pettine, individua un “buco” tra due vetture. La reazione è immediata: piede sull’acceratore e contemporanea esultanza (un “eccolo!” di compiaciuta soddisfazione, quantomeno), rapida occhiata in giro (“che nessuno si azzardi a provarci… l’ho visto prima io”) ma quando arriva il momento di svoltare per infilarsi nel posto… amara sorpresa: si scopre che c’è già parcheggiata una maledettissima Smart, modello diffusissimo a Trieste. Le imprecazioni, in quel caso, non si contano nemmeno (“ma questi non possono parcheggiare da un’altra parte, visto che hanno una scatoletta di sardine a quattro ruote”, “sarà sicuramente una baba” ecc. ecc.): ecco, in questa circostanza, un parcheggiatore che segnali da lontano la presenza della Smart, evitando così da subito che vengano cullate false speranze che poi restano deluse, beh, sarebbe cosa buona e giusta, diceva quel tale.

Come insegna una celebre sequenza del primo film “Scuola di Polizia”, il parcheggio si trova sempre; il popolo della movida lo sa bene ed è proprio per questo che non ci si deve arrendere alle prime difficoltà (e neanche alle seconde, nemmeno alle terze o alle quarte… insomma, mai molar!), ma insistere caparbiamente. Dopo innumerevoli stacchi con la frizione, discreti quantitativi di carburante mangiato, eventuali litigi con altri automobilisti in cerca di un buco libero (ma ovviamente il tempo dipende dalla fortuna del singolo), scene degne del film Il sorpasso o del mitico Carmageddon, l’agognato parcheggio viene alla fine trovato… magari non è proprio ineccepibile, possibilmente non del tutto regolare, ma chissenefrega: la vettura è sistemata e la serata può cominciare.

E non azzardatevi a far notare all’interessato che il tempo speso alla ricerca di un parcheggio avrebbe potuto essere destinato a bere uno spritz, se solo si fosse arrivati in centro con un mezzo pubblico: solo gli sfigati vanno in bus. E poi, diciamolo: anche volendo optare per questo mezzo, tutti sanno che il ritorno sarebbe un autentico viaggio della speranza, visto che dopo una certa ora a Trieste le aspettative di trovare un autobus sono pari a quelle di trovare un idraulico il giorno di Ferragosto. Andrebbe, forse, considerata la scelta della bicicletta, mezzo semplice ed economico, che appaga la coscienza ecologista, ci fa sentire tutti in pace con il Pianeta e fa anche un po’ hipster, che di questi tempi funziona per rimorchiare (a patto che alla bici abbiniate un look alternativo che sia convincente).

Va detto in effetti che a Trieste i ciclisti sembrano essere sempre più numerosi, come del resto testimonia il crescente aumento dei furti di biciclette (tutte le bici, anche quelle apparentemente scrause, comprese la Graziella, le mountain bike fluo di Mondial Casa e la BMX con le frange attaccate al manubrio). Anche qui, però, vi sono alcune scomodità, prima fra tutte la ricerca di un posteggio, visto che – lo si è scoperto recentemente – lasciare la propria bici attaccata ad un palo comporta il rischio di trovare una poco simpatica multa elargita dagli inflessibili Tutori dell’Ordine Pubblico… alla faccia del risparmio, quindi! In aggiunta, la circolazione notturna porta con sé un elevatissimo grado di impopolarità dovuto all’uso di giubbottini fluorescenti (per essere visibili e non rischiare di essere centrati da qualche auto in strada): a parte situazioni specifiche, tipo un trash party o una convention di produttori di evidenziatori, infatti, l’uomo che gira con tali indumenti può essere certo del fatto che quella sera non rimorchia neanche a pagamento.

All’automobilista, infine, non fate notare neanche che si sarebbe potuti arrivare a piedi, visto che, avendo dovuto parcheggiare in stramonazza, una passeggiata la si deve fare comunque: l’orgoglio di essere scesi con il proprio automezzo, belli comodi e piazzati, magari con la giusta colonna sonora sull’autoradio, non ammette repliche di sorta.

Arrivare in auto, quindi, è elettrizzante e fa pure figo, anche se la vera ebbrezza, per chi guida verso le folli notti della Movida, arriva comunque a fine serata e solitamente viene misurata da un alcoltest. I triestini, in questo, sono molto competitivi e raggiungono spesso e volentieri risultati di tutto rispetto nella misurazione di rito, effettuata dai Giudici di gara. Sembra peraltro che la gente ci tenga a concorrere in questo sport: i posti di blocco infatti sono sempre nelle stesse zone, per cui chi volesse evitarli, magari perché non si sente sufficientemente preparato per la gara, potrebbe tranquillamente prendere strade alternative… niente da fare: l’orgoglio e lo spirito agonistico del popolo della Movida prevalgono, ed infatti non passa settimana senza che svariati abitanti di questa Città si rechino, parrebbe appositamente, ai posti di blocco, e si sottopongano alle valutazioni dei Giudici di gara. Il verdetto, spesso, viene accolto da nugoli di bestemmie, ma questa è un’altra storia e, se quelli di Bora.la concederanno lo spazio, ci torneremo sopra più avanti.

Lappo El Can

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9 commenti a Movida riding 1. L’arrivo e (poi) la partenza

  1. erika ha detto:

    Carmageddon! 😀

  2. ufo ha detto:

    Per eser cità de mar e porto e tute quele bele robe, me par strano che nissun proponi de vignir in barca. Pur dovessi eser valido: te rivi, te se lighi in dopia fila sule rive, mal che vadi te ga un argomento de conversazion e se xe serata giusta dopo te ga solo che de molar una zima e spostarse in mezo al golfo…

  3. aldo ha detto:

    xe chi torna a pie anche se stà sai lontan: me xe capità de vederli far la caminada ecologica noturna verso valmaura nela galeria de piazza foraggi

  4. sfsn ha detto:

    ufo,
    ani fa me iera venù el ghiribiz de ciorme una barca. me son informà con dei amici de Maran e i me ga dito: “Lassa star, barca xe lavor e ti te son triestin!”

  5. sfsn ha detto:

    altra roba: ma Lappo El Can xe forsi sandro pazzo che un giro al Nàima el ga spanto el jack cola su un can de un cliente e dopo el zercava tuto el tempo de lecarlo?

  6. capitano ha detto:

    Già quando accenna ai parcheggi ho capito che sta movida non fa per me.

  7. Lappo El Can ha detto:

    Giusta osservazione da parte di Aldo: in effetti a fine serata non è affatto inconsueto avvistare sparuti gruppetti (o singoli individui) che prendono un po’ di aria buona in galleria. Il fenomeno, più che gli studiosi della nightlife triestina, interessa però gli amanti dell’occulto: la loro camminata infatti ricorda quella di certi zombies nei film dell’orrore e la combinata dei postumi da sbronza + le esalazioni in galleria determina degli effetti ai limiti del paranormale, tanto che l’agente Mulder ha aperto un X-file al riguardo. L’ultimo avvistamento a cui ho assistito è stato dopo la temibile notte dei saldi e posso garantirvi che mi sembrava di essere in un film post-apocalittico: vento forte, immondizia svolazzante e gli zombies che arrancavano verso chissà quale spettrale meta… meno male che ero in auto, protetto dall’abitacolo. Brrr… rabbrividiamo.

  8. erika ha detto:

    Ecome!Mi son una de quei che ghe toca tornar casa a pie. A Opicina. Son lenta ma la strada me vien incontro, due xe le robe: o la xe più impirada del solito e quindi son sul pavè de Scala Santa o son mi che ghe vado incontro. In genere xe la seconda, dato che gli ultimi metri li fazo strissssinado! Son in categoria bisse, no zombie 😛 Ahahah!!!Che genio quel che lica el can! :’D

  9. Denis Furlan ha detto:

    A Trieste, i soldi per i bus notturni ci sono, ma si e’deciso che, per valorizzare il patrimonio architettonico delle periferie, il rientro a casa va gustato a piedi. Vuoi mettere, un particolare di Le Corbusieriana memoria scattato con filtro sfighez alle quattro de mattina?

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