11 Giugno 2013

Docenti e genitori a fianco dei ribelli della II B Scienze umane

La protesta contro la prova Invalsi di una classe del Liceo delle Scienze Umane di Goriziaha prodotto un considerevole tam tam sul web e alcune significative prese di posizione da parte di insegnanti e genitori.

Prove Invalsi del 2011

Un gruppo di insegnanti che fa capo al Coordinamento di Gorizia di Sulatesta! scrive : “ Nella scuola italiana si stanno sviluppando due fenomeni contrapposti: da un lato i test INVALSI, provenienti da Roma ma somministrati e tabulati nelle singole scuole, assumono anno dopo anno un peso crescente, fino ad essere inseriti per legge nell’esame di terza media e dal 2015 anche nell’ esame di Stato conclusivo delle superiori, con ricadute negative sulla didattica; sarà infatti inevitabile che molte ore di lezione vengano dirottate dalla normale attività didattica di Istituto all’addestramento ai test; dall’altro lato la crescente opposizione ai test è culminata nel recente sciopero di maggio che ha visto nelle grandi città adesioni dell’ordine del 15% dei docenti coinvolti oltre a numerose manifestazioni di protesta delle quali sulla stampa si è parlato poco o nulla. Senza contare le iniziative degli alunni stessi, come quella della IIB, delle quali pure si parla troppo poco.
Ricordiamo anche che a maggio a Seattle gli insegnanti hanno condotto una dura lotta contro l’equivalente americano dell’INVALSI, ottenendo dal Governatore dello Stato di Washington il rinvio sine die dei test. Questo a testimoniare che i test a crocette non piacciono nemmeno al popolo che li ha inventati, almeno non a scuola.”
Esprimendo piena solidarietà all’iniziativa della II B SU e profonda perplessità sul tipo di valutazione che si va imponendo attraverso l’Invalsi, il Coordinamento degli insegnanti aggiunge: “Nel piano dell’offerta formativa dell’Istituto Slataper, consultabile sul WEB, a pag 19 tra gli obiettivi formativi si legge tra l’altro “l’alunno… esprime valutazioni specifiche e non globali, sceglie compiti alla sua portata (….), è consapevole della propria autonomia e del situarsi di ogni soggetto in una pluralità di rapporti umani e naturali; è disponibile allo sviluppo di una cultura fondata sulla tolleranza, sulla valorizzazione delle differenze, sui valori del pluralismo e della libertà”. Ebbene, ci sembra proprio questo lo spirito secondo cui gli alunni ‘ribelli’ si sono mossi.
Essi hanno democraticamente (in assemblea di classe) deciso questa forma di protesta assolutamente pacifica, l’ hanno motivata per iscritto ed anche bene, poi l’ hanno portata a compimento accettandone le possibili conseguenze negative. Se non è questo il tipo di comportamento che la scuola pubblica dovrebbe incoraggiare, quale altro lo è? Esprimiamo l’auspicio che in sede di scrutinio finale della classe la Dirigente scolastica ed il Consiglio di classe, a cui spetterà a breve la valutazione dell’accaduto sotto il profilo disciplinare, non cadano nella logica punitiva e sanzionatoria ma considerino l’ atto dimostrativo dei ragazzi alla luce del dibattito sui test INVALSI. Dibattito che si sta sviluppando, fortunatamente anche nella nostra città, che riguarda in particolare i test ed ingenerale la scuola quale bene comune.”

I genitori, che a Gorizia si esprimono attraverso l’Associazione Essere Cittadini e danno battaglia su molti problemi della scuola – luogo dove i ragazzi risiedono per molte ore al giorno e istituzione pubblica cui è affidato il compito della loro istruzione e formazione – intervengono anch’essi su quella che definiscono la “rivolta pacifica e democratica” degli studenti e dei cittadini sul sistema Invalsi.
Lo definiscono, tra l’altro, “un rilevamento statistico che la dice lunga sull’idea attuale della scuola e delle sue finalità: un’azienda che sforna cittadini in serie, privi di capacità critica, di fantasia e addestrati a riempire moduli mettendo una crocetta sulle risposte alternative già pronte e confezionate.”
Il comunicato esprime poi “plauso e la stima per questi ragazzi perché, in un grave periodo di decadenza culturale e politica quale quello che stiamo vivendo, dai giovani ci viene un esempio di maturità e coscienza civica e, in una parola, di esercizio della democrazia. L’aver motivato il loro comportamento con un’analisi critica e legittime osservazioni ha sicuramente sorpreso l’istituzione scuola nella cui mentalità non è previsto un tale fenomeno da parte degli studenti, pur essendo l’educazione alla consapevolezza e all’autonomia di pensiero un obiettivo e un diritto dei nostri figli. Ci aspettiamo da parte degli insegnanti (il collegio docenti) e dello stesso dirigente, superati l’”imbarazzo” e la sorpresa iniziali, una riflessione ed un civile confronto sulla questione in primis con gli studenti ma anche con le famiglie e con tutta la società civile (di cui la scuola dovrebbe far parte).
E siccome gli studenti della II B SU hanno terminato la scuola con lo spauracchio di una valutazione negativa sul piano disciplinare in sede di scrutinio (forse era meglio, come tanti loro compagni, riempire le prove Invalsi di battute scherzose e di risposte irriverenti, esprimendo così la loro opinione su questa esperienza), l’Associazione Essere Cittadini interviene sulla questione se l’Invalsi sia obbligatorio e se sia possibile o meno sanzionare coloro che, in un modo o nell’altro si rifiutano di portare a termine i quiz.
“Leggendo la normativa – afferma l’associazione – risulta evidente che i test INVALSI non sono obbligatori, essendo svolti a scopo statistico. In particolare ricordiamo che il D.L. Semplificazioni (decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo) considera i test INVALSI attività ordinaria delle scuole, al pari di gite e attività didattiche pomeridiane, pertanto lo svolgimento dei test, che deve essere approvato dagli organi collegiali della scuola, non è obbligatorio e gli studenti non sono obbligati nè possono essere costretti in alcun modo a prendervi parte.
Si ricorda che esiste, inoltre, un delicato profilo riguardante la tutela della privacy per cui “i dati personali forniti vengono trattati esclusivamente per le finalità istituzionali dell’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e di Formazione, e in particolare per l’effettuazione delle “verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti” (art. 13 d. lgs. N. 196/2003 relativo al trattamento dei dati personali degli studenti).”
In conclusione: “Da qui ci sembra sia abbastanza chiara l’assoluta inconsistenza, oltre che inopportunità, di qualsiasi eventuale volontà di ritorsione nei confronti degli studenti da parte dell’Istituto scolastico in questione, non essendo giustificabile in alcuna maniera la commissione di qualsiasi tipo di sanzione disciplinare (tra cui l’abbassamento del voto di condotta) per “punire” la legittima scelta a non partecipare ai test INVALSI: non siamo di fronte ad una violazione di qualche dovere bensì all’esercizio del diritto di manifestare il proprio pensiero in maniera lecita e responsabile.
Un comportamento che, alla luce della nostra Costituzione e degli esempi non sempre virtuosi degli adulti che ricoprono ruoli istituzionali, meriterebbe se non un premio, costituire almeno motivo di riflessione e confronto.”

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1 commenti a Docenti e genitori a fianco dei ribelli della II B Scienze umane

  1. stefanocosolo ha detto:

    l’articolo riassume in maniera molto esauriente tutta la questione fornendo innumerevoli spunti di riflessione e discussione. Ma se da un lato sono evidenti le osservazioni e le critiche di studenti, genitori e parte degli insegnanti, rimane un “buco nero” (come per tante altre cose, del resto) quale sia l’opinione dei partiti che da 20 anni governano l’Italia insieme producendo ciclicamente pseudo riforme della scuola le quali, a mio modesto parere ma mi piacerebbe essere criticamente smentito, oltre ad un continuo e sistematico abbattimento della scuola pubblica e del relativo diritto allo studio, non hanno mai espresso una “politica” della scuola ispirata dai valori ben richiamati e ricordati nell’articolo. E gli INVALSI non sono altro che la certificazione e la logica conseguenza di questa volontà politica. E’ ovvio che ciò non è stato un caso, ma non è forse ora di cambiare? grazie cordiali saluti a tutti

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