13 Maggio 2013

Trentacinque anni fa l’approvazione della legge Basaglia

Era il 13 maggio 1978, una data storica perché veniva  approvata la legge 180, conosciuta come “Legge Basaglia”. Tutto nasceva da un visionario, Franco Basaglia, e dall’appoggio datogli da un democristiano Michele Zanetti che aveva voluto l’apertura, o chiusura che dir si voglia, di San Giovanni. L’approvazione di questa legge ha rappresentato una vera e propria svolta nella vita di tante persone con gravi problemi psichici che fino a trent’anni fa sarebbero stati trattati come dei matti e rinchiusi in un ospedale o lasciati in mezzo a una strada. 

La prima firmataria fu il ministro Tina Anselmi, democristiana, che aveva condotto con autorevolezza i lavori della commissione. La legge che avrebbe chiuso per sempre i manicomi dice nel titolo “Norme per gli accertamenti ed i trattamenti sanitari volontari e obbligatori”, quello che semplicemente è: restituzione di diritto, di cittadinanza, di dignità alle persone che hanno la sventura di avere una malattia mentale. Riconoscimento del diritto alla cura, alla salute, nel rispetto della dignità e della libertà della persona. La legge, nel decretare la fine dei manicomi, dei ricoveri coatti, spostò l’asse dell’assistenza psichiatrica verso il territorio, verso la costruzione di presidi psichiatrici territoriali extra ospedalieri, sempre più vicino ai luoghi, ai contesti, alle relazioni delle persone.

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16 commenti a Trentacinque anni fa l’approvazione della legge Basaglia

  1. Gianni Bua ha detto:

    Ci sono tre leggi che hanno contraddistinto gli anni ’70, liberando l’Italia da anni di …medioevalismo. La 898 del 1/12/70, la 180 del 13/5/78 e la 194 del 22/5/78. Con queste leggi siamo entrati a pieno titolo nel novero dei paesi CIVILI,lasciandoci dietro oscurantismi settarismi e via discorrendo.
    Spiace però vedere che, mentre la 898 sembra sia ormai radicata nel vivere comune, le altre due hanno vita difficile. Non più tardi di sabato a Roma i fanatici sono scesi in piazza contro la 194; la 180 è messa in discussione ogni qualvolta un povero disgraziato abbandonato da tutti e tutto ( in primis lo Stato) compie qualche atto violento .
    Vorrei ricordarle a tutti…..

    Servus, Gb

  2. Jasna ha detto:

    D’accordo con te Gianni!

  3. Fiora ha detto:

    Mai metterei in discussione la legge Basaglia e la sacrosanta chiusura di “quei” manicomi.
    Come potrei? se penso che un tempo bastavano un paio di firme per liberarsi di un parente scomodo,magari “ereditiero”, tutto fuorché malato di mente… le docce gelate, le camicie e i letti di contenzione,l’elettrochoc… Terribilmente realistico “Qualcuno volò sul nido del cuculo”,ma non è il film ad avermi suggestionata. So queste cose da racconti di concittadini-testimoni di che cos’era “el frenocomio”.
    Come potrei? mi dico solo che eliminata la vergogna, rimane il problema della gestione.
    Che mi appare ben lungi dall’essere risolto adeguatamente.
    Chissà,Franco Basaglia quale risposta avrebbe dato al problema successivo, se non fosse mancato prematuramente…

  4. Erix ha detto:

    La legge Basaglia è uno dei pochi grandi segni di civilità di cui ha dato prova l’Italia. Peccato che, a parte Trieste, Gorizia e poche altre città, sia rimasta lettera morta… e le cliniche private convenzionate godono.

  5. sfsn ha detto:

    Basaglia xe l’unica personalità de vera caratura europea, anzi mondiale, che gabbi avù trieste nei ultimi 50 anni.
    E no ghe xe gnanche una via intitolada a lui (mi per mi ghe intitoleria piazza unità, opur via carducci, batisti, piaza oberdan!)
    Significativo.

  6. Erix ha detto:

    @sfsn: te ga ragion al 100%.

  7. Fiora ha detto:

    Giustissimo sfsn e siccome che a noialtri comuni mortali del….Comun pol anche scamparne, vien de domandarse come mai ai magiorenti no ghe sia vignù in mente.
    “Dimenticanza” voluda? anche se no ‘cori butarla sempre in polemica sugerindo de scancelar quei “certi” altri nomi… A tanti podessi anche no ‘ndarghe ben.
    Ghe xè tanti toponimi insulsi de poder sostituir col nome de quel Grande!
    Pecà che la paserela Joyce alias Pontecurto col pregresso che savemo, a ciamarla Basaglia suscitassi solo un’inoportuna ilarità.
    D’ogni modo quela de intitolarghe a Basaglia una via de Trieste, magari in zona s.Giovanni sarìa più che giusta.

  8. hobo ha detto:

    da trieste a buenos aires, radio la colifata.

    “Il termine desmanicomialización in italiano si traduce più o meno con “smanicomializzazione”: intende mettere in discussione il manicomio come istituzione chiusa e l’associazione dei disturbi mentali alla malattia seguendo l’esempio della filosofia basagliana. In questo caso, però, non siamo a Trieste, ma all’Hospital Interdisciplinario Psicoasistencial José Tiburcio Borda di Buenos Aires, familiarmente conosciuto in Argentina come “El Borda”. Dedicato alla memoria di Tiburcio Borda, titolare della cattedra di psichiatria negli anni ’60, è l’ospedale psichiatrico più grande dell’Argentina, ospita attualmente circa 1400 pazienti, ma, soprattutto, accoglie al suo interno Radio La Colifata, un’emittente particolare, perché la sua redazione è composta da pazienti ed ex pazienti dell’ospedale.
    Colifato significa matto nel dialetto lunfardo, quello parlato dai porteños, gli abitanti di Buenos Aires. La radio nacque nel 1991 su iniziativa dello psicologo Alfredo Olivera allo scopo di aprire un dibattito sulla salute mentale e sul diritto dei pazienti ad essere rispettati ed integrati in un sistema fino a quel momento escludente. Non è un caso che tutti coloro che negli anni si sono avvicendati ai microfoni di Radio La Colifata conoscano bene il lavoro di Franco Basaglia e che il motto di questa emisora sia “hasta que los muros caigan”: non devono cadere solo i muri di cemento, ma anche tutti i pregiudizi verso i cosiddetti matti, solo così sarà possibile aprirsi all’esterno.”

    http://danielebarbieri.wordpress.com/2012/01/19/la-colifata-una-radio-da-manicomio-a-buenos-aires/

  9. Fiora ha detto:

    è molto interessante Hobo.
    Mi sono soffermata sulla frase “l’ospedale ospita 1400 pazienti”
    Ecco hai risposto alla domanda che mi ponevo .
    è soddisfacente da noi il dopo Basaglia? non mi pare. Come andrebbe gestita la malattia mentale?
    Cadano i muri, cadano i pregiudizi ma non si abbandonino “i matti” a se stessi o in collo alle famiglie e con punti di riferimento xè quel che xè, quali i nostri c.s.m. (che non sta per consiglio superiore della magistratura ,-) )
    Il modello assistenziale che segnali è la risposta alla domanda che mi ponevo .

  10. hobo ha detto:

    mmmh, in realta’ io non ho segnalato un “modello”, ne’ lo fa daniele barbieri nel suo blog.

    in quell’ospedale medici e pazienti, seguendo l’esempio di basaglia, stanno lottando perche’ “los muros caigan”. radio colifata e’ nata per far cadere quei muri, ad esempio con iniziative come questa

    http://www.youtube.com/watch?v=EXeQqVSjNmk

  11. hobo ha detto:

    o coi concerti di manu chao, per e soprattutto con i pazienti

    http://www.youtube.com/watch?v=E4TXGP7oICs

  12. Fiora ha detto:

    ma mi chiedo e ti chiedo, fatte le elezioni finito il concerto,i pazienti dove vanno?
    rimangono abbandonati a loro stessi? mi pare di no. mi pare che la gestione della malattia pur nel rispetto della libertà e nel reinserimento sia comunque garantita,no?
    In questo vedo la differenza ed è questo che volevo positivamente sottolineare

  13. capitano ha detto:

    Le solite. Commemorazione come anestetico alla pratica e alla critica.

  14. Kaiokasin ha detto:

    #1 aggiungerei anche la L.300/70, anch’essa sotto tiro.

  15. Fiora ha detto:

    @13
    Ogni tanto convergemo, Capitano…e me fa piazèr!

  16. Gianni Bua ha detto:

    @14 Kaiokasin……
    Prima di tutto,complimenti! Sei l’unico ad aver notato la mia omissione nel citare la L.300/70.
    Non è stata un’omissione, ma una scelta voluta!
    Per me lo Statuto dei lavoratori à una legge QUASI perfetta, ha un unico neo, la CIG.
    Eticamente,socialmente,politicamente,osmizzimente e via discorrendo non riesco a capie come sia possibile (e lecito) con i miei ed i tuoi soldi (tasse) pagare il Signor Pinco o la Signora Pallino e farli restare a casa. Ci sono mille ed un lavoro – qualificato/non qualificato/esterno – affinchà chi riceve un sussidio restituisca qualcosa alla collettività che glielo ha dato.
    Per sgombrare ogni equivoco, posso dirti che nel ormai lontanissimo 1970 appena assunto mi iscrissi alla Uil (che quella volta era un sindacato serio), che ho avuto responsabilità nazionali nel sindacato di categoria, che da quel momento sono stato sempre iscritto ad un sindacato confederale; attualmente da (felicemente)pensionato sono iscritto allo Spi. posto con nome/cognome quindi chiedendo puoi controllare.
    Servus, Gb

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