6 Maggio 2013

Produzione, commercio e contrabbando del sale: la parola agli esperti

Per il ciclo di incontri ” Adriatico, una storia scritta sull’acqua” la manifestazione del lunedì sulla natura, cultura, economia e paesaggio del mondo adriatico, organizzata dall’Associazione ambientalista Marevivo con la collaborazione del Gruppo/Skupina 85 e del quotidiano Primorski Dnevnik, il contributo della Samer & Co. Shipping, del Vis A Vis Grand Hotel Duchi D’Aosta e delle Cooperative Operaie di Trieste, oggilunedì 6 maggio alle ore 18 presso la Sala degli incontri (g.c.) del Vis A Vis / Grand Hotel Duchi d’Aosta – piazza dello Squero vecchio, 1 – Trieste  si parlerà di: “Itinerari nella grande storia della produzione e lungo le vie del commercio e del contrabbando del sale”

Dopo l’introduzione di Marino Vocci interverranno Valentina Petaros Jeromela ricercatrice di Capodistria, il biologo Sergio Dolce e Michela Toniutti del Circolo culturale “Il colle” di San Daniele del Friuli

Il sale marino (cloruro di sodio) è uno dei pochissimi prodotti che è stato parte integrale dell’economia di scambio nell’età preindustriale e l’assoluto protagonista dell’età preindustriale. La sua importanza era tale da essere considerato per oltre un Millennio il vero e proprio oro bianco.
Il sale era fondamentale per l’economia, usato infatti nella concia delle pelli, nella produzione di smalti e vetri, di concimi minerali, ma anche per la salute poiché grazie ai prodotti di risulta (acque madri, etc.) era il punto di partenza per il turismo termale, terapeutico (reumatismi) e ancora cruciale per la medicina che se si serviva della produzione dei suoi derivati (sale amaro, cloruro, nitrato e solfato di magnesio). Tuttavia il sale ha un ruolo primario anche nell’ alimentazione e, soprattutto, nella conservazione degli alimenti: carni (prosciutti, crudi ..no! trasformati grazie al sale e ..il vento), verdure (cavoli) e in maggior misura per il pesce (sardoni, sardelle, cefali, sgombri, tonni, bisati, etc).
In Adriatico e nel Golfo di Trieste viene segnalata la presenza di saline fin dall’epoca romana, quando da Trieste sino a Pola si raccoglieva il sale in piccole buche lungo la costa. In particolare le saline di Brioni risalgono al 543 e mentre tra il X e il XII secolo iniziarono a svilupparsi le saline istriane, nel periodo in cui quelle della Laguna Veneta, a Chioggia, Comacchio, ma anche a Cervia e Porto Cesenatico erano già fiorenti. Le saline di Pirano sono citate in documenti del XII secolo. Successivamente sono state segnalate quelle di Pago, Arbe, Rovigno, Orsera, Sipar (Umago) Lucia, Strugnano, Isola e Capodistria (Val Stagnon, Semedella, Arjol, Sermino). Non dobbiamo però dimenticare che anche nell’ attuale nostra provincia c’era delle saline: nella zona di Muggia – Rio Ospo e San Bartolomeo e a Trieste in località Zaule (nel Comune di Trieste, ma…a cavallo del..confine), Servola, Borgo Campo Marzio e San Marco (Valdirivo e Riborgo), Rivo delle Sette Fontane e l’attuale centro città (prima della costruzione della Trieste moderna e dei Borghi Teresiano, Giuseppino e Franceshino), Villaggio del pescatore (Duino).
La storia del sale e della sua economia (l’etimologia di salario è proprio questa) ha fatto la fortuna di alcune città (Venezia , Pirano) ma lo straordinario oro bianco ha contribuito anche a disegnare il paesaggio culturale e naturalistico e poi le vie del commercio e del contrabbando.

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