30 Aprile 2013

La priorità è il lavoro con i diritti


Trieste,pur essendo abbracciata dal mare, sembra respingere quel profumo tipico dell’Adriatico. Attraversando Piazza della Borsa e Piazza dell’Unità d’Italia, pensando allo sciopero dei trecento fuochisti delle navi del Lloyd, del febbraio 1902, pensando ad una storia di bieca e violenta repressione, comprenderai forse il perché quel profumo di mare a Trieste tarda ad arrivare. Si protestava e scioperava in particolar modo per il pagamento dello straordinario, per una diversa regolamentazione dell’orario di lavoro, per la riduzione dei turni di guardia notturna durante le soste dei piroscafi nel porto. La tensione saliva, i cittadini abbracciarono la causa dei lavoratori ma i colpi di fucile della 55^ brigata di fanteria, lo stato d’assedio proclamato, la conseguente legge marziale, il timore di un’insurrezione aperta contro il potere imperiale e la volontà di Vienna di conferire l’esempio, mutò quello sciopero, quella protesta, in una tragedia. Decine di morti. Decine di morti contro lo sfruttamento nel lavoro non ricordate da nessuna targa. Pensieri e passioni che ti conducono ai tre colpi di cannone della Brigata Sassari del settembre 1920 contro gli operai di San Giacomo, e vi saranno ancora vittime della dura e violenta repressione ed all’Italia di oggi, che è, sulla carta, una Repubblica democratica, fondata sul lavoro, così recita il primo comma del primo articolo della nostra Costituzione.

Articolo, che a guardare il come funzionano le cose nella nostra società italiana, induce alla riflessione. Repubblica, ovvero cosa pubblica, forma di governo e dunque di uno Stato ove la sovranità appartiene ad una parte maggioritaria del popolo, concetto che si collega alla democrazia, governo del popolo, e conseguentemente al lavoro, derivante dal latino labor con il significato di fatica. Sì, fatica. L’Italia oggi fatica ad essere una Repubblica e democratica e fondata sul lavoro. Un principio che da un lato eleva il lavoro inteso come massima esplicazione e realizzazione dell’individuo nella società, alle più variegate tutele teoriche, ma nello stesso tempo afferma in modo chiaro il concetto che per vivere o sopravvivere insomma si deve lavorare, faticare.

Vivere o sopravvivere per lavorare o lavorare per vivere o sopravvivere, questione di punti di vista. Ma da qualunque prospettiva si vuole osservare il lavoro e la dipendenza da esso per il comune campare, il lavoro oggi proprio non lo si vede. Parlano i numeri dell’Istat, parlano i sondaggi, parla la disperazione, a volta manifestata anche in modo violento ed eclatante, e parla il silenzio. In Friuli Venezia Giulia l’incubo di perdere il lavoro è diffuso così come è diffusa la rassegnazione di non trovare un lavoro o di accettare qualsiasi proposta a qualsiasi condizione, una regione ove la crisi nelle sue forme è eterogenea, per esempio l’area territoriale che sembra patire maggiormente i problemi del lavoro è quella della Venezia Giulia rispetto all’area friulana, è significativo notare come aumenta il ricorso alla CIG su base annua nella Venezia Giulia e diminuisce nell’area friulana o rilevare come la domanda tendenziale di lavoro subisce un ridimensionamento soprattutto nella Venezia Giulia (-10,1%), e sul piano congiunturale viene penalizzato solamente il segmento femminile (-10,8%) e nello stesso tempo va evidenziata peraltro la crescita dal punto di vista dell’anzianità dei lavoratori, quelli degli over54 sia su base annua che rispetto il trimestre precedente.

L’emergenza ordinaria è il lavoro, la Strategia Europa 2020, ponendo da parte ogni processo democratico reale, praticamente già ha definito i programmi e gli obbiettivi che devono conseguire i vari Stati e le singole Regioni. Esiste il Programma Nazionale di Riforma con tanto di allegati specifici ove emerge anche la voce ‘Le misure regionali per il PNR’ e che costituiscono il contributo del sistema delle Regioni, nell’ambito delle proprie prerogative e competenze, al conseguimento degli obbiettivi di Europa 2020. Per il conseguimento di questi scopi sussistono vari finanziamenti come il Fondo sociale europeo che ha lo scopo principale di promuovere l’occupazione, soprattutto finanziando iniziative per aiutare le persone in cerca di lavoro o che già lavorano a migliorare le loro qualifiche e prospettive professionali ed eroga finanziamenti in tutta l’UE.

Ma un lavoro senza diritti, è una bestemmia che si realizza anche verso tutte quelle persone che hanno perso la vita per il lavoro e per la conquista dei diritti. Che la vicenda dei trecento fuochisti sia da monito e che non muoia nell’oblio così come non finisca nell’oblio quella di San Giacomo e sarebbe cosa giusta un giorno poter vedere e leggere una targa che ricordi ad esempio alla collettività quanto accaduto a Trieste. E chissà, forse in quel momento, quando giusta memoria verrà scalfita sulle vie di Trieste, il profumo del mare ritornerà ad abbracciare vie e contrade, strade e rioni della città.

Marco Barone

Tag: , , , .

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *