di Lorenzo Filipaz
“No Picnic On Mount Kenya” è un classico della letteratura d’avventura nei paesi anglosassoni. Narra di tre prigionieri di guerra italiani fuggiti da un campo di concentramento inglese durante la 2° G.M. al solo scopo di scalare il Monte Kenya e piantarci il tricolore, riconsegnandosi poi sportivamente ai loro carcerieri a impresa ultimata. L’autore è Felice Benuzzi, uno di quei tre fuggitivi, nato a Vienna ma triestino per formazione. Si è spento a Roma nel 1988. Trieste non gli ha dedicato neanche uno spiazzo o un vicoletto pedonale: è un buon segno. Evidentemente, nonostante il tricolore di quell’impresa, non fu abbastanza “patriota”, o meglio non di quel genere di patrioti che lo furono a scapito di altre patrie, genìa di cui purtroppo la toponomastica triestina abbonda.
È questo il via libera simbolico che spinge il n. 1 (per ordine alfabetico) del famoso collettivo Wu Ming a lanciarsi all’inseguimento, con Roberto Santachiara (agente letterario noto ai giapsters – la comunità di appassionati del collettivo – con il soprannome di “Comandante Cienfuegos”), sulle tracce di Felice, incontrando le persone che l’hanno conosciuto (come la moglie Stefania Marx Benuzzi o Spiro Dalla Porta Xydias) e persino ripercorrendo l’impresa della scalata della Punta Lenana che dà il nome – all’inglese – al libro che ne hanno tratto (la vetta massima del Kenya, la punta Batian, respinse i tre fuggitivi che erano provvisti solo di equipaggiamento autoprodotto e che non disponevano di nessuna indicazione topografica salvo l’illustrazione del monte sull’etichetta di una confezione inglese di carne in scatola).
Point Lenana è un libro che mescola inchiesta storica, fact-checking alpinistico, diario e romanzo. Un oggetto narrativo non identificato come lo stesso Wu Ming 1 ha definito questo genere di opere ibride nel suo memorandum “New Italian Epic”, di cui l’esempio più noto e riuscito è Gomorra. Proprio questa struttura letteraria consente agli autori di andare a zonzo per la storia e per i luoghi della vita di Benuzzi: soprattutto la Trieste del primo dopoguerra e l’Africa Orientale Italiana, immergendosi fino al collo nelle loro ombre, indagandone le inedite connessioni. In questo senso Point Lenana stabilisce un primato: è la prima opera di narrativa italiana di una certa caratura (e tiratura, courtesy by Einaudi Stile Libero) ad occuparsi diffusamente della “bonifica etnica” operata dal fascismo sul confine orientale, perlopiù rimossa e affidata solo all’opera di Boris Pahor (peraltro tradotto in italiano appena nei tardi anni ’90) o di pochi storici come ad esempio la prof.ssa Annamaria Vinci o il prof. Jože Pirjevec.
Oltre a ciò il libro viola un altro steccato: quello in cui è recluso la letteratura di montagna, andando ad indagare tra le altre le vite dei numi tutelari dell’alpinismo triestino, da Julius Kugy (il cui Die Julischen Alpen im Bilde sarà l’unico libro che Benuzzi porterà con sé nel campo di prigionia) a Emilio Comici (con cui Benuzzi scalò e di cui si scopre un lato inedito ben lontano dall’immagine di “campione del regime” con la quale è stato forse frettolosamente archiviato), fino ai giorni nostri di Dušan Jelinčič, intervistato dall’autore, che testimonia come certi strascichi culturali di quel fosco periodo si trascinino fin sulla soglia del terzo millennio, quando i media locali italiani non gli riconobbero la sua impresa sul Broad Peak, nel Karakorum.
Domani, 30 aprile il libro verrà presentato a Trieste da Wu Ming 1 alle ore 17 presso la libreria Lovat, in Viale XX settembre, 20 (C/O Stabile Oviesse, 3° piano) – intervengono lo scrittore e alpinista Dušan Jelinčič, la prof.ssa Marinka Pertot, presidente SPDT – associazione alpina slovena Trieste – e il giornalista e storico dell’alpinismo Luciano Santin.
segnalo a tutti “Cime Irredente” di Livio Sirovich, segnalato anche da Wu Ming.
@dave
ocio, che qua su bora ghe xe gente che se senti nominar livio sirovich se impiza. 😉
@dave
“Cime Irredente” ha avuto un ruolo fondamentale nella stesura di “Point Lenana” e in effetti il non citarlo, tra Vinci, Pirjevec e Pahor, è stata una mia svista… un po’ come uscire con giacca e cravatta, sbarbato e pettinato… ma senza pantaloni!
@hobo
Ci vediamo domani? 🙂
@lorenzo
claro que sì 🙂
Confermo: venio anca mi, cascassi el mondo
Einaudi. Non mi avranno mai.
Aggiornati, questo è il nuovo modello vincente, Letta e Alfano, Wu Ming e Berlusconi…
Detto ciò penso che ci andrò anch’io se ce la faccio, vabbè il “consumo critico” ma non è che si può rinunciare a un’enormità di libri (non solo quelli di Wu Ming): è un mondo difficile.
@kaio#7
boh. il libro mica lo ha scritto berlusconi. l’intero catalogo einaudi (che include calvino, ginzburg, levi, pavese, ecc. ecc. ecc.) mica proviene da canale 5. i redattori mica vengono dallo staff di drive in. il fatto che einaudi, dopo essere stata acquisita da mondadori, sia diventata di proprieta’ di berlusconi in conseguenza di un’operazione finanziaria piuttosto dubbia, non significa che la casa editrice sia diventata berlusconiana. anzi, chi lavora in e con einaudi gioca un ruolo importante nel mettere in crisi l’egemonia culturale del berlusconismo.
#9 forse metterà in crisi l’egemonia culturale del berlusconismo ma non il suo conto in banca. E se viviamo ancora in mondo basato sull’economia capitalistica…
…dobbiamo accettare l’idea che qualunque cosa facciamo, fara’ aumentare il conto in banca di qualcuno. anche quando usiamo google per fare una ricerca, oppure quando acquistiamo un libro con amazon, o un armadio all’ikea, facciamo aumentare il conto in banca di qualcuno. e non sono stinchi di santo.
mi correggo. non e’ che dobbiamo “accettarla”. dobbiamo “prenderne atto”. una volta che se ne sia preso atto, dobbiamo capire come muoverci all’interno di questo dispositivo, e rompere i coglioni. l’alternativa non e’ tra fuori e dentro il dispositivo. l’alternativa e’ tra dentro buoni e cucci, e dentro rompendo i coglioni. ginzburg rompe i coglioni. levi rompe i coglioni. e anche i wu ming rompono i coglioni.
Vi segnalo anche una curiosità: Wu Ming 1 preannunciò “Point Lenana”, allora ancora in fase progettuale, in questa vecchia intervista rilasciata al romanziere Alberto Custerlina su Bora.La: https://bora.la/2010/01/01/il-mondo-intero-vacilla-incontro-con-wu-ming/
Qui invece l’intervista a libro finito: http://www.altitudini.it/?p=12580 🙂
sì, Hobo, infatti quel commento su Letta/Alfano e Berlusconi/Wu ming, mi è venuto di getto vista la situazione politica, ma ho subito precisato che non si può fare a meno di tanti libri importanti solo per la soddisfazione di togliere qualche centesimo a Berlusconi. E’ una delle infinite contraddizioni che ci troviamo di fronte in questa società. Io la verdura la compro da un ragazzo che ha l’orto biologico, ma una libreria Ikea a casa ce l’ho, prendere atto delle proprie contraddizioni è un primo passetto. “La consapevolezza di essere nella merda più totale è l’unica sostanziale differenza da un borghese normale” (signor G.). A dopo (spero).
citazione approssimativa, quella giusta è qui
http://www.giorgiogaber.org/index.php?page=testi-veditesto&codTesto=78
Gran bella presentazione, affollata e variopinta. Un ringraziamento lo devo a Bora.la per aver pubblicato tempestivamente questo articolo, pur avendolo ricevuto solo due giorni prima (a causa di guai tecnici).
Un grazie particolare a Sara Matijačič
Lorenzo
Bella presentazione (concordo), forse un po lunghetta, in um ambiente assai piacevole. Wu ming 1 è bravissimo ad intrattenere il pubblico e sa tenere vivo l’interesse – a mio parere assai di più dei suoi compagni di tavolo: la Pertot dopo aver letto il suo intervento come fosse un comunicato stampa ha fatto scena muta, Jelinčič dava l’aria di improvvisare (cosa inusuale per lui, ma finora lo avevo sentito solo in sloveno), Santin decisamente prolisso e tendente ad allargare a dismisura il discorso. Tirando le somme: un ora e mezza ben spesa, sono contento di esserci andato.
Sul volume non mi esprimo fin quando non l’ho letto, ma se l’autore scrive come parla prevedo giudizio favorevole.
@ufo, jelinčič ha dovuto improvvisare perche’ santin, nel suo intervento fiume, aveva detto anche le cose che avrebbe voluto dire lui 😀
Con la prof.ssa Pertot avevamo concordato un intervento iniziale in sloveno, perchè nel pubblico c’era una consistente quota della comunità e ci era sembrato un bel gesto. Dopo la presentazione mi ha confidato che avrebbe voluto spendere anche qualche parola in italiano, ma poi le dinamiche della presentazione lo hanno impedito.