23 Marzo 2013

Porto “vecchio” di Trieste: Referendum sì, referendum no

E’ una questione di volontà e di determinazione, è una questione di buon senso, è una questione di amore per Trieste, è una questione di sogno possibile, quel sogno che io nel mio piccolo coltivo sul Porto “Vecchio”, lungi da ogni speculazione, la lungi anche da ogni immobilismo ovvero democrazia partecipata e diretta.
Sembra di capire che il Sindaco di Trieste stia valutando seriamente la proposta che io per primo avevo lanciato in rete e poi pubblicata anche sulla stampa locale come lettera del giorno, ovvero la possibilità di realizzare un referendum sul Porto Vecchio di Trieste, il cui quesito è in fase di discussione.
Ed apriti cielo.
Ecco la teoria del no se pol avanzare che in sostanza è incentrata su alcuni teoremi o dogmi come Lo Statuto non lo consente, A che serve se è vincolato dall’Allegato VIII del Trattato di pace del 1947 e dal Memorandum di Londra del 1954, E’ solo attività di propaganda, E’ solo uno spreco di danaro pubblico.

Il Referendum, previsto dall’articolo 8 dello Statuto del Comune di Trieste può essere indetto su materie nelle quali il Consiglio Comunale ha competenza deliberativa esclusiva e riguardanti gli interessi dell’intero Comune, ed è vietato su materie che riguardano bilanci e tariffe;gli indirizzi politico-amministrativi di carattere generale risultanti da piani, programmi;le attività amministrative di mera esecuzione di norme statali o regionali; interventi tendenti a limitare i diritti fondamentali dei cittadini sanciti dalla Costituzione.

Dunque da una lettura dello Statuto sembra di capire che nulla osta, legalmente, alla fattibilità del referendum . Ma a prescindere dal valore “legale” dello stesso, perché opporsi ad uno strumento legittimo di consultazione democratica e partecipata e popolare? Quale propaganda? A Trieste sono anni,senza forse più confine,che si dibatte sul che fare del Porto Vecchio, i cittadini hanno una loro opinione in cuor e mente propria, internet offre una immensa documentazione che consente di condividere o meno certe e date interpretazioni giuridiche, le parti principali in causa avranno la possibilità nel periodo della campagna referendaria di cogliere l’attimo per organizzare eventi, momenti di discussione e confronto esponendo i propri punti di vista. Dunque quale miglior strumento della consultazione referendaria?
Uno strumento che non sarà strumentale a certe logiche lobbistiche ma unicamente al rispetto della volontà dei cittadini che si potranno esprimere nell’una o nell’altra direzione. La storia è mutata, la società è mutata, l’economia è in mutazione, la sensibilità ambientale è mutata, le necessità di Trieste sono mutate . Si vive oggi un cambiamento fondamentale delle circostanze storiche e sociali e politiche che sono intervenute rispetto alle circostanze esistenti al momento della definizione originaria di quell’area? La legge, il diritto deve essere espressione della volontà popolare, della sovranità popolare, muta nel tempo e deve mutare nel tempo perché se così non fosse ci troveremmo realmente in uno status primitivo che altro effetto non avrebbe se non quello di uccidere una intera Città. Quel che sarà dopo l’esito del referendum, sarà, si rispetterà l’esito della consultazione e si intraprenderanno tutte le vie più opportune per condurre una via di luce in quel degrado deprimente dominate il Porto “Vecchio” di Trieste.
Porto o non Porto?
Una occasione da non perdere, per la democrazia e nella democrazia e soprattutto per Trieste, perché sarà il popolo a determinare il che fare del Porto Vecchio, sarà il Popolo a determinare il diritto, una volontà che andrà rispettata perché se così non sarà, ci troveremmo innanzi ad una beffa di cui non tutti e tutte non abbiamo certamente bisogno.
Marco Barone
http://xcolpevolex.blogspot.it/

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8 commenti a Porto “vecchio” di Trieste: Referendum sì, referendum no

  1. “A Trieste sono anni,senza forse più confine,che si dibatte sul che fare del Porto Vecchio”

    Per nulla. Da otto anni si dibatte del vuoto pneumatico sugli scadenti media locali, in cui doppie pagine vengono lasciate a casaccio ai rappresentanti dello stesso vuoto cosmico, mentre i dati di fatto, cioé le leggi in vigore, vengono raramente persino menzionate.. figuriamoci citate con cognizione di causa.

    L’unica cosa che i referendum può fare è causare altri 8 anni di titoloni (se vince l’opzione illegale) o di silenzio stampa (se vince la legalità).
    In ogni caso, il Porto Nord NON È assolutamente territorio né italiano né del comune, di conseguenza un eventuale referendum ha valore del tutto nullo.

    Quando cominceremo a spendere tutte queste energie A FAVORE della legalità, applicando semplicemente la legge in vigore?

    Continuare a confondere le acque, anche se con strumenti potenzialmente democratici (nella realtà falsati da decenni di propaganda a mezzo stampa), contro la legge, perdendo ulteriormente anni e anni di tempo?

    La legge in vigore: http://triestelibera.org/it/◻-trattato-di-pace-con-litalia-allegato-viii-strumento-per-il-porto-libero-di-trieste/

    Qualche esempio su cosa si può fare nel nostro Porto, domani mattina: http://triestelibera.org/it/2012/12/progettiamo-il-porto-conclusioni/

  2. era: “Meglio continuare […]”

  3. Marco Barelli ha detto:

    L’autore si è risposto da solo: “materie su cui il comune ha competenza esclusiva”.

    Il comune non ha competenza esclusiva sul porto, che sottostà all’autorità portuale dove il comune di Trieste è solo uno dei tre comuni che ha voce in capitolo: gli altri sono Muggia e Dolina.
    Davvero poco elegante passar sopra gli altri enti coinvolti, tutti allo stesso livello di Trieste.

    Nell’organo decisionale del porto c’è anche un rappresentante del ministero e c’è una rappresentanza dei portuali.
    La democrazia c’è già ed è in quell’organo.

    Inoltre il referendum è inutile. La sdemanializzazione è possibile solo se il trattato lo permette e il trattato in quel punto è oscuro. L’ufficio legale del ministero degli esteri ha dato una interpretazione possibilista sullo spostamento del porto, anche se non era al corrente del fatto che una proposta non era di trasferirlo lungo il mare ma sul Carso… un porto a centinaia di metri di altezza…

    Quel parere, come sa qualsiasi dipendente pubblico, non conta quasi niente: non fa dottrina, non fa giurisprudenza e non autorizza.
    E’ solo l’opinione del governo, che non decide lui su queste cose, ma questo non mette al riparo da ricorsi quasi certi.

    Un amministratore assennato non si esporrebbe mai a questi rischi.
    Allora che cosa fare?

    L’unica sarebbe rivedere il trattato. Non si creda ai venditori di panzane che dicono: “Ma la Yugoslavia non c’è più!”. La Yugoslavia no, perché è subentrata Slovenia.

    Questa sarebbe la sola mossa seria, ammesso e non concesso che valga la pena edificare nel porto in un periodo in cui il mercato è immobile e in una città che trabocca di sfitti.

    Se però lo dicessero apertamente cascherebbe la storia del referendum.
    Infatti, non sono possibili referendum su un trattato internazionale, né abrogativi, né propositivi, né consultivi.

    Il referendum a me pare solo una mossa di autopromozione del Partito Democratico: vogliono mobilitare la gente, consci che il referendum è illegittimo, perché la mobilitazione porta consenso.

    Per questo spargono slogan, non poco infantili, come “NO ALL’IMMOBILISMO!” (…invece finire per dieci anni con ricorsi in tribunale sarebbe proprio uno slancio, eh…) o “NO AL NO SE POL!” (…il “no se pol” tirato in causa si chiama legalità…).

    Ma ci rendiamo conto che parliamo di una questione complessa? Nessuna persona seria la liquiderebbe con queste semplificazioni.

  4. (ma.. è sparito il commento?)

  5. Franco Tauceri ha detto:

    L’unica frase sensata di tutto il post: “E’ tutta attività di propaganda”.

    Si, è tutta solo ed esclusivamente attività di propaganda elettorale.
    Passate le elezioni, i (suonatissimi) protagonisti di tale ridicola proposta si affretteranno a dimenticarla.

  6. Porto Vecchio in bilico tra vivere e morire.

    Se siamo consapevoli che ormai la possibilità di poter ottenere finanziamenti pubblici per far rivivere il Porto Vecchio non esiste, poiché detti finanziamenti sono ormai purtroppo da diverso tempo ridotti al lumicino, e che un futuro Emporiale non sia più proponibile sia per gli irremovibili vincoli sugli immobili che per la mancanza di collegamenti gomma/rotaia adeguati per supportare le notevoli esigenze della Portualità del Terzo Millennio, per rendersi conto di quali siano le esigenze di un moderno Scalo consiglierei una visita al sito >>> http://portualita-del-terzo-millennio.jimdo.com quindi per immaginare per quest’area un futuro penso che non ci rimane che un’unica via “togliere i lacci e laccioli” che incombono sulla libera fruizione dell’area per consentire il suo possibile riuso in chiave Cittadina.

    Riuso in chiave cittadina perseguibile soltanto se chiaramente nel rispetto e la tutela dell’aspetto esteriore degli immobili presenti nel variegato Complesso Emporiale, quest’area dovrebbe essere liberata da vincoli sia di Punto Franco che Demaniali. Punto Franco che potrebbe essere opportunamente trasferito in altri siti posti a Est del nostro frontemare e magari all’occorrenza anche ampliato andando, sia a recuperare ampi spazi al mare che modificando la destinazione d’uso a fini portali di alcuni siti industriali dismessi o in via di probabile prossima dismissione, le aree che si andrebbero a recuperate a Est sarebbero certamente molto più adeguate sia per dimensioni che per le caratteristiche/potenzialità dei collegamenti gomma/rotaia disponibili attuali/futuri, elementi questi assolutamente indispensabili per consentire al nostro Scalo di poter incrementare le sue potenzialità e metterlo realmente nella condizione di essere in grado di assecondare le notevoli crescenti esigenze dei flussi merceologici e dei vettori che l’Armamento sta mettendo in linea sulle rotte internazionali. >>> http://triestesuperporto.jimdo.com

    Soltanto se liberata da lacci e laccioli l’area del Porto Vecchio sarebbe realmente fruibile e si creerebbero le condizioni minimali per sperare di poter generare nuovi e significativi stimoli ed interessi tra i potenziali investitori/imprenditori privati, per far si possa intraprendere un percorso che la porti a divenire una parte integrale della Città e per consentire quindi che questo nostro gioiello immobiliare ereditato dal passato possa finalmente un bel giorno lasciate alle spalle le deleterie e spesso strumentali contrapposizioni del passato ritornare a pulsare giorno e notte, per generare nuove economie e lavoro per il nostro territorio.

    Parte integrale cella Città in cui sia consentito l’insediamento di tutte le attività normalmente previste nel resto dell’area urbana Triestina, siano esse – museali – congressuali – artigianali – manifatturiere – alberghiere – abitative – Istituzionali – commerciali – ricreative – parchi tematici – aree espositive – immaginando pure il possibile ulteriore sviluppo di attività marinare magari con la realizzazione di una nuova moderna Stazione Marittima che sia in grado di assecondare le crescenti notevoli esigenze del mercato >>> http://trieste-terminal-passeggeri.jimdo.com , soluzione questa che ci consentirebbe di sfruttare una nostra straordinaria opportunità “poter riunire in un unico ambito logistico funzionale” le varie tipologie di trasporto legate alla mobilità delle persone “Stazione Ferroviaria – Stazione Autocorriere – Terminal Crociere” ed il tutto adeguatamente supportato da notevoli aree a disposizione per poter gestire convenientemente sia la logistica che da destinare a parcheggi d’interscambio per i turisti in transito.

    Chiaramente la durata delle concessioni ed i canoni richiesti dovrebbero fluttuare sia in base all’impegno finanziario dei vari imprenditori che alla presumibile consistenza del volano economico occupazionale che le varie iniziative sarebbe in grado di materializzare.

    BRUNELLO ZANITTI Giuliano

  7. “il comune di Trieste è solo uno dei tre comuni che ha voce in capitolo: gli altri sono Muggia e Dolina.”
    Nessun comune ha alcun potere decisionale su un porto extraterritoriale come il nostro, e non c’è alcun “margine di trattativa” a riguardo… una cosa è il Territorio, con i suoi comuni, circoscrizioni, etc.. un’altra il Porto. Gli status delle 2 entità sono completamente distinti fra loro…

    “La sdemanializzazione è possibile solo se il trattato lo permette e il trattato in quel punto è oscuro.”
    Il Trattato non prevede lo spostamento o la riduzione della superficie portuale, ma il solo allargamento. Anche qui, nonostante i mesi di titoloni, è tutto scritto nero su bianco.

    “L’unica sarebbe rivedere il trattato.”
    Oppure, come qualunque logica sensata di creazione di posti di lavoro suggerirebbe, lo si prende e lo si applica senza troppe storie.

    Chiaro, in italia considerare la legge in vigore come un obbligo sembra essere facoltativo… ma nel mondo civile è proprio così, che funzionano le cose. È ora di rientrarvi, nel mondo civile, e con una certa urgenza.

  8. gianni ha detto:

    Qual tempo passa e i soliti amministratori fuorilegge della banda Cosolini & co fanno i loro porci comodi sotto il controllo telecomandato di Roma.
    Signori e’ ora di riprendere la nostra città!
    Bisognerebbe fare e dare un bel scossone a tutti con azioni decise ma pacifiche,scuotendo per bene l’opinione pubblica italiana,slovena,croata e austriaca!
    Fin che c’è censura dai media non si va da nessuna parte.
    Aspetto(e non son l’unico)la data per la manifestazione a Vienna,non so se riesco a venire ma sicuramente sarà una giornata storica;se L’italia fa finta di non sentire la sua colonia Trieste vediamo cosa dicono i nostri vecchi protettori.
    Dobbiamo tutti guardarci in faccia e capir cosa vogliamo
    L’italia e i governi italiani,son un gran fallimento,bisogna scendere da quella maledetta barca,oggi più Che mai,per i nostri figli adesso come adesso non c’è nessun futuro!
    Potenzialità ne abbiamo,uniti si farà tanto
    . FORZA TRIESTE,RISORGI!

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