22 Febbraio 2013

Impianto a biomasse: il consiglio comunale rinvia

Il nuovo impianto a biomasse che dovrebbe sorgere a Gorizia lungo la ferrovia, in via Trieste, disterebbe meno di 100 metri dalle abitazioni e 700 dal centro cittadino, avrebbe ricadute occupazionali modestissime (2 lavoratori), può essere notevolmente migliorato rispetto al progetto iniziale ed è gravato ancora da troppe incognite: per questi motivi il Consiglio comunale ha rinviato il voto sulla variante urbanistica relativa al progetto, affinché le Commissioni Ambiente, Sanità e Urbanistica svolgano gli opportuni approfondimenti.
Un’altro analogo impianto dovrebbe sorgere a Sant’Andrea: entrambi di potenza di poco inferiore a 1 mega-watt, perché gli impianti piccoli godono di maggiori agevolazioni. Lo spiegano n una nota Giuseppe Cingolani e Walter Bandelj del PD, ricordando che l’interesse pubblico suggerirebbe piuttosto di realizzare un solo impianto, quello in zona industriale, raddoppiandone la potenza ed evitando quello troppo vicino alle case. “ Bisogna ricordare – si legge – che impianti di questo genere sono classificati tra le “industrie insalubri”, anche se le simulazioni effettuate prevedono emissioni in atmosfera che rientrano nei limiti consentiti. Il parere dell’ARPA, favorevole all’opera, chiede comunque di verificare le emissioni dopo l’avvio dell’impianto, nelle condizioni climatiche più critiche. Meglio dunque procedere con cautela.”
Bisogna ricordare anche che se il legno ha una provenienza locale ( scarti di lavorazioni, potature etc.) l’operazione ha pienamente senso, se il cippato arriva da chissà dove il costo ambientale è ben diverso. I consiglieri comunali segnalano anche che solo il 26% dell’energia prodotta sarà effettivamente utilizzata: moltissimo calore andrà disperso, a meno che non si porti la resa a livelli migliori attraverso un sistema di recupero dell’energia termica, incanalandola verso caldaie domestiche o altri processi di combustione per uso industriale operanti in zona. Così addirittura verrebbe migliorata la qualità dell’aria rispetto alla situazione attuale. E’ questo che il Comune dovrebbe chiedere alla ditta. Del resto il recupero energetico rientra nelle misure di compensazione che, secondo la legge regionale 19 del 2012, la Conferenza dei servizi può deliberare nel momento in cui autorizza l’impianto, su proposta del Comune ospitante e sentiti i privati che richiedono l’autorizzazione. Lo stesso progetto dell’impianto, peraltro, risulta predisposto per il recupero del calore, in attesa di individuarne i destinatari. Dunque la richiesta del Comune sarebbe opportuna e realizzabile.

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16 commenti a Impianto a biomasse: il consiglio comunale rinvia

  1. Pippo C. ha detto:

    “legno di provenienza locale”
    “simulazioni dell’ARPA”

    TUTTO FUMO negli occhi.

    inrealtà questi impianti sono dei (potenziali) inceneritori e vanno chiamati col loro nome.
    già ora vi sono ampie deroghe legislative perchè possano bruciarre quel che vogliono (rifiuti speciali come negli altoforni dei cementifici).
    tanti piccoli impianti sparsi sul territorio = controlli più difficili.
    aumento di tumori per la popolazione e nessuna ricaduta economica per la città, che i guadagni dell’energia elettrica vanno altrove.

    inizia la svendita del territorio e della salute dei cittadini.

    W GORIZIA.

  2. Giuseppe Cingolani ha detto:

    Tra l’altro il legno non pare affatto di “provenienza locale”: le relazioni tecniche parlano di percorrenze MEDIE di 500 km…

  3. Martina Luciani ha detto:

    Quindi non è il legno delle attività del porto di Monfalcone ( pallets), non è il legno di industrie del mobile, non è il prodotto degli abbattimenti di alberi e grosse potature che finiscono altrove…mah!

  4. boris ha detto:

    domanda:
    ma la distanza dalle abitazioni di nuovi impianti del genere non è prevista da apposita legge?

  5. Gino ha detto:

    Non capisco.
    Ma un Mega Watt una volt non era 1000 KiloWatt?
    Un’utenza domestica non consuma al massimo 3Kw?
    Quindi stiamo parlando di poco più di 300 abitazioni.
    Ma ha senso?

  6. boris ha detto:

    nessuno riesce a rispondere alla mia precedente semplice domanda?
    riformulo:
    esiste una legge che stabilisca la distanza minima tra impianti del genere e le abitazioni?

  7. boris ha detto:

    ho trovato queste indicazioni ma non la legge specifica:

    per impianti a biomasse forestale, biogas, olio vegetale, con approvvigionamento del combustibile di produzione locale, di potenza pari o inferiore a 200 kw, la distanza minima di rispetto da abitazioni o altri insediamenti quali scuole, ospedali, carceri deve essere di 200 metri. Per gli impianti con potenza superiore a 200 kw, la distanza sale a 1.500 metri o 500 metri se operanti in aspetto cogenerativo.

  8. boris ha detto:

    ho come il sospetto che vi sia un vuoto legislativo in merito e quindi c’è mooolta fretta per ottenere le autorizzazioni… prima che questo vuoto venga colmato.
    Alcuni comuni si sono autoregolamentati ma Gorizia non pare essere tra questi…
    Sbaglio?

  9. Pippo C. ha detto:

    “In Italia le biomasse sono definite dal Decreto Legge 387 del 2003 come “la parte biodegradabile – e non altrimenti riciclabile – di rifiuti provenienti da agricoltura e boschicoltura (silvicoltura) nonché di rifiuti urbani ed industriali. Qui si annida un grave pericolo, perché non c’è alcuna garanzia in termini di inesistenza di immissioni inquinanti: qualunque prodotto o rifiuto industriale ha un tasso di artificialità della sua composizione chimica che impedisce di considerarlo solo un materiale di origine organica.”

    alcuni riferimenti:

    http://www.ecoblog.it/post/14615/inquinamento-il-lato-oscuro-delle-centrali-a-biomassa

    http://informatimantova.wordpress.com/2012/03/29/documento-di-approfondimento-sulle-centrali-biomasse-un-intreccio-di-inquinamento-speculazione-e-distruzione/

    http://truccobiomasse.altervista.org/ambiente.html

  10. Giuseppe Cingolani ha detto:

    @ boris: da quello che mi risulta, sul vuoto legislativo le cose stanno proprio come dici tu. Alcuni Comuni si stanno dando dei regolamenti autonomamente, per colmare la mancanza…

  11. Alessio ha detto:

    Non credo che dal punto di vista urbanistico si possa trovare molto per limitare la costruzione di questi impianti. Secondo me possibili vincoli alla costruzione possono derivare invece da:
    -Localizzazione industrie insalubri. Stante la classificazione quale industria insalubre questi impianti dovrebbero essere realizzati fuori dai centri abitati.
    -Previsioni del Piano urbano del traffico. E’ previsto traffico di mezzi pesanti? La viabilità della zona è idonea a questo tipo di traffico?
    -Previsioni dei piani regionali in materia di qualità dell’aria e del PAC (piano di azione comunale in materia di emissioni in atmosfera) Se non ricordo male gli strumenti regionali prevedevano determinate limitazioni alla realizzazione di questi impianti.
    -Zonizzazione acustica comunale. Di solito a questi impianti sono collegate anche attrezzature rumorose e le stesse emissioni in atmosfera dei fumi sono causa di rumore. Si aggiunga anche il traffico da e per l’impianto. Purtroppo mi risulta che Gorizia, come la gran parte dei comuni della Regione, non si sia ancora dotata della nuova zonizzazione acustica, qualcuno mi conferma?
    -Scarichi di acque reflue. Da questo impianto verranno realizzati scarichi di acque reflue industriali? La zona è servita da rete fognaria?

  12. Alessio ha detto:

    Da qualche parte, in rete, è disponibile il progetto dell’impianto?

  13. boris ha detto:

    @10 Giuseppe Cingolani
    ringrazio per la conferma

    @11 Alessio
    non sarebbe più semplice emulare altri Comuni italiani integrando una regolamentazione ad hoc nell’urbanistica attuale?
    Distanza minima da abitazioni esistenti. Nulla di interpretativo.

  14. Kovacic Massimiliano ha detto:

    Speriamo che non si approfitti dello stallo istituzionale per far passare in sordina, come spesso accade, scelte che vanno contro i cittadini.

  15. cap. Achab ha detto:

    Li fanno da 1 MW per eludere le procedure regionali necessarie se la potenza fosse superiore. Chi controllerà cosa bruceranno (in continuazione non 1 volta l’anno se andrà bene) e le emissioni? Bisognerebbe fare come nei porti dove c’e la GG.FF. vhr controlla glia accessi, in questo caso ci dovrebbe essere un unico luogo per questi impianti con un controllo in entrata e sulle emissioni da parte di un’autorità pubblica.

  16. cap. Achab ha detto:

    Li fanno da 1 MW per eludere le procedure regionali necessarie se la potenza fosse superiore. Chi controllerà cosa bruceranno (in continuazione non 1 volta l’anno se andrà bene) e le emissioni? Bisognerebbe fare come nei porti dove c’e la GG.FF. vhr controlla glia accessi, in questo caso ci dovrebbe essere un unico luogo per questi impianti con un controllo in entrata e sulle emissioni da parte di un’autorità pubblica.

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