15 Febbraio 2013

I comitati Fvg uniti nella tutela della salute, ambiente e legalità

Preso atto di una perdurante insensibilità del governo centrale e del governo regionale di fronte ai gravi problemi ambientali generati da una costante e spregiudicata aggressione dei beni comuni, i Comitati del Friuli Venezia Giulia manifestano la loro ferma determinazione a combattere ogni ulteriore abuso ed ogni forma di illegale prevaricazione della volontà popolare. Fedeli interpreti delle istanze della gente e coraggiosi fautori della legalità, i Comitati si oppongono con risolutezza ad ogni deriva autoritaria tesa ad occultare i processi decisionali e ad escludere la partecipazione consapevole della popolazione alle decisioni che la riguardano. Condannano, in particolare, la avvenuta soppressione del difensore civico regionale, la soppressione di Agenda 21, il sistematico ricorso al commissariamento, la esclusione dei comitati dalle audizioni consiliari, l’accentramento incondizionato delle decisioni in capo al vertice regionale.
Con tali presupposti appare funzionale all’arbitrio la mancata redazione dei piani territoriali dai quali deriva la certezza del diritto, la consapevolezza dei doveri, la tutela ambientale e in ultima analisi la salute: il piano paesaggistico, il piano urbanistico, il piano energetico regionale, il piano regionale delle attività estrattive, il piano regionale delle risorse idriche… giacciono da anni fra continui rimandi e furbesche promesse. Funzionale al vuoto programmatorio e sempre più intollerabile è di conseguenza lo svilimento professionale e l’asservimento della burocrazia regionale ai voleri dell’esecutivo, ivi compresa l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente. La stessa attività legislativa appare condizionata dal perseguimento di interessi particolari ed è tanto lacunosa da subire la sistematica ed umiliante contestazione sul piano della costituzionalità. Se da una parte è vistosa la sudditanza dell’esecutivo al volere dei poteri forti, ciò non di meno appaiono lese e annichilite la autorità e il mandato degli amministratori locali, costretti a mendicare contributi e permessi al vertice regionale e a subirne le imposizioni.
In un simile, deplorevole contesto, si affacciano e si realizzano le cosiddette grandi opere, infrastrutture viarie e impianti energetici ad elevato impatto ambientale e la privatizzazione delle risorse idriche. Ciò avviene non senza una plateale mistificazione dell’inquadramento ambientale e dei supposti benefici, ma anche sotto il costante ricatto occupazionale, al quale non sono estranei ben precisi centri di potere e forze politiche regionali.
Con simili premesse, l’arrivo della nuova Soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia, non poteva che suscitare la immediata levata di scudi da parte dei primi responsabili della deriva istituzionale in atto e, quindi dei loro diretti beneficiari e fautori. Non appena insediata, la Sopraintendente è stata attaccata con inaudita ferocia e cattiveria: sul piano professionale e privato. Una squallida vicenda che avrebbe dovuto turbare le coscienze di una popolazione di antica tradizione civile e che, invece, suo malgrado, si è trovata immersa in una campagna mediatica congegnata ad arte e dal chiaro intento denigratorio, quanto intimidatorio.
I suoi detrattori hanno nomi e cognomi di parlamentari e amministratori regionali, e quello che è certo è che la Soprintendente è stata subito percepita come un potenziale ostacolo all’affarismo di casa nostra. Sicché, hanno iniziato con la puerile insinuazione che fosse venuta contro voglia, che odiasse la nostra Regione, tanto da assumere un atteggiamento punitivo e atto a farsi rimuovere nel più breve tempo possibile. Poi sono passati a stracciarsi le vesti invocando l’autonomia: quella stessa che si sono dimenticati di tutelare con i fatti e nelle sedi proprie nel momento in cui la specialità regionale è stata calpestata e immolata sull’altare del centralismo e dei potentati di berlusconiana memoria. Il tutto per unificare la funzione di controllore/controllato.
Il passo successivo è stato quello di far sollevare la canizza dei sindaci prossimi all’Assessore Riccardi “turbati” da possibili dinieghi; quindi sono entrate in gioco le esibite interrogazioni parlamentari con la sciocca insinuazione che la Soprintendente stesse procurando un danno erariale. Né si può tacere il fatto che alla campagna denigratoria non sia stato estraneo il dottor Giangiacomo Martines, che nella sua qualità di Direttore Regionale ai Beni Culturali, avrebbe dovuto prenderne le difese e favorire l’adeguamento dell’organico. Evidentemente qualcuno aveva nostalgia dei tempi beati in cui si faceva trascorrere il tempo, tutto passava con la pacifica formula del silenzio assenso e i nostri beni paesaggistici ed architettonici si involavano senza troppi problemi. Di approntare il Piano Paesaggistico Regionale nemmeno a parlarne, mentre a inveire contro la funzionaria di “Roma ladrona” accorreva anche il numero due della Lega, Tosi.
A rincarare la dose è quindi arrivata l’Associazione Costruttori, il cui presidente regionale non ha esitato a falsificare i dati della attività istruttoria per accreditare una sistematica bocciatura dei progetti, una conseguente chiusura dei cantieri e quindi il ricatto occupazionale. E’ stato a quel punto che un encomiabile Tondo ha gettato il cuore oltre l’ostacolo e con grande clamore mediatico si è detto pronto a recarsi a Roma con un pullman di uomini e protestare sotto le finestre del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (se questo è Presidente di una Regione!) A completare la indegna gazzarra si è infine aggiunto il Direttore Centrale della direzione Regionale Ambiente, Energia e Politiche per la montagna, il quale con due lettere ha voluto contestare l’operato della Soprintendenza con evidente vis polemica e strumentale condizionamento delle funzioni dei sindaci della Regione, cui le medesime sono state inoltrate in uno con tutte le superiori autorità ministeriali. Una iniziativa, codesta, troppo plateale per non risultare provocatoria e lesiva del corretto rapporto che deve intercorrere fra le pubbliche amministrazioni, nell’esclusivo interesse collettivo.
Ebbene, a fronte di tanta disgustosa esibizione, molti privati cittadini e singoli comitati hanno già manifestato la loro solidarietà e rivolto istanze alle autorità superiori: oggi a ribadirlo sono i Comitati Uniti! I Comitati, i quali, avendo a disposizione i dati reali della attività istruttoria possono smentire le falsità diramate a piene mani e constatare che dal mese di agosto a fine anno 2012 di un totale di 2.769 istanze istruite dalla Soprintendenza, quelle approvate costituiscono il 96,61%, mentre i dinieghi raggiungono il 3,39%: l’esatto contrario di quanto sbandierato dai detrattori.
In ultima analisi i Comitati convenuti si dicono consapevoli di come il paesaggio delle nostre terre sia una risorsa esauribile di cui per decenni sono stati sottovalutati il valore e la portata economica e sociale. Una risorsa aggredita in nome di uno sviluppo insensato, da una corsa alla cementificazione, spesso indiscriminata, senza alcuna considerazione di quelle ben note vulnerabilità insite nella particolare conformazione geomorfologica, geologica e idrogeologica del nostro territorio regionale, ma anche nel tessuto urbano storico e nelle architetture rurali, che nonostante le recenti trasformazioni territoriali sono ancora diffusi.
Sono altresì consapevoli del fatto che il territorio non debba essere amministrato con valutazioni episodiche connesse a singoli interventi autorizzativi, bensì attraverso una programmazione dell’uso delle risorse territoriali che non può prescindere dalla pianificazione paesaggistica. Programmazione che la Regione Friuli Venezia Giulia non ha mai portato a termine, nonostante le norme da lunga data vigenti e i molteplici benefici che ne sarebbero derivati sotto il profilo della certezza del diritto per i residenti, per le amministrazioni locali, per i professionisti e, soprattutto, per la tutela della qualità della vita.
La difesa del paesaggio è un dovere per tutti, tale sancito all’articolo nove della Costituzione repubblicana. Il paesaggio è il modo di essere del territorio nella sua percezione visibile, è la forma del territorio; paesaggio come fatto fisico oggettivo, ma al tempo stesso un processo creativo continuo che assume una sua rilevanza giuridica nella misura in cui si riscontri nel suo essere bene culturale la cura di un interesse pubblico teso a tramandare una testimonianza culturale. Il nostro territorio rurale, nelle sue diverse e peculiari espressioni, rappresenta un patrimonio storico, culturale e paesaggistico inalienabile, da salvaguardare ad ogni costo; un patrimonio di identità, di biodiversità e di pratiche agronomiche da preservare attraverso strumenti appropriati affinché la pianificazione urbanistica non interferisca negativamente con il paesaggio, ma che al contrario sia rispettosa delle peculiarità che lo determinano. Da questo assunto è ben evidente il tentativo, scellerato, di ammettere e fomentare la realizzazione delle grandi infrastrutture che sventrano il territorio, senza averne stabilito prioritariamente un quadro conoscitivo completo e le conseguenti valutazioni di merito. Scellerato è il tentativo di derogare dalle norme vigenti e di favorire i condoni; scellerato è il piano inteso a delegittimare e neutralizzare la funzione pubblica incaricata della tutela del paesaggio e quindi del nostro stesso patrimonio culturale.

Comitato per la Vita del Friuli Rurale
Comitato “Assieme per il Tagliamento”
Comitato No TAV Bagnaria
Comitato per la salvaguardia del Golfo di Trieste
Comitato per la salvaguardia della Baia di Sistiana
Comitato difesa litorale carsico
Comitato No TAV Isontino
Comitato tutela acque bacino montano del Tagliamento
Associazione contro l’elettrosmog (ACE) Udine
Comitato “ Per Altre Strade”
Comitato ”Movimento tutela Arzino”
Comitato Acqualibera
Associazione NOSMOG Trieste
Comitato “uniti per l’ambiente”
Comitato di difesa delle fontane

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