21 Gennaio 2013

“Il commercio muore, la città si spegne”: protestano gli esercizi dell’Isontino

Luci spente e serranda abbassate da mercoledì sera a giovedì mattina per gli esercizi dell’Isontino che aderiranno alla protesta di Confcommercio Gorizia.
Confcommercio Gorizia invita, infatti, tutti i commercianti della provincia a spegnere le luci delle proprie attività (sia interne, sia quelle delle vetrine) e ad abbassare tutte le saracinesche in segno di protesta contro l’inerzia dell’apparato pubblico nei confronti della nostra categoria.
Con tale iniziativa si vuole mostrare come la chiusura di tanti negozi causerà l’impoverimento e il degrado delle nostre città.
La protesta avrà luogo dalle 19.30 di mercoledì 23 gennaio fino alle 9.30 di giovedì 24. I manifestanti sono invitati a Gorizia, in Piazza del Municipio 1, a Monfalcone, P.zza della Repubblica 8 o a Gradisca d’Isonzo, Via M. Ciotti 49 per una simbolica consegna della chiavi delle vostre attività al Sindaco della città.

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65 commenti a “Il commercio muore, la città si spegne”: protestano gli esercizi dell’Isontino

  1. albino suligoj ha detto:

    la Confcommercio ha scoperto l’acqua calda. Gorizia è già da molti anni che langue e la sua agonia è lenta ma inesorabile.Il piccolo commercio è ormai quasi del tutto sparito ( le cause : grande distribuzione ed effetto Schengen ). Bisognava svegliarsi vent’anni addietro !Romoli e Tondo adesso e prima Velenti ed Antonione e voi dell’associazione dove eravate ?

  2. Dragan ha detto:

    da anni gorizia sta precipitando sempre più a fondo. ora con la pozzuolo che se ne va sono proprio curioso di vedere il crollo verticale della cittadina dei vecchi ed inutili. meno case affittate e meno spese.
    meno male che il giovane romoli in campagna aveva giurato non sarebbe mai accaduto (come per il punto nascite).

  3. Fiora ha detto:

    se a Gorizia il commercio piange, a Trieste comincia a non avere più lacrime….

  4. cita demone ha detto:

    zo no xe che gavè qualche idea gegnal anca voi lì tipo pontecurto a trst per tirarve su?turisticamente saria un succeso!
    la cagada dela porta d’italia no me sembra mal per cominciar:gnente ante,gira solo l’aria come nel zervel de quei che ga spartì la pagnota per farla,ma la ga un vantagio:la xe verta 24h,come i casinò,i night e il qlandia(se ciama così vero?)….e io pagoo!
    dai che forse un bel ponte stralà in bambù sul vipaco che colega sdrausina a farra ghe stassi sul serio,ve mandemo i geometri del cosolini,così colle misure i ve fa risparmiar sula materia prima…..le aministrazioni colabora modernamente e almeno l’artigianado tien il colpo.
    pel comercio proponessi de tirar su de novo i confini più un par de lori coi scciopi a controlar.
    hiic.

  5. mario sancin ha detto:

    non consegnare a nessuno le vostre chiavi potreste non riaverle’

  6. Italiano Indignato ha detto:

    Cioè, scusate un attimo. Possiamo riflettere su questa protesta INUTILE?? Volete farmi credere che esistono esercizi commerciali APERTI dalle 19.30 alle 9.30? O spegnere le luci delle vetrine serve in realtà a qualcosa? Una vera protesta sarebbe chiudere ogni locale per 3/4 giorni di fila, magari una settimana, non trovate? La verità è che l’Italiano medio non è combattente, si limita a scrivere un paio di commenti su Facebook per esprimere il proprio rancore. Ma alla fine continueremo sempre a comprare sigarette, anche se costeranno 10 euro il pacco. Faremo sempre benzina, anche 5 euro il litro. E pagheremo sempre più tasse, perchè non siamo neanche in grado di ribellarci come si deve.

  7. Italiano Indignato ha detto:

    P.S.
    Grazie al vostro beneamato Sindaco Romoli, Gorizia è diventata una città che alle 22 di sabato sera è deserta, morta. Il massimo dell’aspirazione per un giovane è passare la giornata a bere nei bar. I vostri figli, per trovare divertimento, sono costretti a fare chilometri e chilometri in macchina, rischiando ogni sera incidenti stradali, con conseguenze spiacevoli per tutti.
    Ditemi voi se è normale che i pochi Pub che ci sono (locali per tradizione notturni) debbano chiudere all’ una di notte!
    Ora che anche l’ Esercito se ne va dalla città, potrete solo sperare che ùla slovenia vi conquisti…aòmeno tornerà un pò di vita in questa città triste e abbandonata.

  8. JACOPO ha detto:

    quoto in tutto italiano indignato…!

  9. Kaiokasin ha detto:

    Mi dicono che il wine cafè di Piazza Vittoria ha dovuto chiudere per via dell’affitto eccessivo: i proprietari preferiscono tenere vuoto piuttosto che fare affitti abbordabili.

  10. Cominciamo bene ha detto:

    @Italiano Indignato: “Il massimo dell’aspirazione per un giovane è passare la giornata a bere nei bar. I vostri figli, per trovare divertimento, sono costretti a fare chilometri e chilometri in macchina, rischiando ogni sera incidenti stradali, con conseguenze spiacevoli per tutti. Ditemi voi se è normale che i pochi Pub che ci sono (locali per tradizione notturni) debbano chiudere all’ una di notte! Ditemi voi se è normale che i pochi Pub che ci sono (locali per tradizione notturni) debbano chiudere all’ una di notte!” Concentrati, leggi bene quello che hai scritto: è triste passare tutta la giornata a bere nei bar, come i poveri goriziani sono costretti a fare, ma poi dici che secondo te la città è morta perché i pub devono chiudere all’una di notte? O.o

  11. cita demone ha detto:

    @al taglian indignà:
    robe de bibita me intersa ‘ssai.
    “te credo che chiude al’una i pub de gorizia!…se la muleria peteza tuto il giorno,per la serata resta poco o gnente de lori,a quel’ora i xe già tuti a nanna!bon pel sert però che sarà… pien anca lui e no ghe basterà le 24h dela giornata per smaltir… tute le pratiche!”
    hiic.!

    p.s.:a parte i scherzi,ma gavè la mentalità davero ridota solo a questo?
    poca roba e trista se xe cussì.

  12. viceversa ha detto:

    @#4 ah ah ah ah trooooopa roba!!! te son un grande!!

  13. viceversa ha detto:

    e po, te li vedi Romoleto e compagnia briscola a “SCENDEREMO IN PIAZZA SE NECESSARIO” ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah aha ah ah aha ha ha RIDICOLI…
    ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah aha ha son ‘ncora qua che me spanzo…

  14. dimaco il discolo ha detto:

    cita demone@4
    noi gavemo l’ascensor. i punti, sopratuto curti, ve li lassemo.

  15. Fiora ha detto:

    @14
    sempre caritatevole ti, a girarne el cortel ‘ntela piaga, ah Dimaco?! 😉

    Scherzi a parte per mi no xè el commercio de Go o de Ts a languir.
    Xè EL COMMERCIO in genere, in un processo irreversibile causà da altre forme de distribuzion e de vendita ( Ipermercati e acquisti on line) incentivade, la prima da politiche “dettaglianticide” e la seconda dalla realtà che “la rete è il futuro”…e viva L’A. (che xè passato remoto!)

  16. dimaco il discolo ha detto:

    no poso che darte ragion fiora, ma i continua a costruir centri coerciali e outlet

  17. cita demone ha detto:

    al dimaco il discolo 14.
    l’ascensor il funzia o xe già roto?
    perchè col pontecurto qua femo il saltin e semo già del’altra parte,ma per ‘ndar in castel a pie voi dovrè sufiar e butar via le cicche!
    🙂

  18. Italiano Indignato ha detto:

    ma a che serve continuare a costruire a gorizia se i negozi chiudono alle 19.30? un poveraccio che lavora tutto il giorno quando dovrebbe spendere quei 4 soldi che si ritrova? Poi, parlando di affitti…per un buco di negozio, sul corso di gorizia (neanche fosse la strada principale di New York) sono arrivati a chiedere anche 3000 euro mensili di affitto!! Ma vi rendete conto? E, in ultimo, io non mi soffermo a pensare solo ai Pub e ai locali notturni. Però l’unico locale decente che fa un pò di musica e karaoke (mi riferisco al bar Forum) lo fate chiudere perchè i poveri vecchietti non riescono a dormire di sabato sera…vi rendete conto che l’unico divertimento che avete in città sono quelle 4 giostre che si presentano ogni anno e gli stand di panini e wurstel, che per mangiare due panini e due birrette ti prendono 30 euro?? Pensate a tenervi cari i vostri cittadini, perchè ora che vanno via 300 famiglie gorizia diventerà una città fantasma.

  19. dimaco il discolo ha detto:

    seiun po indietro. il forum non esiste piú. mi pate si chiami mirror.

  20. dimaco il discolo ha detto:

    cita demone noi semo piú avanti. no xe mianca fini cussi no se pol romper e andemo a pie lo steso.

  21. Uno che se ne va ha detto:

    MA se i negozi chiudono alle 7 di sera ed aprono alle 10 del mattino…. ma a chi volete prendere in giro? Inerzia dell’apparato pubblico???? GORIZIA???? Ma che credete che in Italia siete solo voi ad avere problemi? Se volete fare una protesta seria, chiudete le attività ed investite altrove, sempre ammesso che riuscite a trovare un metodo fruttifero per investire in un periodo triste come questo!!!

  22. Italiano Indignato ha detto:

    bravo collega 😉 anch’io sono uno che se ne va

  23. Fiora ha detto:

    @21
    “ma credete che in Italia siete solo voi ad aver problemi ?”
    Qui Radio Trieste : QUOTOOO! 😉

  24. Poldo ha detto:

    Il commercio muore.. Ma va?!
    È che cosa fa per non morire, il commercio? Protesta? È contro chi o che cosa? Quali proposte mette in campo? Che “qualcuno” abbellisca i marciapiedi? Che “qualcun’altro” metta soldi per un ascensore in castello anche in Corso Verdi? O a Gradisca? Che si chiudano le frontiere per non far andare a far spese “di là”? Troppi centri commerciali costruiti con soldi privati fanno troppa concorrenza a quel commercio che si aspetta solo interventi pubblici?

  25. Rupel ha detto:

    chi credi nell `Italia xe un perdente. Mandè a remengo quel stato che ve manda in merda

  26. nick ha detto:

    la colpa non credo si possa attribuire a romoli.
    Quello che sta accadendo al commercio goriziano è colpa prima di tutto dell’incapacità degli stessi imprenditori di adattarsi ad uno scenario profondamente cambiato, all’indomani della fine della ex Jugoslavia e dell’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea. E poi, sinceramente, e questo vale per tutte le città, le amministrazioni comunali non hanno modo di influire sull’andamento economico di un territorio.

  27. Kaiokasin ha detto:

    Ci sono sindaci che fanno e sindaci che non fanno (Romoli dove lo mettiamo? [*]).
    Ad es. Reggio Emilia:
    http://www.comune.re.it/retecivica/urp/retecivi.nsf/DocumentID/6739D2DC36C979F6C1257AC90052B588?opendocument

    [è una domanda retorica, evitate volgarità, grazie]

  28. nick ha detto:

    Non spetta ai sindaci fare alcun che, a mio avviso. Spetta agli imprenditori darsi da fare.
    Ma dove sono finiti tutti i soldi, i miliardi, guadagnati dai commercianti goriziani negli anni 70, 80 e 90 dagli jugoslavi e dagli sloveni che venivano a comprare di tutto da noi?
    E questo vale anche per Trieste.
    E’ mai possibile che nessun commerciante goriziano abbia saputo reinvestire correttamente quelle risorse, magari per dare vita a una realtà della grande distribuzione?
    Dipiazza raccontava che il sabato e la domenica aveva bisogno di usare i sacchi dell’immondizia per raccogliere tutti i soldi degli sloveni che andavano nei suoi sueprmercati a fare la spesa. Quei soldi Perchè non sono stati reinvestiti?
    Eppure in Venete ci sono degli esempi interessanti di società che dal commercio al dettaglio hanno saputo strutturarsi: Stefanel, ad esempio. O Benetton.
    Da noi, nulla. Perchè?
    In tutto questo, i sindaci non penso che abbiano avuto un grande peso.

  29. Kaiokasin ha detto:

    I Piani regolatori e i permessi per costruire i centri commerciali non li hanno dati i Sindaci (in particolare in FVG, dove la Regione ha rinunciato a pianificare delegando tutto ai Comuni, con i risultati disastrosi che vediamo in giro)?
    E tutte le edificazioni di villette a schiera in periferia, solitamente su terreni agricoli, che hanno desertificato e degradato i centri storici (Monfalcone ne è l’esempio lampante) e portato la gente ad abitare in villettopoli-dormitorio da dove escono esclusivamente in automobile, non sono scelte miopi fatte dai Comuni?
    Anche queste cose hanno ammazzato il commercio al dettaglio nei centri storici.

  30. nick ha detto:

    Ah, cioè, secondo te la strategia per far sopravvivere il commercio al dettaglio, oggi, è non permettere alla gdo di insediarsi e fare in modo che la gente mantenga la propria residenza nei centri storici. Magari per fare la spesa nella bottega di quartiere e compri solo uno dei 4 paia di jeans che vende il negozietto all’angolo.
    Guarda che i comportamenti di consumo sono cambiati e stanno cambiando molto.
    Bisogna interpretarli, non provare a modificarli.

  31. Kaiokasin ha detto:

    Con la densità di centri commerciali che ha il nostro territorio mi pare ovvio che non bisogna permettere ad altri di insediarsi (altrimenti ritorniamo al devastante periodo illyano, quando si diceva “se un privato vuole insediarsi, bene, che lo faccia, è il mercato”). Anche in altri paesi europei ci sono i centri commerciali, ma non tanti come da noi e le città sono vive. Lì le aree commerciali le pianificano in base alle esigenze, da noi è il far-west. Io abito in centro e molte cose le compro in centro (non tutto): se si riuscisse a risolvere il problema dei tantissimi alloggi sfitti in centro penso che anche i nuovi residenti si rivolgerebbero alle botteghe sotto casa (senza la scocciature di muovere lauto) invece che al centro commerciale. Ma per ri-portare la gente in centro bisogna fare politiche di riqualificazione.
    Tu dici che non si può fare niente, allora alziamo le mani e amen.

  32. Kaiokasin ha detto:

    E chiudiamo i centri commerciali la domenica, povere/i commesse/i!

  33. isabella ha detto:

    In Austria, ad esempio, la domenica è sacra e i negozi sono chiusi!

  34. nick ha detto:

    no, non dico che non si può fare niente. dico che la classe imprenditoriale ha delle responsabilità molto gravi. Romoli, sotto il profilo della riqualificazione, non si può dire che non abbia fatto (magari anche grazie a quando deciso ai suoi tempi da Brancati). Il centro di Go oggi è di gran lunga meglio di 3 \ 4 \ 5 anni fa.
    Se poi i privati proprietari degli spazi commerciali in corso preferiscono tenere sfitto piuttosto che abbassare i canoni cosa si può fare?

  35. nick ha detto:

    @33 a Londra invece in zona 1 tutto è praticamente aperto 24\7. Cosa c’entra quello che fanno in Austria???

  36. dimaco il discolo ha detto:

    gorizia non élondra.
    il piccolo commercio non può competere con i grossi centri commerciali anche per una diversa fiscalità. non pochi sono parte di catene straniere che hanno la loro sede nei paradisi fiscali e pagano li i loro tributi. secondo bisogna che e un negozio vende alimentari, non deve vendere altro tipo piante o elettronica. a ognuno la sua merce.

  37. nick ha detto:

    sì, vabbè. Ognuno è giusto che venda ciò che gli pare; non è mettendo vincoli alla libertà di impresa o drogando il mercato che si risolvono i problemi.
    Se i negozi del centro città (o meglio, i negozianti del centro città – guardate cosa propongono certi esercizi in centro a Gorizia) non vengono più scelti dalla clientela, che chiudano. Punto e stop.

  38. dimaco il discolo ha detto:

    nick, cisi come é strutturata la libertà di impresa fail gioco della grande distribuzione. scopi finale é azzerare il piccolo dettaglio. il piccolo commrrciante npn può competere ed é costretto achiudere.
    la puoi giocare sulla qualita, ma quella ha un prezzo piú alto e con i tempi che corrono pochi se la possono permettere. i discount sono glu unici e nemmeno tutti, a fare affari. senon ho abbastanza sildi devo comprare lamortadella al discount anche se non so effettivamente che qualità abbia. costa poco per cui va bene.
    tornando al discorso fiscale le multinazionali del discount non pagano lr tasse come dovrebbero visto che le sedi sono in altri stati pr cuivi é un emmoragia di danaro che non viene riversato sul territorio. guardate dove vengono prodotte le cose che vendono e vedrete che ben poche sono prodotte in italia, percui anche in questo caso i soldi vanno fuori.

  39. piero ha detto:

    ma porcazzozza amici…qui da noi è sempre colpa degli altri…il disco ormai è veramente stra-rotto…
    E’ ormai da 15i anni che non faccio acquisti a Gorizia. Il motivo??..semplicissimo..c’è poco o noente da comprare!!!.
    Solo due esperienze personali per spiegarmi: 1) inizio estate..cercavo una giacca antipioggia e mi reco in un negozio di gorizia…individuo ciò che mi serve …che bello, la commessa mi dice che la fornitura del modello è avvenuta il giorno precedente…però purtroppo la mia taglia è già finità…loro ordinano solo un capo per taglia…sai com’è se poi non si vende resta in magazzino!!!!
    2) inizio primavera, cerco una polo per mio figlio ma…ehehehheh…l’ultima collezione è terminata!..chiedo alla commessa, stupito, cosa avrebbero fatto/venduto fino a settembre, all’arrivo del materiale autunnale.
    Risultato: vado a fare shopping sulla statale Udine – Ticesimo, mio malgrado trovo di tutto e a prezzi sensibilmente più bassi!!!
    Già i prezzi…lasciamo perdere….
    Gli affitti pure: un conoscente è stato costretto ad attrezzare una parte della sua casa quale laboratorio perchè per lui era impossibile pagare un affitto in Corso a Gorizia. Il proprietario preferiva tenere vuoto piuttosto che abbassare il prezzo.
    Si sa..però…la colpa è sempre degli altri.

  40. Fiora ha detto:

    @ piero
    nella tua accorata protesta hai già insite tutte le risposte ai tuoi perché.
    La roba non la trovi nei negozi? (vale per Go.,come per Ts ,come dappertutto!)Non la trovi,perché poter offrire un assortimento decente comporta un rischio-invenduto (e si sa che un “magazzino” sul gobbo mangia tutto il guadagno) oggidì talmente alto che il piccolo commerciante preferisce non rischiare.
    La scelta nei punti vendita delle grosse catene, con altra disponibilità economica è ovviamente a tutto favore di queste ultime.
    “Il proprietario preferiva tener vuoto che abbassare il prezzo”
    E’ VERO! ma comprendo che non ci sei “dentro” ti scuso e se vuoi da proprietaria di muri,ti spiego.
    Si abbassano i prezzi fin dove ci stai dentro con Imu (stratosferico!) e tasse varie: registro ditte,tenuta dei conti con spese di fatture ecc ecc.
    E si “preferisce tener chiuso” perché chiuso ,il locale ti costa solo di IMU. Aperto con inquilino moroso,ti tocca denunciare UN REDDITO NON INCASSATO,finché non lo sfratti con sfratto esecutivo, spendere di avvocato e mangiare pane e nervi… Per i motivi su esposti (e sono i più evidenti,ve ne sarebbero altri mille!)
    Meglio chiuso a volte! e credimi, con dolore!

  41. Fiora ha detto:

    il commercio al dettaglio è un ammalato terminale.
    “medicine” solo palliative. Le altre inutili.
    accapigliarsi al capezzale del moribondo palleggiando responsabilità per non averlo curato in tempo?…tempo scaduto!

  42. Fiora ha detto:

    Ah sì, Piero, sai uanti inquilini “buoni pagatori” proprio a seguito di uesta involuzione di tendenza,si trasformano in insolventi?
    Sai i problemi umani che si pongono al proprietario che obiettivamente non se la sente d’infierire su uno che fino ad un paio di mesi fa era regolare? ma i conti per il proprietario inerenti la locazione ma anche quelli privati,bollette rate e quant’altro arrivano lo stesso e se i soldi no…. 🙁

  43. GIAMPAOLO LONZAR ha detto:

    @COMMERCIO VARI : Alla crisi che già tutti conoscono bisogna aggiungere due concorrenti
    che una volta non c’erano :

    1) il cosidetto e-commerce ,dove on-line uno
    ha una scelta a 360° di tutto quello che
    uno desidera ,nell’abbigliamento in
    particolare colori taglie e modelli.

    2) E.bay ,che fa una concorrenza sleale,
    perchè vengono venduti articoli anche nuovi come provenienti da privati e che
    sfuggono alle regole dell’IVA e
    contribuiscono all ‘evasione fiscale.

    E’ chiaro che che ambedue i mercati devono essere usati con atttenzione in quanto si prestano a frodi.

  44. GIAMPAOLO LONZAR ha detto:

    @ 28 NICK : la risposta sta nella tua osservazione.

    Trieste come tutte le altre zone di confine era un mecato per l’ex Yugo ed anche l’Est
    Europeo.

    Caduti i muri, caduti i confini, l’ingresso nell’ UE ha reso INUTILI un gran numero
    di punti vendita al dettaglio perchè logicamente si sono aperti punti vendita nelle nuove nazioni europee.

    La gente straniera si sposta meno per fare acquisti dalle ns. parti.

    Per esempio si diceva che Trieste aveva una struttura di vendita al dettaglio pari ad una città di quasi 500.000 abitanti quando
    si sa che a malapena ne ha la metà.

    Un altra statistica diceva che ai tempi della Yugo a Trieste veniva venduto 1/7 dell’oro di bassa oreficeria in forma di catenine, braccialetti ,medagliette etc venduto in tutta Italia.

    Di queste statistiche di prodotti che la vendita si è quasi azzerata ce ne sono a volontà.

    Anche se questi imprenditori hanno guadagnato, ri-investono in cosa ,se altro non sanno fare e sono diventati anziani ???? ed inoltre non c’e’ più gente a cui vendere !!!
    Qualcuno che conosco si e’ riciclato nella ristorazione,wine -bar etc.visto che il
    momento in questo settore e’ trendy .

    Ma solo in centro a Trieste mentre la periferia chiude.

    Per il piccolo commercio e le le piccole attività e l’incontrollabile aumento dei
    costi di gestione , secondo me ,ben che vada , peggiora!!!!

    Ed a tutto questo si e’ aggiunta l’attuale crisi economica .

  45. Paolo Nanut- Standrez ha detto:

    @27 Conosco anch’io perfettamente la realtà di Reggio Emilia, ho molti contatti in tutti i campi, è la mia seconda città.

  46. nick ha detto:

    @44 i casi di piccole realtà emporiali che si sono strutturate espandendosi ce ne sono a bizzeffe. L’ultima, ad esempio, è Grom.
    Ma basta vedere cosa hanno fatto i veneti negli anni 80 e 90, con Benetton e Stefanel, per esempio.
    La grave responsabilità dei commercianti triestini e goriziani è proprio questa. Non aver provato ad immaginare un futuro diverso per le loro attività. Non hanno saputo leggere il cambiamento profondo che l’implosione della Jugo prima e l’espansione della Ue poi hanno determinato. Hanno usato i loro soldi solo per comprare case, e ora che il mercato immobiliare è fermo ci ritroviamo con ingenti patrimoni di fatto bloccati, del tutto illiquidi, e quindi inservibili per rimettere in moto l’economia.
    uscire da questa situazione è molto, molto difficile.

  47. capitano ha detto:

    Meglio un negozio che vende mille tipi di calzini di uno che vende mille cose oltre a dei calzini scadenti.

  48. nick ha detto:

    non conta quello che è meglio o peggio. Conta la libertà di poter vendere quello che si vuole. Sarà il mercato, poi, a decidere…

  49. capitano ha detto:

    Era un consiglio disinteressato, mica volevo introdurre una discussione ideologica sull’economia di mercato.
    Se cerco un calzino in astrakan posso girare tutto il nordest e spendere un patrimonio in benzina. Ma se so che a Gorizia c’è un negozio che vende tantissimi tipi di calzini …

  50. dimaco il discolo ha detto:

    e non dimentichiamo che lo stato pretende i soldi subito, ma se la prende comodissima se deve restituirli

  51. GIAMPAOLO LONZAR ha detto:

    @46 NICK : credo che parliamo due cose distinte.

    Il Veneto non aveva un mercato parallelo di clientela straniera nel numero che aveva Trieste.

    Ai tempi della Yugo le rive erano traboccanti di Bus e Auto con targa della federativa e nei negozi si faceva fatica ad entrare.

    Qui mancano i clienti!!! e non e’ successo solo per i negozi di abbigliamento anche se si vuol dar la colpa ai supermarket ,ma anche ai punti vendita di autoricambi, di ricambi per motori marini,si chiudono negozi di materiali tecnici. Oggi in Croazia le grandi case di materiali tecnici hanno i loro distributori in tutte le marine.

    Non e’ mancanza di lungimiranza , si e’ spostato un mercato , qualcuno e’ riuscito a mantenere l’esclusività del marchio di vendita ed ha aperto filiali lungo la costa altri marchi hanno aperto i loro punti vendita direttamente senza usare i vecchi distributori triestini.

    E quando la Croazia entrerà nella UE quelle quattro ditte a Trieste che ancora lavorano
    con i vecchi rapporti nati ai tempi deklla YU
    chiuderanno anche quelli .

  52. nick ha detto:

    A maggior ragione! In Veneto, senza gli yugoslavi, sono riusciti a strutturarsi molto meglio. Perchè da noi non c’è nessun esempio di questo genere? Eppure le risorse c’erano in abbondanza! Come mai?
    Di questo bisognerebbe chiedere conto ai nostri commercianti!

  53. Fiora ha detto:

    @Giampaolo Lonzar: INFATTI
    col diritto/dovere di chi “c’é dentro” da tutta la vita e di muri e di licenza non mi stancherò di ripeterlo .
    Mortuus (o moribundus…) no più buligaribus e IN PRIMIS per la concorrenza del WEB!

  54. El baziloto ha detto:

    @ Lonzar
    Mi permetto di segnalare che l’afflusso di gente che Trieste conosceva al periodo dei jeansinari e delle jugostrazze una città come Venezia lo conosce 7 giorni alla settimana per 365 giorni all’anno da almeno trent’anni, e cioè da quando hanno reinventato il Carnevale chiudendo di fatto il cerchio delle stagioni turistiche, che prima conoscevano un periodo di relativa “morta” fra la fine delle feste natalizie e la Pasqua. In più, ovviamente a Venezia i ricarichi non sono quelli delle jugostrazze: qui una carabattola di vetro fintomurano costa alla produzione 10 centesimi, viene acquistato dal rivenditore al dettaglio a 50 centesimi e rivenduto a 10 Euro. Immaginate voi questo meccanismo, moltiplicato per xmila pezzi di qualsiasi cosa venduti al giorno: dalle puttanate veneziane al branzino al cartoccio, dalla maglietta Benetton al superolorogio targato Bulgari.

    Alcuni negozi del centro – come per esempio la boutique di Prada – tengono la guardia armata dentro al negozio per tutto l’orario d’apertura, e un’impiegata alle 15 si presenta regolarmente in banca a versare l’incasso del giorno, che spesso supera i 500000 (cinquantamilia) euro. Dicasi: cinquantamila-euro-al-giorno.

    Però il problema è lo stesso di Trieste: i grossi commercianti veneziani sono in parte seduti sul loro forziere, per non dire dei grossi proprietari di fondi di negozio, che praticamente non fanno altro che gestire i loro incassi per tutta la vita.

    Il tutto in un quadro che prevede affitti da 2000 a 5000 euro al mese per ogni 10 metri quadrati a seconda della posizione, salvo eccezioni sia in giù che – soprattutto – in su.

    Chi veramente ha fatto di tutto e di più sono quelli della fascia Treviso/Padova/Vicenza/Verona, che hanno guadagnato mille volte più degli immobili veneziani semplicemente riempiendo la filiera: produzione-ingrosso-dettaglio, e guadagnandoci in ogni passaggio.

    Benetton ha aperto un grosso centro di produzione ed assemblaggio merci in Croazia. E’ stato uno dei primi a muoversi. Ma molti l’hanno seguito.

    Ecco: forse i jeansinari, non avendo capito cosa stava per accadere, non hanno pensato bene di andare incontro ai loro clienti acquisiti, spostando produzione e commercio in Slovenia, in Croazia, in Serbia, in Ungheria. Forse pensavano che questi fossero “contenti” di farsi cinquecento chilometri per venire a comprare a Trieste, anche in presenza di un megastore sottocasa. E invece ovviamente non è stato così. Questa è la fondamentale differenza con Venezia (che trovo sorprendentemente simile per certi aspetti a Trieste): i veneziani possono dormire sugli allori di mille anni di rapine in giro per il mondo, che hanno contribuito a creare il più grosso parco turistico a tema storico/artistico di tutta Europa. Il problema è quello di tenere in piedi “fisicamente” la città, mica quello di attirare i turisti…

    Ma voi conoscete meglio la storia. Dove sono state messe le valanghe di denaro che arrivavano a Trieste dai paesi dell’est?

  55. dimaco il discolo ha detto:

    luigi hanno pensato e detto che sarebbero restati come erano.c’é gente che beramente é diventata miardaria.

    al cain de nobili mica si mangia male. 🙂

  56. Fiora ha detto:

    @EL BAZILOTO
    “dove sono state messe le valanghe di denaro che arrivavano a Triestedai paesi dell’Est?”

    MAGNATE! ai casinò della vicina repubblica, o dissipate in speculazioni sbagliate…ville vendute all’asta, jensinari ex pizzaioli riconvertiti in pizzaioli e addirittura passati violentemente a miglior vita per loro stessa mano, perché sommersi dai debiti.
    una fungaia d’improvvisati ,che come li ha fatti così se li è persi… puff! finito il bengodi, finiti i bori.
    rimaniamo noi quelli di prima ,durante e di questo “dopo”…stentato al lumicino!
    non serve recriminare,non serve fare paragoni con la serenissima…non voglio fare la cassandra luigi! tempo al tempo e le cause che ho citato io avranno la meglio come sta accadendo per i Milanesi anche sugli illuminati commercianti Veneti, diretti discendenti da Marco Polo…vorrei vedere che non ci sapesso fare! 😉

  57. El baziloto ha detto:

    @ Flora
    Il peccato mortale di ogni imprenditore: non anticipare o per lo meno prevedere in parte il futuro.

  58. GIAMPAOLO LONZAR ha detto:

    @54 EL BAZILOTO : Per quanto estimatore della mia città , è una lusinga paragonare Venezia a Trieste !!!

    Il livello finanziario dei visitatori non e’ lo stesso, conosco Venezia e la frequento avendo amici là ,più di quello che credi.

    I jeansinari purtroppo senza denigrare un censo non avevano nè storia personale, nè
    titoli accademici per fare pianificazioni a lungo termine.

    I gruppi famigliari e persone che avevano una storia alle spalle si potevano e si possono contare sulle classiche 5 dita di una mano ; i figli che hanno frequentato università hanno preferito abbracciare le libere professioni e sono ora avvocati,medici,ingegneri e diversi sono fuori Trieste, i padri “remi in barca” ormai
    sono ultrasessantenni e si godono la “pensione”. Molto pochi si sono riciclati in altre attività.

    Nella ex-jugo una gran parte dei grandi megastore sono stati aperti da persone che hanno partecipato alla guerra patriottica
    e questo e’ stato il loro “compenso”.

    Altre attività di distribuzione di materiali tecnici,ricambi etc, le società europee
    hanno aperto direttamente i loro punti vendita ,by-passando la maggioranza delle storiche ditte italiane addossate ai confini.

    Società triestine che storicamente hanno lavorato ai tempi Jugo sono sparite cancellate ,travolte da crediti inesigibili allo scoppio della guerra.

    Colpevolizzare i commercianti di scarsa imprenditorialità non è totalmente corretto perchè come già detto all’inizio la clientela si è ridotta del 50%.

    Società triestine che si sono allargate nella ex Jugo sono in campo marittimo,alcune
    società venete gestiscono alcune marine e squeri di riparazione.

    Basta vedere i centri commerciali che circondano Lubiana , Zagabria e Spalato , ai tempi Jugo non esistevano.

    Cosa hanno fatto dei soldi la maggioranza dei i jeasinari ti ha risposto Fiora.

    E’ troppo facile fare con il dito ” J’accuse”
    se non si dentro il sistema, oggi fare il commerciante al dettaglio per avere problemi
    bastano 2/3 mesi di crisi e se poi ci sono dipendenti anche meno, gli obblighi azientali sono troppo elevati .

  59. nick ha detto:

    no, no. I commercianti triestini e goriziani vanno colpevolizzati al 100%. Incapaci, incompetenti, impreparati per la maggior parte. e ora, se chiudono, che si arrabbino con loro stessi. E non cerchino capri espiatori.
    Avevano tutto il tempo e tutti i soldi per reinventarsi progressivamente, per diversificare, per chiedersi cosa fare di fronte a un mondo che stava cambiando (e che non si azzardino a dire che non se ne sono accorti). per come la racconta flora, sembra che tutto sia cambiato di punto in bianco. Non è così.

  60. Fiora ha detto:

    @Giampaolo Lonzar
    ORO! dalla prima all’ultima parola, con la solita aggiunta che mi sento di fare. Il nostro crepuscolo Triestino con le sue specificità che hai acutamente sottolineato, è comunque solo prodromico del crepuscolo nazionale.
    Retromarce non ne vedo

  61. GIAMPAOLO LONZAR ha detto:

    @60 NICK :
    Da come argomenti non credo che tu abbia conoscenza di cosa era il mercato di Trieste, di Gorizia non parlo perchè non lo conosco.

    Credo che si sia già detto che i jeansinari di Trieste che soldi ne hanno fatti non avevano la cultura per poter riciclare
    l’attività, una buona parte avevano baracche in piazza Ponterosso o buchi di negozio e a mala pena sapevano parlare non dico sloveno o croato-serbo e anche l’italiano lasciava a desiderare.

    Le società che facevano import-export lavoravano esclusivamente con “il piccolo traffico di frontiera” .

    Alla caduta della Jugo come già detto molte si son trovate con crediti inesigibili e sono sparite.

    Le società di navigazione YU che avevano linea con Trieste hanno fatto sparire le navi
    e non sono mai più tornate, societa di spedizione ,agenzie marittime che avevano sede e filiali a Trieste scomparse.

    Tra i primi anni del 1990 e l’inizio del 2000
    la città ha subito un terremoto commerciale,
    che ha coinciso con anche una crisi in campo marittimo.

    A Trieste nel 1990 c’erano 23 società di forniture navali ,ora ne esistono solo 3.
    Il LLoyd Triestino aveva trasferito le sue navi a Genova poi con tutto il resto e’ cronaca ,ha cambiato nome in Italia Maritttima.

    L’arsenale Triestino ha chiuso ed e’ spezzato in varie strutture . Questi eventi hanno fatto chiudere un indotto che dava lavoro a varie officine meccaniche , che davano lavoro ad un numero di negozi di materiali tecnici specializzati che non esistono più, ora se vuoi comperare materiali
    di riparazione base devi andare a Mestre,Genova,Ravenna a Trieste non cè più niente.

    I negozianti non sono solo quelli che vendono abbigliamento, il tessuto commeciale e’ fatto anche di specializzazioni.

    Posso andare avanti quanto vuoi perchè di questo ed in questo io sono dentro ed ho vissuto e vivo la tragedia del commercio triestino che poi si traamuta in tragedia di impiego perchè gente che sa stare dietro un banco ad un livello tecnico e’ rara.
    Il commercio non e’ fatto solo di supermarket,negozi sfavillanti ma anche di gente tecnicamente preparate e con con cognizione di causa .

    Gente che in piazza gridava “dinari za menje”
    non poteva diventare “finanza creativa”

  62. nick ha detto:

    ehehe, troppo facile dire che i jeansinari” non avevano la cultura per diversificare. O sottolineare che tutto quello che è accaduto, è accaduto sopra le nostre teste, senza che potessimo riuscire a fare qualcosa.
    essere imprenditori significa anche prendersi delle responsabilità, assumersi dei rischi, fare delle scelte. A Trieste in molti, troppi, non hanno voluto prendersi la responsabilità di accettare il cambiamento che la nostra area transfrontaliera ha conosciuto, non hanno saputo o voluto assumersi nuovi rischi imprenditoriali e non hanno saputo o voluto fare scelte strategiche e operative.
    Quindi, adesso, ne pagano le conseguenze.
    E comunque, Trieste non è affatto in crisi. Vive di una pubblica amministrazione enorme (quindi redditi garantiti, poco lavoro, scarsa produttività) e qualche altra attività d’ufficio abbondantemente garantita, seppure in progressivo ridimensionamento (come le assicurazioni o Fincantieri).
    A Trieste la gente sta (per il momento) molto bene

  63. GIAMPAOLO LONZAR ha detto:

    @63 NICK : Ritengo il suo ” ehehe” una battuta infelice come e’ “shortsighted” la sua analisi sui jeansinari ,oltre che superficiale.

    La fetta di mercato che ha subito la crisi
    e’ di una analisi “aritmetica” ,il numero di punti vendita ,diciamo anche di una tipologia medio bassa,destinato ad un mercato
    dell’est che nella riconfigurazione politica ed economica non si serviva più di Trieste non aveva modo di riciclarsi, inoltre il personale stesso non era di qualità , perchè oltre ad essere chiesto di conoscere sloveno e croato per comunicare non aveva altre specializzazioni. Di questa imprenditoria
    che ha beneficiato di questo fuoco di paglia
    sono rimasti come già detto ,solo quelli
    che esistevano già prima.

    Inoltre non è come dice, che a Trieste esistono Assicurazioni,Banche e Fincantieri,
    dove ,sembra, lo dica con una punta di invidia o rabbia ,settore che sta bene e non ha crisi!
    Ben ! io dico , citando mia nomnna ” che Dio ghe daghi e no se dimentighi de mi .

    Esiste una Trieste “silenziosa” che opera in tutti i campi marittimi, una parte e’ anche di supporto alla Fincantieri ma una gran arte opera sul mercato libero dove i Triestini sono molto apprezzati per la loro professionalità.

    Ma Lei sa quante sono le agenzie marittime,agenzie di broker di noleggio,
    broker di compravendita di navi ,spedizioni,
    trasporti ???

    Ma Lei lo sa che a Trieste esiste una delle più grandi stazioni di collaudo di zattere di salvataggio autogonfiabili del Mediterraneo capaci di contenere 500 persone e che le navi costruite a Monfalcone devono collaudare prima d partire e che dopo la caduta della Jugo ha messo filiali in tutti i suoi porti.

    Ma Lei sa che da Trieste si opera e si coordina lavori marittimi sul Mar Caspio ed in Golfo di Guinea.

    Ma Lei sa che da Trieste si contrattano e partono equipaggi per un gran numero di piattaforme di perforazione petrolifera,

    Ma Lei sa che a Trieste si arruolano equipaggi che vanno su tutte le più grandi navi da crociera del mondo.

    Ma Lei sa che da Trieste durante la guerra in Bosnia e dopo si coordinavano le logistiche portuali per l’arrivo delle navi militari nei porti ex Jugo.

    Ma Lei sa che da Trieste si e’ organizzato l’arrivo della prima nave militare nella Baia
    di Neum in BiH, la precedente era stata la Viribus Unitis.

    Mi fermo quà e potrei continuare con le attività Triestine fuori Trieste dove” se pol” perchè a Trieste “xe l’Italia che no vol”

    ‘ndemo dei !!!

  64. Fiora ha detto:

    Bella esaustiva e inconfutabile panoramica Giampaolo L!
    Io mi fermo al commercio ,perché il mio campo.
    CERTISSIMO ,Nick che i “defunti” jensinari (professionalmente e taluni fisicamente… parliamo degli anni 80) non sapessero “diversificare” e blabla diagnosticando…
    Io i post degli altri li leggo,ad evitare di scoprire l’acqua calda!
    Quel fenomeno abnorme ( come da mio post 57)è nato e si è estinto come un’anomalia e non va inserito nell’iter del commercio al dettaglio Triestino, copia conforme di quello Nazionale…ma una guardata alla tivì e ai telegiornali a voi vi fa snobistica allergia?
    …o non pagate il canone 😉

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