17 Dicembre 2012

Rinarrate 4 – C’era una volta una bambina

Se incontrate la quarta protagonista, che ha scelto di non avere neanche uno pseudonimo, difficilmente riconoscerete la persona che si racconta qui. Solare, energica, curiosa: appare come il ritratto della positività. Eppure, dentro di sé, vive emozioni ben diverse…


 

Ciao cara.
Il centro antiviolenza GOAP ha fatto un progetto: insieme con un giornalista e una rivista on–line vogliono dare voce alle donne che hanno passato violenza in casa e si sono rivolte a loro. Mi chiedi cosa ho pensato quando mi hanno chiamato a partecipare? Cosa vorrei far vedere di me e della mia vita? Come posso aiutare alle donne a difendersi? Non è semplice risponderti – la violenza ha tantissimi volti e non sempre ci si rende conto di subire la violenza in diretta!

Beh, eccomi qui! Io sono una di queste donne che la violenza su di sé la giustificano e non si rendono conto che la stanno subendo. Ma come è possibile? Ti chiedi, e chiedi anche a me. Provo a darti una risposta, partendo da lontano…

Io sapevo dell’esistenza del GOAP, ma non pensavo che avrebbe potuto essere utile a me. Intanto perché avevo 40 anni ed ero adulta e vaccinata – sì, scheggiata dalla mia vita infelice e difficile, però sempre alla ricerca di qualcosa di positivo nelle varie giornate. Allora, io cosa avevo a che fare col GOAP? Ci sono arrivata durante la mia separazione perché il mio ex–marito iniziava a rendermi la vita molto pesante, con minacce e spinte e io iniziavo ad avere tanta paura! Paura, ma perché? Siamo nel 2000 e passa e allora, una donna perché ha paura? Intanto noi donne iniziamo appena adesso a raccontare quello che ci accade, e poi la mia paura è nata tanti, tanti anni prima, quando avrei dovuto essere difesa da mia madre, ma lei non lo fece! Questo fu l’inizio della mia grande paura…

Io – ero una bambina piccola, tranquilla, timida e sempre alla ricerca di amici e di approvazione. Andavo a giocare con altre bambine e un giorno sono arrivati loro con i motorini… i fratelli grandi di una mia compagna di classe con i loro amici. Mi hanno portata via per “giocare” con loro! Me, non un’altra! Maledetti, mi hanno chiuso in una stanza a spogliarmi e si sono spogliati loro e mi hanno costretta a fare cose che non posso dire e scrivere.

Ho pianto così tanto e tanto e tanto…. ero piccola, una bambina di 7 anni, forse 8! A un certo punto loro sono andati via e anche io sono andata a casa, di corsa! Piangendo, ho raccontato tutto a mia mamma, ma lei non ha fatto niente e io non sapevo come reagire. Alla fine anch’io ho fatto finta di niente e non ho parlato più di questa cosa; mi vergognavo troppo!

Sono passati molti anni, e solo durante una discussione di poco tempo fa mi sono fatta coraggio e ho chiesto a lei perché quella volta non ha fatto niente! Lei mi ha spiegato che la mamma del ragazzo che mi aveva fatto del male ha chiamato mia mamma piangendo, e pregandola di non rovinare il suo bimbo! E mia mamma – giustificandosi che io dimenticherò tutto crescendo – non lo ha rovinato, ed é stata zitta! IO invece!?!? Sono stata zitta anche! Che altro potevo fare?

Pensi che sia finita qui? Purtroppo no! Quello è stato solo l’inizio… Di seguito si sono ripetute “occasioni del genere”, e così sono cresciuta con questo “marchio”: è meglio stare zitta e fare finta di niente! Mi fermo qui – ormai sono passati tanti anni, ma forse sono stati importanti perché sono stati l’inizio di questa mia strada infernale. Forse sono la base, la spiegazione di perché ho fatto certe scelte dopo! E anche di perché ho ancora tanta paura…

Mentre crescevo, avevo sempre la sensazione di non essere “non giusta”, e il bisogno di ricevere approvazione. La separazione dei miei genitori mi ha sconvolto la vita, ero ancora piccola! Ho cambiato varie volte casa e ambienti. Purtroppo ho avuto un papà molto assente, e anche mia mamma era assente, con grandi problemi di alcol. Vivendo in questo ambiente sono anch’io scivolata nel mondo della droga e dell’alcol. L’alcol non mi era mai piaciuto, ne ero schifata per via di mia mamma, ma tutto a un tratto andava proprio bene, era il giusto mezzo per non sentire tanto maledetto schifo dentro di me! Vivevo sempre con quelle sensazioni di paura, quelle insicurezze, quella eterna ricerca a chi sa cosa… Bevendo, riuscivo a sopportare meglio tutto ciò che avevo intorno.

Ho conosciuto il mio primo ragazzo, ovviamente bevitore. Lui faceva di me quello che voleva, e per sopportare lui e qualsiasi contatto fisico ho bevuto tanto. Guarda, non puoi immaginarti quanto schifo mi fa essere toccata da qualcuno. La cosa peggiore è l’odore di un uomo! Io non riesco a sopportare l’odore di un uomo. Quando un uomo mi si avvicina io faccio passi indietro – solo da poco ho imparato a trattenermi… Ma ti sembra normale? Beh, io mi sentivo in colpa per questo! Ma tanto! Mi sembrava di non essere normale – e non credere che io abbia l’olfatto fino, anzi! Ma l’odore di un uomo mi fa stare male, mi fa venire i brividi e la nausea!

Dal giro dell’alcol mi sono tirata fuori abbastanza presto, ho capito che non andava bene per me e poi, uno in famiglia doveva assumersi la responsabilità per andare avanti. E toccava me visto che a casa mia nessuno era in grado di farlo e io mi sono preoccupata di badare alla mia sorellastra, alla casa e alla scuola. Ma che fatica!

Poi, a 18 anni, sono finalmente uscita da questa casa e sono andata vivere con un uomo che sembrava equilibrato – anche se ovviamente beveva! Presto però ho scoperto che oltre a bere era molto violento, e invece di stare meglio sono finita diretta all’inferno. Pestata, violentata – “l’uomo ha diritto e la donna il dovere di funzionare”. Un coltello alla gola e vai. Che schifo! Lividi per tutto il corpo, rotto il timpano non so quante volte, ormai quasi sorda da quell’orecchio.

Al Pronto Soccorso mai una dichiarazione vera, sempre scuse terribilmente stupide! Però, chi mi avrebbe potuta credere? Nessuno! E sono sempre tornata da lui. Non per amore ma per paura! Mi minacciava che mi avrebbe trovato un giorno se fossi scappata! Guarda, io avevo un’infinita paura, ma poi si è presentato inaspettatamente un’occasione di cambiare città: mi sono licenziata dal mio lavoro e sono scappata via di mattina con i miei stracci. Lui non ha mai scoperto dove sono! Mi ha cercato dappertutto – però nessuno gli ha potuto dire dove ero andata, perché nessuno lo sapeva! Non l’ho detto a nessuno per essere al sicuro! Però nella mia mente ho ancora oggi dei dubbi e mi chiedo: questo è subire violenza? Oppure è… normale?

Ho cercato di iniziare a vivere una nuova vita in questa nuova città, ma non era facile per una donna sola! Mi rendevo sempre più conto che come donna abbastanza carina sei una merce richiesta dagli uomini, e io avevo sviluppato poche difese per me. La “difesa” più semplice è essere legata con un uomo, così risulti “occupata”. Ho conosciuto il mio futuro marito allora e per me era l’uomo perfetto: lui è una persona che non ha grandi interessi a contatti fisici e – da sposata – non mi guardavano altri uomini!

Io volevo dei figli, e sono miracolosamente rimasta incinta e ne ho avuti due! Per me era la perfezione della vita – una vita come la famiglia Mulino Bianco! Mio marito ed io vivevamo tranquillamente vicini senza mai parlare insieme, senza interessi insieme – solo i due figli. Badavo all’educazione e alla casa, e poi ho trovato anche un lavoro quando i figli sono stati sistemati a scuola e all’asilo. Tutto liscio e tranquillo, e contatti fisici dopo I due parti non ce ne sono stati più, per fortuna!

Io, durante tutto il matrimonio mi sentivo a disagio… ma sono stata zitta perché non sapevo cosa fare. Lui faceva una pressione psicologica su di me, di cui però non mi sono mai resa conto. Io funzionavo come lui e sua famiglia si aspettavano che funzionassi, come mamma e moglie! Ma io non sapevo bene come funziona una mamma e moglie – come potevo? Ho cercato di imitare quello che vedevo intorno! Tutto il mio amore, il mio bisogno di provare qualcosa lo ho riversato sui figli. E vivevo quasi bene, veramente non mi mancava niente e forse avrei potuto andare avanti così.

Però un giorno – con i figli ormai adolescenti mi è scattata una molla malefica! Al millesimo no da parte di lui per accompagnarci a una festa (già, non era mai presente e in fondo noi due abbiamo vissuto due vite separate) – io ho detto basta a questa vita! Ho capito che questo non significa vivere insieme, e non riuscivo più a respirare e volevo stare da sola con i miei figli. Ho preso tutto il mio coraggio e ho chiesto la separazione! Con questo ho scatenato un inferno! Lui è andato fuori di sé, e ha giocato con carte pesanti verso di me! Ha tirato dalla sua parte i figli, e insieme mi hanno infine mandata fuori di casa.

Ed eccomi, dopo tanti anni di matrimonio mi sono trovata di nuovo in strada con i miei stracci! Esattamente come 20 anni prima! E con figli che mi odiavano! Io pensavo di impazzire, i figli erano tutto quello che tenevo veramente nel cuore, tutto il mio amore! Non sapevo più cosa fare, ho solo cercato di far sentire a loro che ero presente. Volevo tornare nella mia città natale, ma sarebbe stato di nuovo solo una fuga! E – potevo veramente vivere senza di loro? No, non era possibile, allora sono rimasta. Ho lavorato e creato comunque in casa mia una stanza per loro. Li ho chiamati tutti giorni, invitati a cena, a pranzo, a mangiare fuori – pur per non perdere il contatto con loro…

Ma questa volta non sono stata sola ad affrontare tutto questo! Qualcosa è cambiato in questi anni. Ho avuto al mio fianco persone che mi aiutavano, il GOAP, mia mamma (adesso sì, finalmente c’è anche lei) amici veri e perfino un uomo al mio fianco. L’ho conosciuto in mezzo a questa odissea della mia separazione – quando non volevo avere più da fare con gli uomini. Mi è stato vicino sempre, mi ha accompagnata sempre ovunque. Non ho dovuto affrontare tutto questo da sola, come ero abituata… Quasi un miracolo, che dici? Tutto si dirige verso la bella fine! HAPPY END! Cenerentola trova il principe azzurro! E tutti vissero felici e contenti… che dici, finisco qui?

Adesso forse capisci perché ho accettato la proposta del GOAP. Voglio che le persone sappiano che abbiamo tutte il diritto di vivere la nostra vita! Abbiamo bisogno di amore e di qualcuno che ci crede e crede in noi. Trascorriamo strade difficili e piene di ostacoli. La nostra vita non va come la pensiamo e sogniamo però qualche sogno può anche verificarsi…

Mi chiedi di cosa ho ancora paura? Io ho tanta paura che qualcuno mi prenda per una persona brutta o non seria! Io sono molto seria invece. Ho fatto scelte sbagliate, lo so – ma ho anche subito cose molto brutte! Sono passati troppi anni così.

Vorrei che le donne non dovessero sentirsi sporche quando permettono che vengono usate… tante volte non abbiamo la forza per difenderci, non sappiamo come farlo e spesso ci sembra che quel che ci accade sia la normalità! Io ho accettato il progetto per non sentirmi più un oggetto! Per dare la mano a chi si sente così o è ancora dentro queste situazioni a tirarsi fuori.

E vorrei che una donna che non sopporta un uomo istintivamente non si sentisse strana, perché è il nostro subconscio che ci manda questa sensazione come un segnale: c’è qualcosa che non va! E anche un marito “buono” può fare delle violenze psicologiche di cui noi non ci rendiamo conto…

Guarda, io ho accettato per tutti questi motivi. Però, alla fine ti chiedo veramente con tutto il mio cuore una cosa: ma io ho subito violenza?
Io su questo non ho ancora trovato una risposta…

Dove inizia la violenza? E dove finisce?

* * *

NOTA: nel progetto Rinarrate verranno accettati solo commenti firmati con il vostro nome e cognome, indipendentemente dal contenuto.

A questo link trovate l’indice di tutti i testi del progetto Rinarrate

Per contattare il centro antiviolenza GOAP: 040-3478827
http://www.goap.it/

Per contattare lo staff di Rinarrate: rinarrate@gmail.com

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8 commenti a Rinarrate 4 – C’era una volta una bambina

  1. Paola Giacca ha detto:

    Mi ricordo del commento che era stato fatto da un lettore di bora.la qualche “puntata” fa, in cui si chiedeva: perchè? Come cominciano queste storie? Come si scivola in situazioni che non vorremmo?
    Leggere questo racconto mi ricorda gli scritti di Pino Roveredo. Che passano per le tappe delle “capriole”, come dice lui, le cadute e le risalite, fin dagli inizi per poi andare verso l’uscita.
    La cosa impressionante è che, se da una parte in queste righe si legge di alcune tappe che possono far immaginare un po’ il “come” e un po’ il “perchè” si entra in situazioni non accettabili, dall’altra la stessa autrice lascia la domanda aperta: qual è il limite, qual è stato il punto di passaggio?
    Se devo dire la mia impressione, la tappa che mi colpisce è la presenza di un sintomo: la paura. Non vorrei avere relazioni che contenessero questo sentimento.

  2. pasutto lorena ha detto:

    cara protagonista, la tua storia mi ha veramente colpito,sarà perché abbiamo pultroppo molte esperienze negative dell’infanzia in comune.Vorrei rispondere alla tua domanda: quando comincia la violenza, per te da bambina quando quegli orchi ti hanno costretto a subire la violenza. Tua madre che non ti ha saputo difendere come meritavi, e non la diffendo con la scusa del bere, non ci sono scusanti per il suo comportamento.La violenza finisce quando sei entrata al GOAP e degli angeli ti hanno accolto e creduta per la prima volta.Con il loro aiuto sei riuscita a capire il perché trovavi compagni violenti, per colpa dell’infazia rubata. Ti auguro tanta serenità lo meriti con tutto il cuore

  3. gabriella redolfi ha detto:

    Bellissimo questo racconto, bellissimo per come è scritto e per come hai saputo trasmettere quello che hai dentro.Storie come la tua lasciano un silenzio dentro. Come quando d’inverno la neve cade e copre tutto. E resta solo il silenzio. Per riposare, per far riposare la terra per far riposare il tuo cuore, per dare pace a una vita di dolore e di paura. Tu alla fine fai due domande importantissime; dove inizia la violenza e dove finisce. Credo che la violenza inizia quando noi, come esseri umani e come donne in queste storie, veniamo privati del sacrosanto diritto di vivere con la pace nel cuore. E tu per mano di tanti ne sei stata privata. La violenza finisce quando prendiamo coscienza che la pace nel cuore è un nostro diritto e allora ci rialziamo e qualcosa dentro di noi sa dove portarci, sa dove andare a chiedere una mano per trovare la strada di “casa”. Infine è proprio come dici tu : noi donne dobbiamo ascoltare la voce dentro che ci dice che qualcosa non va anche se all’ apparenza sembra che tutto vada bene. Un abbraccio forte forte e grazie dell’insegnamento.Sei stata grande!

  4. Fiorenza G. Degrassi ha detto:

    ” C’era una volta una bambina”… Già! un imprinting maledetto che determina i successivi rapporti.
    Una coazione ad incappare in partners violenti, e a posizionarsi nel ruolo di vittima, quasi che fosse questo il biglietto da pagare per meritarsi un briciolo di felicità…
    Mi chiedo spesso se sia statistica o se sia una predestinazione .
    Statistica: c’è in giro un tal numero di “gentiluomini”,usi ad insegnarci la creanza a suon di botte, che prima o poi capita a quasi ognuna di noi d’incapparne in qualcuno?
    Predestinazione: per esperienze infantili di violenza di vario tipo,pure la più odiosa, quella sessuale, s’ ingenera un senso d’inadeguatezza verso storie “normali” paritarie e che conduce dritte dritte a ripristinare i ruoli carnefice e vittima?
    Nel tuo oggi, poco importa capirlo, “Bambina”. L’oggi ed i giorni che verranno mai più da vittima,ma da Protagonista!

  5. graziella manservigi ha detto:

    MI CHIEDI DOVE INIZIA LA VIOLENZA? NON SO DARTI UNA RISPOSTA CREDO CHE SIA DENTRO DI NOI ED ESCA NEL MOMENTO IN CUI PRENDIAMO CONSAPEVOLEZZA DI QUELLO CHE SIAMO. CI VOGLIONO MADRI,MOGLI ESEMPLARI,MA NEL MOMENTO IN CUI INIZIAMO A DIRE NO ECCO ALLORA COMINCIANO I PROBLEMI. DI CHI E’ LA COLPA? NON LO SO.PER LE NOSTRE MADRI E NONNE ERA NORMALE UN COMPORTAMENTO DEL GENERE ERANO SOLO OGGETTI ATTI A SODDISFARE L’UOMO SIA A LETTO CHE IN TUTTI QUEI BISOGNI POTESSERO AVERE. NON SONO RIUSCITI AD ADEGUARSI CON I CAMBIAMENTI SOCIALI? NEANCHE LA MIA FAMIGLIA MI HA DIFESO NEL MOMENTO IN CUI NE AVEVO BISOGNO. CHE SIA ANCHE QUELLO UN MODO PER DIFENDERSI DA SE STESSI? TI AUGURO UN MONDO DI BENE E TUTTA QUELLA SERENITA’ CHE TI MERITI E TI FACCIO TANTI AUGURI PER LA TUA NUOVA VITA. UN GROSSO BACIO

  6. graziella manservigi ha detto:

    scusate forse non è il posto giusto ma volevo ricordare Beatrice Ballarini morta a 42 anni per mano dell’ex marito a Montecatini.Grazie

  7. Fiorenza G. Degrassi ha detto:

    Più che inquadrabile nel detestabile termine “femminicidio”, (orrido in sé quanto il tipo di reato che identifica )l’uccisione di Beatrice Ballarini mi appare un omicidio bestialmente generico.
    Non la gelosia, non il possesso, non la perdita ha armato la mano del suo assassino, da tempo (LUI e non lei!) convivente con altra partner.
    Chissà, forse becere questioni d’interesse,di spartizioni della casa comune, di assegno per i figli…
    Storie di ordinaria meschinità ,che ordinariamente (e fortunatamente!) non si concludono in un modo così atroce.

  8. Rachele ha detto:

    Brava perchè hai capito che bisogna dire basta!
    Quanta ignoranza delle persone che stanno attorno a tutte queste storie…
    Felicità per il tuo futuro.

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