6 Dicembre 2012

Rigassificatore: il sindacato UIL FVG ha incontrato i consiglieri comunali del Comune di Trieste

Ieri mattina una delegazione del TTRT – Tavolo Tecnico Rigassificatori Triesste ha incontrato i consiglieri comunali di Trieste per informarli in merito alle problematiche di sicurezza legate al Rigassificatore di Zaule proposto dalla società spagnola Gas Natural.

Hanno partecipato all’incontro il coordinatore regionale Vigili del Fuoco Uil Fvg Adriano Bevilacqua, l’ing. Marino Valle, il dott. Livio Sirovich, il dott. Carlo Franzosini, il dott. Federico Grim, la prof.ssa Julia Filingeri, la dott.ssa Tiziana Cimolino, il dott. Lino Santoro,la dott.ssa Marina Zweyer, il consigliere Giovanni Maria Coloni, il consigliere Marino Sossi, il consigliere Paolo Bassi, il consigliere Iztok Furlanic, il consigliere Roberto de Carli, il consigliere Patrick Karlsen, il consigliere Everest Bertoli, il consigliere Maurizio Ferrara, il consigliere Franco Bandelli, il consigliere Paolo Menis, il consigliere Michele Lobianco, il consigliere Roberto Antonione, l’assessore Umberto Laureni e il direttore all’Ambiente Gianfranco Caputi.

Ad aprire l’incontro il coordinatore regionale dei Vigili del Fuoco Uil Fvg Adriano Bevilacqua, che ha ribadito come il corpo dei vigili del fuoco regionale sia in stato di agitazione dal 2010, stato mai revocato. Gli impianti ad alto rischio dentro alla città di Trieste sono quattro e lavorano sinergicamente. Il rigassificatore di Zaule, la turbogas della Lucchini Energia, il gasdotto e l’elettrodotto sono strutture sinergiche tra loro pensate per interessi energetici industriali. Le carte sono volutamente separate e la valutazione risulta pertanto insufficiente, essendo ogni progetto considerato uno a uno.

L’ingegnere Marino Valle, relatore dell’incontro, ha sottolineato il fatto che in passato non è mai avvenuto un esproprio prima dell’autorizzazione finale. “La sensazione che ne deriva è la colonizzazione di Trieste. Gli impianti sono come tessere di un mosaico, si intersecano e sono sinergici perché dichiarati tali dal proponente. La centrale Turbogas è funzionale a Gas Natural e Turbogas non può produrre corrente senza metano che l’alimenti, ha bisogno dell’elettrodotto. Ugualmente il rigassificatore non può essere giustificato da Turbogas e quindi si collega ad un metanodotto che parte da Zaule e arriva a Grado e raccoglie “strada facendo” un’altro rigassificatore off shore, in mezzo al golfo di Trieste. Si impone quindi il rischio che gli impianti diventino cinque.”

Il Consiglio del Comune di Trieste può ricondurre autonomamente la procedura nei dettami della normativa europea (evitando così una condanna certa per la sua violazione). Le strutture insistono tutte su un ristretto territorio transfrontaliero, obbligatoria è quindi una procedura VAS-Valutazione di Impatto Strategica in ambito transfrontaliero, perchè un’AIA non trova riscontro in ambito europeo. È impossibile valutare detti impianti separatamente l’uno dall’altro, in quanto allo Stato mancano i parametri necessari per una valutazione che consideri gli effetti domino a livello antropico-civili e a quello industriale esistenti sul territorio.

Durante l’incontro è’ stato sottolineato come Il Comune di Trieste, inoltre, poco si è impegnato per informare i cittadini: per i 311 preavvisi di esproprio il Comune, a fronte dei circa 200 cittadini interessati dal provvedimento, ha messo a disposizione le proprie strutture per non più di un’ora al giorno per venti giorni consecutivi, corrispondenti, tolti i giorni non lavorativi, a neanche cinque minuti per persona.

Lo stesso Ctr regionale ha ammesso di non aver esaminato gli aspetti legati alla security. Mentre la safety è una routine riguardante l’antinfortunistica, la security deve essere esercitata dallo Stato attraverso le forze di polizia, è cioè necessaria (e si deve garantire) la sorveglianza armata. Rilevante è poi l’aspetto terroristico, aspetto che Trieste conosce con il nome di settembre nero, quello del 1972. C’è bisogno di attuare un approccio deterministico e non le norme passive di sicurezza, perchè non ci sono tutte le disamine necessarie.

Lucchini energia ha richiesto la sospensione della procedura di autorizzazione alla costruzione, avanzando difficoltà di tipo societario. La società ha aggiunto che necessita che prima sia autorizzato il rigassificatore per poter procedere. I documenti presentati da Lucchini Energia coincidono con quelli di Gas Natural per quanto riguarda l’elettrodotto. Questo e la richiesta di sospensione di energia fanno sospettare che le due società energetiche si siano prese carico l’una un pezzo dell’altra. Aggiungendo le coincidenze di Lucchini Energia con l’elettrodotto aereo con Redipuglia, si può pensare ad un’opera a cinque tessere a favore degli industriali del Friuli.

Si è parlato anche del rigassificatore di Porto Viro: la grossa parte di emissioni di cloro non è in acqua ma nell’atmosfera. La centrale di Porto Viro è circondata da una nuvola di cloro, così che gli operai non possono lavorare per più di due ore sull’impianto (e lì siamo in mare aperto).

L’incontro si è concluso con una richiesta del sindacato UIL VVF FVG di impegno da parte dei consiglieri ad informare con gli opportuni metodi la Prefettura, il Ministero dell’Ambiente, il Ministero dell’interno e il Ministero dello Sviluppo. Il presidente del Consiglio Comunale Iztok Furlanic ha annunciato che la relazione tecnica sul rigassificatore predisposta dal Coordinamento regionale dei Vigili del fuoco della Uil, arricchita da pareri di esperti e docenti, sarà acquisita dalla Conferenza dei capigruppo del Consiglio comunale «per essere presentata al Prefetto e al Ministero competente».

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