12 Novembre 2012

L’emigrazione “femminile” ad Alessandria tra Ottocento e Novecento: se ne parla mercoledì al Revoltella

Quando pensiamo agli immigrati, abbiamo in mente paesi poveri, devastati dalle guerre, dalla miseria, dalle dittature. Talvolta dimentichiamo che questi paesi possono aver avuto un passato più splendente e glorioso. Talvolta dimentichiamo che anche il nostro Paese ha prodotto una emigrazione verso quei luoghi.
Le rotte di Alexandria, il volume che viene presentato mercoledì 14 novembre alle ore 18 al Museo Revoltella di Trieste, è una raccolta di scritti di storia, sociologia, letteratura, economia, architettura, che offre un panorama variegato sull’Egitto tra Ottocento e Novecento, e in particolare su una città, Alessandria, all’epoca porto fervente e brulicante di merci ma anche di culture, tra cui quella italiana, e porto legato a filo doppio con la nostra città, Trieste.
Con la partecipazione di Franco Però e Patrizia Vascotto, curatori del volume, gli interventi del giornalista Pierluigi Sabatti, Sabrina Morena, coordinatrice di S/paesati e Marta Verginella, dell’Università di Lubiana, saranno accompagnati dalle letture dell’attrice Lara Komar tratte dai libri di Fausta Cialente, esule alessandrina tra le due guerre. Scorreranno sullo schermo dell’Auditorium anche le immagini video montate da Giordano Bianchi.
Due mondi, l’Europa e l’Africa che all’apertura del Canale di Suez – la magnifica ossessione del Barone Revoltella che i visitatori della mostra “Trieste.Suez”, chiusasi da pochi giorni, hanno avuto modo di scoprire – furono strette negli interessi comuni di risorse economiche e umane. Città in crescita, Trieste e Alessandria, in cui commercio e finanza davano la spinta alle arti: urbanistica, edilizia, architettura, letteratura. Ma anche al movimento di genti attirate da un singolare ‘nuovo mondo’ che prometteva promozione economica e sociale.
Quali dunque i legami professionali, commerciali e intellettuali tra questi due poli di illuminata e cosmopolita civiltà? Quale il ruolo della migrazione proveniente, al contrario di oggi, da nord a sud? Architetti che costruiscono sedi di istituti di credito, ospedali, palazzi pubblici, come anche sontuosi e raffinate dimore private, trasportano in terra africana stilemi e modelli dell’occidente. Poeti e scrittori muovono tipi umani sahariani ed esotici nelle scenografie delle avanguardie europee. Donne, giunte da Gorizia, Trieste, il Carso, il Friuli, di povera estrazione ma di straordinaria modernità affrontano la sfida di terre e società diversissime per contribuire a risanare le economie familiari in dissesto con il proprio lavoro.
Le storie private di queste donne si intrecciano dunque con le grandi storie dei capitali che muovono banche, assicurazioni, porti, biblioteche, catasti urbani e cantieri edili. In un alternarsi di glorie e di miserie, di incomprensioni ed emarginazione sociale e riscatti morali ed antropologici, che contrappone talvolta la figura maschile e quella femminile per una sintesi che solo la posterità riesce a cogliere.

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti in sala.

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2 commenti a L’emigrazione “femminile” ad Alessandria tra Ottocento e Novecento: se ne parla mercoledì al Revoltella

  1. Antonio ha detto:

    L’emigrazione italiana (o italofona) verso il Nord Africa e il Vicino Oriente è poco nota al grande pubblico: le sue dimensioni numeriche furono limitate, ma il suo peso economico e culturale fu di una certa rilevanza. Basti pensare che fino all’Ottocento inoltrato l’italiano fu la lingua franca del Mediterraneo, che piccoli quartieri italiani sorgevano ad Istanbul, Alessandria, Smirne, che in Tunisia gli italiani erano, fino a metà Novecento, circa 100.000; la lingua italiana fu, a lungo, la lingua ufficiale delle comunità ebraiche (ad Alessandria, fino alla fine del XIX secolo). Dopo l’unità, i consolati italiani presero sotto la loro tutela molte famiglie ebraiche di origine veneziana o livornese; ma una parte di queste optò, in un primo tempo, per la cittadinanza austriaca, richiedendo il passaporto italiano (o francese) soltanto dopo la Grande Guerra.

  2. sfsn ha detto:

    l’emigrazion dalla Venezia Giulia nel Maghreb riguardava principalmente sloveni, non italiani. I omini iera sopratuto muradori e le donne inveze iera impiegade come donne de servizio (le cosiddette Alesandrinke). La prevalenza de sloveni nell’emigrazion dela Venezia Giulia verso l’Egito xe indiretamente confermada dal fatto che la stragrande magioranza de chi emigrava dala region iera dela provincia de Gorizia, che iera l’unica provincia dela Venezia Giulia a aver una magioranza slovena

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