8 Novembre 2012

Scampoli di storia: le donne della famiglia Persinovič fra doti e debiti

Rubrica a cura di Paolo Geri

In tutte le famiglie contadine del Carso triestino sorgevano difficoltà durante la liquidazione delle quote di eredità e in generale dei debiti. Lo testimoniano anche gli atti della famiglia Persinovič di Banne.
La famiglia Persinovič fu, come anche la famiglia Ban che dette probabilmente nome al paese ancora nel tardo Seicento, una famiglia contadina agiata, ma nonostante ciò la sua proprietà fu gravata durante tutto l’ Ottocento da ingenti debiti. Nelle scelte ereditarie veniva privilegiata la discendenza maschile affinchè la proprietà restasse il più possibile integra, dato che la sua estensione garantiva la sopravvivenza dei membri della famiglia.
Vediamo i casi della famiglia Persinovič e le origini di questa strana usanza.
Nel 1853, pochi giorni prima della sua morte, Jurij Persinovič nominò eredi principali il figlio Matevž e il nipote Valentin Persinovič; alla figlia coniugata con Jakob Piščanc lasciò appena cinque ducati poichè a suo tempo era stata beneficiaria della dote. Alla figlia nubile Apolonija il testatore assegnò una frazione di terreno, l’ abitazione e la stalla e ordinò agli eredi universali di non importunarla bensì di esserle d’ aiuto. Aggiunse che in caso di malattia o di estremo bisogno la giovane avrebbe potuto vendere la frazione di terreno ereditato come pure i vestiti e le restanti cose ricevute in eredità. E’ evidente che gli stava a cuore tanto il futuro del patrimonio della famiglia, quanto il futuro della figlia nubile dato che essa era il membro più debole della famiglia.
Il 7 ottobre 1854, nel sessantesimo anno d’ età, morì Valentin, figlio del defunto Blaž Persinovič. Lasciò la moglie Marija e quattro figli: la ventinovenne Katarina coniugata con Lovrenc Ferluga, la trentunenne Anna, la ventisettenne Margareta e il venticinquenne Jožef che, come unico figlio maschio, prese possesso della casa e della proprietà in comune con il nipote Blaž. Il testatore lasciò alle figlie cinquanta fiorini per la dote. L’ ultima volontà e le scelte di Valentin non si discostavano dalle consuetudini testamentarie. L’ elenco degli immobili, compilato nel 1854 da Ivana Malalan e Matevž Ban di Banne, evidenzia l’ estensione della proprietà Persinovič. Valentin Persinovič era proprietario di due case, di una stalla, di pascoli e campi nei Comuni censuari di Banne e di Roiano. In quest’ ultimo possedeva due particelle di bosco e sei particelle di vigneti.
Nonostante la notevole estensione dei terreni, i quali garantivano al proprietario un raccolto soddisfacente, Valentin Persinovič era debitore di somme minori al parroco di Opicina, al cooperatore di Opicina, all’ organista e al sagrestano, il che fa pensare che non saldò completamente le spese di qualche funerale. Contemporaneamente era debitore di centotrentacinque fiorini al triestino Domenico Desire. La condizione finanziaria dei Persinovič era in ogni caso soddisfacente, soprattutto se la confrontiamo con quella della famiglia Ban. La proprietà dei Persinovič era stimata in 629,45 fiorini di valore complessivo, mentre la somma dei debiti ammontava a 184,20 fiorini. Il debito contratto con il signor Desire, che fu un costante acquirente del latte che i Persinovič vendevano in città, è menzionato in un altro documento datato 1854. Esso riguarda la causa di Ana Persinovič, sorella di Giuseppe, coniugata a Cologna, che denunciò il fratello per non averle saldato la parte che le spettava, più precisamente il lascito del padre e del fratello, che ammontava a sessantacinque fiorini. Inoltre Ana denunciò il fratello per aver utilizzato a proprio vantaggio la sua presenza in seno alla famiglia nel periodo in cui ella era ancora nubile e di non averle fornito in cambio un alloggio adeguato, nè il vestiario e il cibo stabiliti dal padre. L’ anno successivo Ana si riconciliò con il fratello.
Da quella volta le donne della famiglia Persinovič, quando ricevevano la dote, firmavano una quietanza. Così ad esempio Frančiška, la figlia di Jožef Persinovič, quando ricevette in data 19 maggio 1901 ducento corone in dote, firmò la seguente quietanza: “Questo denaro mi è stato liquidato da mio fratello che è l’erede del patrimonio di mio padre.”
Quando l’ economia domestica era gestita da Jožef Persinovič capitava spesso che il denaro preso in prestito dai notabili triestini non venisse rimborsato in tempo utile. Jožef aveva bisogno di denaro non solo per il rimborso delle quote di successione ma anche per le spese dei lavori di ristrutturazione. Nel 1893 Jožef chiese alle autorità comunali l’ autorizzazione per l’ ampliamento della stalla. L’ ufficio competente acconsentì ai lavori, a condizione che questi fossero condotti da un mastro muratore e che non “intralciassero il traffico” (!). Il 3 agosto 1896, quasi a un anno dalla morte di Jožef Persinovič, il figlio Just fu nominato erede universale sulla base della successione testamentaria con limitazione dei legati e dei debiti non saldati. Alcuni anni dopo, il 25 febbraio 1908, Just – il più anziano della famiglia Persinovič – scrisse di suo pugno il seguente testamento: “Le mie ultime volontà lo scrivo un solido testamento che non deve essere invalidato da nessuno, come sa tutto il villaggio. Il testamento è stato scritto a mente lucida. La mia prima beneficiaria è il mio amato bene, mia moglie Johana Persinovič nata Morcina. Io le lascio tutto il mio patrimonio fino alla sua morte e dopo di lei al mio figlio Tornai Persinovič. In caso di necessità è possibile vendere parte del podere e dato che mio figlio è di salute cagionevole tutta la proprietà resta a mia moglie. In caso di morte di mio figlio regalo ad ogni sorella 100 corone dato che a tutte ho già pagato la dote. Lascio cinquanta corone per le mie funzioni funebri.”
Just, come pure i suoi predecessori, dispose del proprio patrimonio tenendo conto del diritto in materia d’ eredità, tuttavia la sua preoccupazione principale fu mantenere unita la proprietà della famiglia. Nel suo testamento si nota inoltre il profondo affetto che lo legava alla moglie, la quale venne premiata dal testatore. Con il testamento Just le assicurò il sostentamento nonchè la conduzione dell’economia domestica. (Testo e fotografie sono liberamente tratti da un saggio di Marta Verginella).

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3 commenti a Scampoli di storia: le donne della famiglia Persinovič fra doti e debiti

  1. Al Custerlina ha detto:

    ah, bellissimo, da scriverci un romanzo.

  2. bonalama ha detto:

    ah bellissimo? istruttivo di certo: schiavitù femminile istituzionalizzata!

  3. Antonio ha detto:

    Erano pratiche diffuse in tutta Europa fino all’800 molto inoltrato. Molto spesso la dote non veniva pagata in contanti, ma veniva legata a una proprietà immobiliare o fondiaria del fratello erede o del marito della donna, la quale riceveva una rendita. Un vantaggio per la donna era che la dote non poteva mai essere sequestrata dagli eventuali creditori del fratello o del marito (il cosiddetto privilegio dotale). Un’ultima considerazione: la condizione di indebitamento dei contadini nei confronti dei notabili era estremamente diffusa; quei debiti, peraltro, spesso non venivano mai saldati; per il creditore, erano la garanzia che il contadino gli avrebbe fornito, in cambio, forza lavoro o prodotti agricoli a condizioni, per il notabile, molto convenienti.

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