6 Novembre 2012

Trieste: il sindaco Cosolini ha incontrato i vertici di Gas Natural

Dopo l’incontro con il Sindaco di Muggia, oggi i vertici di Gas Natural hanno incontrato il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini. Nell’incontro sono stati presentati i primi esiti della campagna informativa sul progetto del rigassificatore. All’incontro hanno partecipato anche gli assessori Umberto Laureni e Fabio Omero.
Gas Natural ha ribadito «la disponibilità a ulteriori approfondimenti tecnici con coloro che sono interessati, come da sempre è stato fatto da Gas Natural» e ha sottolineato «il significato della decisione della società di dedicare tempo e risorse a un’iniziativa di informazione non prevista dal processo autorizzativo ma legata alla scelta di fondo del Gruppo di operare sempre in un clima positivo caratterizzato dal rispetto e dalla trasparenza».

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33 commenti a Trieste: il sindaco Cosolini ha incontrato i vertici di Gas Natural

  1. L’ arroganza dei criminali di gas natural è direttamente proporzionale allo spiegamento di mezzi messo da loro in campo a Trieste nel cocciuto tentativo (pecuniariamente per loro assai ben motivato) di convincere “una volta per tutte” i Triestini dell’ assoluta necessità di installare il rigassificatore nei bassi fondali di Zaule anche propinandoci porta a porta un sacco di balle.

    Javier Hernandez Sinte, padrone di gas natural, alla sorta di Cortès http://www.treccani.it/enciclopedia/hernan-cortes/, crede di essere sbarcato con i suoi conquistadores nell’ Eldorado e tratta i concittadini di Svevo, Saba, Joyce, Sir Richard Francis Burton,Revoltella, Boris Pahor, Claudio Magris ecc. alla sorta di sub umani da corrompere con i vetrini colorati e gli orologi.

    C’ è già tutto on line sui rigassificatori, a Trieste se ne parla da almeno cinque anni…tuttavia va ricordato che:

    1) I rigassificatori sono semplicemente banche del gas che non apportano neppure un centesimo di beneficio per l’ utente finale, e come tutte le banche, anche quella del gas è un associazione per delinquere, inoltre l’ offerta di gas naturale “via gasdotto” dalla Russia e dal nord Africa supera di gran lunga la domanda.

    2) I rigassificatori appartengono al triassico: da anni le navi gasiere effettuano il processo di rigassificazione al largo, essendo in pratica dei rigassificatori galleggianti.

    3) Il rigassificatore è in assoluto l’ impianto industriale più pericoloso, una falla nella nave gasiera provocherebbe la diffusione del gas liquido in un raggio di decine di chilometri, finchè la prima scintilla lo farebbe esplodere, causando l’ immediato assorbimento dell’ ossigeno in un raggio fino a 50 km. ed il conseguente “vortice di fuoco”http://cronologia.leonardo.it/storia/a1945n.htm consistente in correnti ascensionali attorno ai 600 gradi a 300 km/h, un invito a nozze per un terrorista e/o squilibrato di turno dotato di uno “stinger” (costo 250 €).

    4) Il rigassificatore creerebbe 60/70 posti di lavoro stabili (quanto un medio/grande supermercato), i 1.500 posti di lavoro strombazzati da gas natural sono, in realtà, i 500 lavoratori necessari all’ assemblaggio dell’ orrore di Zaule moltiplicati per i tre anni necessari al completamento dei lavori; tra l’ altro, come sempre (vedi grande viabilità – porto piccolo ecc.) per opere di questo tipo vengono sempre appaltati i lavori ad aziende senza scrupoli che impiegano solo lavoratori non triestini costretti a lavorare abbondantemente sottopagati, ricattabili e in condizioni da colonia penale.

    5) Il transito delle navi gasiere sarebbe il colpo alla nuca al già inginocchiato e bendato Porto di Trieste, dal 1382 al 1918 (e tra il 1947 ed il 1954) scalo naturale del bacino danubiano, in quanto, a seconda dei casi, da 500 a 3000 metri dalla nave gasiera non può svolgersi nessuna attività marittima… l’ Italia con il suo rigassificatore porrebbe l’ epitaffio su Trieste, imbalsamandola per sempre e ricordandola solo come ingiallito disegno riproducente un sogno (incubo) risorgimentale, un museo a cielo aperto a beneficio dei turisti, delle loro fotocamere e 70.000 abitanti…

    6) Il processo di clorazione necessario alla rigassificazione comporta l’ afflusso di 800.000 metri cubi di acqua marina al giorno, in pratica l’ acqua dell’ intero vallone di Muggia verrebbe fatta passare due volte l’ anno attraverso quella macchina infernale, cancellando, dopo la portualità, ogni forma di vita nel golfo di Trieste; il rigassificatore di Rovigo, inoltre, sta producendo una schifosa mucillagine giallastra, che a Trieste arriverebbe fino a Barcola…

    7) I buffoni a libro paga dei mandanti di gasnatural (committente di assassinii di sindacalisti in centroamerica come riconosciuto dall’ ex tribunale Russell, riconosciuto dall’ ONU) hanno presenziato a comparsate a Trieste senza comunicare nella stessa lingua dei destinatari delle loro “rassicurazioni”, impedendo all’ interprete di fare il suo lavoro (!!!) e vietando qualsiasi possibilità di porre domande…solo la Bassa Poropat, al termine di uno di questi “incontri” si dichiarò “soddisfatta delle risposte” di gasnatural…

    Adesso sta a noi Triestini, scendere nelle strade il 18 novembre e far capire al señor Sinte che nel Territorio Libero di Trieste di lui e del suo rigassificatore proprio non ne vogliamo mai più neppure sentir parlare, il destino di Trieste e del Porto Libero dev’ essere riaccomunato quanto prima ai destini delle Free Zones mondiali, per loro natura prospere e generatrici di infinite possibilità di impresa e posti di lavoro, un altro mondo in confronto ai bassi intrallazzi italiani, altro che i suoi 70 posti di lavoro.

  2. ufo ha detto:

    No xe che forsi bastava postar una volta?

  3. MassimilianoR ha detto:

    Parole inutili, balle stratosferiche e atteggiamenti incomprensibili. Mettete a posto queste tre situazioni e decidete a chi assegnarle.

  4. nick ha detto:

    @1 delirio totale.
    Si fa fatica perfino a capire dove cominciare per raddrizzare le sciocchezze contenute nel post.
    Si potrebbe iniziare con il dire che lo stinger è un missile terra aria, e non terra – terra e che non costa affatto 250 euro (più o meno il prezzo si aggira attorno ai 40mila dollari, ma per forniture per centinaia di esemplari. Il costo di un singolo missile è difficile da quantificare. Avrebbe avuto più senso che tu facessi riferimento allo Strela, ma da questo si evince che non capisci nulla di questa materia); si potrebbe aggiungere che definire criminale un’impresa per il solo fatto che propone un progetto – bello o brutto che sia – è inaccettabile culturalmente; si potrebbe dire che le gasiere non rappresentano alcun problema per il porto, come ribadito più e più volte da Boniciolli…..
    Il fatto è che di fronte a un odio ideologico di questo tipo, non c’è proprio nulla da fare.
    Che tristezza.

  5. Kaiokasin ha detto:

    Delirio totale:
    “Gas Natural ha ribadito «la disponibilità a ulteriori approfondimenti tecnici con coloro che sono interessati, come da sempre è stato fatto da Gas Natural». SEMPRE STATO FATTO? MA SE SONO ANNI CHE LO SI CHIEDE, SENZA ALCUN RISCONTRO!
    «dedicare tempo e risorse a un’iniziativa di informazione non prevista dal processo autorizzativo» A NO? IN ITALIA NON E’ NECESSARIO INFORMARE (NON DICIAMO “COINVOLGERE” CHE E’ ROBA DA PAESI EVOLUTI) LA COLLETTIVITA’?
    «sempre in un clima positivo caratterizzato dal rispetto e dalla trasparenza» …MA SONO GLI STESSI DEGLI ULTIMI ANNI O C’E’ UN CASO DI OMONIMIA?

  6. Triestin - No se pol ha detto:

    sono sempre gli stessi….furboni

  7. sfsn ha detto:

    Nick,
    pur de darghe ragion a dei imprenditori, te andassi ben anche se i produsessi Cyklon B e i ametessi che xe per gasar la gente

  8. nick ha detto:

    X sfsn: guarda che a me di dare ragione, come dici tu,a degli imprenditori non interessa proprio per niente. Semplicemente credo sia esagerato affermareche chi presenta un progetto imprenditoriale sia un delinquente. E questo indipendentemente dalla validità o meno del progetto. Poi, davvero non capisco questi tuoi continui riferimenti al nazismo. Si tratta di provocazioni del tutto fuori luogo, che hanno il solo effetto di esasperare il dibattito.

  9. nick ha detto:

    e quindi? cosa c’entra questo fatto? rientra tutto nella legittimità: uno ha diritto di fare querela e poi deve accettare il risultato degli organi giudiziari. In democrazia funziona così. Non si capisce questo odio totale nei confronti del mondo dell’impresa. Un odio che non serve a niente. Anzichè capire come si può rendere sostenibile un progetto imrpenditoriale affinchè generi sviluppo e crescita economica, a Trieste si sceglie di salire sulle barricate. In questo momento mi sembra una scelta davvero miope!

  10. sfsn ha detto:

    visto el caos economico, sociale e occupazionale che xe saltà fora nei ultimi trenta anni (a partir da Reagan e Thatcher, e che ga dimostrà i suoi risultati finali con l’attuale crisi) grazie ala tua tanto amata libertà d’impresa, mi son convinto che i progeti imprenditoriali genera sviluppo e crescita solo per i imprenditori stessi. I lavoratori ghe ga solo rimesso. Dunque associo la libera impresa al nazismo perchè entrambe queste ideologie ga portà a conseguenze catastrofiche per el genere umano

  11. nick ha detto:

    mamma mia: libera impresa come il nazismo. Ma dai, cerchiamo di essere seri.
    Per smentire il tuo parallelismo basta dare un’occhiata allo sviluppo che ha conosciuto il Nordest negli ultimi 40 anni: da terra rurale e povera, a macroregione tra le più avanzate d’europa, con una qualità dei servizi che – diciamolo – non è male, nonostante tutti i problemi che abbiamo.
    Detto questo, andare a ricerca in Reagan e nella Thatcher le origini dei problemi di oggi è a dir poco semplicistico. Le visioni dell’economia, della società e dello sviluppo di queste due figure erano figlie di quel tempo. Un tempo che vedeva ancora in piedi la cortina di ferro, e la Cina fuori dal Wto.
    Ma immagino che questi sono dettagli per te irrilevanti.
    Comunque, ancora una volta complimenti: una correlazione così pazzesca (libera impresa – nazismo), davvero, non l’avevo mai vista!

  12. sfsn ha detto:

    mi inveze no gavevo mai visto una fede cussì cieca nei confronti de un’ideologia dai tempi de Heydrich

  13. Stufo ara! ha detto:

    Però sta roba dela querela la xe vergognosa, e solo in italia se pol far cussi… tra i paesi “progrediti”, se te me quereli e vegno assolto te me pagherà quel che te volevi de mi, orka! cussi saria giusto! Non come ogi che ki gà avocati e money pol spaventar tuti e no pagar mai el fio de tuto. Te vederia come che i stassi tuti ssai calmi.

  14. nick ha detto:

    @14 ma perchè non riesci a fare un commento nel merito? Sempre e solo stupidaniggini, citando peraltro personaggi dei quali molto probabilmente non sai nemmeno un granchè…

  15. Carlo ha detto:

    Vedremo cosa ne sarà, di tutta questa imprenditorialità rampante, adesso che l’Autorità per l’Energia ed il Gas ha tolto l’incentivo del 71,5%

    …per il momento Gas Natural non commenta.

  16. sfsn ha detto:

    guarda, de storia ne so sicuramente piu’ de quanto ti te sa de economia.
    Sia lodato il libero mercato, padre Nick

  17. nick ha detto:

    Se sei convinto tu….

  18. nick ha detto:

    di sicuro con le tue correlazioni non fai intravedere tutta questa competenza.

  19. sfsn ha detto:

    anche ti la tua: la tua risposta a chi no la pensa come ti xe sempre e esclusivamente “non diciamo stupidaggini”, bel modo de confutar… Fin a qualche mese fa gavevo ancora qualche apertura nei confronti dela libera impresa, ma dopo aver leto i tui comenti son diventà assolutamente antiliberista, visto che le tue convinzioni (come, deduco, quele dei fautori del libero mercato) ga ala base una professione di fede e no un ragionamento

  20. nick ha detto:

    Non c’è nessuna professione di fede; e nemmeno un’ideologia.
    Più semplicemente, si tratta di un modello che – storicamente – si è rivelato come il “meno peggio”.
    Al momento, alternative effettivamente percorribili non ce ne sono.
    Tutto qua.
    Quanto al “non diciamo stupidaniggini”, paragonare Reagan ai nazisti o altre robe del genere è una stupidaggine. Nel merito e nel metodo. Se mi citi un qualche studio con una dignità scientifica che afferma il contrario, me lo leggo più che volentieri. Attendo impaziente.

  21. sfsn ha detto:

    storicamente “il meno peggio??????” citime qualche studio serio, per favor (visto che te lo pretendi da mi)
    andemo a veder el numero de disoccupai: me par che da Reagan in poi la disoccupazion xe aumentada, idem con la Thatcher. E parlo de occupazion, no de schiavitù

  22. nick ha detto:

    bè, una lettura illuminante è quella di “ascesa e declino del denaro”, di Niall Ferguson, per esempio.
    Non è vero che la disoccupazione da Reagan in poi è aumentata. Con Clinton crollò addirittura sotto il 5%.
    E comunque l’impatto sull’economia dell’azione del presidente negli Usa è meno incisivo di quanto si pensi. Conta molto di più la Federal Reserve, in termini di impatto “politico” di sistema. Un po’ come – con le dovute differenze – è il ruolo della Buba in Germania. Resto in attesa della segnalazione dello studio storiografico su Reagan e nazismo. Grazie anticipatamente

  23. Kaiokasin ha detto:

    #11 …quando si dice guardare il dito anzichè la luna…
    C’è stata un’assoluzione dall’accusa di diffamazione, ma il merito era la denuncia della persecuzione di sindacalisti in Guatemala, cioè odiose violazioni di diritti fondamentali. Non ci si può girare dall’altra parte. Io sono stato in Guatemala (e in Messico, Ecuador…) e devo dire che ad occhio tutto questo capitalismo non ha proprio portato un gran bene a quei popoli.

  24. nick ha detto:

    Ma chi ha mai detto che il capitalismo da quelle parti ha fatto bene?
    Anche se non l’immagine “tutto questo capitalismo non ha proprio portato un gran bene a quei popoli” fornisce secondo me un’immagine sbagliata, come se ci fosse stata, di punto in bianco, “un’esportazione” di un determinato modello economico in quei paesi. Non è propriamente così, perchè ci sono stati dei processi politici, economici e sociali indigeni molto specifici.
    Forse, l’unico paese dove si proceduto ad un “trapianto” in termini di modello economico vero e proprio è stato il Cile, dopo il golpe, con l’arrivo dei Chicago Boys. E – ragionando in termini meramente di politica economica – fu un successo. La privatizzazione del sistema pensionistica attuata da Pinera era e resta un modello di riferimento per tutti i paesi avanzati.

  25. Carlo ha detto:

    Sempre a proposito dell’ imprenditorialità spagnola trainata dagli incentivi pagati con le nostre bollette del gas (altroché diminuzione dei prezzi al consumo):

    http://it.advfn.com/p.php?pid=nmona&article=54464755

    Gas: Scaroni; rigassificatori treno perso, serve integrazione

    “Quello di metterci a fare rigassificatori mi sembra un treno che abbiamo gia’ perso. Io, con le riflessioni fatte, spingo molto sull’integrazione delle reti europee del gas, con tubi e pipelines, che ci colleghino con i rigassificatori europei sottoutilizzati”.

    Lo ha detto l’a.d. di Eni, Paolo Scaroni, nel corso di un’audizione presso la Commissione Industria del Senato, precisando comunque che, dopo la cessione di Snam, quello del gas non e’ piu’ un business del Cane a sei zampe. “Converrebbe integrare la rete europea delle pipelines per permetterci di utilizzare queste infrastrutture gia’ costruite e semivuote a beneficio del nostro Paese”, ha aggiunto.

  26. ufo ha detto:

    @26 Il tuo “trapianto” sembra piuttosto un modello da evitare:

    “They may agree on little as the opposing candidates in Chile’s presidential election, but they concur on one important point: The country’s much-vaunted and much-copied privatized pension system needs immediate repair. Here at home dissatisfaction with the system has emerged as one of the hot-button issues in the election, a runoff that will take place Sunday.”

    “Most people perceive the costs of pensions and the pensions themselves as unfair. Many of those who started work when the system was first adopted are realizing that they have not been able to contribute enough to get a significant pension.”

    “Other studies, including one conducted by the World Bank, indicate that pension funds retain between a quarter and a third of workers’ contributions in the form of commissions, insurance and other administrative fees.”

    “Many young people, who should be enrolling in the system early to accrue maximum benefit, are staying out or paying in very little. The bottom line is that this system does not work with this labor market. If current trends continue only a small percentage of people are going to be able to finance meaningful pensions. What happens then to the rest?”

    “Attacking the pension system and especially the perceived excesses of the funds has become a surefire source of votes. Chile’s social security system requires deep reforms in all sectors, because half of Chileans have no pension coverage, and of those who do, 40 percent are going to find it hard to reach the minimum level.”

    Fonte: il notoriamente komunista NY Times. Nel 2006. Forse sarebbe ora che ne prendessi atto.

  27. nick ha detto:

    Estrapolare virgolettati a proprio uso e consumo da un articolo, senza nemmeno riportare autore e incarico di chi li ha pronunciati non è bello. Comunque, basta leggersi il pezzo originale per capire come stanno le cose. Naturalmente, un sistema pensionistico dopo 25 anni ha bisogno di correttivi, e usare un articolo del 2006 è un po’ ridicolo per via di quello che dal 2006 ad oggi è accaduto. Sulla validità della riforma di pinera parla la storia, in ogni caso.

  28. ufo ha detto:

    Forse avrai notato che ho postato anche il link all’articolo originale, cosa che regolarmente faccio ogni volta che mi è possibile – proprio per permettere a chiunque di andare a leggersi il tutto invece di dovermi credere sulla parola. Dal tuo commento sembrerebbe invece che io abbia tenuto nascosta la mia fonte? Ora perdonami un piccolo appunto personale: per uno che fa questo genere di rimproveri – non mi pare che i tuoi interventi pullulino di riferimenti, link o estremi bibliografici. Non è magari che non ti sei accorto di avere una trave nell’occhio?

    Torniamo alla sostanza: il tuo sistema pensionistico preferito non è dopo 25 anni che ha avuto bisogno di correttivi. Ne ha avuto bisogno subito. “Reforms to the 1980 reform started almost immediately after the approval of the original law. The first change was introduced in February 1981, and the last one in March 2008. In total, the 1980 pension law has been changed 44 times in 27 years.” [1].

    Non ti va bene un testo del 2006? Dovrebbe, invece, perché di materiale successivo al 2008 in giro ce n’è pochissimo. E vuoi sapere il perché? Perché nel 2008 i cileni hanno riformato radicalmente tutto quanto il baraccone, cambiando, leggi, struttura, ente gestore, base d’imposizione e scaletta contributiva. “The March 2008 reform was approved with almost no opposition during its two legislative stages (Chamber of Representatives and Senate).” [1]

    Il giocattolo di cui andavi a tessre le lodi e morto e sepolto dal 2008, e dicono che nella tomba gli abbiano piantato un paletto di frassino nel cuore per buona misura. Nulla di strano, visto che a considerarlo una iattura non erano solo le sinistre, ma anche il candidato alla presidenza delle destre. “Chile’s social security system requires deep reforms in all sectors, because half of Chileans have no pension coverage, and of those who do, 40 percent are going to find it hard to reach the minimum level.” – parole di Sebastián Piñera [2]. Sì, un Piñera anche lui – per la precisione il fratello di quel José Piñera che da ministro del lavoro aveva messo in piedi il sistema del 1980!

    A sostenere il pateracchio, sembra, restano solamente i venditori di fumo (nostrani) che, trasportati più dall’ideologia che dall’evidenza empirica, tentano di sbolognare come vivi intrallazzi da tempo cadaveri come la curva di Laffer, il sistema pensionistico di Pinochet e la terra piatta. Sveglia. La prossima volta prima di esternare prova a parlarne, per esempio, con un cileno. Loro il miracolo lo hanno subito e provato per un quarto di secolo, e un idea al proposito ce l’hanno.

    [1] Augusto Iglesias-Palau, Pension Reform in Chile
    Revisited, OECD Social, Employment and
    Migration Working Papers No. 86, 2009, pag, 45 e segg.
    [2] William Lawrence Rohter, Jr., Chile rethinks its privatized pension system, The New York Times, 10 gennaio 2006

  29. nick ha detto:

    Suggerisco di leggere a pagina 42 del documento dell’oecd che hai indicato, relativamente ball’impatto della riforma sul sistema economico cileno.
    Ps: suggerisco inoltre di leggere integralmente i documenti, al fine di evitare brutte figure.

  30. ufo ha detto:

    Non sia mai detto che io sia uno che non segue i buoni e disinteressati consigli, e quindi di buona lena sono andato a rileggermi la parte intitolata “Aggregate economic impact of pension reform” a pagina 42; fatto questo mi sento in dovere di darti io un suggerimento: cerca di capire quanto leggi prima di fare brutte figure. Non è poi tanto difficile.

    Fammi piluccare un paio di citazioni dalla pagina additata e da quelle seguenti, giusto per vedere cos’è che c’è di tanto miracoloso nel modello cileno.

    The 1980 pension reform was part of a process of structural change in the Chilean economy that was initiated in the mid-1970s and went on until the mid´s 1990s. This makes it very difficult to disentangle its likely impacts on the economy from those of other economic reforms. With this caveat in mind, the available evidence suggests that the creation of the AFP program *may* have had positive economic consequences as a result of its impact on savings (and investments).

    Coronado (2002) focussed her analysis on the impact of pension reform on household savings, and concluded that savings of higher-income individuals increased (no significant impact on medium-and low-income individuals was found)

    Edwards and Cox (2002) concluded that pension reform in Chile did result in a (modest) reduction in unemployment and in an increase of approximately 2% in the informal sector wage rate.

    They concluded that, under a plausible combination of assumptions, the
    contribution of pension reform to the average growth of 4.63% observed in the period 1981-2001 was 0.49% (their estimates ranged from 0.22% to 0.93%).
    170. Of course, these results of pension reform are specific to Chile and cannot be extrapolated to other countries that have carried out similar reforms. As already suggested, the results mainly seem to reflect the combined effect of several factors: i) the public pension deficit financing strategy (with a huge component of tax financing); ii) a decrease in the total contribution rate that followed pension reform; iii) the low level of development of local capital markets at the time of the reform

    Wow! Non vedo l’ora di buttare a mare il sistema attuale per andarmi a buttare in questa cuccagna; ma come al solito hai ragione tu: quando al #29 scrivi che “Sulla validità della riforma di Piñera parla la storia, in ogni caso.” Ed infatti la storia, per bocca del parlamento cileno, ha parlato chiaro. Dopo aver pazientato per un quarto di secolo, quando il sistema avrebbe dovuto smetter di promettere e cominciare a mantenere, hanno dato un occhiata ai risultati e di comune accordo (cosa rimarchevole per un paese politicamente assai più diviso addirittura dell’Italia) destra e sinistra a braccetto hanno preso a badilate la creatura fin quando ha smesso di respirare e di succhiare il sangue alla gente.

    Fammi tornare per un istante all’articolo del NY Times – questa volta traduco un paragrafo per agevolarne la comprensione: “Altri studi, tra cui uno condotto dalla Banca Mondiale, indicano che i fondi pensione si trattengono tra un quarto ed un terzo dei contributi dei lavoratori sotto forma di commissioni, assicurazione ed altri costi amministrativi.” Alla faccia. Sarà che non faccio parte dell’ambiente, ma a spanne direi che per un fondo d’investimento o assimilati mangiarsi un quarto del capitale da investire è alquanto al di sopra della media del settore – e non stento a credere che alla prospettiva di tale rapina, per lo più in regime di quasi-monopolio, ci sia gente disposta a propagandare una tale fetecchia. Vendi mica fondi pensione, Nicki?

  31. nick ha detto:

    allora, serve a poco “piluccare” citazioni da un report complesso come quello che hai citato. Dalla lettura complessiva del documento emerge un quadro più che positivo, nonostante tutta una serie di limiti che, negli anni, per forza di cose sono emersi
    Del resto, è abbastanza normale che a 25 anni di distanza servano dei correttivi, anche molto incisivi. Nessuna riforma è “per sempre”. Inoltre, la bontà della riforma cilena va valutata anche sulla base degli investimenti e della crescita economica che il cile ha conosciuto dagli anni ’80 ad oggi. E, soprattutto, sulla tenuta delle casse pubbliche: il debito pubblico cileno è inferiore al 10% del pil. Dieci per cento.
    Ripeto, la riforma di Pinera rappresenta un modello di riferimento per tutti coloro i quali si occupano di previdenza.
    Trovo fastidioso che chi la pensa in modo diverso debba essere accusato di avere interessi in ballo. Pazzesco.

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