30 Ottobre 2012

I Sofa Surfers a Kino Siska: dal canto al disincanto in poche semplici mosse

È una cosa veramente seccante avere dello spazio a disposizione e usarlo per dire male di un artista ma talvolta tocca.

Oggi è talvolta.

C’era una certa attesa per questa data dei Sofa Surfers al Kino Siska di Lubiana, un’attesa giustificata da un hype tutt’altro che immeritato che si concentra sulla band viennese; vagabondi senza meta in quella terra di confine fra elettronica, jazz e black music che quindici anni fa  è stata chiamata Trip Hop, una mezza dozzina di prodotti discografici potenti, protagonisti di quel milieu viennese che a metà anni ’90 ha intrecciato l’elettronica pura con qualsiasi cosa emettesse suoni. Elementi che bastano e avanzano per fare di questa data un appuntamento da non mancare. Il tour è quello che coincide con il lancio del nuovo lavoro “Superluminal”, uscito circa un mesetto fa dopo una brevissima gestazione.

Il live parte con ritmi molto blandi, un downtempo quasi ostentato che rimanda alla atmosfere bristoliane dei Sofa delle origini. Visual semplici ma indovinati sottolineano in maniera un po’ didascalica le parti salienti del testo. Rimane tutto piuttosto in superficie, tuttavia; non c’è quel momento che ti muove dentro qualcosa, quel suono particolare, quel climax che ti fa “entrare” nel concerto. Tutto bello e patinato, ma distante. Le incertezze della voce del cantante contribuiscono non poco a creare questa cesura che separa pubblico e artisti: un cantato flebile,  vagamente ispirato al ragamuffin, stlisticamente incoerente con tutto il resto e con grossi problemi di intonazione. Inspiegabile.

Non a caso la parte centrale del live, quella in cui la voce viene messa momentaneamente da parte, è quella più godibile di tutta l’esibizione: una straordinaria cavalcata elettroacustica con lampi di chitarra distorta sullo sfondo del cielo nero dei sintetizzatori, tratteggiano 20 minuti di goduria assoluta. Un basso che pesca a piene mani nella tradizione del dub, tappeti sintetici che ricordano i migliori Future Sound of London, una sequenza narrativa in crescendo presa direttamente dai Rage Against The Machine (si, proprio loro). Il momento topico è accompagnato da un visual che ci ipnotizza citando Godfrey Reggio con una sequenza ultra accelerata di riprese in soggettiva da una carrozza di testa di una metropolitana, una cosa da passarci le notti. Al ritorno in scena dello sventurato vocalist tutto si spegne, è come aprire la porta del forno mentre si fa il soufflé. “Make some noise!” azzarda sfiatato il povero MC, il pubblico, fischiandolo, ha diligentemente eseguito.

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