L’11 ottobre 1962 papa Giovanni XXIII dichiarava l’inizio del Concilio Vaticano II. Andrà avanti oltre tre anni, fino l’8 dicembre 1965, presieduto dalla metà del ’63 da Paolo VI. Tempi lontani, caratterizzati da forti tensioni internazionali, ma anche dalle speranze della kennedyana “Nuova Frontiera” e dei primi segni precursori del ’68. Nelle intenzioni di papa Roncalli l’assise doveva aggiornare l’annuncio evangelico alle esigenze dei nuovi tempi. In realtà i documenti conciliari contengono i semi di un’autentica rivoluzione: approvati praticamente all’unanimità, essi testimoniano due prospettive radicalmente diverse, da una parte la necessità di riformare forme e linguaggi con uno sguardo maggiormente simpatetico nei confronti della realtà, dall’altra quella di cambiare in modo rivoluzionario la Chiesa, cominciando a orientare la sua presenza nel mondo verso nuove e inesplorate prospettive.
A cinquant’anni dall’apertura del concilio, martedì 30 ottobre alle ore 18 il Kulturni dom di Gorizia (via Brass 20) e l’associazione Forum Cultura organizzano un incontro pubblico intitolato, appunto, “Gorizia 50 anni dopo il Concilio Vaticano II”. Dopo il saluto introduttivo del direttore del Kulturni dom Igor Komel, su questo tema si confronteranno Jurij Paljk, direttore del settimanale Novi Glas e Mauro Ungaro, direttore di Voce Isontina. Coordinerà Andrea Bellavite, teologo e giornalista.
Linee guida dell’incontro alcune impegnative domande: a cosa è servito quel Concilio ? Cosa è rimasto delle speranze di quel decennio? Che rapporto c’è oggi tra Chiesa cattolica e cultura, tra Chiesa e politica?La Chiesa cattolica ne è uscita profondamente rinnovata, ma anche scossa dalla consapevolezza di dover scegliere nuove inesplorate vie per la propria presenza nel mondo.
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