24 Ottobre 2012

Salviamo la stazione bus di Fiumicello

Nel dopoguerra, negli anni ’50 e ’60, l’insofferenza nei confronti dell’architettura razionalista aveva raggiunto l’apice, senz’altro per questioni ideologiche dovute al fatto che il fascismo aveva scelto tale linea moderna per gli edifici di Stato che, attraverso quello stile, rappresentavano il nuovo regime. In modo peraltro ben diverso dagli altri totalitarismi europei, nazista e sovietico, incapaci di affrancarsi dagli stilemi storicistici derivanti dalla precedente epoca dei kaiser e degli zar.
Così, negli anni sessanta, l’architettura razionalista di trent’anni prima, fortemente identificata col fascismo, risultava imbarazzante e se ne distruggeva quanto possibile, rimpiazzando poi con edifici assai vagamente ispirati al razionalismo organico di Frank Lloyd Wright, ma rappresentativi piuttosto della pochezza dei progettisti del secondo dopoguerra, emblematicamente rappresentata dalle falde dal colmo sfalsato, una più alta e una più bassa, che lasciavano parte della muratura centrale di spina esposta alla pioggia, in una soluzione tecnica del tutto assurda.
Ma non sempre gli edifici degli anni cinquanta-sessanta sono dozzinali. La differenza la fa lo spessore del progettista. Dalle nostre parti, l’ingegner Renato Fornasari ha sempre ben costruito e le sue opere potrebbero trovare posto in un trattato di Storia dell’Architettura: a Gorizia l’Istituto tecnico “Fermi” di via Diaz, l’Istituto tecnico industriale di via Puccini, il laboratorio dell’Istituto d’Arte di via Orzoni, il grattacielo “Ansiver” in corso Italia di fronte al Parco della Rimembranza e i “grattacieli neri” di via Faiti, l’aula del Consiglio comunale in piazza del Municipio e quella della Provincia, il palazzo della Telve di via Crispi e quello dell’ACI di via Roma, quindi le elementari di via Garibaldi a Gradisca e, a Cormòns, la scuola Nievo e la Prefettura.
Poi cambiano i tempi e l’antipatia verso il razionalismo viene rimpiazzata dall’astio riguardo il post moderno degli anni sessanta ed ecco che, a Cormòns, l’Amministrazione comunale dispone la demolizione della facciata della ex Prefettura del Fornasari per sostituirla con una soluzione vernacolare posticcia, un falso dall’improbabile buon esito, quanto meno dal punto di vista dell’evoluzione architettonica e urbanistica, ma soprattutto culturale.
Poi lo stesso astio dilaga per l’Isontino ed arriva a Fiumicello, dove quella Amministrazione se la prende con la fermata bus costruita dall’architetto udinese Arnaldo Zuccato negli anni 1955-60, proprio nello stesso periodo che ha visto a Gorizia la realizzazione, da parte dell’Ufficio Tecnico Municipale, di alcune pensiline della medesima tipologia costruttiva: tetto piano a pendenza convergente al centro per condurre l’acqua verso i pluviali incassati nei pilastri circolari che sorreggono la struttura, un perimetro con un basso zoccolo in muratura e grandi luci di finestre a telaio metallico.
Restaurate le cabine bus di Gorizia, bene quella in viale Colombo, meno bene quella di piazza Medaglie d’Oro, a rischiare la demolizione oggi è quella di Fiumicello, che, all’epoca, ha senz’altro ispirato le pensiline goriziane.
Quando si tratta di alberi, come gli ippocastani delle scuole elementari di Monfalcone, o le magnolie di Grado, si dice che le radici rovinano i pavimenti, oppure che gli alberi sono ammalati, quando si tratta di edifici invece si adduce che sono cadenti e ingombrano, finché anche gli umani andranno tolti di mezzo, perché danno fastidio solo per il fatto di esserci, specie ad una certa età.
Possiamo solo sperare che in futuro arrivi qualche transalpino, a salvarci dagli amministratori locali…

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11 commenti a Salviamo la stazione bus di Fiumicello

  1. Fabio Poberay ha detto:

    E’ sempre affascinante leggere i pensieri di Diego Kuzmin.

  2. emilio rigatti ha detto:

    Sono tra i firmatari della lettera – credo inutile, per la nota sordità della politica – che chiede la grazia per il condannato “stazione delle corriere”. Basterebbe dire: ci siamo sbagliati, capita a tutti, ma ci abbiamo ripensato, non avevamo valutato bene. Succede. Uno ci fa anche una bella figura. Sbagliano tutti, no? Ecco, nessun problema, anzi: grazie per averci avvisato. MA questo è un sogno. A Ruda il sindaco minaccia denuncia a chi alzi la voce contro la centrale a biogas di Mortesins (e non sono minacce, sono sicuro che lo farà, per cui io non aggiungo nessun aggettivo denigratorio). A Fiumicello, dove non mi risulta che sia stato discusso pubblicamente il progetto con la gente, la risposta è distratta, burocratica. Dispiace, per tante cose: per l’aggiunta al battistero di Aquileia, per le infinite rotonde anche dove non servono, per le piazze che si rompono e si rifanno (Ruda, Joannis, l’ex pavimentazione attorno alla basilica aquileiese, e si potrebbe continuare anche fuori Regione). Ecco: peccato, caro Kuzmin. Ma si rassegni. Addafinìlanuttata? Mah… Ah, dopo aver letto il suo articolo sono ancora più contento di avere firmato.

  3. cap. achab ha detto:

    …….. ma poi per fare cosa lì? Perchè non pensare ad un serio recupero, credo che i cittadini di Fiumicello sarebbero ben contenti!!
    Distruggere il passato, eliminare i ricordi, bah!!!!

  4. Martina Luciani ha detto:

    Il cittadino ha una consistenza reale solo in fase di campagna elettorale: poi tende ad avere contorni sfumati, è un dato solo anagrafico e fiscale, un numero di censimento, non è portatore di volontà ed interessi, se porta bisogni sono solo quelli economicamente commensurabili in un ottica meramente produttiva ed il suo benessere vale solo se quantificabile attraverso scontrini fiscali o riscontri analoghi. Il famoso stakeholders cui tutti dimostrano di avere assoluta considerazione è tale quale ad un fantasma. Il bisogno ad aver conservato un paesaggio o uno scenario urbano perchè questo ha un valore identitario o semplicemente estetico ( ma anche questo interferisce con il nostro atteggiamento psicologico della persona e con le dinamiche delle relazioni sociali in una comunità) vale meno di una cicca. Gli architetti però possono definirsi scevri da ogni responsabilità?

  5. capitano ha detto:

    L’estensore dell’articolo potrebbe indicare alcune foto delle ‘opere’ indicate? Almeno uno si fa un’idea…

  6. Jasna ha detto:

    Un transalpino?

  7. pulce tala recia ha detto:

    ….anca per la vecia stazion del tram de gorz valesi la pena spender attenzion,schei e quatro bele righe.veder l’obrobio de quei panei de truciolari impicadi “a protezion” dele struture fatiscenti e trascurade che ogni giorno perde sempre qualche toco de intonaco,grida scandalo, fa mal e fa inca..ar anca perchè se lasemo ‘ndar ‘ste memorie storiche stenteremo sempre de più a andar d’acordo a braceto col domani:la storia no dimentica.
    chissà sel kuzmin ne farà far un bel viagio anca col tram.

  8. Rosi ha detto:

    Transalpino, significa qualcuno che viene dall’altra parte delle Alpi…

  9. Jasna ha detto:

    …grazie Rosi. Non capisco a *quale* transalpino si riferisca, mi sfugge il senso della frase, non del termine.

  10. abc ha detto:

    Transalpini della tempra di Franz Josef, di Friedrich Reiner o di Angela Merkel?

  11. cap. achab ha detto:

    Propongo, di fare un incontro/manifestazione nella piazza dove c’è la pensilina con gli interventi del nostro architetto preferito/Diego Kuzmin, Rigatti, l’ing. Piva, etc, invitando gli amministratori (possono sfuggire????) e i cittadini in modo da creare una forte opinione pubblica contraria alla demolizione. Continuando l’azione di informazione sulla stampa, ma importante è l’azione sui cittadini. Si può pensare di passare ad un’azione simile? Cosa ne pensate?

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