2 Ottobre 2012

Regione: approvata ieri la legge su energia carburanti

Con 27 sì, 17 astensioni e 5 voti contrari il testo in materia di energia e distribuzione dei carburanti è diventato legge. A votare a favore sono stati il Pdl, la Lega Nord, l’UDC, il Gruppo Misto, con Asquini, Ballaman, Rosolen (UAR) e Ferone del Partito Pensionati. Le astensioni sono state quelle del Partito Democratico e del Gruppo dei Cittadini-Libertà Civica. I no sono venuti da Idv e da SA (sia SEL che PRC).

“L’Italia dei Valori ha votato contro la legge su energia e carburanti approvata oggi in Consiglio regionale. Si tratta di un provvedimento – spiega il capogruppo Idv Alessandro Corazza – che tutela le lobby economiche e che va a discapito della sicurezza, dell’ambiente e della salute dei cittadini. Ci siamo opposti fermamente alle posizioni deleterie della maggioranza Tondo che, su temi importanti come gli elettrodotti, le centrali a biomasse e a biogas, le funzioni delle Province in materia di energia e sui rigassificatori, continua a fare scelte sbagliate e dannose.

“Basta guardare il caso dei rigassificatori che abbiamo denunciato in Aula – sottolinea Corazza. La maggioranza Tondo ha eliminato dal testo il passaggio che prevedeva che fosse proprio la Regione a dare l’autorizzazione alla realizzazione dell’impianto, scaricando sul Governo nazionale la patata bollente e abdicando al proprio ruolo di tutela del nostro territorio e della sicurezza dei cittadini.

“La maggioranza ha giustificato questa decisione sulla base di un recente parere del Consiglio di Stato, organo però non immune da influenze di carattere politico. Bisognava invece avere il coraggio di decidere qui in Regione se i rigassificatori andassero realizzati sul nostro territorio. In caso di impugnazione da parte del Governo nazionale, a quel punto sarebbe stata la Corte costituzionale a valutare sulla eventuale incostituzionalità. Questa Regione – che ha raggiunto il record di leggi impugnate dal Governo per incostituzionalità – una volta che poteva essere dalla parte della ragione, ha preferito invece lavarsene le mani.

“La legge approvata non dà inoltre risposte certe al problema degli impianti a biomassa e a biogas che stanno sorgendo come funghi in tutto il Friuli Venezia Giulia. La realizzazione di questi impianti risponde più a logiche di speculazione finanziaria che non di sostenibilità economica e ambientale – attacca Corazza. A volte, quando hanno finito di prosciugare gli incentivi statali, questi impianti non sono in grado di stare sul mercato e molto spesso non hanno né un bilancio economico né uno energetico positivo, tanto che in alcuni casi l’energia richiesta per la produzione è maggiore di quella che viene effettivamente prodotta. Una cosa tanto illogica quanto dannosa.

“Questi impianti aiuterebbero a raggiungere l’obiettivo europeo del 17 % di energia prodotta da fonti rinnovabili, ma le emissioni prodotte dagli stessi finirebbero per aumentare la produzione di CO2 nell’atmosfera, cozzando contro lo stesso Pacchetto clima energia 202020 voluto con forza dall’Unione europea. La vera energia alternativa pulita – aggiunge il consigliere – è quella che viene dal solare, dall’idroelettrico e dall’eolico. Sono queste le energie che andrebbero incentivate perché non producono inquinanti e gas nocivi per l’atmosfera”.

“Infine – per Corazza – questa legge toglie la parola, il potere di critica ai cittadini. Il provvedimento prevede, infatti, che i piccoli Comuni non possano più esprimersi sulla costruzione di elettrodotti sul loro territorio. Oltre a trattarsi di un’imposizione antidemocratica, è una decisione presa senza conoscere l’effettivo fabbisogno di energia del Friuli Venezia Giulia, visto che il piano energetico regionale è vecchio di più di 5 anni. Ennesima dimostrazione – conclude il capogruppo Idv di una maggioranza Tondo che non sa quello che fa”.

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32 commenti a Regione: approvata ieri la legge su energia carburanti

  1. Franco Tremul ha detto:

    A proposito di politiche energetiche è sempre più evidente che le decisioni prese dagli esponenti locali di SEL non corrispondono a quella che è la linea del partito: “La volontà sottostante a queste fusioni dunque, più che quella di “difendere” la gestione dei servizi nei nostri territori dall’invasione straniera, ci sembra chiaramente quella di espandersi verso altri mercati in cerca di profitti dalla gestione dei servizi. Né è un esempio la stessa Acegas – Aps che, negli anni scorsi ha iniziato un lavoro di metanizzazione della regione al confine fra la Serbia e la Bulgaria. Risultato attuale ottenuto attraverso la gestione bipartisan: 470 milioni di debito, di cui più della metà immediatamente esigibile; e la possibile diluizione dello stesso in una più grande Hera come motivazione presentata all’opinione pubblica a sostegno della fusione: riduzione del danno, si dice.

    Ma è evidente che anche in presenza di consistenti pacchetti di azionariato pubblico, come nel caso di Hera e Acegas, l’ingrandirsi a dismisura dell’azienda allontana la gestione del servizio dai suoi diretti fruitori e affievolisce sempre di più il controllo della proprietà sul management. Con la possibilità concreta che nel tempo beni comuni e servizi ai cittadini costino di più, che nella scelta fra un inceneritore che inquina e la raccolta differenziata si privilegi il primo per fare cassa, e che si perda progressivamente di vista la finalità di fornire ai cittadini il servizio migliore al suo costo minore.”
    Segue: http://www.sinistraecologialiberta.it/articoli/molte-domande-e-poche-risposte/

  2. bruno ha detto:

    la maniera per cercar de cazzarnela se zerca sempre……

  3. nick ha detto:

    Ma è evidente che anche in presenza di consistenti pacchetti di azionariato pubblico, come nel caso di Hera e Acegas, l’ingrandirsi a dismisura dell’azienda allontana la gestione del servizio dai suoi diretti fruitori e affievolisce sempre di più il controllo della proprietà sul management. Con la possibilità concreta che nel tempo beni comuni e servizi ai cittadini costino di più, che nella scelta fra un inceneritore che inquina e la raccolta differenziata si privilegi il primo per fare cassa, e che si perda progressivamente di vista la finalità di fornire ai cittadini il servizio migliore al suo costo minore.”

    Luoghi comuni privi di qualsiasi valenza scientifica.
    Su quali basi economiche si afferma questo?

  4. sergio zerial ha detto:

    @3nick

    scusa ma in che mondo vivi, ma guardi mai le bollette della acqua luce gas e resto?, Non ti sei mai accorto in questi anni di quanto sono aumentate con la conduzione privata? E il servizio che è scadente, rispetto quando il tutto era pubblico??? Alla mancanza di molti posti lavoro? Il privato vuole fare utili, e abbiamo visto specula su tutto, manutenzione poca, guadagno molto,

  5. Franco Tremul ha detto:

    Da quanto c’è stata la privatizzazione sono migliorati i servizi per l’energia elettrica e l’acqua e sono calati i prezzi?
    Da quando c’è stata la privatizzazione è migliorata la rete autostradale e si sono ridotte le tariffe?
    Da quando c’è stata la privatizzazione c’è stato un miglioramento del servizio della rete ferroviaria ed un contenimento delle spese per gli utenti?
    Il luogo comune “privo di valenza scientifica” mi pare dunque sia un altro: privato è meglio, pubblico è male.
    E mi sembra sia abbastanza smentibile. Se poi teniamo conto che certi servizi non devono avere solo finalità economiche ma anche valenza sociale direi proprio che prima facciamo retromarcia meglio è.

  6. Marcus ha detto:

    @ 4 Sergio, concordo perfettamente, secondo me si dovrebbe riportare la gestione dell’energia alle municipalizzate che in caso di un comune virtuoso (senza corruzione) abbasserebbe il costo dell’energia e aumenterebbe i servizi e la sicurezza.

  7. cita demone ha detto:

    …e volemo meter la razionalizazion del setor carburanti?quando iera prezo fiso de stato se capiva qualcossa e iera soto controlo e ‘deso che xe libero?xe do euro litro anca se il baril va giù,tiè!voi capì qualcossa?tanto andemo de la a far pien dixè voi,ma la slo va tale pache e fa il tiro da qua a poco e dopo?dove femo il pien,in grecia?qua xe tuto in man de pochi trapoleri (sempre quei) che ne la mena e ghe ciava niente del ben comun altrochè,i se coltiva solo il loro orto …Fiorito…
    nela storia dell’omo a ‘sto punto iera già scciopada guera che meteva a posto un pochi de conti e dopo se ripartiva de novo de zero..e avanti savogna..ola via…che se stava meio quando se stava pegio…ah la sageza popolar,riparte sempre tuto de lì!

  8. cita demone ha detto:

    …in efeti la guera faxessi anca vedove…

  9. nick ha detto:

    primo: un conto sono le autostrade, un conto i servizi energia, gas, acqua.
    secondo: il costo di questi servizi deve tenere conto anche di fattori come il prezzo del petrolio, il costo del lavoro, gli investimenti per la modernizzazione della rete.
    Tutti costi che negli ultimi vent’anni sono aumentati esponenzialmente.
    Che le multiservizi di oggi risultino inefficienti, mal gestite o altro, è un discorso ancora diverso.
    Quello che contesto è l’affermazione che più una società è grande, più il management può fare quello che vuole. E’ una balla totale. Basta vedere casi come Toyota e Volkswagen per rendersene conto.
    Come sempre è un problema di regole, di chiarezza delle deleghe affidate dagli azionisti e di sistemi di controllo. Spetta alla politica creare una cornice di chiarezza per mettere nelle condizioni una società di operare bene nei confronti dei suoi utenti.
    La demonizzazione del modello privato di impresa è fastidiosissima! E, per me, inaccettabile!

  10. sfsn ha detto:

    berluscoNick,
    la demonizzazion del model privato de impresa sarà fastidiosissimo per ti, ma xe un dato di fatto che dovunque se parla de libero mercato le grosse imprese tendi a far trust e a tegnir i prezi alti per i consumatori. E xe anche un dato di fatto che fin che determinati servizi iera nazionalizzai o in regime de monopolio statale (trasporti, energia, comunicazioni, acqua, ecc.) i prezzi iera più bassi de adesso. A dimostrazion che el libero mercato servi a farghe far soldi a palade ai imprenditori a scapito dei cittadini

  11. nick ha detto:

    Non è vero. Non è vero. Non è vero. Una volta i servizi erano a più buon mercato perchè c’era lo stato che, creando debito pubblico, copriva le inefficienze. Ora, con il debito che viaggia al 120% del pil, non è il caso di proseguire in quella direzione. meglio pagare più care le bollette che fallire.

  12. sfsn ha detto:

    uh, oh, ha bestemmiato! vergogna! ha bestemmiato il santo nome del libero mercato!
    crucifige!

  13. sfsn ha detto:

    te me citi un stato che sia fallì?
    Gnanche la repubblica de Weimar…

  14. nick ha detto:

    argentina

  15. Lauro ha detto:

    @ Nick

    “..Quello che contesto è l’affermazione che più una società è grande, più il management può fare quello che vuole. E’ una balla totale.”

    In linea di principio sono d’accordo.. però..
    Quello che è successo ad alcune delle più grandi banche U.S.A. ed alcune europee, dice che non è proprio una “balla totale”.

    Insomma è dimostrato che il problema non è “pubblico” o “privato”. Il problema è “il come” si gestisce. Perchè le regole sono le stesse. C’è chi è in cerca di voti, e chi è in cerca di azionisti.. come si è dimostrato, la cosa non è troppo diversa.

  16. Lauro ha detto:

    Dirò di più..
    Se alla fine anche nei fallimenti del “privato” chi si accolla il “buco” è sempre il debito pubblico.. vedi i diversi piani di salvataggio banche ed istituti finanziari..
    allora tanto vale che il debito venga fatto direttamente dall’amministrazione pubblica.. tanto paga sempre pantalone in ambedue i casi.

  17. sergio zerial ha detto:

    @ Nick ci sono tante aziende private che vanno bene, ma sono state private e fondate fino all’inizio con i propri soldi, altra cosa è che lo stato, diremo i politici hanno svenduto le nostre ed erano anche tue proprietà, dandole ai privati in gestione, ti ricordo che la manutenzione è sempre pagata dal cittadino, ma le cose che sono fatte per far vivere dignitosamente una famiglia sono la casa e tutto quello che la include, tipo acqua luce e gas, voglio tralasciare il resto, ma almeno queste cose che servono a vivere dovrebbero essere fornite senza una forte speculazione da chi le vende, e questo è stato con il pubblico, con il privato nonostante il petrolio sia cresciuto in questi anni di ben poco, dato che lo paghiamo in euro , i privati si sono approfittati della situazione, (vedi la Telecom) anche appoggiati dai nostri inefficienti politici, prima l’Acegat che dava un servizio ottimo aveva più di mille fra impiegati e lavoratori, senza contare il comune, oggi abbiamo cooperative ( si fa per scrivere) di operai sfruttati che non possono svolgere un lavoro bene, non so se mi spiego, io non ce lo con il privato, ma con questa classe politica di m…. che si fa gli interessi propri con i nostri soldi, svendendo quello che le precedenti amministrazioni sono riuscite a costruire e a far fruttare per l’interesse della comunità, spero di essermi spiegato bene, i soldi che abbiamo speso in questi decenni per acquedotti, gasdotti, e elettricità devono rimanere nostri, con direttori validi e non nominati da partiti,e che rispondano del loro lavoro, e se non vanno bene, fuori dalle ball

  18. Io vorrei... ha detto:

    Default statali (parziali o totali) dal 1990 ad oggi ce ne sono stati all’incirca una quindicina, fra i quali Russia, Indonesia, Messico, Argentina eccetera.

    Il paese europeo col maggior numero di default negli ultimi due secoli è la Spagna, con nove default (l’ultimo per la guerra civile). La Russia sette volte. Il Regno Unito ha fatto default quattro volte (l’ultima nel 1932). La Germania tre volte, ma cinque furono i default degli stati preunitari tedeschi. La Grecia sette volte (quella del 2012 è già tecnicamente default, visto che una parte del suo debito è già stata tagliata). L’Impero A/U sei volte. L’Austria (da sola) tre volte: 1938-1940-1945. La Francia una volta. Fra i pochi paesi europei che non hanno mai dichiarato default del proprio debito sovrano c’è l’Italia.

  19. nick ha detto:

    @15 e @ 16, verissimo. E’ un problema di regole.
    Il problema non è l’impresa privata e non è l’imprenditore che vuole far soldi. Il problema è la politica, che non c’è. La politica, una politica seria, deve fare regole precise e farle applicare con rigore assoluto.
    Il problema è che manca la politica!!!

  20. Antonio ha detto:

    @ 18
    L’ultima ristrutturazione parziale del debito prima della Grecia è stata quella della Germania (realizzata dall’amministrazione alleata della Germania occidentale) nel 1948; l’Italia ha sempre pagato gli interessi e rimborsato regolarmente i prestiti in scadenza; pagò i debiti degli stati preunitari (all’epoca si espropriarono beni della chiesa cattolica), pagò i debiti di guerra accumulati durante la II guerra mondiale (sia pure in lire molto svalutate).

  21. nick ha detto:

    @18, grazie dell’elenco.
    Per capire cosa significa un default basta chiedere ai nostri piccoli imprenditori che avevano contatti con la Russia cosa ricordano dell’estate del 1998

  22. sfsn ha detto:

    errore: tecnicamente l’argentina no xe mai fallida (anche perchè gavessi dovù dichiarar bancarotta con una conseguente messa a processo dei suoi amministratori, cosa che no succedi.)
    Se poi te vol capir veramente e senza i tui paraoci liberisti cossa xe sucesso là, te consiglio de veder “Diario del saccheggio”: là se capissi che l’inizio della crisi in Argentina ga coinciso cola privatizazion delle imprese de stato.
    @ io voeerei: come fazeva l’austria a andar in default nel 1940 dal momento che iera un territorio annesso al Terzo Reich?

  23. Lauro ha detto:

    Esatto, regole. Che però è proprio ciò che i liberisti non vogliono… epperò ammettono le lobbies che premono sulla politica per “regolare” il tornaconto, basta che siano alla luce del sole, dicono..

    Perciò è vero che il problema è la politica, ma nel senso che ognuno fa la sua, di politica, e tira acqua al suo mulino.

  24. nick ha detto:

    @22: ma non è vero! l’argentina è andata in default eccome!

  25. sfsn ha detto:

    alora spiega cossa che vol dir esatamente andar in default. Lori ga semplicemente avù un’inflazion ale stelle, ma nissun ga dichiarà bancarotta (che mi sapio) né tantomeno nissun dei responsabili xe finì in galera. Alora che fallimento xe?

  26. cita demone ha detto:

    ….certo che svenarse de tase per salvar la patria col debito al 120% me sugerise un sacrificio non per tapar il buso,ma far solo si che non se slarghi,lui no se stropa più….quindi meterse ancora nele mani de chi lo ga scavado xe come fidarse de quei che discute dela nova lege anticoruzion e dela nova lege eletoral in parlamento…a che mulin ghe tira l’acqua ‘sti qua?publico e privado dove se ga misiado ga prodoto ciò che xe soto i oci de tuti(e se ne ga strafregado anca de ‘sti tempi dela crisi economica e dela gente sensa lavoro!!),chi voleva giogar o se adeguava o cambiava strada a ciapar de bigul…altrochè monade!
    chi ghe ga sempre rimeso,anca nel dubio, xe cmq il popolo bue che fin che gaveva il panin tai denti ga solo rugnado,’deso invece….

  27. Io vorrei... ha detto:

    @ sfsn
    Il default di un paese sovrano non comporta alcun tipo di sanzione penale. D’altro canto, nemmeno il fallimento di una qualsiasi società privata comporta sanzioni penali, per cui immaginati se la cosa può avvenire per un governo.

    L’Argentina ha cominciato a non rimborsare più i suoi creditori a dicembre del 2001, e questo dal punto di vista tecnico è già default. Ad ogni modo, svariati rappresentanti del governo argentino hanno pure fatto delle dichiarazioni in tal senso sia nello stesso periodo che posteriormente.

    In successione, l’Argentina ha imposto ai propri creditori la ristrutturazione del debito con un atto forzoso, anche se ha provato a chiamarlo “accordo”. In pratica chi s’è messo d’accordo ha accettato il rimborso di circa il 30% della somma prestata, sia pure con anni di ritardo. Chi non s’è messo d’accordo (fra il 20 e il 25% del totale dei creditori), è ancora lì che aspetta.

    L’importo totale del “buco” dell’Argentina è stato pari a 98 miliardi di dollari. Ad oggi, il maggiore della storia, in valore nominale.

  28. capitano ha detto:

    In Austria il prezzo non è imposto ed è più basso che in Italia. Ma non diciamolo se no la discussione finisce in vacca.

  29. cita demone ha detto:

    ..in austria ghe xe circa il 70% de rapporto debito/pil
    a ocio,coi conti dela serva spende 70 e incasa 100.forse funzia un tic meio e ghe ne beneficia tuti:publico,privato e popolo bue.

  30. Io vorrei... ha detto:

    @ cita demone
    Guarda che avere un debito pubblico pari al 70% del PIL non significa “spendere 70 e incassare 100”.

    In particolare, l’Austria “fattura” 100 (PIL) e “spende” 104,07 (dati 2011). L’Italia lo stesso hanno ha “fatturato” 100 e ha “speso” 104,30.

  31. nick ha detto:

    @25. Esattamente come ha spiegato io vorrei… l’argentina ha ristrutturato il debito, perchè non poteva rispettare le scadenze.
    E comunque, chiedi a chi ha comprato le obbligazioni argentine. E vedrai che ti confermeranno che l’argentina nel 2001 fallì.
    Riguardo ai fallimenti, consiglio la lettura di “ascesa e declino del denaro”, di Niall Ferguson.

  32. capitano ha detto:

    Ma vuoi mettere il gusto di pagare accise per stipendiare gente come Fiorito? Sono quelle piccole cose che nel resto d’Europa (Austria compresa) non possono capire.

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