27 Agosto 2012

La cucina dell’incontro: arancioni


La ricetta

Scrivo con il rispetto che si concede ad un Poeta.

Avrei preferito parole in incognito, ma va bene così.

Tra le mie metafore,

ho trascorso molto tempo ad ascoltare

l’odore di bettole in porti sconosciuti:

effluvi che grattavano alla gola; ma erano veri,

così com’è vera questa vita

che nasconde in sé terribili sortilegi e stupefacenti meraviglie.

Ci vorrebbe una ricetta,

una ricetta che sapientemente sapesse mescolare frutti e odori e musica.

Una ricetta filosofale che sapesse trasformare anche l’orrido in delizia.

Arancioni.

Di Adriano Bevilacqua

Mi è arrivata così questa poesia, perfetta, mentre pensavo alle pesche e a riprendere la rubrica dopo un periodo di caldo soffocante, fornelli non se ne parla, anche il forno ha rotto una resistenza, un piatto di spaghetti sudando.

E pensavo alle pesche, arancioni.

Un dolce estivo, veloce, non serve lo zucchero, non bisogna saper cucinare, non c’è da far lievitare. Semplice, profumato, buono tiepido, buono freddo. Speciale.

Gli ingredienti:
Quattro pesche a pasta gialla, mature ma sode.
Amaretti
Liquore, di solito si fa con l’amaretto, ma io ci ho messo il Liquore di terrano, tipica produzione carsolina, e ci ha fatto la sua figura.

Tagliare le pesche a metà, togliere l’osso e scavare con un cucchiaino un po’ di polpa, metterla in un piatto. Schiacciare tra i palmi delle mani gli amaretti e mescolarli con la polpa di pesca, aggiungere il liquore a piacere.

Sistemare le mezze pesche sulla placca da forno in modo che stiano dritte, riempire la conca con l’intruglio profumato, volendo aggiungere un pizzico di zucchero ed un triangolino di burro, mettere in forno per una ventina di minuti a 180°.

Con un traminer aromatico, retrogusto fruttato.

 

Con un violino tzigano, vita struggente, vita splendente.

Alessandro Simonetto violino triestino.

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