8 Agosto 2012

I colori delle melodie afro a San Giusto con la Bandorkestra.55

Il castello di San Giusto si è tinto di colori nella serata di domenica 5 agosto: i colori sono quelli delle melodie della Bandorkestra.55, diretta dal maestro Marco Castelli. L’occcasione, quella di presentare l’ultimo disco del menagè, Bandando. Ma anche quella di portare, nella classica cornice del castello, pezzi “energetici”, diversi dal più “tradizionale” jazz.

La serata si divide quasi involontariamente in due parti: nella prima parte del concerto la scaletta è riservata alle composizioni del maestro ed è dunque più briosa, più ritmica.I brani di Castelli esplorano l’ambito “afro” e spaziano dallo ska al raggae, alal boogie-woogie. Poi, invece, si passa alle “cover”, i cavalli di battaglia classici come Baby elefant walk di Henry Mancini, un pezzo <che può sembrare anche piuttosto banale, ma che è un ottimo esempio delle potenzialità di Mancini,  dato che l’ha composta per un cartone animato> commenta il maestro nel presentarla. O ancora, come African market place di Dollar Brand.

Tra le composizioni di Castelli la più apprezzata dal pubblico è Febo, un mix energetico, un groove trascinante. Il tema portante, naturalmente, è il ritmo, che ricorda quello gioioso del sole. Poi Baires, pezzo dedicato al poliedrico poeta Borges: le atmosfere abbandonano il tono afro per farsi più jazzy, ma Baires non perde la freschezza tipica dello stile castelliano. Per concludere la serara, il maestro sceglie una rivistazione di un evergreen, “Tu vuo’ fa’ l’americano” di Medley Carosone. Per l’occasione, il “vecchio” brano si rinnova indossando le sonorità tipiche del salsa.

Sul palco, un Castelli piuttosto emozionato nello “spiegare” i brani, preferisce lasciare le parole alla musica, nella quale si “perde” durante l’esecuzione. I ritmi incalzanti e il grande affiatamento tra maestro e i membri della band fanno crescere il ritmo della serata, ma rimane una pecca: un pubblico esiguo ed “educato” a concerti “classici” e che quindi apprezza di più le cover degli intramontabili jazz piuttosto che le creazioni di Castelli.

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