14 Luglio 2012

Storia del morbin: il Piccolo in sloveno

Pubblichiamo l’ottima segnalazione di Fulvio Rogantin 🙂

Da tempo mi chiedevo chi fossero gli autori dello scherzo di alcuni anni fa che ha avuto anche l’onore della prima pagina del Piccolo. Una domenica pomeriggio del 2007 la città si era ritrovata tappezzata di locandine uguali a quella della foto.

Il mistero si è svelato grazie ad un improvvido osmizzaro che al terzo bicchiere ha cominciato a decantare le gesta di quel giorno. Fedelmente riporto.
Pare che a Trieste ci fosse da tempo un gruppo di amici che si ritrovavano in un locale di Trieste amanti del “morbin”, anzi dispiaciuti che il vecchio modo di vivere triestino fosse oramai in disuso. Nel gruppo gente di tutte le estrazioni, dall’idraulico al giornalista, dal barista al professore universitario. Una sorta di risorgere del “club dei papagai“.
Il gruppo si era allenato di già transennando la via Polonio per radioiattività con una finta ordinanza della dirigente comunale Marie Curie in KaiserSchmarren. Sono riuscito a trovare documentazione in rete.
Poi decisero di provare con una locandina del Piccolo. Ne fecero solo una, posizionata in modo da vedere le reazioni della gente, che diceva “Il Cremcaffè di Primo Rovis si trasferisce a Udine”. La cosa ebbe successo: “Eco i ne porta via tutto”, “Ma cosa sa i furlani de capo in B”.
Passò qualche mese e decisero di agire in grande. Quale miglior tema che punzecchiare l’italianità di Trieste? Dopo grandi conciliaboli la scelta fu quella della locandina che vedete. La domenica alla chiusura delle edicole 20 persone si ritrovarono con ciapini (mollette) e nastro adesivo e in un’ora in tutte le edicole della città, oramai chiuse ma con la locandina in bella vista, si ritrovarono la nuova locandina. La sera la notizia era la prima del TG3. Il mattino dopo il gazzettino giuliano (ah no, scusate, del FVG) ipotizzava il fatto che la burla, se burla era, fosse opera di una “Sorta di Organizzazione”. Da quel giorno il gruppo pare abbia preso il nome di SOT (Sorta di Organizzazione Triestina).
IL Piccolo usciva in prima pagina con un articolo di cui riporto il testo:

Provocazione contro «Il Piccolo»
12 febbraio 2007 — pagina 03 sezione: Attualità
TRIESTE Nel centro di Trieste sono apparse nel primissimo pomeriggio di ieri, subito dopo la chiusura delle edicole di turno, delle false locandine con l’intestazione «Il Piccolo», quasi identiche a quelle originali ma con una notizia chiaramente fasulla e di sapore provocatorio. Non un semplice scherzo carnevalesco, forse, ma qualcosa di più riteniamo, e cioè un tentativo di danneggiare e gettare discredito sul Piccolo, che è il giornale di Trieste, Gorizia, Monfalcone e di tutti i lettori. Quella scritta sulla falsa locandina: «Da martedì prossimo la cronaca cittadina de «Il Piccolo» finalmente anche in sloveno» con l’indicazione poi dell’omaggio di 4 libri di carattere storico, sembra aver soltanto lo scopo di creare turbamento e confusione, soprattutto nel giorno successivo alla Giornata del Ricordo. Siamo certi che i nostri lettori non si sono fatti trarre in inganno da una simile contraffazione. Ma il fatto che la locandina sia apparsa subito dopo la pubblicazione sul Piccolo dei due interventi di Fassino e Berlusconi che invitano alla riconciliazione, e dopo la cerimonia di Basovizza, con gli interventi dei sottosegretari Rosato e Budin e dell’onorevole Menia, che hanno tutti sottolineato con chiarezza la «necessità di riconciliarsi con la storia», induce a pensare che ci possa anche essere una piccola forma di organizzazione dietro alla falsa locandina. Il Piccolo, proprio per questi motivi, a tutela della testata e soprattutto dei nostri lettori, naturalmente presenterà una denuncia alla procura per arrivare rapidamente alla identificazione degli autori della contraffazione di stampo provocatorio.

Naturalmente l’abitudine a guardare indietro aveva fatto si che si pensasse alla settimana prima in cui c’era la giornata del Ricordo e non alla settimana dopo in cui c’era il carnevale.
Mi par di capire, ascoltando l’anomino osmizzaro arrivato oramai al quinto calice, che la procura non sia stata attivata poichè diversi giornalisti del Piccolo erano a conoscenza preventivamente dello scherzo ed addirittura un ex direttore ne fosse a conoscenza. Ma sono informazioni da prendere con le molle poichè anche il salame era abbastanza pesante.
Che dire. Magari nell’occasione qualcuno avrà letto quei quattro libri che servono a “capire meglio dove stiamo”. Perchè non c’è morbin senza cultura e non c’è cultura senza morbin.

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4 commenti a Storia del morbin: il Piccolo in sloveno

  1. René ha detto:

    Son el primo a comentar sto post grandioso?

    Una bellissima storia, la quale sicuramente rimarrà negli annali del “morbinismo triestino”, assieme, ad esempio, allo “scherzo della candela” ordito dal De Dolcetti, assieme ad alcuni suoi amici, nel lontano 1903!

    Una bellissima storia di un grande scherzo, che sicuramente un giorno rileggeremo anche sul Piccolo stesso!

    Un esempio di Gran Morbin, come quello presente a Trieste, fino a una ventina d’anni fa. Quella gran qualità del triestin duro e puro (DOC) che, nonostante le avversità della vita, riusciva sempre a rigirare il piatto del gioco dalla parte giusta, tirando fuori, a mo’ di asso vincente, la carta dello sberleffo morbinaro!

    Ultimamente, a Trieste, vi è una silenziosa, ma progressiva rinascita del Morbin (l’iniziale maiuscola è d’obbligo). Ed è la gran medicina con la quale potremo curarci il mal di vivere che politicanti ed affini continuano, imperterriti, a procurarci, in tempi di crisi.

    Ottima, Fulvio! (… o forse dovrei dire Egidio, Capo del circondario marittimo e Comandante del Porto di Trieste? 😉 )

  2. Sandi Stark ha detto:

    E bon, vedemolo el scherzo de De Dolcetti:

    CANDELA SOVERSIVA !

    Xe passai oto giorni e sento ancora
    El ribalton che ga prova el mio cor
    Quando dal palo dela Tore, in fora,
    Go visto sventolar el tricolor.

    No savevo se dormo o se son sveio,
    Vedevo come in sogno ima realtà !
    Ma tuto in t’ un, cossa volè de… meio ?
    Una guardia me sburta e : — Fèsse in là !

    No xe più dubio. A un conossente alora
    Che iera là a do passi instupidì,
    Ohe fazzo : — La xe andada in su bonora? —
    A tiro. – E mi: — Che tiro ben riussì!

    E la fola zo in Piazza intanto ingrossa.
    Tuta la gente co’ la testa in su,
    Co’ una man… la domanda: — Come? Cossa?
    E co’ l’altra la fa : -Resta lassù ! —

    Capita guardie che sta in guardia e guarda
    Se i fioi che passa i xe scandalizai :
    “Nostro scior deretor sora alabarda
    Veder no piasi publichi scandài”

    Un lugaro che cala in Piazza Granda
    El pensa: – Go calado tropo in là.
    E una pipa che un zerto odor la manda :
    No xe più afari. I me distudarà !

    E la fola se fa sempre più grossa
    Tuta la gente co’ la testa in su,
    Co’ una man la… domanda : — Come? Cossa? —
    E co’ l’altra la fa : — Resta lassù !

    Ma finalmente vien de tuta corsa
    Una guardia… amaestrada a secession
    L’omo xe ancora in Piazza dela Borsa
    Che le manete le xe za in porton !

    A quatro a quatro la te fa i scalini,
    E con ela se ràmpiga un pompier
    Che gusto mato tirar zo i cordini
    Che cambiava la chcba in belveder!

    Straza in sequestro! — Disi el polizioto.
    Colpévere mi ‘desso troverò !
    Ma, in quela, el vedi in parte un candeloto
    Che… ridi e co’ la fiama el fa de no !

    — Candela disi no?… Per mi za basta,
    Farò reporto nostro superior:
    Candela jè colpèvere e contrasta !
    Mi ce fico candela in Via Tigor !

    27 Settembre 1903.

    De Dolcetti: “Il 20 Settembre 1903, una Domenica in punto a mezzodì, fu fatto all’ Austria, qui a Trieste, un bel Marameo! Con la complicità degli amici Umberto Menegazzi, Giuseppe Sandrinelli e il povero Pepi Sillani, ideai un semplice congegno : il capo di una cordicina assicurata ad un contrappeso fu legato intorno ad una candela accesa ; consumatasi la candela fino al punto in cui era legata la cordicina, questa, strappata dal contrappeso, faceva salire sull asta della Torre municipale la nostra santa bandiera tricolore che sventolò di lassù per circa un’ora. Il rinvenimento del moccolo
    acceso suscitò i più svariati commenti. Otto giorni dopo, pubblicai sul Gazzettino i seguenti versi.”

    Dizionario:

    “lugaro”, lucherino, ma in senso figurativo; dal popolo triestino si dicono lugari i tedeschi

    “una pipa ecc”, allusione agli sloveni, causa l’accento, in forma di pipa, che l’ortografia slava vuole sia posto su parecchie consonanti dei loro vocaboli

    “colpèvere”, idiotismo, per colpevole

    “mi ce fico candela in via Tigòr”, via Tigor era la strada delle carceri. Con questi versi è imitato scherzosamente il barbaro modo coi quale le guardie austriache maltrattavano la nostra povera lingua. Ed è satirizzata anche la loro mentalità. Mi ce fico candela in via Tigòr, vuol dire: « caccio agli arresti la candela perchè essa è la colpevole”

    Commenti a cura di Giulio Piazza, testo “La poesia dialettale triestina”, 1920, coop. grafica degli operai, via Spartaco 6

  3. sfsn ha detto:

    sto poster lo go ancora impicà sul muro in camera! iera una roba spaziale!
    (specie per come xe andà fora de testa i superdestri!)

  4. Fiora ha detto:

    “Non c’è morbin senza cultura. non c’è cultura senza morbin”
    Queste parole ‘ndassi incise sula piera come le tavole dela lege de Mosè.
    Tignindo ben in mente sti dò asserti penso che se possi ‘ndar liberamente pei loghi senza sfigurar,anca noialtri meloni per definizion! D)

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