7 Luglio 2012

Maremetraggio: l’India dietro il velo di Maya

L’India fa cadere il suo “velo di Maya”  e si fa conoscere per com’è realmente. Sala al completo ieri sera per il teatro Miela che ha visto il pubblico triestino accogliere con entusiasmo le immagini di questo Paese lontano, che profuma di terra bruciata dal sole e di incenso. I cortometraggi di “Spazio India”, entrati nel programma di Maremetraggio grazie al contributo di River to river, si propongono come sguardo oggettivo, uno sguardo che si contrapponga alla sfera del sentito dire.

L’India gioca la carta del colore per presentarsi al pubblico. “Gulmohar”, diretto da Arati Kadav, usa la cromia per raccontare l’intensità dei sentimenti del giovane  Nima, di indole molto introversa. Il ragazzo, facendo il suo lavoro di lattaio porta a porta, si è follemente innamorato di una delle clienti, ma è incapace di avvicinarla. Nima decide di lasciare trasmettere il suo messaggio d’amore a un fiore. Il colore è anche il protagonista della pelicola “Ik daal” di Chanden Sen: mentre l’ambiente naturale è arso dal sole, le pareti delle case sono di tinte forti e vitali. Ciò che la natura offre, però, è il solo mezzo di sostentamento: Hari è un taglialegna e il conflitto con i vicini è perenne per poter difendere la sua piccola proprietà. Ma l’ambiente è fonte di vita quanto di morte: mangiando un frutto selvatico, infatti, la madre del protagonista svilupperà un dolore allo stomaco che peggiorerà inarrestabilmente in pochi giorni.

Il cortometraggio di Nayla  Kaya, “Malal”,  è ancora una volta  immerso nella natura. Per Malal è l’ultimo giorno della Luna di miele, Luna di Miele che per la ragazza è stata abbastanza deludente. La protagonista sembra convincere il marito a passare insieme la giornata cercando qualche elefante nella foresta ma finisce per stare un’altra volta da sola. Malal finisce col perdersi e viene soccorsa da un giovane. La giornata, così, diventa una piacevole evasione. La ragazza, però, è cosicente di dover tornare presto alla noiosa quotidianità del matrimonio. Anche Rose, protagonista del film “The rose bed” di Abrambh M. Singh, nutre grandi speranze per il matrimonio. Rose si sta avviando alla quarantina e la sua unica speranza consiste nello sposarsi. Le aspettative della  donna derivano dalla sua infanzia: la nonna, infatti, quando Rose era bambina le aveva regalato un sontuoso letto vittoriano, promettendole un matrimonio soddisfacente.

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