26 Giugno 2012

Trieste, giovedì 28 giugno si apre la conferenza internazionale “Borderscapes, paesaggi di confine”

Il Vice Presidente della Provincia di Trieste, Igor Dolenc ha presentato oggi il programma “Borderscapes – Paesaggi di Confine”, conferenza internazionale che si svolge a Trieste, presso i locali della Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori (via Filzi n.14) dal 28 al 30 giugno. L’iniziativa, sostenuta dall’amministrazione provinciale, è organizzata dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Trieste con il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano Bicocca, in collaborazione con la Fondazione CRTrieste e il Comune di Trieste.
“Studiosi provenienti da tutto il mondo – ha commentato Igor Dolenc – nei tre giorni di lavori analizzeranno il ruolo dei confini internazionali, partendo dal momento in cui hanno segnato la mappa politica del mondo, lasciando spesso profonde cicatrici, per arrivare alle odierne nuove forme di frontiera che stanno emergendo, in particolare attorno agli spazi ricchi del mondo”.
“Borderscapes – Paesaggi di confine”, terza edizione di un percorso quadriennale iniziato nel 2004, parte dal presupposto che i confini di per sé non sono soltanto separazioni, ma luoghi di opportunità, evidenziatori di identità culturali, autonome realtà economiche locali che vivono in ragione delle differenze presenti. Sono paesaggi politicamente e culturalmente pregni di significato, con problemi che vengono declinati in maniera distinta a seconda di dove si sviluppano.
Il convegno discuterà i vari aspetti delle vicende relative ai paesaggi di confine in Europa e nel mondo, portando un momento di confronto con la realtà del confine italo sloveno, già parte terminale della “cortina di ferro”. Le iniziative non si svolgono casualmente a Trieste – ha detto il professor Sergio Zilli del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Ateneo triestino – perché le problematiche conseguenti alla presenza di un confine, hanno condizionato lo sviluppo del territorio nell’ultimo secolo”.
Per l’interesse dell’argomento,ma anche per il fatto che l’iniziativa si svolge sotto l’egida della International Geographic Union, è prevista la partecipazione di un centinaio di studiosi, provenienti dall’Italia, dall’Europa e dal resto del mondo. I relatori principali sono: John Agnew (UCLA, USA), Arjun Appadurai (New York University, USA), Luiza Bialasiewicz (University of Amsterdam, NL), Franco Farinelli (Università di Bologna), Vladimir Kolossov (Russian Academy of Sciences, Russia), Virginie Mamadouh (University of Amsterdam, NL), Julian Minghi (University of South Carolina, USA), John O’ Loughlin (University of Colorado, USA), David Newman (Ben-Gurion University, Tel Aviv, Israele), Claude Raffestin (Universitè de Généve, CH), Michael Shapiro (University of Hawaii, USA).
Accanto al convegno è prevista la mostra fotografica-cartografica “Confini nel tempo” che sarà inaugurata mercoledì 27 giugno alle ore 18.30 presso la sala Umberto Veruda di Palazzo Costanzi. L’iniziativa, curata da Orietta Selva, Dragan Umek e Sergio Zilli, intende proporre, attraverso un percorso scientifico e didattico, la divulgazione e la comprensione delle problematiche che hanno caratterizzato negli ultimi 150 anni le aree del confine orientale d’Italia, proponendosi di offrire al visitatori materiali organizzati in sezioni tematiche. La volontà di dare vita ad un percorso espositivo trova motivazione nell’idea che la conoscenza del territorio Alto Adriatico e dei suoi mutevoli confini possa essere facilitata anche dall’analisi diacronica di carte storiche.
La lettura della rappresentazione della realtà di cui esse sono portatrici deve essere fatta alla luce sia della conoscenza del lungo processo di evoluzione culturale e tecnica della cartografia in generale, sia delle esigenze di informazioni spaziali poste dall’epoca in cui le carte sono state redatte. In questo senso, il documento cartografico diviene una fonte preziosa per la conoscenza delle dinamiche territoriali in particolare se considerato non soltanto come possibile specchio del dato reale, bensì come dato costruito, plasmato in modo più o meno consapevole dai valori e dagli obiettivi propri del suo artefice e del suo committente, all’interno di un determinato quadro storico, sociale, culturale, politico, economico.

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