Mi faccio tentare, non c’è dubbio. Alle volte mi metto al banco della macelleria e domando dei vari tagli di carne. Mi incuriosiscono tagli popolari e meno nobili, purché sia carne di qualità e locale. Così domando e alle volte provo.
Fra le mie ultime esperienze ecco la coda di manzo, coda di Highland per la precisione.
A Roma la coda un tempo era considerata la regina del quinto quarto, ossia quello che rimane del bovino dopo aver venduto le parti più pregiate.
Devo dire che anche a Trieste questo sugo è piuttosto popolare, quindi fra tradizione e carne di qualità le premesse per un buon risultato ci sono tutte.
Il segreto? La pazienza e una cottura veramente slow.
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ottimo!! da provare prima che faccia troppo caldo… con gnocchi o spaghetti (meglio i primi secondo me..)
abbinerei un ottimo “Nereo”, rosso di Felluga che ho assaggiato alla mostra su Nereo Rocco al mag. 26.
😉
confermo! con l’avvertenza di Giacomo Cecotti sulla modalità di cottura extra slow.
Ne risulterà una carne saporita ed un sugo denso e gelatinoso senza bisogno di aggiunte di farina o frullati delle erbe aromatiche di cottura.
A chi il sugo? A NOI! 😉 …diranno gli gnocchi di patate.
il sugo è spettacolare e più quoce meglio è il mio consiglio spassionato per rendere onore a questo condimento è l’utilizzo delle lasagne ricce (simili a tagliatelle ma con i bordi ondulati), pacchero di gragnano o Zitti (voiello).
Per chi lo gradisce il sugo può in cottura essere insaporito con un paio di fette di peperone rosso, quelli a cono e del basilico, alla fine due punte di peperoncino di calabria 🙂
validissima, ma xè meio con la coda de caval! =)
ciau!