5 Giugno 2012

Da Panigaglia l’esortazione: “I triestini sappiano protestare”

Quello di Panigaglia (La Spezia), è il primo e solo caso di rigassificatore a terra, in Italia. Proprietà di Gnl Italia, ex Snam, controllata Eni, è entrato in funzione nel 1970. Oggi i terminal si pensano ovunque in mare aperto, per ragioni di sicurezza, non interferenza con i traffici portuali e tutela dell’ambiente marino.
Tranne che a Trieste, dove si vorrebbe appunto far sorgere un rigassificatore on shore.
Tra l’altro Panigaglia, molto più piccolo rispetto a quello progettato dalla spagnola Gas Natural (3,5 miliardi di mc/annui contro 8), è del tipo “a fiamma sommersa”. Utilizza cioè una minima parte del gas liquido (attorno all’1%), per riscaldarlo e farlo passare allo stato aeriforme. A Trieste si preferisce utilizzare invece l’acqua di mare, consumandone quasi 800 mila mc al giorno e clorandola pesantemente.
E’ emersa, recentemente, l’idea di ampliare il rigassificatore ligure, che vede contrari il Comune di Porto Venere, sul cui territorio insiste l’impianto, la Regione Liguria oltre a tutti i comuni che si affacciano nel Golfo e a numerose Associazioni e Comitati tra cui l’Associazione Posidonia, di cui è presidente Gabriella Reboa, che vive al Fezzano, distante alcune centinaia di metri dalla struttura.

Signora Reboa, da dove cominciamo?
Dalla parole del sindaco Massimo Nardini, in merito ai vantaggi che sarebbero dovuti venire alla comunità. Ha parlato – anche a Trieste, credo – di “esperienza negativa” e di “business solo per la società, senza la minima ricaduta per il territorio”. Eccezion fatta, ha aggiunto, per i vincoli, che hanno impedito di costruire anche un solo metro cubo, tutelando quindi il verde…

Che cosa era stato promesso?
Tutta una serie di benefit per la popolazione, mai visti, e soprattutto centocinquanta addetti, in maggioranza del territorio. Adesso, contrabbandando anche qualche occupato dell’indotto, siamo sugli ottanta, dei quali meno di trenta sono del Comune di Porto Venere, alcuni vengono dalla sede legale di San Donato milanese. Va tenuto presente che con l’automazione ormai si utilizzano sempre meno persone. Per il raddoppio del rigassificatore l’allora amministratore delegato della società aveva messo le mani avanti: più di due o tre nuovi posti non ce ne sarebbero stati. Da sottolineare anche un’altra dichiarazione molto interessante, fatta dalla proprietà.

Quale?
L’avviso agli investitori che gli incidenti potrebbero esserci. E che la società potrebbe non pagarli. Anche perché vai a sapere come si muoveranno i terroristi sugli obiettivi sensibili. Queste cose sono scritte nel “Prospetto Informativo relativo all’Offerta Pubblica di vendita e sottoscrizione e all’ammissione a quotazione sul mercato telematico azionario organizzato e gestito dalla Borsa Italiana Spa delle azioni ordinarie”. Leggo?

Prego.
“Il rischio di incorrere in oneri imprevisti e obblighi di risarcimento, ivi comprese le richieste di risarcimento dei danni a cose e persone, in tema di ambiente e sicurezza è connaturato alla gestione di gasdotti e di impianti di rigassificazione. Pertanto non è possibile escludere a priori che Snam Rete Gas Spa non sia in futuro tenuta a far fronte a oneri od obblighi di risarcimento …. Non può escludersi il rischio che eventi di inquinamento ambientale causati da gasdotti e impianti di rigassificazione facciano sorgere … oneri od obblighi risarcitori”. Dulcis in fundo si segnala che “la copertura assicurativa potrebbe essere insufficiente a coprire integralmente eventuali danni”.

E per quanto riguarda il terrorismo?
Sempre nello stesso documento si legge che “.. eventuali attentati terroristici ai danni delle infrastrutture di Snam Rete Gas Spa potrebbero avere ripercussioni sulla situazione finanziaria e sui risultati economici”. Magari potrebbero considerare anche la nostra pelle, oltre ai risultati economici.

Vi sentite in prima linea?
Lo siamo. Nel 1971 poco dopo l’inaugurazione, venne sfiorato un incidente gravissimo, perché si deformò la copertura di un contenitore. Si sentì del trambusto sulla Spezia-Porto Venere, che lambisce l’area e che in due punti passa all’interno dei cerchi di sicurezza. E si videro le navi della base militare prendere il largo in tutta fretta. Nessuna informazione fu invece fornita alla popolazione, che venne a sapere della cosa dalla stampa inglese. Comunque – ad onta dei rischi improbabili sin quasi all’impossibile – un altro incidente si è verificato anche qualche mese fa sulla pipeline dell’impianto, dalle parti di Aulla, nell’Appennino, per fortuna in zona spopolata. Si è formato un cratere di venti metri di diametro e sette di profondità, e le fiamme, altre 200 metri, sono arrivate quasi all’autostrada. Cinque case sono state seriamente danneggiate, ma, per una serie di fortunate coincidenze, nessuno in quel momento si trovava all’interno delle abitazioni. Il bilancio è stato di dieci feriti. Parliamo di un danno ad un tubo, non a un serbatoio o a una gasiera. Queste cose non si sanno, come non se ne sanno altre

Per esempio?
Gli scenari di rischio non prendono in considerazione le navi. Le gasiere sono cosa altra, non competono a Gnl Italia. Ma il rischio compete pur sempre a noi. La nave che manovra per accostare a un tubo sempre pieno di gas in pressione, è forse l’elemento di maggior pericolo.

Di esercitazioni se ne fanno?
Un paio d’anni fa c’è stata una cosa abbastanza farsesca. Due ore prima dell’incidente simulato, le strade vennero bloccate e sgomberate. Poi si svolse l’esercitazione e si registrò con soddisfazione che i tempi d’intervento di vigili del fuoco e ambulanze erano stati rispettati. Magari se l’incidente ci fosse stato sul serio, in un Ferragosto, con traffico reale, i mezzi ci avrebbero messo un po’ più tempo…

Sono state fornite alla popolazione delle prescrizioni da seguire, in caso di incidente?
In teoria. Nel senso che la società, per legge, ha dovuto redigere un piano, che spiega come ci si debba chiudere in casa, raggiungendo la stanza e il muro opposto alla posizione del rigassificatore, anche fuori dalle zone considerate pericolose. Una cosa che appare un po’ contraddittoria e alla quale non è stata data troppa pubblicità, credo per non allarmare i cittadini. I quali, se sentissero un segnale di allarme, probabilmente non lo riconoscerebbero e in ogni caso non saprebbero che cosa fare.

Parliamo del porto? E’ stata considerata la possibile interferenza con gli altri flussi di traffico?
L’ampliamento non è conforme al Piano regolatore portuale. Con questa motivazione l’Autorità Portuale ha dato parere negativo, per l’eccessiva vicinanza allo scalo.

Che da Panigaglia dista?
Poco più di due chilometri.

C’è una conclusione?
Che l’impianto on shore è stato e rimane un rischio continuo, rischio non compensabile da nessuna contropartita, per cui ci opporremo sempre al suo ampliamento. Auguro ai triestini di saper resistere come abbiamo fatto noi, che per nostra fortuna siamo stati finora spalleggiati dalla Regione.

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40 commenti a Da Panigaglia l’esortazione: “I triestini sappiano protestare”

  1. capitano ha detto:

    Mi aspettavo anche un focus biomasse. Sembra che anche a Opcina non ci sia da stare allegri.

  2. Lore ha detto:

    Sì ma il punto è, questo rigassificatore serve o no? Perchè non è che si può pensare solo in termini di “è pericoloso/non è pericoloso”. Se serve davvero qual’è l’alternativa?

  3. mutante ha detto:

    tutte le lobby di chi lo costruisce, ti diranno che serve davvvero.

  4. Stefano Bertuzzi ha detto:

    La verità è che in mancanza di un serio piano energetico regionale (e nazionale) nessuno può dire dati alla mano se serva o meno. Ma al di là della sua(in)utilità resta il fatto che a Trieste è irrealizzabile a meno di non mettere a serio rischio la popolazione, l’ambiente ed il porto. Basta vedere la lista dei contrari (enti locali vicini) e dei favorevoli (Gas Natural e regione) per capire a chi interessano questi tre aspetti e a chi no.

  5. Stefano Bertuzzi ha detto:

    Tra l’altro questa intervista è una bella risposta a chi moltiplica gli occupati come pani e pesci fornendo cifre all’apparenza assai fantasiose.

  6. alessandro sau ha detto:

    un rigassificatore è totalmente inutile in uno scenario attuale e futuro… south stream, la nuova condotta che attraversa il mar nero e che arriverà in slovenia con lo sbocco in italia e anche in puglia, porterà ben 63 miliardi di metri cubi annui, che è l’esatto fabbisogno annuale nazionale..se si somma poi i due rigassificatori già esistenti e la vecchia condotta, ci si rende conto che di gas ne avremo fin troppo in italia.. ecco che allora il progetto di passera di creare una grande multiutility del nord con la partecipazione statale tramite la cassa depositi e prestiti (http://it.wikipedia.org/wiki/Cassa_depositi_e_prestiti)avrebbe il senso di creare una grande polo energetico al nord o nord-est.. il territorio locale ne ha veramente bisogno? il ritorno economico è pressochè nullo mentre il rischio di incidenti è alto.. inoltre l’alto costo di costruzione dei rigassificatori (550 milioni circa)è finanziato con denaro pubblico nonchè poi lo stato garantisce (sempre con fondi pubblici) l’incasso all’azienda aggiudicataria del rigassificatore pari all’80% anche se non vende un solo metro cubo… è già abbastanza per dire no o servono altri dati?

  7. nick ha detto:

    @6 nel tuo ragionamento non capisco il riferimento al progetto della multiutility del nord. finora si è parlato per lo più di nord-ovest, con riferimento a Edipower, che potrebbe rappresentare l’ossatura di una grande multiutility. L’idea di Passera è finalizzata ad aggregare realtà piccole per fare le dovute economie di scala….

  8. Stufo ara! ha detto:

    E già… le famose economie di scala. Tipo acegas sempre più grande… e sempre più indebitata.. che economia saria questa? mha!

  9. mutante ha detto:

    usare triestecome polo energetico, significa declassarla a incapace di ogni altro ruolo, specialmente quello portuale.

  10. nick ha detto:

    a parte che acegas non si può dire che vada male; comunque pensa a come stavano messe le municipalizzate dei tempi che furono.
    Il progetto di una multiservizi del nordest, con Ascopiave e Amga non sarebbe male.

  11. Triestin - No se pol ha detto:

    10) te ieri in giro per la città a veder che scovazon che xe ? va male molto male l’importante xe portar le scovaze napoletane mentre le nostre rimani nei cassonetti e pezzo ancora per le strade. Più fusioni più casin…

  12. Diego Manna ha detto:

    confermo, ieri per butar via el mio sacheto in zona servola go dovù passar 5 scovazoni pieni prima de trovar uno con un poco de spazio. e iera za chi gaveva lassà sacheti per tera 🙁
    iera pien anca el vetro.
    spero sia stada solo una giornata particolarmente sfigada.

  13. nick ha detto:

    io mi riferivo al bilancio di acegas, che non ha chiuso male gli ultimi esercizi.
    Quanto al servizio non so giudicare, visto che vengo a Trieste una volta ogni tanto.
    Comunque, sempre meglio le multiservizi di oggi che le municipalizzate di ieri, inefficienti e perennemente a bussare alle casse pubbliche per ottenere soldi con cui ripianare i debiti.

  14. Stufo ara! ha detto:

    Mal… magari non mal l’esercizio, visto che cmq non cala mai le tariffe, appunto poco effetto de ste economie de scala, ma se senti, pare, che i 400 milions de debito no cala… ai posteri l’arduo pagamento?

  15. nick ha detto:

    comunque, leggendo l’intervista – che peraltro fa riferimento ad un impianto realizzato ormai 40 anni fa – viene fuori che l’unico incidente c’è stato nel 1971. insomma, mi pare un bilancio più che positivo per l’impianto.

  16. nick ha detto:

    e non si è trattato nemmeno di un incidente particolarmente serio….

  17. sfsn ha detto:

    a BerluscoNick:
    anche l’energia nucleare in circa 30 anni gaveva avu’ solo l’incidente de Three Miles Island.
    Dopo xe venu’ Chernobyl e dopo Fukushima.
    El problema xe che se te capita l’incidente xe cazzi.
    Ma tanto ti no te frega perche’ no te abiti a trieste.

  18. nick ha detto:

    paragonare un rigassificatore a una centrale nucleare è abbastanza improprio.
    Dare del berlusconiano a chi non la pensa come te spiega perfettamente perchè la sinistra – purtroppo – si è ridotta a quello che è oggi.

  19. sfsn ha detto:

    Per quale strano motivo? i rigassificatori xe a prova de terremoto, attentato e soprattutto errore umano?

    dar del sinistrorso a un solo perchè el scrivi che te la pensi come berlusconi dimostra una mentalità semplicistica

  20. nick ha detto:

    a parte che nessuna infrastruttura è a prova di terremoto, attentato e soprattutto errore umano,
    mi fa sorridere che mi dica che la penso come Berlusconi.
    Non ti ho dato del sinistrorso. Ho immaginato, alla luce dei tuoi commenti, che politicamente ti potessi collocare nell’ambito della sinistra. Evidentemente sbagliavo. E di questo, se ha comportato un fastidio e1o disagio di una qualche natura, me ne scuso.

  21. sfsn ha detto:

    visto che niente xe a prova de terremoto, attentato e errore umano, perchè dovessimo ris’ciar per una struttura, che come dimostra l’intervista qua sora, no ga portà a nissun benefit per la popolazione e a solo una trentina de posti de lavor tra la popolazion locale?

  22. nick ha detto:

    I numeri forniti da Gas Natural sono molto diversi. E secondo me molto interessanti. inoltre, il 1971 è distante ormai 41 anni.

    http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2012-03-07/trieste-altro-rischio-fuga-223937.shtml?uuid=AbC4KH4E

    Qui di seguito una porzione del pezzo de Il Sole 24 Ore

    Il progetto prevede una capacità di stoccaggio (due serbatoi criogenici) da 140mila metri cubi; una capacità di emissione di 1 milione di metri cubi/ora (potrà rigassificare 8 miliardi di mc l’anno) e una capacità di attracco di navi metaniere fino a 140mila metri cubi. Dal punto di vista occupazionale ‐ secondo studi commissionati dall’azienda ‐ nella fase di costruzione, la cui durata è prevista in 40 mesi, a livello regionale si produrrà complessivamente un incremento di occupazione pari a 4.515 nuovi posti di lavoro, dei quali 2.400 nelle costruzioni,
    di Barbara Ganz e all’interno analisi di Gian Maria Gros-Pietro – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/4Jl14

  23. nick ha detto:

    Alla parte incollata sopra, mancava il brano qui sotto.

    1.300 nel manifatturiero, oltre 700 nei servizi. A regime, il rigassificatore occuperà circa 70 addetti, con un indotto di circa 320 posti di lavoro. La data della decisione finale non è ancora nota.
    di Barbara Ganz e all’interno analisi di Gian Maria Gros-Pietro – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/4Jl14

  24. capitano ha detto:

    Ma sei liberale o fai finta?
    Sono attività a costo pubblico.

  25. sfsn ha detto:

    una roba xe le promesse, un’altra xe la realtà: l’articolo del sole 24 ore xe promesse (previsioni, proiezioni, progetti, fanfaluche, ciamile come te vol), l’intervista qua sora, inveze, xe la fotografia de una realtà: l’occupazion locale xe sta de 30 posti de lavor.
    Considerando come funziona le mega opere publiche in italia, no me stupissi per niente.

  26. nick ha detto:

    a cosa ti riferisci?
    Ai contributi pubblici per i produttori?

  27. sfsn ha detto:

    una roba xe le promesse, l’altra xe la realtà.
    L’articolo del sole24ore illustra promesse (progetti, previsioni, fanfaluche, ognidun le ciami come che vol), l’intervista qua sora xe la realtà, perchè spiega una roba che esisti za. E l’occupazion a livello locale xe sta solo de trenta persone

  28. nick ha detto:

    e però per 40 mesi (tre anni e mezzo) si garantirebbe lavoro per 4500 persone, permettendo a chissà quante imprese, anche locali, di acquisire competenze e know how certamente prezioso. In questo scenario di deserto assoluto, in termini di commesse, secondo me le ricadute del progetto sono notevoli.
    Poi, per carità, la storia dice che Trieste e i triestini sono stata anche in grado di dire no a Generali, costringendole ad andare in Veneto. Per cui, tutta questa opposizione al rigassificatore, non è che mi stupisca. E alla fine, state tranquilli, non si farà.
    E tutti si continueranno a lamentare che non c’è lavoro, che non ci sono prospettive di sviluppo, e tutto il resto.

  29. capitano ha detto:

    “Quel che però è certo, è che i costruttori di rigassificatori, in Italia, non ci rimetterebbero mai. Anche se i loro impianti si trovassero a corto di GNL, infatti, gli introiti sarebbero garantiti. Lo prevede la Delibera dell’Autorità per Energia Elettrica ed il Gas (AEEG) n. 178 del 2005, la quale prevede “per incentivare la realizzazione e l’utilizzo di nuovi terminali”, che “anche in caso di mancato utilizzo dell’impianto”, sia coperto l’80 per cento dei ricavi, a carico del sistema tariffario del trasporto del gas, per un periodo di 20 anni.
    In altri termini, saranno le società che trasportano il gas all’utenza finale con la rete di metanodotti (cioè SNAM, ACEGAS-APS, ecc.), a garantire ai costruttori e gestori dei rigassificatori l’80 per cento dei ricavi previsti, per 20 anni, anche se non ci sarà GNL da rigassificare. Ovvio che poi le stesse società si rivarranno sulle bollette dell’utenza dei costi supplementari così sostenuti. Altro che metano a prezzo scontato per gli utenti!
    La delibera n. 178, valida per tre anni, è stata sostituita dalla n. 92 del 2008, che riconferma il suddetto meccanismo, riducendo la percentuale dei ricavi garantiti al 71,5 per cento.
    In un’economia di mercato, come si dice sia quella italiana, il rischio dovrebbe far parte integrante (altrimenti, che mercato è?) di ogni attività imprenditoriale. La versione italica del mercato, però, prevede che del rischio (in questo caso, quello di trovarsi senza GNL) si facciano carico i consumatori (o magari, un domani, lo Stato, cioè i contribuenti). Nella migliore tradizione di un ceto di “imprenditori” tanto abili a privatizzare i profitti, quanto a socializzare le perdite.”

    http://www.legambientetrieste.it/RassegnaStampa/Konrad2009Set_RigassificatoreInserto.pdf

  30. sfsn ha detto:

    sì,
    alora demolimo tuta la zona industriale che cussì quei che demolissi riva a viver per due anni finchè no i ga demolì tuto!
    Ma che discorsi te fa? Un impianto, potenzialmente pericoloso e con ricadute minime per l’ocupazion locale, va costruì perchè cussì sarà ocupazion per el periodo in cui i lo costruissi? Alora femo 1000 rigassificatori in giro per l’italia cussì per tre anni te ga 4 milioni e mezo de posti de lavor…

  31. nick ha detto:

    @28: su questo piano mi trovi super d’accordo. In Italia siamo ancora molto, troppo lontani da una vera economia di mercato.
    E se fosse per me azzererei di colpo i contributi pubblici alle imprese, usando quei soldi per tagliare davvero le tasse.
    Detto questo, per quanto concerne Trieste, nello scenario attuale, quel progetto resta importante per i numeri che – a livello economico – può esprimere.
    @29: le provocazioni poco intelligenti non servono a molto. Quell’investimento è un’opportunità per il nostro tessuto economico. E’ un dato di fatto.

  32. sfsn ha detto:

    azzera i contributi pubblici alle imprese e crolla l’economia. Dovunque.
    El libero mercato xe una costruzione teorica, un’utopia. Come lo xe el comunismo (purtroppo)

  33. nick ha detto:

    questa è una sciocchezza assoluta e totale

  34. Stufo ara! ha detto:

    .. leggevo che spesso i grossi gruppi industriali remunera persone per farse far boni post nei vari forum…. mumble.. mumble…

  35. ufo ha detto:

    Bela sta qua dei 4500 posti de lavor – xe come gaver un picio berlusca in scala H0 in casa. E cossa se prevedi che i fazi in 4500? Che i fazi la cadena umana per pasarse i matoni un ala volta?

    In sti ultimi ani gavemo ospita un per ce cantieri de discreta dimension: quel dela galeria de Katinara, per esempio, e quel dela Lakotišče-Škofije. In tuti e do i casi la “ricaduta sull’occupazione locale” xe stà zero, e l’indoto al masimo ghe ga fato ben al bareto più vizin – e bon che in sostanza iera lavor semplice de pala e picon. Desso dovessimo creder che per far un impianto de alta tecnologia come un rigasificator i anderà in zerca de zente con do brazi e zero competenze in materia, per sburtar le cariole. Come no.

  36. sfsn ha detto:

    berluscoNick: motivime el tuo ultimo comento, altrimenti la sciocchezza assoluta e totale te la ga dita ti

  37. Stufo ara! ha detto:

    mumble.. mumble… talpa in tana? 😛

  38. Cristiano Zambon ha detto:

    Intervengo solo per un appunto tecnico. Il rigassificatore proposto da GNL è in grado di funzionare correttamente fino ad accelerazioni laterali di 0.375g, ed è in grado di fermarsi in modo sicuro fino a 0,787g. L’accelerazione laterale massima registrata nello tsunami di fukushima è stata di 0.35g. L’INGV (Istituto Naionale di Geologia e Vulcanologia) considera una zona “ad elevato rischio sismico” quando stima una probabilità del 10% di avere manifestazioni sismiche con accelerazioni fra 0.275g e 0.3g in un periodo di 50 anni. Trieste è stata recentemente “promossa” in zona 3 (della protezione civile), che significaa “zona in cui è possibile avere manifestazioni sismiche di lieve entità”.
    Da questo si desume che sì, il rigassificatore sarebbe a prova di terremoto.
    Per quanto riguarda l’errore umano…nulla è esente, dunque smettete di uscire di casa o rischiate di essere investiti da una macchina. Anzi no, perchè l’errore potrebbe essere a casa vostra…andate a vivere nei campi. Anzi no…un aereo potrebbe precipitare..meglio una grotta.
    ps: intorno alla centrale di Fukushima s’erano e ci sono un elevato numero di rigassificatori, nessuno dei quali ha subito danni nè dal terremoto nè dalla successiva onda.

  39. Cristiano Zambon ha detto:

    Per quanto riguarda l’intervista qui sopra, sono tutte fesserie, e pure di quelle grosse:

    ‎”A Trieste si preferisce utilizzare invece l’acqua di mare, consumandone quasi 800 mila mc al giorno e clorandola pesantemente” – Pesantemente? BAGGIANATA campata in aria!

    Non avete avuto le compensazioni promesse? può essere, che c’entra il rigassificatore? è un problema vostro e della SNAM, GN è un’altra azienda, Trieste è un altro comune.

    ‎”un altro incidente si è verificato anche qualche mese fa sulla pipeline dell’impianto, dalle parti di Aulla, nell’Appennino, per fortuna in zona spopolata” .E QUESTO COSA C’ENTRA? vedete che vi prende in giro? perchè ha detto “pipeline” e non “metanodotto”? perchè spera che dicendo “pipeline dell’impianto” la gente associ l’incidente al rigassificatore. Invece le cose sono andate così: http://www.ilreporter.it/index.php?option=com_content&view=article&id=20394:aulla-esplode-metanodotto-5-case-distrutte-10-i-feriti&catid=76:cronaca-e-attualita&Itemid=125
    come vedete, il rigassificatore non c’entra proprio nulla.

    ‎” La nave che manovra per accostare a un tubo sempre pieno di gas in pressione, è forse l’elemento di maggior pericolo” BAGGIANATA! il braccio di scarico non contiene gas in pressione….MA CHE DICI??

    ‎”[…i cittadini] se sentissero un segnale di allarme, probabilmente non lo riconoscerebbero e in ogni caso non saprebbero che cosa fare. E QUESTO E’ COLPA DEL COMUNE, CIOE’ VOSTRA!

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