17 Maggio 2012

Aree industriali sostenibili: se ne parla a Gorizia

Questa mattina a Gorizia, presso la Fondazione Carigo, si è svolta la conferenza conclusiva del Progetto SEPA (Sustainable and Equipped Productive Areas), progetto triennale internazionale – sette i paesi coinvolti, tutti dell’area del Sud Est Europa – dedicato alle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate.

La zona industriale di Straccis

Le APEA rappresentano un modello innovativo di sito industriale in grado di coniugare sviluppo economico e impatto sull’ambiente, passando attraverso l’innovazione e il miglioramento dell’offerta di servizi destinati alle imprese insediate.
In Italia, a riguardo, c’è ancora molto da fare, sebbene il concetto di APEA sia stato introdotto già nel 1998 dal decreto legge Bassanini sulla semplificazione, in materia di delega dallo stato alle regioni. Sono solo otto le regioni italiane che hanno sviluppato una normativa che disciplini le APEA; altre regioni, tra cui il Friuli Venezia Giulia, hanno invece sviluppato una normativa avanzata sui Consorzi di sviluppo industriale, per molti aspetti assimilabile alla disciplina APEA: ma una normativa regionale specifica ancora non c’è.
Spiega la Presidente di Informest Silvia Acerbi: “Il progetto SEPA nasce proprio dall’interesse e dalla volontà di proporre una valida alternativa di crescita del sistema economico di crescita del sistema economico aggregato Friuli Venezia Giulia, caratterizzato, come sappiamo, da una prevalenza di PMI spesso organizzate in distretti e aree produttive e gestite da consorzi e agenzie di promozione”.
Sul territorio regionale sono infatti 9 i Consorzi industriali, cui si aggiunge l’EZIT di Trieste, per un totale di più di 1000 imprese insediate, destinati alla gestione delle zone industriali e che già offrono molte delle caratteristiche tipiche di un’APEA. Le fondamentali sono almeno tre: la gestione unitaria innanzi tutto – la presenza cioè di un soggetto unico per infrastrutture e servizi – , la semplificazione amministrativa per le aziende che s’insediano e, infine, la tutela della salute, sia dell’individuo che dell’ambiente.

Commenta ancora Acerbi: “E’ ormai opinione consolidata individuare nei sistemi frammentati le principali vittime della recessione. La piccola azienda da sola non ce la può fare. La sfida per il rilancio della pmi consiste proprio nell’individuare modelli di sviluppo che sistematizzano la cooperazione tra imprese che condividono strumenti e servizi per ridurre i costi di produzione e per agire sui mercati internazionali. D’altra parte, I modelli innovativi di crescita hanno successo solo se percepiti come utili dalle imprese stesse e solo se portano reali benefici ad un sistema economico oggi in profonda crisi.”

L’esperienza di Amaro (UD) rappresenta senz’altro uno degli esempi più significativi sul territorio regionale: un sito in posizione strategica, nonostante la posizione pedemontana, che coniuga attenzione per l’ambiente – illuminazione pubblica a LED, fotovoltaico, gestione unitaria dei rifiuti speciali – e innovazione – si pensi alla presenza di Agemont.
Conclude Acerbi: “Spero che l’azione intrapresa non venga abbandonata e che il governo regionale sappia cogliere la sfida e possa recepire, anche in termini normativi, questa importante opportunità.”

3 commenti a Aree industriali sostenibili: se ne parla a Gorizia

  1. alpino ha detto:

    ho il vomito a leggere sta roba, non nei confronti dell’autore ma quanto delle tematiche trattate…soldi sprecate con gente che non ha un cazzo da fare….

  2. Pippo Calogero ha detto:

    “illuminazione pubblica a LED, fotovoltaico, gestione unitaria dei rifiuti speciali”

    L’illuminazione pubblica a LED non è detto che sia sempre un bene, è un tema tuttora controverso per gli effetti sulla salute (degli occhi in primis).

  3. isabella ha detto:

    In molti comuni esiste già.
    Quali danni darebbe agli occhi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *