25 Aprile 2012

Memorie di uno Geisho: FEFF 14 / GIORNO 5

Tutti dovrebbero essere giudicati per le proprie azioni, non solo per come appaiono agli occhi degli altri.
Molto spesso non si vuole approfondire abbastanza la conoscenza di chi ti sta accanto e si adotta la scorciatoia di giudicare “un libro dalla copertina“.

E’ giusto invece tenere conto delle azioni che ognuno di noi compie per venire giudicati, soprattutto in situazioni dove si è coattamente costretti a convivere, volenti o nolenti.
Ma molto spesso questa basilare regola di vita viene disattesa. E ad infrangerla sono quegli individui apparentemente “normali” ed integrati, dove proprio la presunta “automatica accettazione sociale” da parte degli altri li spinge ad azioni totalmente fuori luogo.

Ce l’ho con te, giovane hipster che salti bellamente la coda per entrare in sala fingendo di non conoscere quella convenzione sociale che stabilisce che, in caso di assembramento ordinato di esseri umani, sia previsto un tempo di attesa per usufruire di un servizio.

Ce l’ho anche con te, fighetto impenitente che alzi la voce con la barista visibilmente seccato reclamando il tuo panino allo speck e che, quando arriva il di momento di prenderlo, sei troppo impegnato a masturbarsi col proprio iPad2 senza neppure chiedere scusa.

Ce l’ho pure con te, futura miss Stocazzo che porti in giro per il teatro con nonchalance la tua borsa griffata e, nel contempo, due capre morte sotto le ascelle: visto che forse ti sarai accorta che odori di cadavere in decomposizione, perlomeno evita di sbracciare salutando l’amica in seconda galleria.

Ma ce l’ho anche con lei, attempata signora seduta nel posto a fianco al mio che tiene l’apparecchietto traduttore ad un volume assurdo, chiacchiera durante il film con la sua amica ed ogni tanto mi tira delle atroci gomitate sul fianco: va ben tutto, ma sentire che la protagonista coreana è uguale alla nipote di una sua amica quello no, è troppo.

Il filo comune che lega queste quattro storie è solo e soltanto uno, ed è il rispetto.

Anzi: è la mancanza di esso.

(il film IT GETS BETTER di TANWARIN Sukkhapisit è un gradevole melodramma grottesco che affronta appunto il tema del rispetto e della mancanza di esso dovuto alla scarsa conoscenza. Il film parla di aspiranti monaci, travestiti cinquentenni, locali da chiudere, nuove e vecchie generazioni, padri e figli ritrovati e subito dispersi – in tutti i sensi. Storie apparentemente diverse che alla fine convergeranno rivelando un’unica caratteristica comune: l’amore per il prossimo ancor prima che per sé stessi)

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FILM VISTI OGGI:

14.00: PUNCH di LEE Han / 4 palle
16.00: THE EGOISTS di HIROKI Ryuichi / 2 palle e mezzo
20.00: PENNY PINCHERS di KIM Jeong-hwan / 3 palle e mezzo
22.10: IT GETS BETTER di TANWARIN Sukkhapisit / 3 palle e mezzo
00.00: THE 33D INVADERS di CASH Chin / 2 palle e mezzo

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