23 Marzo 2012

Anni Settanta nel Novecento italiano: come fu possibile quel periodo di violenza?

di Lorenza Masè

Erano gli anni del terrore in Italia: 12 dicembre 1969 la strage di Piazza Fontana, 16 marzo 1978 il sequestro di Aldo Moro assassinato a 61 anni il 9 maggio 1978: i suoi uccisori avevano tra i 25 e i 30 anni. “Anni 70. Parole e violenza politica. Gli anni Settanta nel Novecento italiano” è il titolo del Convegno organizzato dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste che si è tenuto giovedì 22 e venerdì 23 marzo.
“Il convegno – ha spiegato la Professoressa Anna Maria Vinci del Dipartimento di Storia – è stato stimolato dalla ricerca condotta – grazie al generoso contributo della famiglia del Generale triestino Licio Giorgieri (Professore presso la nostra Facoltà di Ingegneria e
Generale dell’Aeronautica, ucciso a Roma nel 1987 dall’Unione Comunisti Combattenti, una costola delle Brigate Rosse, ndr) – da due giovani studiosi: Gabriele Donato e Bojan Mitrovic che hanno affrontato dal punto di vista storiografico i problemi del terrorismo, in particolare quello di estrema sinistra, nel nostro Paese.
Come fu possibile quel periodo di violenza? Due estremismi di segno opposto: da una parte lo stragismo, dall’altra l’attacco mirato alla persona, entrambi con il fine ultimo – che giustificava qualsiasi mezzo – di scardinare il “Sistema”. E pezzi di quello stesso Stato che
parteggiavano per una parte in nome dell’anticomunismo più viscerale.
Filo rosso dell’incontro il tema “i linguaggi della violenza” per riflettere sui modi, le legittimazioni e parole d’ordine con cui una generazione di giovani italiani ha vissuto quella stagione e allo stesso tempo per capire come essa venne subito dopo ricordata, narrata, spiegata e, infine, insegnata – per la verità poco – nelle Scuole. È stato infine proposto un confronto multidisciplinare tra le fonti e i diversi ambiti – storia, letteratura e cinema.
Come è stato possibile rimuovere fatti e cause che raccontano di una costruzione difficile della democrazia in Italia?
Obiettivo di questa due giorni: continuare un confronto nazionale, riapertosi recentemente e segnato da un certo ritardo storiografico, sugli Anni di Piombo. Ha spiegato Vinci: “È sbagliato dire che non si muova niente. Oggi sono disponibili in rete una serie di archivi, ad
esempio l’Archivio Flamigni, capofila della creazione “Rete degli Archivi per non dimenticare” che riunisce la documentazione di istituti, centri e associazioni soprattutto in relazione al terrorismo, all’eversione politica e alla criminalità organizzata, sostenendo e potenziando in questo modo le fonti a disposizione degli studiosi”.
Gli anni ’70 – molto odio, sangue e dolore – stranamente cancellati con un colpo di spugna dalla memoria collettiva, tra la paura di evocare un fantasma e la rimozione generale, come fossero una parentesi che non ha nulla a che fare con la storia d’Italia. Sappiamo che non è più così. Secondo Vinci “nel giro di poco tempo si riuscirà ad avere una maggior chiarezza grazie ai molti studi condotti da giovani ricercatori che stanno portando alla luce nuovi elementi”.
Insomma, il Mistero italiano che poi tanto misterioso non è più. Resta forse da capire per quali vie tortuose si costruisca la memoria pubblica di una nazione che via via porta alla ribalta gli eventi di un passato più o meno lontano.
A chi importi, oggi è in corso il processo d’appello per la strage di Piazza della Loggia avvenuta a Brescia il 28 maggio 1974.

Lorenza Masè

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54 commenti a Anni Settanta nel Novecento italiano: come fu possibile quel periodo di violenza?

  1. ufo ha detto:

    Bella cosa i processi. Utili anche a “costruire la memoria pubblica“, vedi il caso Rapotez. Chissà se in questo secolo vedremo magari anche un processo per la tentata strage all’asilo sloveno di San Giovanni. Magari con la Padania avremo più fortuna…

  2. sfsn ha detto:

    Son nda ieri a scoltar sto convegno:
    pecà che mancava Aldo Giannuli che doveva far un intervento sui coinvolgimenti dello stato e dei servizi segreti nel terrorismo.
    Comunque xe sta un otimo intervento de Baldissera, prof a Pisa, e uno strepitoso e pien de ironia de Eros Francescangeli dell’università de padova.
    E dopo ga parlà (anzi, ga fato kabarett) un politologo de padova, tale Almagisti, che per el fatto de aver studià con Giovanni Moro ga fato un intervento che pareva che Moro sia sta el più grande omo politico italian de tutti i tempi. Mancava solo che alla fine el disessi: “Moro santo subito”

  3. dimaco il discolo ha detto:

    perchè gavè cancelà i comenti?

  4. Mauricets ha detto:

    sfsn
    a paragone di quelli attuali forse sarebbe opportuno.

  5. Mauricets ha detto:

    ma in risposta alla domanda:
    eravamo in guerra.
    una guerra trasversale, “a bassa intensità” come si dice oggi.

  6. Katja ha detto:

    il mio primo ricordo sono le immagini della guerra in vietnam alla tv avrò avuto due anni.
    moro invece lo ricordo come un parente.
    svezzata a uriah heep e conno palla.

  7. Mauricets ha detto:

    effebi

    esatto, GUERRA fù!

    ma parlare dell’art. 18 no è?

  8. Mauricets ha detto:

    correggo, è ancora guerra. lo siamo sempre, ogni giorno.

  9. Martina Luciani ha detto:

    Sono d’accordo totalmente, è una guerra anche peggiore, celata, quindi infida, miete vittime senza sangue. L’art.18 è una di queste battaglie che perdiamo senza accorgercene.

  10. Fiora ha detto:

    @10 come “senza accorgercene”?! Elsa Fornero lo vorrebbe sdoganare alla buona, ma diglielo a Susanna Camusso che è senza accorgercene….

  11. Mauricets ha detto:

    non spendete, non comprate niente che non sia indispensabile.

    torniamo a vecchie abitudini.

  12. dimaco il discolo ha detto:

    mauricets è quasi ridicola quest tua affermazione, sopratutto perchè sono stati gli operai stessi a mangiarsi l’articolo 1 o meglio hanno messo in condizione i padroni di poterlo eliminare facendo in modo di vivere al disopra delle proprie possibnilita indebitandosi oltre misura e diventando riccattabili. Ho fatto il dipendente per oltre 20 anni e ho visto come i crumiri pur di potersi comprare il suv o altra stronzate del genere non ci hanno pensato due volte a fottere i sindacati e i colleghi-compagni trattando personalmente con i padroni spaccando l’unità dei lavoratori nelle fabbriche.

  13. dimaco il discolo ha detto:

    articolo 18

  14. Tergestin ha detto:

    D’ accordo -amaramente- con Dimaco, venindo anca mi da quela che una volta iera orgogliosa de esser la classe lavoratrice.

  15. Mauricets ha detto:

    dimaco il discolo
    sara pure ridicola, ma se non ci saranno i soldi per aquistare il superfluo a tanto si arriverà.
    io anticipo.
    economia di guerra.
    una guerra che hanno voluto altri. non io. personalmente il mio obbiettivo è soppravivere, non vincerla.

  16. Mauricets ha detto:

    “sono stati gli operai stessi”

    certo, grazie la tv che gli ha fatto il lavaggio del cervello.

    circonvenzione d’incapace. una volta era reato. forse ancora.

  17. dimaco il discolo ha detto:

    e già aparti male mauricets . le guerre si fanno per vincere o perdere. nelle guerre non c’èe il pareggio. Sopravvivere. é questa la parola d’ordine sulla quale i padroni stanno fotttendo i lavoratori. tu sopravvivi e gli altri crepano attorno a te. si chiama paraculismo. a te basta la mediocrità mauricets?

  18. Mauricets ha detto:

    il generale la vince.
    il soldato deve portare a casa la pelle.

    chi attacca deve vincere.
    chi si difende sopravvivere.

    d’alttronde chi inizia una guerra per perderla?

  19. Mauricets ha detto:

    dimaco il discolo
    la guerra non ha pareggio perchè non ha fine. guerra è sempre.

  20. Fiora ha detto:

    ‘mazzate quanti assiomi, mulimii! 🙁

    tornando al tema come fu possibile tanta violenza? non so rispondere adeguatamente, ma ricordo che la gente comune era ormai tristemente “assuefatta” quasi mitridatizzata come al veleno…
    Per darne la misura, mi è rimasta impressa una frase di mio padre ” mi digo che che i rapirà Moro…” Mi sembrò una sortita peregrina. Avevo altro in testa io e commentarla non era certo nelle mie priorità. Poco dopo….

  21. dimaco ha detto:

    Mauri,non hai risposto alla mia domanda:ti basta una vita mediocre?

  22. Alessio ha detto:

    Negli anni ’70, oltre alla violenza, i lavoratori ottennero molte delle tutele che oggi stanno buttando nel cesso a colpi di decreto. Semplice coincidenza?

  23. Mauricets ha detto:

    22

    dimaco

    la mia non è una vita mediocre.
    la vita mediocre è di chi cerca la felicita nel suv.

    la mia è piena e appagante.
    anche mangiando pane e acqua.

  24. Paolo Geri ha detto:

    Non ho potuto andare al convegno per cui il mio commento potrebbe essere fuori luogo in quanto basato esclusivamente sul testo dell’ articolo. Ma non mi sembra corretto ricordare solo Moro, Giorgeri e le Brigate Rosse e – così di sfuggita – piazza Fontana e piazza della Loggia. E dalla strage di Milano che iniziarono vent’ anni assai pesanti anche qui da noi (vi ricordate di Peteano e del tentaivo di strage alla scuola slovena di San Giovanni ?).
    Dimenticare l’ estremismo “nero” e la oramai accertato collusione con interi pezzi deviati dell’ apparato dello Stato mi sembra quanto meno riduttivo, per non dire di peggio.

  25. bonalama ha detto:

    non ho seguito il convegno tuttavia l’opera di informazione a spizzichi e bocconi sembrerebbe continuare. Piazza fontana arrivò a puntino, visto che era cominciato l’autunno caldo delle rivendicazioni sindacali. Come italia comunque eravamo crocevia di qualunque cosa, sono certa che la vera verità non si saprà mai.

  26. italiano ha detto:

    @ Paolo Geri

    Esimio Paolo Geri..cosa pensa del suo segretario nazionale che non chiede scusa per la foto con quella idiota della maglietta..

  27. capitano ha detto:

    Quando il divo finanziava la prima gladio
    di Paolo Casicci
    Roma. Ancora lui. Sempre lui. Un Divo, ancorché giovane e nell’ombra, ma già molto promettente. Un Divo che nuota come un delfino in un mare di fondi segreti e neofascisti autoproclamatisi eroi. Siamo nella Trieste postbellica, non così lontana dalla Roma di Alcide De Gasperi in cui Giulio Andreotti diventa, a 28 anni, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Nel capoluogo giuliano, diviso in una zona A controllata dagli Alleati e in una zona B in mano ai comunisti di Tito, si agitano entità ambigue come i circoli della Cavana e della Stazione. Associazioni sportive, ufficialmente. Nei fatti, sodalizi di estrema destra cui lo Stato riconosce, in segreto, il ruolo di gendarmi anticomunisti. La centrale che sovvenziona i circoli è l’Ufficio zone di confine: nel 1947, De Gasperi l’ha sottratta alle competenze del Viminale per avocarla alla presidenza del Consiglio. E a capo della struttura ha collocato, di fatto, proprio il giovane Andreotti. Il quale, per qualche anno, si ritrova a decidere chi e quanto foraggiare tra i sedicenti nuovi “patrioti” giuliani. Gente come Francesco Macaluso del circolo triestino di estrema destra intitolato a Guglielmo Oberdan, per esempio. Un giorno, come ricostruiscono in Divo Giulio. Andreotti e sessant’anni di storia del potere in Italia la giornalista Antonella Beccaria e lo storico Giacomo Pacini, tale Macaluso è a Roma per battere cassa proprio da Andreotti. L’uomo chiede due milioni e mezzo di lire e se ne torna a Trieste con 950 mila: comunque una cifra alta, per l’epoca. Francesco Tarantino, invece, ad Andreotti si rivolge per lettera, vantando, a nome del circolo Cavana, “le sue instancabili attività anticomuniste” e la “tenace lotta in difesa dell’italianità dell’intera Zona Triestina”. Tarantino rivendica, nell’ordine, il detto antislavo “Se vogliono ucciderti, uccidili”, e l’omicidio, da parte dei suoi uomini, di uno slavo “infoibatore di italiani”, Carlo Hlaca. In risposta, e con una nota riservata citata ora da Beccaria e Pacini, Andreotti dispone che al Cavana di Tarantino vadano 300 mila lire, “considerato il buon affidamento dato dai membri del suo consiglio direttivo, tutti animati da fervidi sentimenti italiani”… Peccato che proprio Andreotti, un anno prima, fosse stato messo in guardia dal futuro sindaco dc di Trieste Gianni Bartoli sui metodi “squadristi” e “bombaroli” dell’Oberdan. E, in effetti, per un po’ il flusso di denaro da Roma s’interruppe, per riprendere poi. Interrogato su questi fatti a margine di altri misteri dal giudice veneziano Carlo Mastelloni, alla fine degli anni Novanta Andreotti minimizzerà sia il ruolo dell’Ufficio zone di confine sia il suo incarico di responsabile de facto della struttura: per il Divo, “era un ufficio che aveva le funzioni più varie, di sovvenzione a molte istituzioni, ma non di cose di natura militare”. Non sarà un caso, però, se svariati nomi tra quelli aderenti a queste “istituzioni” li ritroveremo, anni dopo, nei nuclei di Gladio. Ma quella è un’altra storia. Anche se, forse, non così diversa.

    http://antonella.beccaria.org/2012/03/23/quando-il-divo-finanziava-la-prima-gladio-la-recensione-del-libro-sul-venerdi-di-repubblica-e-su-articolo21-a-firma-di-nicola-tranfaglia/

  28. Mauricets ha detto:

    della serie amore cristiano…

  29. Paolo Geri ha detto:

    #27. italiano

    Trovo quella maglietta (“Fornero al cimitero”) semplicemente stupida. Ma non ritengo che Diliberto debba chiedere scusa per un gesto compiuto da altri. Risponde delle sue azioni e delle sue parole non di quelle altrui. Come quando, destando grande scandalo, disse che lui al “Billonaire” ci sarebbe andato solo per buttare una bomba.

  30. Fiora ha detto:

    @30 “fornero al cimitero” è della stessa serie di “cazzo salga a bordo” 🙁 BANALMENTE PENOSE
    o PENOSAMENTE BANALI.
    Per me è’ stato corretto ignorare… qualunque presa di posizione in qualsiasi senso, sarebbe stato fare il gioco della poverina che se ne pavoneggiava…e dello stesso cattivo gusto.
    Ognuno si prenda in prima persona la responsabilità delle idiozie che indossa….
    la sola che in vita mia ho accettato di portare, è stata ” good girls go to Heaven, bad girls everywhere” perchè paralava di me e non di forneri, né di defalchi, né di schettini…

  31. Fiora ha detto:

    …che poi sugli anta, quale appariva quella “giustiziera della mutua”, a meno di non essere passate per Silicon Valley, è già un bel problema a portarsele con dignità…che senso ha enfatizzarle con scritte talmente cretine?! 😀 😀 😀

  32. Tergestin ha detto:

    Al Bilionaire imbottido de tritolo? Nah. Meio coi cani dela polizia e le telecamere.

  33. Giampaolo Lonzar ha detto:

    @ “T” SHIRTS – per mi la più bela de quei ani forse jera :

    ” Fighting for peace is like screwing for virginity”

  34. Giampaolo Lonzar ha detto:

    @25 PAOLO GERI : se ti riferisci a San Giovani
    dove morì una bambina , il fatto successe durante il TLT/FTT scritto nel libro di Curci”
    Lla Bora in testa” rimasto “insoluto” o volutamente insoluto ed era terrorismo come detto sopra finanziato sottobanco dall”Italia”

    L’altro fa parte del terrorismo neo-fascista.-

  35. Paolo Geri ha detto:

    Mi riferisco appunto all’ attentato alla Scuola Slovena di Trieste dell’ottobre 1969.

    La mattina di lunedì 4 ottobre 1969 il custode della scuola elementare di lingua slovena, sita in via Caravaggio 4 a Trieste nel rione di San Giovanni, scoprì sul davanzale di una finestra una cassetta portamunizioni militare con scritte in inglese avvolta da filo zincato. Quando i carabinieri intervenuti sollevarono il coperchio, la cassetta risultò contenere sei candelotti di gelignite spezzati a metà, avvolti in carta paraffinata rossa ed un congegno ad orologeria formato da una pila, due detonatori e un orologio da polso con una vite inserita nel quadrante e collegata ai fili elettrici a loro volta collegati ai detonatori. Ai piedi dell’ edificio venivano inoltre rinvenuti otto foglietti di carta con scritte in stampatello di carattere antislavo quali “NO AL VIAGGIO DI SARAGAT IN JUGOSLAVIA”, “NO ALLE FOIBE” e così via, firmati “Fronte Anti Slavo”. La perizia dimostrò che l’ ordigno non aveva funzionato per un difetto tecnico connesso o al basso voltaggio della pila elettrica o a un cattivo contatto fra i fili conduttori o fra la lancetta dell’ orologio e la vite inserita nel quadrante. Un altro ordigno analogo fu rinvenuto a Gorizia. Per comprendere la potenzialità offensiva dei due ordigni deposti basti pensare che essi complessivamente contenevano una quantità di esplosivo pari a oltre quattro volte quello contenuto nella cassetta metallica lasciata alla Banca Nazionale dell’ Agricoltura. In un primo momento, sulla base di pur vaghe dichiarazioni accusatorie di Antonio Severi, appartenente all’ area di estrema destra di Trieste, erano stati indiziati gli ordinovisti triestini Neami, Bressan e Ferraro come effettivi basisti dell’ attentato i quali si erano dati a precipitosa fuga rifugiandosi presso un ordinovista di Torino. In seguito, dopo il rientro dell’ avvocato Forziati dal suo “soggiorno” in Spagna, questi aveva dichiarato di avere appreso da un altro componente del gruppo triestino, Manlio Portolan che autori dell’ attentato erano stati due ordinovisti di Mestre e cioè Delfo Zorzi e Martino Siciliano.

  36. bonalama ha detto:

    già delfo zorzi redento in giappone. e il console vattani in giappone? (sospesa la punizione dal tar) uuhmmm

  37. Mauricets ha detto:

    Il 27 buste paga da ‘paura’

    “http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/articolo.jsp?id=11906”

    tagliero spese per il relativo aumento di tasse.
    di certo non farò straordinari (per altro ora impossibili) per comprare cagate. o per ingrassare i marpioni.

  38. Mauricets ha detto:

    arriva l’imu?
    al lavoro con il bus. l’auto sotto casa.
    in fondo mio padre è sempre andato in bus al lavoro.

  39. Mauricets ha detto:

    1200 euri ho e 1200 spendo.
    se ne avrò di meno ne spenderò di meno.

    è matematica.
    di certo non morirò per lavorare o per un SUV!!!!

  40. Bibliotopa ha detto:

    Io al lavoro col bus ci andavo sempre, perchè avrei perso molto più tempo a cercar parcheggio, e questo già vent’anni fa..

  41. Fiora ha detto:

    @39 sei un cocolo Mauricets…io già che mi piangevo addosso dopo aver letto sul Piccolo le cifrone degli aumenti dei negozi oltrechè delle case…mi hai dato una bella smossa. Grazie!

  42. Mauricets ha detto:

    41
    è con ragione. sono stato io il fesso ad andarci in automobile.

    42
    forse fino ad ora abbiamo effettivamente perso il senso del denaro e del risparmio.

  43. Mauricets ha detto:

    faccendo il raffronto bus-auto (benzina a costo slo) risparmio 180 euri anno. ma se aggiungiamo il risparmio sui tagliandi e gomme (meno Km percorsi) mi pagherò praticamente l’IMU.

  44. Fiora ha detto:

    @44 non resta altro Maurice.
    Virtuosi è una bella sfida.
    Però…virtuosi perché di necessità virtù, è RECESSIONE !

  45. Mauricets ha detto:

    45
    ma dovrà pur finire!
    e quando ne saremmo usciti potremmo concentrare le nostre forze su cose piu serie e durature.
    una visione della vita piu sobria.
    che non è sinonimo di rinunce o povertà. ma di consapevolezza dei propri limiti e quindi delle priorità.

    meglio regalare al figlio un costoso gadget elettronico o iscriverlo a una società sportiva? se hai poco denaro e puoi permetterti solo una delle due cosa scegli?

  46. Tergestin ha detto:

    Chi ga bisogno de un SUV per ingrumar xe el vero sfiga’. Ma ancora pezo xe desiderarlo.

  47. Mauricets ha detto:

    47
    quando io e mia mogli ci siamo incontrati non avevano nemmeno i soldi per un gelato gelato.

    quelli che aveno la pila e gia a 18 marciavano in auto ora sono tutti separati…

  48. dimaco il discolo ha detto:

    mauri questo thread parla de altro. no del articolo 18

  49. capitano ha detto:

    Scusa maurice ma che diamine stai scrivendo? Io e tanti altri andiamo al lavoro in auto perchè i mezzi pubblici non ci sono. Non-ci-so-no! Cosa faccio? Me li inventi tu? Hai presente che le ferrovie stanno smantellando tutto, e gli autobus non so manco cosa sono e ogni sera invoco una preghiera al governo sloveno perchè mi tenga il gasolio sotto l’1,50 €/l?

  50. Mauricets ha detto:

    si puo usare una vettura piu piccola, si puo andarci in 4 per dividere le spese, si puo usare un veicolo a gpl o ibrido.
    per abbattere i costi ci sono sempre possibilità.
    o no?
    il gpl è sotto l’euro per precisare, in italy.
    mi sembra 0,8610 EU.

  51. dimaco il discolo ha detto:

    conividere, andare insiem
    COMUNISTA mauricets, sei un COMUNISTA, antiitaliano per giunta perchè con il tuo comportamenmto al risparmio danneggi i distributori di benzina italiani.

  52. effebi ha detto:

    juve – inter : 2-0

  53. isabella ha detto:

    Io e le mie colleghe, quando abbiamo lo stesso turno, riempiamo un’unica macchina (sperando di non rimanere mai a piedi altrimenti i colleghi smontanti ci ammazzerebbero ;-)).

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