Verrà presentato venerdì 15 marzo alla Libreia Ubik di Gorizia, alle 18, il libro “ La giustizia e la memoria. Luciano Rapotez, un caso giudiziario del dopoguerra”.
Scritto da Gloria Nemec e Alessandro Giadrossi per la collana Qualestoria dell’Istituto regionale per la storia del Movimento di liberazione è la storia dell’operaio muggesano, comunista ed ex partigiano, che fu arrestato nel 1955 assieme ad altre quattro persone con l’imputazione di essere autore di un triplice omicidio. Selvaggiamente torturato in carcere, al termine di una lunga carcerazione e di un lunghissimo iter giudiziario, fu assolto pienamente. Non riuscì comunque ad ottenere il riconoscimento formale delle torture subite, nè tantomeno un risarcimento, soprattutto morale, della terribile vicenda.
Parteciperà all’incontro, insieme agli autori, lo stesso Luciano Rapotez.
14 Marzo 2012
Alla libreria Ubik di Gorizia presentazione del volume su Luciano Rapotez
Tag: Luciano Rapotez.
La vicenda di Luciano Rapotez ebbe negli anni eco anche a livello nazionale e rappresenta – a mio parere – una delle più emblematiche storie di “malagiustizia” di quegli anni.
Il 15 settembre 1946 a valle San Bortolo, presso Muggia, furono trovati i cadaveri di due donne ed un uomo, imbavagliati e coi polsi legati e l’ uomo anche bendato.
Le indagini si trascinarono per diversi anni finchè nel 1954 furono incriminati alcuni rappresentanti del Partito Comunista della zona di Muggia, tra essi Luciano Rapotez, che furono selvaggiamente picchiati per estorcere loro le confessioni. La vicenda divenne poi nota come il famoso “caso Rapotez”, perchè Rapotez denunciò le violenze subite e chiese il risarcimento dei danni; vicenda che si è trascinata per oltre cinquant’ anni. Ricorda Rapotez: “”Eravamo a Trieste, tirava un’ aria brutta contro i “rossi”, avevo fatto il partigiano con le Brigate Garibaldi, avevo un cognome sloveno. Ero “perfetto”, come colpevole da dare in pasto alla città’ appena riconsegnata all’ Italia”. Rapotez perse la moglie che se n’ era andata credendolo un assassino, perse i figli, perse il lavoro. Piantò l’ Italia e se ne andò in Germania. Per rifarsi una vita. Tornato in Italia chiese giustizia. In vent’ anni di ricorsi non la ottenne: tutto era andato in prescrizione.
ma chi li gaveva copai quei tre alla fine?
agghiacciante questa storia, non la conoscevo. se riesco passo all’incontro di Ronchi.
Alessandro vittime di una rapina leggi qua:
http://www.ilpost.it/2011/06/04/luciano-rapotez-scuse-stato/
@ alessandro:
no se ga mai savù, ma girava vosi che el morto fussi un trapoler che se gaveva arichì col mercato nero e fazendo el spion per i tedeschi.
ah, grazie. no savevo la storia
no se ga mai savù, ma girava vosi che el morto fussi un trapoler che se gaveva arichì col mercato nero e fazendo el spion per i tedeschi.
viste ste robe diria che el xe morto de morte natural. 🙂
mi viene in mente il film In the name of the father
6 eh so… a più de qualchidun ghe faria comodo che se credi che xe andà cussì.
ma se rapotez xe innocente qualchidun xe (pur)colpevole…
Argomento di primo ordine per un incontro. Ma non è possibile aspettare oltre un quarto d’ora che arrivino i relatori, avere la sensazione che si raccontino tra loro le cose secondo un percorso che attiene la loro forma mentis e non un generico interesse del pubblico lettore, vedersi davanti l’anziano e vivacissimo Luciano Rapotez pronto a dir la sua su una vicenda umanamente incredibile( e non solo giuridicamente ) e non riuscire a sentirlo perchè c’è sempre qualcun’altro da sentire prima di lui.